«Dopo Proust, scrivere di cose che hanno a che fare con la memoria è un atto di superbia senza limiti» (Domenico Starnone).

ilvia ha incontrato Domenico Starnone a una presentazione dell'Unione Lettori Italiani a Milano ed è rimasta conquistata dal personaggio. Sarà stato il suo accento indefinibile, o il suo sorriso stretto, o l'andatura, che lui dice di aver preso dal padre. O forse il fascino che emana da alcuni scrittori di certa età, affabili fino in fondo, con le celebrità come con le persone comuni che affollano le presentazioni dei libri. E poi la simpatia. Insomma...

Così nasce questa pagina, che si compone di due parti: nella prima le affermazioni di Starnone che sono state stimolate dall'ambiente durante la presentazione; nella seconda un'intervista vera e propria, raccolta da Silvia in un momento successivo.

New York, 11 settembre 2001.

«Quando un autore pensa al suo mondo e scrive i suoi libri, per quanto il mondo esterno influenzi il suo immaginario e la cadenza del suo linguaggio, comunque egli resta fedele al suo mondo, ai suoi libri. Ogni evento terribile non cambia la materia di cui ci nutriamo per scrivere. Cambia, casomai, lo sguardo, il modo di vedere i personaggi, le vicende. Cambia la nostra sensibilità; ma, nel bene o nel male, disgraziatamente o felicemente, credo che chiunque scriva resti legato a quel po’ di mondo suo che va a raccontare, al suo mondo poetico».

La memoria

Novità in libreria
Novembre 2001
«Dopo Proust, scrivere di cose che hanno a che fare con la memoria è un atto di superbia senza limiti. Il libro segue, o si sforza di seguire, l’andamento dei ricordi. Non credo che “memoria” significhi automaticamente “racconto articolato”. “Memoria” è, spesso, “ciò che forse è accaduto veramente, con ciò che non è accaduto affatto”, ma che l’insieme di emozioni ci ha spinto ad immaginare.

Il libro comincia con l’affermazione “mio padre ha picchiato continuamente mia madre”. Passa al momento in cui ci si sforza di elencare quali siano stati gli episodi delle botte; si arriva all’idea che le botte ci sono state, di sicuro, solamente due volte. L’interrogativo che subito si pone è: quanta vita vera riusciamo a cavare dal disordine, a volte anche menzognero, della nostra memoria?

A questo proposito, c’è un quadro di Magritte, intitolato La Memoria, il quale mostra una testa di donna in marmo, con una macchia di sangue all’altezza della tempia. Io ci vedo l’idea che ricordare non basta. Non è importante che ciò che raccontiamo sia tutto realmente accaduto. L’essenziale è che, di ciò che è accaduto, sia riportata la vita vera, la vita intensa delle persone conosciute, che ci hanno amato, ma anche ferito, aiutato a crescere, ma anche tormentato e che questo miscuglio di odio, amore, conflitti, alla fine, dalla pagina scritta, venga fuori».

Napoli

«Mentre scrivo metto ordine, cerco ragioni, uso ciò che mi pare di aver capito negli anni.» (Domenico Starnone, Via Gemito)

«Prima di Via Gemito ho scritto otto/nove libri. In virtù di questi, sono sempre stato considerato un autore di area padana. Solo ultimamente, con Via Gemito, sono diventato napoletano. Che avessi a che fare con Napoli, prima non se n'era accorto nessuno. Credo di dovere molto a questa città, nel bene e nel male. Ho vissuto a Napoli per ventiquattro anni della mia vita, poi sono andato via per insegnare. Napoli è la mia città, cioè la città che conosco bene, la città in cui ho abitato. Ho imparato a viverci, ne ho imparato la topografia, mi ci so orientare, ma con essa non c’è quel legame con la città natale, che poi ciascuno di noi porta con sé per tutta la vita. La amo moltissimo e la odio moltissimo e questa oscillazione me la sono portata dietro per tutta la vita. Quando a venticinque anni ebbi l’occasione di andare via per insegnare, confesso che non partii addolorato. Andai via pensando che mi si apriva davanti un mondo diverso e che sarebbe stato interessante tutto quello che sarebbe accaduto fuori da quella città. Devo dire, poi, che partii da Napoli e finii in un paesetto di mille abitanti nel cuore della Basilicata.

Più sono passati gli anni, più il legame con Napoli è diventato forte. Con Via Gemito, poi questo legame è diventato “riscoperto” e anche “scoperto”, reso visibile. Non so perché io abbia avuto un rapporto così burrascoso con questa città e parallelamente di grande passione. Dirò che è perchè è la città dei miei genitori, dirò che è perchè è la città il cui dialetto ho ascoltato da bambino. Dirò anche che, all’epoca degli anni sessanta, era una città in cui era molto difficile vivere, per chi avesse grilli per la testa, soprattutto di carattere letterario. Offriva poco. Il mio avvicinamento a Napoli è avvenuto per vie traverse. Ve ne racconterò una: all’inizio degli anni novanta uscì un libro che raccoglieva le lettere di Italo Calvino. Tra queste ve ne era una con la quale Calvino rispondeva a Domenico Rea, scrittore che io non ho particolarmente amato. Domenico Rea scriveva a Calvino, autore da me, al contrario, amatissimo fin dall’età di diciassette anni, dicendo: “ma perché io ti scrivo e tu non mi rispondi? Vorrei esserti amico, vorrei che tu mi parlassi…E’ forse per questa faccia brutta che ho, o per via dell’anima mia?”. Calvino rispondeva con una lettera intitolata Della laconicità: “ Perché sono laconico? Punto primo, perché ho molto da fare; punto secondo, perché i miei antenati sono liguri e i liguri sono scostanti; punto terzo, perché i classici cui sono legato, sono classici che risparmiano le parole e, punto quarto, non posso sopportare le persone che dicono “la mia brutta faccia…l’anima mia…”.

Questa risposta mi ha fatto scoprire, fin da ragazzo, una forma di scissione. A partire dai vent’anni, volevo essere laconico come Calvino e mi sono addestrato, nell’arco della mia vita, pur partendo dalla mia meridionalità, a controllare le parole, a gestirle, ad attenuarle, insomma a governare la mia verbalità. Venivo, però, da una città in cui i fiumi di parole erano un dato culturale di fatto, tra l’altro molto apprezzato. Questo addestramento, durato per anni, si è rivelato un falso addestramento. Quando mi sono travato di fronte alla lettera di Calvino in risposta a Domenico Rea, ho cominciato ad oscillare. La mia simpatia per Calvino restava, ma nella lettera di Rea avevo percepito le mie radici. Quel confronto è stato il canale attraverso cui lentamente mi sono riavvicinato a questa materia ed ho pensato che, non solo dovesse essere raccontato, ma che fosse anche necessario raccontarlo».

Viggiano, Italia, Mondo

«Avevo venticinque anni e bisogno di lavorare. Partii e andai in Basilicata. Pensavo che mi avessero assegnato una cattedra a Potenza, ma arrivato lì scoprii che dovevo fare, in corriera, un viaggio di novanta km per arrivare a Viggiano.Viggiano era in cima ad una montagna e aveva seicento abitanti. Tuttavia, per quei misteri, che sono gli arcani dell’Italia democristiana di quel tempo, aveva un liceo classico. Il liceo classico non aveva un preside, ma un vicepreside. Questi era anche il parroco del paese, un’ottima persona che, alla fine delle scuole a giugno, si buttava per le campagne e obbligava coloro che avevano terminato le scuole medie, qualunque risultato avessero ottenuto, a frequentare il liceo classico di Viggiano. Devo confessare che allora avevo già una moglie e un figlio. Viggiano era un posto magnifico, una vallata straordinaria. Appena cominciava l’inverno, iniziava anche a nevicare e ogni anno, matematicamente, c’erano due settimane di isolamento. L’unico spazzaneve disponibile spalava a Potenza. I ragazzi parlavano un dialetto che, tra le altre cose, io non conoscevo. Dovevo insegnare italiano, latino, greco, geografia e storia: una delle cattedre più insensate della storia italiana. Devo dire, però, che gli anni trascorsi a Viggiano sono stati gli anni più belli della mia vita. Ero un ragazzo, anche se sposato, erano gli anni in cui scoprivo che insegnare mi piaceva moltissimo. I ragazzi mi sembravano tutti eccezionali e, infine, poiché a Viggiano non c’era nulla da fare, mi sentivo un insegnante sempre in servizio, dalle otto del mattino alle otto di sera. Non ho mai insegnato più con tanto piacere come in quel periodo. Purtroppo, ora Viggiano non è più il bel posto di allora: nella vallata dominata dal paese è stato scoperto il petrolio».

