il «romanzo di formazione»


Tiziano Terzani

«Da anni rifiuto tutti i premi. Quelli della giuria di questo danno i premi alla giuria di quell’altro… La cosa più importante – lo suggerisco a tutti quelli che vengono premiati – è quella di controllare sempre chi ha avuto il premio prima di te. Io, di solito, ci scopro sempre qualcuno che disprezzo. Quando poi guardo chi dà i premi, oohhh, lì c’è pieno di gente con cui non ho niente in comune! Allora da anni rifiuto sistematicamente tutti i premi. L’ultimo premio che ho accettato – perché era simpatico, perché mi piaceva il nome, perché era uno dei miei ideali quando ero giovane, perché lo consegna Ludina, che è la nipote di Barzini - è stato nel 1997 il Premio Luigi Barzini all’Inviato Speciale. Da allora ho rifiutato tutti i premi.

Però, due settimane fa, ero a Pisa a parlare all’Università e alla fine mi viene incontro una signora bellissima, sugli ottanta/novanta anni, di queste che non ne fanno più, capelli bianchissimi…Viene da me e mi dice: “Buongiorno, sono molto colpita da quello che ha detto, la ringraziamo moltissimo e abbiamo deciso di darle un premio». Io, ormai attacco il disco: «Io premi non ne ricevo…” Allora questa mi guarda e dice: “Guardi che questo è un premio speciale…”. Interviene anche un vecchio amico mio, che conosceva la situazione e dice: “Guarda che tu questa signora non la conosci…Ê Teresa Maffei, l’ultima sopravvissuta del gruppo dei delegati dell'Assemblea Costituente. Allora aveva ventisette anni e ora ne ha ottantacinque. E’ la presidentessa della Lega per i diritti dei bambini”.

Il premio, che ho accettato subito e che mi è stato consegnato una settimana fa a San Giuliano Terme, in un bellissimo palazzo comunale con tutte le scuole dell’entroterra pisano, scuole elementari, è il Premio al “Bambino Permanente”; e la motivazione dice: «A Tiziano Terzani, che è diventato adulto senza dimenticare il bambino che è in lui e che non è diventato un bambino andato a male». Io lo trovo stupendo. Questa è l’unica cosa che potete dire di me: “Tiziano Terzani, Bambino Permanente”».

L'intervista completa a Terzani nelle Novità del mese.

ato come forma polifonica e molteplice, dove gli aspetti più degradati dell’esistenza possono convivere accanto ai suoi picchi più sublimi, il romanzo è il luogo letterario più assimilabile all’esperienza umana: la sua coerenza interna è sempre minacciata dal caos, la sua struttura prometeica è disponibile ad accogliere gli elementi più disparati. Nel romanzo trovano una propria voce il comico come il drammatico, il grottesco come il patetico. Ma soprattutto, così come la vita, il romanzo è soggetto alle regole del tempo: non il tempo cristallizzato ed immobile della poesia, né quello parziale e mimetico del teatro, bensì un tempo totale e totalizzante, che nel suo fluire irreversibile modella e scava dolorosamente nella vita dell’uomo, cambiandola per sempre. Se l’Odissea è considerata l’archetipo del romanzo occidentale, è proprio perché Ulisse è il primo personaggio nell’epica antica ad invecchiare, il primo che mostra di sentire su di sé il peso dell’esperienza e la responsabilità della memoria.

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Il Bildungsroman, ossia la storia della formazione di un uomo, costituisce quindi uno sviluppo naturale del romanzo stesso, una sua espressione quasi fisiologica; la vita di ogni uomo è, in un certo senso, un romanzo, con un protagonista che deve affrontare delle prove, deve talvolta subire lo smacco di una sconfitta ed è spesso chiamato a scendere a compromessi con la realtà circostante. E sono proprio queste le esperienze di cui ci racconta Carlino Altoviti, voce narrante delle Confessioni d’un Italiano di Ippolito Nievo. Ormai anziano, Carlino si accinge a ricomporre con lieve estro narrativo un’esistenza trascorsa “a cavalcione di due secoli”, in una difficile età di transizione, mentre un’Italia ancora tutta da fare cerca di lasciarsi dietro le spalle i cascami della società feudale per affrontare il cammino della modernità; ma alle vicende nazionali, nel romanzo si affiancano quelle tutte personali e intime dell’Altoviti, definito “un picaro del Risorgimento italiano”.