La struttura di Via Gemito

«Il congegno del libro è presentare un personaggio assolutamente detestabile, così come lo vede il figlio bambino e, poi, costruire il personaggio in modo che, così come il figlio riscopre amore e devozione nei suoi confronti, allo stesso modo il lettore possa scoprire la sua umanità, i suoi lati positivi, senza dimenticare mai i tratti caratteriali per molti aspetti insopportabili. La costruzione del libro deve essere, all’inizio, un terremoto negativo, per poi riassettarsi in una comprensione delle ragioni di quest’uomo, delle sue disperazioni d’artista».

D) Per prima cosa vorrei sapere qual è stata la goccia, dopo tutto il tempo in cui l'opera Le è rimasta dentro inespressa, che ha fatto traboccare il vaso contenente l'idea del suo romanzo.

«"Mimì" mi confidava, "in quel periodo mi sono sentito veramente in uno stato di grazia." E intanto mi guardava con uno sguardo intenso per capire se sapevo cos'era uno stato di grazia. [...] Uno stato di grazia, diceva, è come quando ti senti uguale a una freccia che non mancherà il bersaglio». (Domenico Starnone, Via Gemito)

Lei mi chiede della goccia che ha fatto traboccare il vaso, ed è interessante che ricorra a un'espressione che rimanda alla perdita di misura per dire di un'operazione che ha bisogno, per compiersi, di un vigile senso della misura. Devo dirle che so poco dell'ultima goccia. A far traboccare il vaso concorrono tutte le gocce, sicché è difficile pronunciarsi. Forse ha influito la morte di mio padre, avvenuta tre anni fa. Forse ha contribuito il mio invecchiamento. Forse è stato importante scoprire, all'ennesimo tentativo di scrittura, che finalmente avevo acquisito i mezzi adeguati all'impresa. A proposito di Lessico famigliare Natalia Ginzburg diceva che aveva avuto in mente fin dall'infanzia e dall'adolescenza di raccontare delle persone che le vivevano intorno. Io ho sperimentato la stessa cosa e sono passato, negli anni , di occasione mancata in occasione mancata. Che alla fine un libro sia venuto fuori, è dovuto alla solita misteriosa combinazione di necessità e caso.

D) Dove si trovava quando ha cominciato a scriverlo, che giorno era, che tempo faceva fuori?

Seduto, mi trovavo. Alla scrivania, davanti al mio pc. Quanto al giorno, al mese, all'ora, non so dirle, non metto mai date, e se le metto mi sembra tempo sprecato andare a fare le ricerche necessarie per essere preciso. Tanto più che Via Gemito non è cominciato in un tempo determinato, in una stagione determinata. Il suo nucleo più antico è l'episodio del bambino che va a cercare le sigarette per il padre in camera da letto e lì vede un enorme coloratissimo pavone. Poiché questo episodio miracoloso mi è accaduto veramente, ho provato a farmene una ragione scrivendolo mille volte e in più occasioni. Così come adesso figura in Via Gemito, ha preso forma in un mattino di marzo, credo, e poi, dopo una lunga interruzione, si è concluso in un mattino di luglio, a Sperlonga, in un giardino ventoso. Freddo e caldo, bello e cattivo tempo, insomma, se le interessa il rapporto tra meteorologia e letteratura. Ma poi ci ho rimesso tante volte le mani, che, se le fa comodo, può ficcarci dentro alta e bassa pressione, ciclone e anticiclone, tutte le stagioni dell'anno.

Novità in libreria
Novembre 2001
D) E quante volte, se lo ha fatto, ha cancellato l'incipit che ora è definitivamente reso dalle parole: «Quando mio padre...»?

L'incipit del libro è stato per un lungo periodo: «Tutte le volte che sono di buonumore mi sento come se fossi sotto gli occhi colorati delle penne di un pavone...». Ma per un tempo non meno lungo è stato anche: «Mio padre nacque con molto dolore il 17 gennaio del 1917...». Su ciascuno di questi incipit c'è stato un lavorio lungo, così lungo che alla fine mi sono diventati intollerabili. L'incipit attuale è il frutto di una brusca sterzata che ha rivoluzionato la struttura stessa del libro, gli ha dato una ragione per me pressante e mi ha permesso di andare con un andamento costante verso la fine. Quale fine, del resto, è difficile dire.Via Gemito è pensato come un libro che comincia, finisce e ricomincia continuamente. Se vuol sapere qual è il suo finale con la maiuscola, il suo “gran finale”, lo troverà alla pagina conclusiva della seconda parte del libro, quella intitolata Il ragazzino che versa l'acqua.

D) In Via Gemito ha compiuto un’opera intellettuale che continua a parermi incredibile: ha messo ordine fra i ricordi familiari e li ha racchiusi in poco meno di quattrocento pagine. Le domando questo: come è possibile riassettare il proprio passato, gravati come si è dal personale coinvolgimento, senza perdersi o impazzire? Come si riesce, in sostanza, ad allineare qualcosa che di per sé è un gran guazzabuglio, una poltiglia di memorie, un subbuglio di flash, immagini, suoni, voci, profumi?

Inventando. Chi scrive con intenzioni letterarie cerca per i materiali della sua esperienza un ordine possibile. Fa e disfa finché il racconto nasce, si avvia. La storia più “vera” è quella che da un certo punto in poi avanza da sola e fa esclamare: è andata proprio così. In realtà com'è andata davvero non lo sa nessuno, nemmeno chi narra. L'ordine del racconto non ha niente a che fare col disordine della realtà e con l'andamento economico, selettivo, umorale della memoria. Flaubert diceva: «Madame Bovary sono io». Cosa che significa di fatto: Madame Bovary non è Madame Bovary.

D) Nel Suo romanzo affiora spesso, tra le pagine che ripercorrono il passato, l’espressione di una certa «smania dei risultati», la «necessità di finire da qualche parte sui giornali» e il sogno, se fosse stato possibile di «nascere agiati», «(…) di non dover dar prova di sé». Quanto a lungo è stato tormentato dal pensiero che - come si chiedeva da bambino posando per il quadro dei Bevitori - a rimanere uno qualunque ci sarebbe stato qualcosa di male?

La smania dei risultati non è necessariamente un fatto negativo. La vita, se si esclude un ridotto numero di funzioni piacevoli, è drammaticamente noiosa. Inventarsi degli obiettivi e sgobbare per raggiungerli impegna il corpo nella sua interezza e movimenta l'esistenza. Le cose si complicano quando la smania dei risultati diventa ossessione narcisistica di unicità, di distinguibilità, di nobiltà (da notus, dice un'ipotesi etimologica). Nel migliore dei casi ci si rassegna alla propria normalità con l'uscita dall'adolescenza. Nel peggiore ci si arrovella come adolescenti per tutta la vita. Io ho cercato di tenermi lontano dalla pretesa di anomalia: detestavo la voglia di eccezionalità, ne odiavo l'aggressività implicita, il sarcasmo permanente verso gli altri, la saccenteria, la millanteria e la sotterranea fragilità. Tuttora evito di avere a che fare con tutti quelli che si ritengono eccellenti. Preferisco una normalità operosa, fantasiosa, sensibile.

D) E’ senza dubbio la figura di Suo padre a dominare le pagine di Via Gemito, così come i ricordi della sua infanzia. Mi pare si possa dire che Federì sia un uomo di fronte al quale, ad un certo punto, il lettore «chiude gli occhi sui lati tremendi, perché sedotto da quelli stupefacenti». E interessante, in particolare, quanto Lei scrive a pag. 31: «Sì, mio padre fa uscire il sangue, ma sa anche meravigliare con frasi e oggetti veramente eccezionali». Vorrei sapere per che cosa, alla fine di tutto, si scopre di aver amato di più un genitore, per le sue doti o per i suoi limiti?

Quando un genitore esibisce in permanenza le sue doti, si riesce ad amarlo solo per i suoi limiti.

D) Suo padre Le diceva che «vivere è veramente bello solo quando la vita è pittata». Ed io Le domando: la vita è veramente bella solo quando è scritta?

Credo di sì. L'arte, persino quando lavora sulla disarmonia, è piacere dell'ordine, godimento di inganni ben concepiti, gioiosa, stimolante, rassicurante finzione. La vita pura è ansia, mancanza di senso, permanente esposizione al caos e alla morte.

D) Qual è stato il primo libro che ha letto, che età aveva e che cosa Le ha lasciato? Inoltre, se non lo ha conservato, che fine crede abbia fatto?

Non ricordo il primo libro che ho letto. Ne ricordo uno che si chiamava L'odalisca. Non ricordo il nome dell'autore, non ricordo cosa raccontava. Ricordo solo la parola: odalisca, segni carichi di suggestione, suono emozionante.

D) In Lezioni americane, Italo Calvino parla di «leggerezza», «rapidità», «esattezza», «visibilità», «molteplicità», strumenti che dovrebbero informare non solo l’attività di uno scrittore, ma ogni gesto della nostra vita, troppo spesso distrattamente attraversata. Che uso ne fa durante il Suo narrare, se li tiene presenti e quali sono, in definitiva, le caratteristiche della Sua scrittura?

Posso dirle a cosa tendo. Tendo ad attenuare le rigidezze della parola scritta, tendo alla colloquialità. Tendo a eliminare i toni lirici, le immagini ricercate, l'esibizione del poetico. Tendo a far vedere senza descrivere, a rendere sonoro senza la convenzione dei dialoghi. Tendo a dar l'idea del provvisorio, del mosso, del precario. Tendo a una precisione vaga o a una vaghezza perseguita con precisione. Tendo all'effetto dell'affollato, dell'accavallato, del frettoloso, del simultaneo. Cosa poi finisca sulla pagina, di libro in libro, non lo so.

D) Secondo Lei, perché Via Gemito ha vinto la 55esima edizione del Premio Strega?

Per caso, come in tutte le cose della vita.

D) Suo padre Le confidò, nel periodo in cui aveva lavorato ai Bevitori, di essersi sentito veramente in uno stato di grazia. «Uno stato di grazia, diceva, è come quando ti senti uguale ad una freccia che non mancherà il bersaglio. Vai per l’aria, diritto, deciso, e nessuno ti può impedire di arrivare dove hai stabilito di arrivare» (pag.124). E’ questa la sensazione che ha provato scrivendo Via Gemito?

Sì, più o meno. Ma succede tutte le volte che un racconto trova il suo tono, le sue ragioni, un'impressione di necessità. Da quel momento non c'è niente che ti possa impedire di arrivare alla pagina finale.

D) Che cosa farà adesso? Insomma, vorrei un abbozzo di progetto, se non chiedo troppo.

Continuerò a scrivere. Ma, per quel che riguarda la scrittura, non faccio mai progetti. Ho imparato che più dettagliati sono i progetti di scrittura, più ti passa la voglia di scrivere.

A cura della Redazione Virtuale de «La Libreria di Dora»

Milano, 16.novembre 2001


NOTE

«Madame Bovary. C’est moi.» disse Gustave Flaubert (1821-1880), descrivendo il sentimento che lo legava al tormento e alla sofferenza del suo personaggio più famoso.

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Novità in libreria a novembre 2001

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Armando

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Dante Alighieri, Divina Commedia. Inferno – Purgatorio – Paradiso, a cura di Davide Rondoni, I libri dello spirito cristiano, pp. 340 + 340 + 340,
£. 17.000 ogni volume
Il “Poema sacro”, il capolavoro assoluto della letteratura italiana e uno dei massimi delle letterature mondiali, presentato e commentato da una équipe di 25 studiosi. Ogni canto sarà preceduto da un’introduzione che ne chiarirà il significato, il peso nell’economia dell’opera, l’interpretazione teologica e spirituale dello stesso. Un commento che privilegerà, ovviamente, il Dante mistico, ma che non trascurerà il Dante uomo, immerso nelle vicende del suo tempo. Un’impresa editoriale che non mancherà di diventare il punto di riferimento per moltissimi studenti e studiosi.
Luigi Baldacci, Altri mondi. Cronache di narrativa straniera, Piccola Biblioteca La Scala, pp. 320, £. 35.000 Anche a questo nuovo libro si adatterebbe il sottotitolo di Pagine di critica militante come per il precedente. Ma ciò che più conta è che neppure qui Baldacci ha rinunciato a un’idea centrale. Se Novecento passato remoto puntava sullo straordinario primo trentennio del secolo scorso, questa raccolta indica nel decennio tra il Sessanta e il Settanta il momento in cui la crisi del romanzo europeo si divulgò nel nostro paese con una conseguente azione diretta sulla produzione letteraria e sulla coscienza critica. È del ’56 questa affermazione di Sartre: “Si tratta di contestare il romanzo servendosi del romanzo stesso…”, ma il romanzo ha mille vite e, come il personaggio-uomo di Debenedetti, è destinato a risorgere dalle proprie ceneri. Certo è che un’avventura intellettuale di quella portata non sarebbe rivissuta in seguito in Europa o fuori. La Francia, l’Austria, la Germania, la Russia, la Polonia, l’America, il Giappone, ora con rivelazioni pervenuteci in ritardo (Musil) ora in diretta (Robbe-Grillet e il Nouveau roman), invadono le nostre librerie, che si popolano di scrittori proibiti (Bulgakov) o anche troppo pronti a cogliere l’opportunità (Johnson), di altri abilmente adibiti a rappresentare ruoli impropri (Ivy Compton-Burnett), di altri ancora che appartengono e rispondono alla loro invenzione (Salinger o Queneau) mentre c’è ancora chi sente la crisi come un dato d’esistenza (Bellow o Mishima) prima che come problema di strutture e forme, restando fissi certi punti astrali: Céline o Beckett. Occasioni di lettura che non vogliono essere storia, bensì testimonianza personale di una delle più sensibili congiunture culturali del Novecento.
Gianni Baldi, Dolce Egeo Guerra amara. La spedizione italiana a Creta nel 1941, SB Saggi, pp. 264, £. 15.900 Nel racconto di un ufficiale italiano, testimone diretto degli avvenimenti, la guerra inutile voluta da Mussolini. L’improvvisazione dello sbarco a Creta dopo la conquista dell’isola da parte dei paracadutisti tedeschi; l’incapacità degli alti comandi; la vita di occupazione e la Resistenza ellenica; la vita quotidiana; l’Armata “Sagapò”; il disastro dell’8 settembre… Il volume (edito per la prima volta da Rizzoli nel 1998) è affiancato da un’appendice dedicata alla lotta antigermanica sostenuta dai resti dell’esercito italiano d’occupazione nelle isole dell’Egeo.
Giuseppe Berto, La gloria, Prefazione di Carlo Bo, Superbur Narrativa, pp. 200, £. 14.000 Nel romanzo forse “più alto” di Giuseppe Berto il dramma del calvario nella visione di due protagonisti: Gesù di Nazaret e Giuda Iscariota. Traditore prezzolato o strumento “necessario” perché si compisse il disegno divino della morte sulla croce di Gesù e la sua resurrezione? Se Giuda in qualche modo obbediva a quanto stabilito da Dio, era consapevole di quanto faceva? Ha tradito dunque il Maestro che amava “per sconfinata e arcana ubbidienza”? Un testo straordinario che, sebbene scritto nel 1978, in molti passi sembra essere un Vangelo secondo Giuda.
Francesco d'Assisi, I Fioretti di San Francesco, Superbur Classici, pp. 180, £. 8.000 Il testo, scritto da un anonimo trecentesco, che ha diffuso in Italia, in Europa e nel mondo la leggenda vera di San Francesco. Madonna Povertà, il lupo di Gubbio, la predica agli uccelli, la cacciata dei diavoli. Un testo sospeso tra fede, fantasia e realtà.
Michele Francipane, Dizionario ragionato dei nomi. Origine, significato, notizie storiche, curiosità, segno zodiacale, numero karmico e talismani, BUR Dizionari, pp. 510, £. 28.000 Tutto quello che bisogna sapere sui nomi che portiamo, che vorremmo dare, che ci piacciono o no, la loro etimologia, il loro valore numerico, i loro rapporti con lo zodiaco e con il karma… Un dizionario completo, brillante, divertente, sorprendente.
Silvana Grasso, La pupa di zucchero, La Scala, pp. 260, £. 29.000 Un romanzo potente e indimenticabile tessuto di luci e ombre che racconta una grande storia d’amore. Una Sicilia arcaica e eterna – la tonnara e l’isola delle Correnti – tra i protagonisti di un racconto che corre lungo il secolo.Una famiglia che lotta con se stessa divisa tra passato e presente. Un romanzo dalle movenze possenti, che interroga i grandi temi della vita e li mette in scena in uno dei luoghi più fabulosi del nostro paese: la Sicilia, e che conquista il lettore catturandolo fin dalla prima pagina. Con quest’opera linguisticamente densa, Silvana Grasso conferma una vocazione all’invenzione e all’ibridazione con il dialetto siciliano che in modo disinvolto e sempre accessibile controlla e restituisce nel racconto facendo salire al massimo la temperatura emotiva della storia.
Leonardo da Vinci, Scritti letterari, Superbur Classici, pp. 290, £. 9.000 I pensieri, le riflessioni, gli appunti, le meditazioni, i divertissements dell’uomo che incarnò l’ideale rinascimentale del saggio. Aforismi, favole, aneddoti che rappresentano i momenti di svago di un Genio assoluto e che contribuiscono a renderne più umana la figura e accessibile il pensiero.
Gad Lerner, Crociate. Il millennio dell’odio, SB Saggi, pp. 192, £. 13.900 Un’appassionante ricostruzione storico-sociale del movimento delle crociate che sconvolse l’intero bacino del Mediterraneo dal 1096 al 1291. Per i papi che le promossero la giustificazione era “Deus lo vult”; per Hegel era lo Spirito della Storia che spingeva l’Europa verso l’Oriente; per altri furono la prova generale del colonialismo ottocentesco; per altri ancora furono feroci guerre d’aggressione i cui semi nefasti continuano a produrre ancora oggi atroci futuri. Gad Lerner rivisita da par suo questa pagina storica con il piglio del grande reporter, sottolineando come la stessa Chiesa abbia condannato con uno storico “mea culpa” quel tragico periodo.
Dacia Maraini, Memorie di una cameriera e altre commedie (Storia di Isabella di Morra raccontata da Benedetto Croce, I digiuni di Catarina da Siena), BUR La Scala, pp. 120, £. 12.000