Anche in Agostino di Alberto Moravia la vicenda di un singolo individuo si intreccia con un momento storico particolarmente drammatico, l’occupazione tedesca di Roma nel 1944. Agostino, un bambino come tanti, sembra voler esaurire la difficoltà dell’esistere in un rapporto assoluto e viscerale con la madre. Ma la vita lo strapperà bruscamente a questo impossibile sogno idilliaco, mettendolo di fronte a una realtà certo sempre dura ma, qualche volta, foriera di un’inaspettata dolcezza.

In La Cosa buffa, è una coppia, non proprio adolescente, ma sempre alle prime armi, ad agirarsi per una Venezia distratta e maliziosa. I giovani protagonisti descritti da Giuseppe Berto, buffi nella loro tenerezza, tragici nella loro inesperienza, si dibattono in una relazione dove l'esigenza di affetto si sviluppa progressivamente nel desiderio di qualcosa di più carnale.

Alberto Bevilacqua, ne Gli anni struggenti ci offre l'opportunità di seguire un magnifico personaggio, tratto dal suo inesauribile e poliedrico repertorio: Marco, nel momento di varcare la soglia che lo porta dagli anni dell'adolescenza agli anni del disinganno di un'età più matura e consapevole.

Con il romanzo Amore mio infinito di Aldo Nove ci spingiamo fino al cuore della nostra contemporaneità, insieme a un protagonista di dieci anni che, con il suo sguardo stralunato, ci conduce per mano in un mondo magico, dove la televisione non è più una “cattiva maestra”, ma la fata buona disposta a prolungare indefinitamente l’infanzia, come in una sorta di sogno dilatato.

Novità in libreria: Agostino,  Aleramo,  Armone, - L. Lelli, - I. Summa,  Barbero,  Bianchi,  Bilenchi,  Bilenchi,  Blumir,  Carrano,  Cavazzoni,  Cavicchioli,  Cerami, Chiara,  Chiesa,  Cirese,  Contini,  Cornaglia-Ferraris,  Costa-Zolo,  Cotesta,  Crovi,  D'Amico,  De Filippo,  De Martino,  Evangelisti,  Fedocci,  Fenoglio,  Gaber,  Galimberti,  Gerbi,  Guareschi,  Guinizzelli,  Jesi,  Luttazzi,  Maraini,  Marazziti,  Medda - Serra - Vigna,  Merini,  Micciché,  Nannini,  Pasolini,  Pavese,  Persico,  Pincio,  Ramusio,  Rea,  Ripellino,  Rosati,  Rossi,  Savarese,  Seidel-Silva,  Sermonti,  Tamburini...

Milano, 15 maggio 2002
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Al limitare della tomba, già omai solo nel mondo, abbandonato così dagli amici e dai nemici, senza timori e senza speranze che non siano eterne, libero per l'età da quelle passioni che sovente purtroppo deviarono dal retto sentiero i miei giudizi, e dalle caduche lusinghe della mia non temeraria ambizione, un solo frutto raccolsi della mia vita, la pace dell'animo. In questa vivo contento, in questa mi affido; questa io addito ai miei fratelli più giovani come il più invidiabile tesoro, e l'unico scudo per difendersi contro gli adescamenti dei falsi amici, le frodi dei vili e soperchierie dei potenti. Un'altra asseveranza deggio io fare, alla quale la voce di un ottuagenario sarà forse per dare alcuna autorità; e questa è, che la vita fu da me sperimentata un bene; ove l'umiltà ci consenta di considerare noi stessi come artefici infinitesimali della vita mondiale, e la rettitudine dell'animo ci avvezzi a riputare il bene di molti altri superiore di gran lunga al bene di noi sol
Ippolito Nievo
Confessioni di un italiano
Romanzo storico e autobiografico, Confessioni di un italiano fu pubblicato postumo nel 1867. L'opera, che per natura e grandezza può essere considerata uno tra i maggiori capolavori della letteratura ottocentesca, narra la vicenda di Carlino, un ragazzo orfano di madre, che viene adottato, allevato e cresciuto dagli zii, signori feudali del castello di Fratta. Da questi Carlino non riceverà mai le cure e le attenzioni richieste: l'unico vero affetto sarà quello del vecchio domestico Martino. La vita del protagonista scorre lungo anni caotici: dalla Rivoluzione Francese, al periodo napoleonico, dai primi moti risorgimentali alla guerra del 1848-1849, fino alla vigilia della seconda guerra d'Indipendenza. Intrecciata alla storia si snoda anche la vicenda personale del protagonista: gli anni dell'infanzia, le prime avventure, la scoperta dell'amore per la cugina pisana che, struggente e tormentato, accompagnerà l'intero romanzo e tutta l'esistenza di Carlo.