Dacia Maraini, Dialogo di una prostituta con un suo cliente e altre commedie (Due donne di provincia, I sogni di Clitennestra), BUR La Scala, pp. 120, £. 12.000

Dacia Maraini, Maria Stuarda e altre commedie (Mela, Donna Lionora giacubina, Stravaganza, Un treno una notte), BUR La Scala, pp. 190, £. 14.000

Dacia Maraini, Veronica meretrice e scrittora e altre commedie (La terza moglie di Mayer, Camille), BUR La Scala, pp. 180, £. 14.000

In quattro volumi tredici delle più significative opere teatrali di una grande scrittrice. Dacia Maraini è senza dubbio alcuno una delle scrittrici italiane maggiormente lette e amate, ma le sue opere narrative (da La lunga vita di Marianna Ucrìa a Buio, da Isolina a Dolce per sé, da Bagheria a Voci per citarne soltanto alcune) non sono che una parte – se pure la più conosciuta – della sua attività letteraria. Saggista incisiva e polemica (La bionda, la bruna e l’asino), poetessa capace di indagare i misteri dell’anima (Viaggiando con passo di volpe), biografa raffinata (Il bambino Alberto), operatrice culturale (Amata scrittura). Ma Dacia Maraini è anche autrice teatrale di estremo valore, che dagli anni Sessanta a oggi ha portato avanti nelle sue opere il suo discorso sulla condizione femminile, sulla tragedia dei deboli, sulla rivisitazione della storia. Quest’attività della Maraini, come ha scritto acutamente Nico Garrone su “la Repubblica”, è “meno conosciuta e riconosciuta, almeno in Italia, forse per il pregiudizio legato all’etichetta “femminista”. Proprio per rimediare a tale lacuna e mettere in circolazione opere che meritano di essere conosciute e discusse dal grande pubblico dei lettori, BUR La Scala propone in quattro volumi un gruppo delle commedie più significative dell’autrice di Buio, con la certezza di offrire a chi ama il teatro testi di indubbio valore e certamente destinati a rappresentare un momento preciso della letteratura italiana dello scorso secolo.
Indro Montanelli – Mario Cervi, L’Italia dell’Ulivo (1995-1997) L’avvento del centrosinistra al governo, Superbur Saggi, pp. 382, £. 17.500 Il volume che chiude la storia d’Itali più letta dagli italiani. Dal Governo Dini alla formazione del Governo Prodi, all’ingresso, a pieni voti, dell’Italia in Europa. Un periodo di lotta politica durante il quale la sinistra riesce a coronare il suo sogno: quello di governare il Paese. Due anni di aspra lotta politica condotta senza esclusione di colpi: accuse reciproche, delegittimazioni, grida di colpi di Stato… Protagonisti di questa vicenda sono Scalfaro, Berlusconi, D’Alema, Fini, l’ondivago Bossi, Veltroni, i superstiti della diaspora demoscristiana, Di Pietro, la magistratura…
Beppe Severgnini, Un italiano in America, Superbur Narrativa, pp. 272, £. 15.000 Nello scorso mese di maggio, Beppe Severgnini ha pubblicato in inglese An Italian in America, aggiornando – come è solito fare – il suo libro con il racconto di nuove esperienze, fatti, curiosità, bizzarrie dopo cinque anni di lontananza dagli States. Il testo viene ora presentato in edizione italiana per il piacere dei suoi numerosissimi lettori.
Maria Venturi, Addio e ritorno, Superbur Narrativa, pp. 272, £. 14.500 Finalmente in Superbur Narrativa uno dei più coinvolgenti e appassionanti romanzi di Maria Venturi, che con le sue trame tanto simili alla vita reale di ognuno di noi entusiasma centinaia di migliaia di lettori e telespettatori. Virginia, una ragazza di umili origini ma che grazie alla sua bellezza riesce a sfondare nel mondo del cinema; Francesco, figlio di ricchi industriali raffinato e viziato. Un amore difficile che sarà messo alla prova anche da un sequestro di persona che colpirà entrambi. Una storia che si legge d’un fiato.

Bompiani

Andrea Bonomi (a cura di), La struttura logica del linguaggio, Studi, pp. 544, £. 42.000 Il libro, curato da Andrea Bonomi, si propone di mettere a disposizione del lettore italiano alcuni fra i saggi più importanti che logici e filosofi del linguaggio hanno dedicato a problemi relativi al concetto di significato, al modo di caratterizzare la struttura sintattica e al rapporto fra sintassi e semantica. Dalla “teoria delle descrizioni” di Russell alla “sintassi logica” delle lingue naturali, l’opera, articolata in quattro sezioni, analizza un lungo processo di tentativi ed errori storicamente necessario per giungere a una coerente definizione del concetto di verità.
Ennio Flaiano, Opere. Scritti postumi, Nuovi Classici, pp. 29.500 Il primo volume delle opere di Ennio Flaiano, curato da Maria Corti e Anna Longoni, raccoglie sistematicamente i lavori postumi, fra i quali spiccano soprattutto due testi, l’Autobiografia del Blu di Prussia e La solitudine del satiro. In essi il gusto per il frammento satirico, per la fulminea analisi di costume trova la massima espressione. Un volume indispensabile, dunque, che il rigore filologico delle curatrici rende un unicum nel panorama editoriale e al tempo stesso una grande riscoperta.
Leonardo Sciascia, Opere 1971-1983, Nuovi Classici, pp.1342, £. 29.500 Il secondo volume delle opere di Leonardo Sciascia, curato da Claude Ambroise, raccoglie i romanzi Il contesto e Todo modo, alcune geniali incursioni dell’autore nella storia passata e recente e scritti autobiografici di meditazione, come Nero su nero e Cruciverba. In tutti si snoda il consueto impegno civile del grande scrittore di Racalmuto, all’insegna di una profonda e più che mai attuale fusione tra ragioni della letteratura e ragioni della morale.
Cesare Zavattini, Opere 1931-1986, Nuovi Classici, pp. 2042, £. 29.500 Il volume, introdotto da Luigi Malerba e curato da Silvana Cirillo, getta per la prima volta una luce complessiva sull’universo composito di uno dei più geniali uomini di cultura e di spettacolo del Ventesimo secolo. Di Cesare Zavattini, scrittore, poeta e sceneggiatore (celebri le sue collaborazioni con registi come Camerini, Blasetti, Visconti e De Sica) vengono presentati i principali testi poetico-narrativi (da Parliamo tanto di me a Stricarm’ in d’na parola), fino a due opere emblematiche: La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini e la sceneggiatura del film La veritàààà, vera summa satirica e comico-surreale della incandescente immaginazione dell’autore.

Einaudi

Edizioni E/O

Fabbri ragazzi

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, Collana I Delfini, pp. 240, £13.900 In un Medioevo terribile e feroce, dove la giustizia è amministrata con la massima approssimazione e il re è uno sciocco fantoccio, si sopravvive solo con arguzia e astuzia: lo sa bene Bertoldo, il contadino furbo per definizione, che quando viene condannato a morte chiede che venga esaudito il suo ultimo desiderio: poter scegliere l'albero a cui venire impiccato. E così, di indecisione in indecisione, si salva la vita. Peccato che la sua progenie non sia altrettanto sveglia...
Collodi, Pinocchio, con illustrazioni a colori e in b/n, pp.192, £ 34.000 C'è un naso che si allunga, ci sono code e orecchie che spuntano a sorpresa, mostri marini con la maiuscola e pessimi consiglieri, ma anche fatine buone e babbi che alla fine perdonano tutto. Questa è la storia del burattino più famoso del mondo, in una nuova edizione integrale con tante illustrazioni a colori da guardare e riguardare.
Emilio Salgari, Sandokan alla riscossa, Collana I Delfini, pp. 320, £ 14.900 Le avventure di Sandokan e dei suoi amici non sono finite: ancora una volta insieme, si spingono fino al lago di Kini Balì, dove affronteranno una volta per tutte il loro acerrimo nemico, il rajah bianco che ha usurpato terre e proprietà facendo strage di amici e familiari della Tigre. Eppure, dopo aver ottenuto la vittoria, Sandokan sarà ancora una volt irrequieto: questa volta a pervaderlo - la nostalgia per l'amata Mompracem...
Emilio Salgari, Le due Tigri, Collana I Delfini, pp. 320, £ 14.900 Sandokan combatte fianco a fianco di Tremal-Naik per rapire al perfido Suyodhana la piccola Darma, figlia della Vergine della Pagoda. Un duello allÕultimo sangue fra la Tigre e il subdolo sacerdote sigilla questa vicenda che si sposta dalle paludi delle Sunderbunds nel cuore di Calcutta e a Delhi, dove gli indiani si stanno ribellando agli inglesi...

Feltrinelli

Vittorio Saltini, Quel che si perde, I Narratori, pp.200, £. 28.000/euro 14, 46 Un romanzo d’amore, in cui sfilano passioni deluse e tradimenti, sullo sfondo della Toscana degli anni sessanta. Ma anche dell’Italia laica di Salvemini e Pannunzio. Una scrittura precisa e letteraria, una storia dal cuore vivo e pulsante.

Frassinelli Sperling&Kupfer Editori

Ilda Bartoloni, Donne di potere, Saggistica, pp. 240, £. 26.500 Il nuovo millennio si è aperto all’insegna di un riconosciuto protagonismo femminile. Come vivono le donne questa nuova condizione? Quali difficoltà incontrano ancora nell’acquisire e gestire il potere? Un’affermata giornalista Rai ha approfondito questi temi con un gruppo di donne vincenti e famose.
Edoardo Rosati, L’ultima vertigine, Narrativa, pp.192, £. 24.900 Un thriller che non dà tregua al lettore. Una grande conquista scientifica dai contorni eticamente ambigui, e un uomo e una donna decisi a far trionfare il bene. Una scoperta accidentale che comporterà altissimi rischi
Miro Silvera, Il senso del dubbio, Narrativa, pp. 224, £. 26.500 Scritto in uno stile accattivante ed efficace, un romanzo dalla trama originale ed imprevedibile. La vita di un castello in Svizzera, abitato da un celebre divo del rock, Hedy Sax, dalla sorella Flora, da un’anziana signora cosmopolita, Madame Persia, e dall’ambiguo giardiniere, Karl Brenner, viene sconvolta dall’arrivo di uno scrittore del cinema. La presenza del nuovo ospite rivelerà all’improvviso i lati più oscuri degli abitanti del castello….

Gangemi

Anna Maria Fabiano, Il colore del mare. Romanzo di un viaggio mentale, pp. 255, £. 30.000 L'opera prima di Anna Maria Fabiano sembra aderire in qualche modo all'area del romanzo di formazione in una cornice attuale in cui è rintracciabile l'approfondimento di certa letteratura europea. Con minuziosa sottigliezza la scrittrice narra di angosce, timidezze, speranze e amori di una giovane donna. E scopriamo fra le righe un bel gioco di elaborazione formale: parallelamente al suo ritrovarsi vediamo nascere, racconto nel racconto, il primo lavoro della protagonista Eva ( il nome è un tributo a una natura femminile votata alla ricerca curiosa, paziente e sottile di sé e del mondo?). Non un manifesto femminista, ma un affresco moderno sull'esserci di una femminilità ora oscura ora trasparente e poetica, come il colore del mare.

Garzanti Libri

Gabriele Baldini, Abitare la battaglia. La storia di Giuseppe Verdi, Saggi blu, pp. XII-340, £ 35.000 In quest’opera - pubblicata postuma nel 1970 per le amorose cure di Fedele D’amico e ora opportunamente riproposta in occasione del centenario della morte del musicista - il «fatto» verdiano è assorbito nella sua totalità da una sensualità ostinata, che di volta in volta si accanisce sulla linea melodica del libretto e sulle sue misteriose parentele con la grande Letteratura, oppure affronta il musicista, le sue donne e suoi impresari sullo sfondo della solenne campagna padana.
Franco Fortini - Lanfranco Binni, Il movimento surrealista, Gli Elefanti, pp.286, £. 22.000 Costruito sulla base di un’antologia dedicata al movimento surrealista da Franco Fortini nel 1959, questo volume ripercorre le fasi dell’«avventura» surrealista dalle origini tardosimboliste e dadaiste fino al difficile confronto con la «società dello spettacolo». Surrealismo e letteratura, surrealismo e arti figurative, surrealismo e politica…l’itinerario del movimento fondato da André Breton viene seguito attraverso i testi dei poeti, le dichiarazioni collettive, i rapporti internazionali, nell’intento di restituire ai surrealisti quanto a surrealisti appartiene.
Franco Loi e Davide Rondoni, Il pensiero dominante. Antologia di poesia contemporanea italiana dal 1970 al 2000, Collezione di poesia, pp. 450, lire 35.000 Un’ampia ricognizione nell’attuale panorama poetico italiano: oltre 100 poeti, con schede bibliografiche e un’ampia introduzione. Nella loro scelta i curatori, Loi e Rondoni - due poeti molto diversi tra loro per età, esperienze e stili - hanno privilegiato i testi, cioè le poesie più belle, prima ancora delle firme, costruendo così un volume di appassionante lettura: una verifica reale della vita della poesia in Italia.
Mario Luzi, Discorso naturale, Gli Elefanti, pp.174, £. 22.000 In Discorso naturale riaffiora tutta la riflessione generale di Luzi sulle peculiarità profonde della poesia, ossia sulla sua capacità di esprimere le richieste profonde della natura umana senza parzialità di obiettivi e fini. Mario Luzi conduce il suo «discorso naturale» non da fuori ma all’interno della tradizione antica e recente, e ci dà un’ariosa ricognizione della poesia, da Boccaccio a Palazzeschi, da Petrarca a Saba.