Piangeva piano per non disturbare questo dolente lavorio della memoria, pur piangendo schiacciava con le punte delle dita, sulla pelle intrisa, le lagrime che lente, ma ininterrotte gli spicciavano dagli occhi. Nella cabina c’era una rada e afosa oscurità; ebbe ad un tratto la sensazione che l’uscio si aprisse; e quasi desiderò che la madre, pentita e affettuosa, gli ponesse una mano sulla spalla e prendendogli il mento rivolgesse a sé il suo viso. E già si preparava con le labbra a mormorare “mamma”, quando udì un passo entrare nella cabina e la porta richiudersi, senza per questo che alcuna mano gli sfiorasse le spalle e gli accarezzasse il capo. Allora sollevò il capo e guardò. Ritto presso la fessura della porta socchiusa, in atteggiamento di chi spii, vide un ragazzo che gli parve essere della sua stessa età.
Alberto Moravia
Agostino
Agostino è il protagonista di questo romanzo breve, un giovane ragazzo ritratto da Moravia negli anni di passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. E’ un adolescente incompleto, che vive ancora in un “mondo bambino”, al cui centro domina, incontrastata, la figura materna. Durante una vacanza al mare, Agostino scopre di non poter più godere delle esclusive attenzioni della madre, che ora sono rivolte ad un uomo, un giovane bagnino del luogo. Il distacco, dopo uno schiaffo, si compie inevitabile. Agostino conosce una banda di ragazzi del popolo abituati a vivere alla giornata e senza moralità alcuna. Attraverso essi, ad occhi chiusi, entra a contatto con la realtà e con i problemi del sesso e della vita. L’epilogo lo vedrà, dopo un approccio fallimentare con una prostituta, ancora alla ricerca della propria identità: non più bambino ma, neppure, e chissà per quanto, un uomo.


Per qualche tempo se ne stettero lì abbracciati un po' rigidi e tremanti di trepidazione col cuore che andava tanto a tomboloni che ognuno oltre al proprio sentiva battere anche quello dell'altro ma poi nonostante la resistenza che Antonio continuava ad opporre al corso naturale degli eventi alquanto calore finì per stabilirsi sia sotto le coperte che tra i loro due corpi ed era sicuramente qualcosa di benefico che tra l'altro rimetteva il nostro eroe in condizione d'agire ma naturalmente prima di fare qualsiasi cosa era opportuno considerarla da più di un punto di vista se possibile e benché il pensiero dominante fosse ch'era insensato che un ragazzo come lui si lasciasse scappare una ragazza bella e giovane come lei dal momento che si trovavano in uno stesso letto e di certo non era stato lui a cacciarvela v'era tuttavia da stabilire quale valore dare al termine scappare poiché essendo lei tanto giovane e inesperta e per di più innamorata in un modo che si usava indicare con l'avverbio perdutamente spettava senz'altro a lui la responsabilità che non accadessero cose irreparabili...
Giuseppe Berto
La cosa buffa

Fresco dell'eredità del nonno, Antonio si mette di buzzo buono in cerca di qualcuno con il quale condividere l'esperienza di una sincera e affettuosa amicizia. Si imbatte, così, in Maria, una ragazza apparentemente inconsapevole del proprio sviluppo, ma presto desiderosa di affrontare una vera storia alla scoperta dell'amore a tutto campo. La relazione, tuttavia, non può scorrere tranquilla: mentre Maria appartiene a un'agiata famiglia veneziana, Antonio arriva dalla provincia, da una situazione di incerte fortune economiche e inoltre da una non brillante e promettente situazione negli studi universitari. Dopo un iniziale e paralizzante sorpresa, la famiglia di Maria si adopera immediatamente per osteggiare la relazione tra i due. La storia porterà verso la rappresentazione di un futuro nuovo, più smaliziato e più pragmatico