Ugo Guanda Editore

Il sole 24 Ore

Laterza

Francesco Antinucci, La scuola si è rotta. Nuovi modi di apprendere tra libri e computer, Saggi Tascabili, pp. 96 circa, £. 18000 circa, E. 9,30 circa La scuola è in crisi in tutti i paesi sviluppati. Le ragioni vanno cercate molto lontano. Il lento ma inesorabile mutamento epocale che lo sviluppo tecnologico sta producendo ne rende obsoleto il pilastro centrale: il modo di apprendere su cui essa si fonda. Questo modo si affermò, secoli fa, grazie ad un’altra rivoluzione tecnologica epocale, quella della stampa. Era un modo dif-ficile e faticoso di apprendere quello basato sui libri, ma, a differenza di quello in uso fino ad allo-ra, permetteva di apprendere a chiunque lo desiderasse. La rivoluzione attuale sta invece abilitando un altro modo di apprendere: un modo basato sull’esperienza e sul fare, infinitamente più congeniale alla nostra natura, reso possibile dal computer, eccezionale simulatore della realtà. Paradossalmente, si tratta proprio del modo che usavamo in passato prima dell’avvento della stampa, ma che allora limitava severamente il numerodelle persone che potevano accedere all’istruzione. Oggi la tecnologia del computer ha invece rimosso questi limiti e i giovani ne sentono fortissimo il richiamo. Ma la scuola non può accogliere questo cambiamento, poiché l’intera sua struttura –dalle “materie” fino all’orario– è modellata in funzione dell’altro modo di apprendere, quello basato sul libro. Non una riforma ci vorrebbe, ma una totale rifondazione: l’utopia del capitolo finale di questo libro. Un’utopia che combina il computer e il libro e che dà all’insegnante un ruolo fondamentale di guida.
Donatella Calabi, La città del primo Rinascimento, Storia della città, pp. 176 circa, £. 25000 circa E.12,91 circa Caratteristica di questo volume è l’arco cronologico interessato alla trattazione, anticipato rispetto alle storie canoniche del periodo: non è il 1492 l’anno di partenza, come avviene in molte storie di questo periodo, ma l’intero corso del Quattrocento, nell’ipotesi che già agli inizi di quel secolo si profilino nuove strategie urbane, distinte da quelle medioevali. La città quattrocentesca risulterà assimi-lata quindi a un lungo Rinascimento, in una stagione ricca di rinnovamenti e di sperimentazioni. Analogamente, il punto di arrivo della narrazione coincide più o meno con la metà del XVI secolo, poiché quello successivo è ormai un periodo di conferme, di sedimentazione e di abbellimento.
Franco Cardini, Europa e Islam. Storia di un malinteso, i Robinson/Letture, 356 circa,.. 24000 circa, E.12,39 circa Questo libro racconta il ruolo dell’Islam nell’immaginario europeo, i fraintendimenti, le menzogne, le mistificazioni, gli errori, le calunnie. Dal Maometto «cristiano eretico» all’Islam «religione diaboli-ca», dal «feroce Saladino» al Turco «nemico della croce», i rapporti e gli scambi fra Europa e Islam –che furono molti, intensi, fecondi, amichevoli– si configurano come quasi sempre vissuti e pen-sati alla luce di un pregiudizio ostile duro a morire. Tanto che, alla fine del Novecento, è riemerso quasi intatto dopo circa due secoli di apparente oblio. La paura dell’Islam batte di nuovo alle porte dell’Europa, come quando la minaccia turca tenne in scacco la Cristianità. Dietro le preoccupazioni per il «fondamentalismo» islamico, riemergono miti e fantasmi della storia europea. Abbattere i pregiudizi e riportare il mito alla storia è l’obiettivo del libro di Cardini ripresentato al pubblico in una nuova veste editoriale.
Lia Formigari, Il linguaggio. Storia delle teorie, Manuali Laterza, pp. 384 circa, £. 50000 circa E.25,82 circa Il libro è diviso in otto capitoli. Il primo passa in rassegna gli ambiti del sapere relativo al linguag-gio. Definisce in questo contesto lo statuto scientifico, il metodo e i rapporti reciproci tra filosofia del linguaggio e linguistica generale. Così come descrive la partizione corrente delle scienze del linguaggio (psicolinguistica, sociolinguistica, etnolinguistica, traduttologia, semiotica, semantica, pragmatica, ecc.), la loro genesi interna alle discipline filosofiche tradizionali e/o la loro gemmazio-ne da pratiche linguistiche e dal comune senso linguistico dei parlanti. I successivi capitoli 2-7 percorrono la storia delle idee linguistiche rispettando l’ordine cronologico: dai primordi della riflessione greca sul linguaggio alle semantiche medievali, alle teorie lingui-stiche dell’Ottocento, al dibattito attuale su temi come il rapporto tra pensiero e linguaggio e le teorie dell’origine del linguaggio in una prospettiva biologico-evolutiva. Ciascun capitolo è preceduto da un sommario che guida alla lettura. Frequenti rinvii interni al testo permettono di organizzare anche percorsi tematici. Una ricca strumentazione bibliografica suggerisce ulteriori approfondimenti.
Paola Galetti, La casa medievale, Quadrante Laterza, 192 circa, £.. 35000 circa E.18,08 circa Nei primi secoli del Medioevo, l’irrompere delle popolazioni barbariche nel territorio dell’impero romano portò alla convivenza e al confronto diretto, nello stesso spazio umano e fisico di due mondi, di diverse culture. Tradizioni classiche e mediterranee e tradizioni barbariche si influenza-rono reciprocamente nel lungo processo di formazione della civiltà europea, dando luogo a esiti differenziati nei singoli ambiti territoriali, anche nei modi di rapportarsi degli uomini nei confronti dell’ambiente naturale in cui dovevano vivere. A partire soprattutto dal Mille, la civiltà europea dovette, poi, a sua volta confrontarsi con altri mondi e civiltà. Soldati, viaggiatori, missionari, mercanti si affacciarono non solo sul vicino Oriente ma anche su quello più lontano, la Mongolia, la Cina, l’India, l’Asia centrale. Popoli provenienti da quelle plaghe sconosciute arrivarono a colpire da vicino l’Occidente europeo, suscitando le stesse angosce e paure che avevano travagliato i cittadini romani di fronte all’irrompere di Germani e cavalieri nomadi orientali come gli Unni. Il racconto di quanti percorsero le vie terrestri e marittime che portavano in quei lontani paesi ci permette di gettare lo sguardo su quelli che erano i modi di abitare e gli stili di vita di altre civiltà. La meraviglia, a volte timorosa, a volte indulgente, a volte stupefatta, di fronte alla “stranezza” di altri mondi da parte del visitatore occidentale costituisce, ancora una volta, un ulteriore motivo di approfondimento di quelli che erano i caratteri salienti, anche sul piano dell’organizzazione dello spazio, della civiltà europea.
Antonio Pinelli (a cura di), Roma del Rinascimento. 1430-1600, Storia e Società serie Storia di Roma dall’antichità a oggi, pp. 320 circa, Lire 48000 circa E.24,79 circa Quando, nel 1420, papa Martino V poté finalmente prendere possesso del trono di Pietro, entrò in una Roma che le cronache descrivono spopolata e degradata, con i maggiori edifici monumentali in rovina. Da quel giorno prese avvio un grandioso processo di rinascita politica e culturale che consentì alla città di riacquistare il suo antico ruolo universale, facendo leva sull’autorità spirituale garantita ai papi, oltre che sullo splendore materiale di una civiltà artistica che non esitò a stabilire una gara d’emulazione con la passata magnificenza della Roma classica. Non fu, tuttavia, un pro-cesso privo di contraddizioni. La rinascita dell’antico, lo sfarzo della corte papale, il nepotismo sfrenato, i programmi urbanistici e architettonici improntati al gusto del colossale, finirono per minarne la credibilità spirituale, dando esca alla drammatica lacerazione dello scisma protestante. Il sacco vandalico del 1527, il Concilio di Trento, la vittoria di Lepanto contro la minaccia turca segnarono un lungo periodo prima di crisi e poi di riscossa. Si apriva così una nuova stagione di rilancio del ruolo della città, all’insegna di un programmatico trionfalismo scandito da gigantesche imprese edilizie e da una miriade di iniziative in campo artistico. All’alba del XVII secolo, la nascente Roma barocca si apprestava a riaffermare, accanto al suo indiscusso ruolo di capitale del Cattolicesimo, quella capacità di irradiare in tutta Europa modelli urbanistici e culturali che almeno in parte compensava la sempre più evidente decadenza politica ed economica.