Fidati. Fai l’amore con me. Per essere amici bisogna essere stati, almeno qualche volta, felici insieme». E quando aveva avuto la prova che Marco non la voleva, peggio: che il terrore del contagio lo raggelava e non l’avrebbe mai abbandonato, Vulvetta gli aveva lasciato quell’augurio come un piccolo, sorridente testament di se stessa: «Che tu abbia la fortuna di trovare una donna vera, che sappia darti la forza di lottare, e ti capisca così come sei e come vuoi essere...Ancora non lo sai, Marco, ma tu desideri amore. Più di ogni altra cosa». E la ragazza se n’era andata via, e lui aveva visto la sua figurina muovere il capo e alzare le spalle, per essere stata rifiutata, non creduta nel suo “Fidati”, col gesto dei “viaggiatori” quando registrano la scomparsa di un compagno prediletto: «Non pensarci Marco. E’ questa la legge della vita. Ciò che deve capitare capita».
Alberto Bevilacqua
Gli anni struggenti

Il protagonista di questo straordinario e dolcissimo romanzo di Alberto Bevilacqua è Marco, un ragazzo di diciotto anni appena compiuti. Marco è bello, intelligente, spiritoso e sensibile. Come tutti i ragazzi della sua età, vive tra le pareti di una stanza tappezzata di poster che ritraggono i suoi idoli. L’esame di maturità, imminente, in questo romanzo è simbolo del limite oltre il quale c’è un mondo da scoprire, una vita da ricominciare con nuove consapevolezze, la realtà degli adulti. E poi ci sono i genitori, definiti “geni” e dai problemi dei quali Marco si sente, allo stesso tempo, al di fuori e partecipe, tanto da diventare, ad un tratto, genitore lui stesso e loro, viceversa, figli. Sorprendente, come se già la trama non fosse abbastanza accattivante, è la presenza di un delitto in famiglia, un mistero da risolvere che, tuttavia, nello scorrere delle pagine troverà la via della verità, così come tutto il resto.


Allora ciao io devo andare le ho detto lasciandole la mano pianissimo in modo che lasciandola mi sentivo come un viaggiatore scoprivo ogni pezzetto delle sue dita come un esploratore in quanto navigavo emozionato tra le dita mi ritrovavo a sentire una mano così bella da toccare e ci guardavamo in modo che dovevo andare via ma stavo lì a volerla baciare sulla guancia. (...)E prima della fine dell’estate prima che mi venisse questo impossibile coraggio di baciarla prima di andare di sopra a fare le valigie prima di partire prima di leggere «Topolino» prima di diventare grande prima di diventare comunista o democristiano prima di finire la scuola prima di andare a letto prima che qualcosa strapiena di sì scoppiasse pianissimo le ho detto, amore mio infinito.
Aldo Nove
Amore mio infinito

Matteo ha ventotto anni e lavora per una ditta che produce banconi per il pesce. Sulla sua vita, che rievoca le esperienze della stesso Aldo Nove, egli ha «quattro cose da dire». In ciascuna delle quattro parti in cui il romanzo è sezionato, l’autore usa il linguaggio proprio del tempo e dell’esperienza rievocati. Si scorre, lungo il nastro su cui sono stampate indelebilmente tutte le tappe della vita di Matteo e si va, così, dall’età del calippo, al primo amore; dal primo bacio, alla laurea e alle prime esperienze di lavoro. Un testo a tratti commovente che, realisticamente e in modo peculiare, narra ciò che tutti abbiamo vissuto o vivremo. «Un educazione sentimentale dei nostri tempi», così come si legge sull’dizione Einaudi del testo. Una confessione in cui si sfoglia, piano piano, l’album fotografico di un Italia che è stata -dagli anni Settanta ai Novanta- e che non sarà più, per sempre.


Nel prossimo numero:

«Malattie del corpo e dello spirito»:
Berto, Bufalino, Nievo, Svevo, Tobino, Volponi...

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http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 26 feb 2004


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