Longanesi

Luni Editrice

Marsilio

Antonietta Dell’Arte, Lei. Diario di una notte nel cuore del sole. Poesie, I giorni, pp. 96, £.22.000 Per Antonietta Dell’Arte la poesia è filtro di vita, è la traduzione di emozioni percepite. L’attenzione ai problemi linguistici ha permesso a questa artista di inventare un nuovo modo di far poesia, esprimendo sensazioni e pensieri allo stato puro attraverso sapienti giochi di metafore.
Chiara Gamberane, Color lucciola, Farfalle, pp. 224, lire 26.000 Aleté porta con sé un fascino maieutico che somiglia pericolosamente ad una maledizione. La sua sola presenza evoca la verità, obbliga i tormentati, i dubbiosi a dire la verità su se stessi e sugli altri. Dal momento in cui Aleté si mette accanto allo scontroso e misterioso scrittore Paolo/Orfeo, nasce un gioco affascinante di parallelismi tra vicende vere e vicende raccontate, tra personaggi d’invenzione – Sofia e Ruggiero- e personaggi reali – Aleté e Paolo/Orfeo. Ma un ridicolo orrendo motoscafo …uno sparo alla tempia…e la storia precipita verso un finale in cui tragedia e realtà si mescolano con la sfacciata indifferenza delle cose della vita.
Umberto Piersanti, L’estate dell’altro millennio, Romanzi e racconti, pp.416, £. 35.000 Marco, studente di lettere, e Franco, contadino, s’incontrano al fronte, in Montenegro, a dare la caccia ai «ribelli», e il contadino salva il giovane tenente. L’8 settembre del 1943 riporterà i protagonisti nelle campagne umbre e marchigiane. Ma il mondo di Marco frana sempre più, fino a quando ad Urbania una ragazza s’affaccia al ponte dei Cocci, ancora intatto dopo le bombe, e d’un tratto la vita continua, in un tempo nuovo da reinventare.
Paolo Ruffilli, La gioia e il lutto. Passione e morte per Aids, Gli specchi, pp. 88, £.20.000 La morte del giovane e il suo scandalo spingono a entrare senza remore dentro il tabù per eccellenza. Una poesia che immagina il percorso di un io morente, dagli ultimi giorni di vita fino al passaggio estremo, in uno scambio fitto di voci monologanti e dialoganti. Voci interne, mentali: di chi sta svanendo alla vita e di chi, attorno a lui, si sforza di sottrarlo all’evanescenza. E il «requiem» si trasforma impercettibilmente nel canto della vita che lascia percepire la gioia che paradossalmente riposa dentro il lutto.
Flavio Santi, Rimis te sachete, Elleffe, pp. 96, £. 22.000 Rimis te sachete (Poesie in tasca) mostra che senso abbia oggi per un giovane lavorare sul dialetto e con questo mettersi a nudo. Il risultato è un friulano vivo, un modo di vivere il dialetto e la realtà che questa lingua può esprimere. Si va dagli stimoli visivi del cinema di Cronenberg e Lynch, alla musica rock di Hendrix, alle intuizioni beat di Burroughs, passando attraverso i ricordi e i fatti tragici del Friuli moderno (il terremoto del 1976, la morte di Pasolini).
Giacomo Vit, La cianela, Elleffe, pp.108, £. 22.000 Nell’epoca della globalizzazione per Vit il simbolo della poesia è la cianiela, la pianta da cui un tempo si sapeva trarre tutto l’estraibile, così come oggi fa il poeta distillando la sua lingua, il friulano. Quella di Vit è una poesia «etica», senza moralismi, perché sua è la metafisica della parola contro il nulla.

Mondadori

Neri Pozza

Leo S. Olschki

Il castello il convento il palazzo e altri scenari dell’ambientazione letteraria, a cura di Marinella Cantelmo, Leo S. Olschki Editore, pp. 324, £ 65.000
Nata in un palazzo, nella reggia di Priamo a Troia, assediata dagli Achei, la letteratura occidentale ha visto ripetersi e rinnovarsi i suoi scenari e suoi fondali. L’antro, il castello, il palazzo, il giardino, il convento, l’abbazia, la cattedrale…ambienti aperti o chiusi, esterni o interni, naturali o «artificiali», «fin dalle origini della cultura europea - scrive nella postfazione Marinella Cantelmo - la diversa configurazione dello spazio è basilare nell’individuazione della specificità di qualsiasi opera letteraria».

Pasolini e la strada; Il sanatorio, la fortezza, la stanza in Bufalino; L’isola del Gattopardo; Lecce nei racconti di Vittorio Bodini; Gli involucri dell’»io». Ambientazioni della solitudine nell’età del Foscolo. Questi alcuni dei titoli dei saggi raccolti in Il castello il convento il palazzo, volume a più mani che si propone di indagare la complessa e problematica nozione di spazio letterario, nelle sue due diverse sponde e valenze di spazio nel testo e di spazio del testo nel suo contesto storico-sociale.

Riccardo Ricciardi Editore

Baldassarre Castiglione, Lettere, a cura di A. Stella e U. Morando, Tre volumi di complessive, pp. 2400, £. 380.000 La prima edizione integrale dell’epistolario di uno dei maggiori autori del Rinascimento italiano. Ben 1323 lettere della corrispondenza fra Castiglione e i grandi della Terra vengono riprodotte in edizione critica e ampiamente commentati.
Poeti lirici, burleschi e didascalici del Cinquecento, a cura di G. Gorni, M. Danzi e S. Longhi, Letteratura italiana. Storia e testi, pp. 1100, £. 160.000 Un libro atteso da oltre dieci anni che offre la più minuziosa sistemazione del Cinquecento poetico italiano, da cui emergono, con particolar rilievo le figure di Pietro Bembo e Francesco Berni, senza tuttavia dimenticare esponenti della scena letteraria più appartati ma importantissimi, quale ad esempio Michelangelo.

Rizzoli

Andrea Carraro, La lucertola, Sintonie, pp. 160, £. 24.000

Non c’è scampo nelle storie narrate da Carraro che sembrano prese dalle pagine di cronaca nera dei nostri giorni: una violenza sotterranea che può esplodere di colpo e trasformare una vittima in spietato esecutore di una vendetta familiare, come nel racconto Il balcone dove domina lo sfondo popolare di un paesino laziale. Ma il disagio è ugualmente feroce quando protagonisti sono coppie borghesi, come quelle descritte nella Lucertola. Mariti e mogli in crisi, pieni di rancore, pronti a gettarsi reciprocamente addosso accuse pesanti. Un clima soffocante che ritorna anche nel Barista, dove un giovane studente che ha trovato lavoro in un bar di periferia deve sopportare le angherie del proprietario e del ragazzo di turno del pomeriggio. Carraro dimostra ancora una volta di sapere cogliere e rappresentare le sfumature di un disagio esistenziale, dove facilmente si supera il limite tra il bene e il male, spesso senza vero motivo.
Valentina Fortichiari (a cura di), Guido Morselli: immagini di una vita, Fuori Collana, pp. 160, £. 48.000 Guido Morselli: immagini di una vita è un libro prevalentemente illustrato (con oltre 200 fotografie in bianco e nero e a colori) e insieme ricco di testimonianze e di documenti d’autore totalmente inediti. Attraverso le immagini, messe per la prima volta a disposizione dalla famiglia, un archivio della memoria di rara intensità e bellezza, commentato da lunghe didascalie narrative, si ripercorre l’intera esistenza dello scrittore varesino (pubblicato da Adelphi, che sta per raccogliere e stampare l’Opera Omnia), nei suoi aspetti più privati e sinora mai indagati così profondamente, ma anche e soprattutto la storia di una vocazione alla scrittura del tutto originale ed emblematica. Familiari, amici, conoscenti e studiosi hanno accettato di ricordare e raccontare l’uomo Morselli, dall’infanzia alla maturità; brani inediti di lettere e diari, il lungo testamento, compongono un ritratto sorprendente, che getta nuova luce sull’intera produzione di questo scrittore. Un volume da conservare e da regalare; un libro indispensabile e molto atteso dai numerosi lettori di Morselli, ma anche utile a quanti si avvicinano per la prima volta a una delle vicende letterarie più interessanti del Novecento contemporaneo.
Luca Goldoni, Zoo condominiale. Italiani e altri animali, Saggi, pp. 200, £. 27.000 Luca Goldoni prosegue nel suo nuovo libro il viaggio divertito (ma anche commosso, stupito, e quando occorre indignato) fra animali selvatici e domestici, fra i cuccioli e i loro padroni o, come spiega il sottotitolo, fra “italiani e altri animali”. Chi è la bestia fra l’aragosta e la gentile signora che la fa mettere viva sulla graticola? E perché diciamo “un lavoro fatto da bestia”, quando le bestie realizzano capolavori come il nido, il formicaio, il termitaio, l’alveare, la ragnatela, le dighe dei castori, la conchiglia, la perla? Pensando ai molti individui che maltrattano non solo gli animali, ma anche il loro cervello, rinunciando a servirsene, è naturale porsi l’antico interrogativo: da che parte si aprono i cancelli dello zoo? Per questo lo zoo condominiale di Goldoni è popolato anche di alcune specie di umanoidi rimasti al primo stadio dell’evoluzione, e dei quali si raccontano i comportamenti, in famiglia e nella società, in politica e nello sport, a piedi e in macchina.
Daniela Pizzagalli, La signora del Rinascimento.Vita di Isabella d’Este alla corte di Mantova, Saggi, pp. 600, £. 34.000 Isabella d’Este è una delle grandi donne del Rinascimento italiano. Figlia del duca di Ferrara Ercole d’Este e di Eleonora d’Aragona, sorella di Beatrice (moglie di Ludovico il Moro), andò sposa al marchese di Mantova Francesco Il Gonzaga. Negli anni turbolenti delle guerre d’Italia, nelle quali il marito ebbe un ruolo di primo piano, partecipò al governo dello Stato, riuscì, con un paziente lavorio diplomatico, a far liberare Francesco quando, nel 1510, cadde prigioniero dei veneziani, e riunì attorno a sé una delle più splendide corti italiane, proteggendo poeti come Ludovico Ariosto e Matteo Boiardo, intellettuali come Pietro Bembo, artisti sommi come Leonardo e Tiziano (che ne tramandarono il ritratto).
Susanna Tamaro, Cara Mathilda (… lettere a un’amica lontana), I libri di Susanna Tamaro, pp. 200, £. 18.000 Ogni settimana, per un anno, Susanna Tamaro scrive a un’amica lontana, Mathilda, che è tornata a vivere nel suo paese natale, l’Africa. Sono lettere che raccontano la vita quotidiana in campagna e parlano di amicizia, responsabilità, violenza, guerra, speranza, affrontando con sguardo semplice e diretto i temi fondamentali dell’esistenza. Pubblicate su Famiglia Cristiana nella rubrica “Arrivederci” e successivamente raccolte in volume, le lettere vengono ora riproposte nella collana I libri di Susanna Tamaro.

Sperling Paperback

Eraldo Baldini, Qualcuno nel buio, Narrativa, pp.192, £.16.000 Una trilogia densa di tensione e suspense: sono tre gialli medici in cui protagonista è la malattia, nelle sue manifestazioni più emblematiche di malinconia e inquietudine. Nei tre casi raccontati il filo conduttore è rappresentato dagli investigatori, personaggi che si muovono in tre storie indimenticabili, tutte ambientate nel Ravennate, terra sempre rappresentata con contorni surreali e nostalgici.
Marino Galzenati, Ludovica, Esperienze, pp.140, £. 16.000 Una tragedia italiana raccontata dalla viva voce di uno dei protagonisti. Marino Galzenati è il papà di Ludovica, una bambina napoletana morta a tre mesi per una broncopolmonite che poteva essere curata. La straziante vicenda è stata ripresa dai principali media nazionali. Ora Marino Galzenati ha deciso di raccontare la storia in un libro, perché tragedie come questa non accadano più.

Thea

Unicopli

Gianni Biondillo, Pasolini il corpo della città, presentazione di Vincenzo Consolo, con 6 fotografie dell'associazione "Fondo Pier Paolo Pasolini". Pier Paolo Pasolini fu autore "senza dialetto" e "senza casa". Studiare le sue opere significa inseguire il suo itinerario umano alla ricerca di una lingua con cui esprimersi ed un paesaggio dove radicarsi. Dal Friuli della sua mitica gioventù alla Roma suburbana non ancora violentata dall'omologazione capitalista. Per poi, a "genocidio" avvenuto, fuggire, disperdere il centro, verso nuovi suoni, volti, corpi, luoghi: quelli (ma per quanto ancora?) incontaminati del terzo e quarto mondo. Gli itinerari (poetici, cinematografici, polemici, artistici) pasoliniani restano i più disperatamente e rabbiosamente coerenti che la letteratura del Novecento ha saputo consegnarci. Questo libro cerca di ricostruirne la mappa.
UNA NUOVA COLLANA di EDIZIONI UNICOPLI
Le città letterarie
Con la pubblicazione dei volumi "Le Barcellone perdute di Pepe Carvalho" di Alberto Giorgio Cassani e "Parigi nell'occhio di Maigret" di Marco Vitale, le Edizioni Unicopli danno vita a una nuova collana dal titolo "Le città letterarie".

Intento della collana, che pubblicherà quattro titoli l'anno, sarà di affrontare il tema del paesaggio urbano per come si manifesta e vive nelle pagine degli scrittori, dei poeti, dei narratori, nella sua duplice valenza cioè di scena architettonica e affettiva.

L'iniziativa si pone così come punto d'incontro e di riflessione tra letteratura e architettura, tra ambiti disciplinari e scritture diverse e naturalmente tra piano di realtà e immaginazione. Il volume su Barcellona - che si giova di una stimolante introduzione di Manuel Vasquez Montalban - è opera di un giovane studioso di storia dell'architettura e docente al Politecnico di Milano; mentre il volume su Parigi (con un bel ricordo simenoniano di Agnès Faganelli) è stato scritto da un poeta e traduttore letterario.

A ottobre sono usciti altri due libri della collana, sulle Città fantastiche, da Platone a Borges e Calvino; l'altro sulle utopie urbanistiche di A. Asimov.

Ad Aprile sono usciti: Pasolini. Il corpo della città di A. Biondillo e Con Bassani verso Ferrara di A. Toni.

Chi fosse interessato a scrivere un libro sul rapporto tra passeggio letteratura, può scrivere a unicopli@galactica.it

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http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 26 feb 2004


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