Dante Alighieri, sommo poeta, scittore in lingua volgare. Guelfo convinto, sostenitore del potere imperiale, fu esule a Ravenna dove si trova la sua tomba.

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Dante Alighieri (1265-1321)

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a vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina. Alla sua nascita, Firenze era in procinto di diventare la città più potente dell’Italia centrale. A partire dal 1250, un governo comunale composto da borghesi e artigiani aveva messo fine alla supremazia della nobiltà e due anni più tardi vennero coniati i primi fiorini d’oro che sarebbero diventati i “dollari” dell’Europa mercantile. Il conflitto tra guelfi, fedeli all’autorità temporale dei papi, e ghibellini, difensori del primato politico degli imperatori, divenne sempre più una guerra tra nobili e borghesi simile alle guerre di supremazia tra città vicine o rivali. Alla nascita di Dante, dopo la cacciata dei guelfi, la città era ormai da più di cinque anni nelle mani dei ghibellini. Nel 1266, Firenze ritornò nelle mani dei guelfi e i ghibellini vennero espulsi a loro volta. A questo punto, il partito dei guelfi, si divise in due fazioni: bianchi e neri.

Dante Alighieri nacque il 29 maggio 1265 a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1274, secondo la Vita Nuova, vide per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari) della quale si innamorò subito e perdutamente. Quando morì sua madre Gabriella, la «madre bella», Dante aveva circa dieci anni. A 17, nel 1283, quando anche suo padre Alighiero di Bellincione, commerciante, morì a sua volta, Dante divenne il capofamiglia.

Il giovane Alighieri seguì gli insegnamenti filosofici e teologici delle scuole francescana (Santa Croce) e domenicana (Santa Maria Novella). In questo periodo strinse amicizie e iniziò una corrispondenza con i giovani poeti che si facevano chiamare «stilnovisti». Nelle Rime si trova l'insieme dell'opera poetica di Dante, dagli anni della gioventù fiorentina, lungo in corso della sua carriera letteraria, che non risultano inseriti in alcun'altra opera. È nell’ambito di questo insieme che possiamo trovare le tracce del distacco consapevole che è seguito alla prima stesura del Inferno e del Purgatorio, che avrebbe condotto Dante verso false concezioni filosofiche, tentazioni della carne e piaceri volgari.

A 20 anni sposa Gemma Di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla quale avrà quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.

Due anni dopo la morte di Beatrice, nel 1292, comincia a scrivere la Vita Nuova. Dante si consacra così molto presto completamente alla poesia studiando filosofia e teologia, in particolare Aristotele e San Tommaso.

Nelle Rime petrose (1296 circa), forse dedicate ad una madonne Petra, bella e insensibile, si nota come l'originalità di Dante Alighieri si concreti nella corrispondenza tra materia e rappresentazione. Alla violenza della passione e alla crudeltà dell'amata corrisponde uno stile realistico, pieno di rimandi brutali.

Rimarrà affascinato dalla lotta politica caratteristica di quel periodo e costruirà tutta la sua opera attorno alla figura dell’Imperatore, mito di un’impossibile unità. Nel 1293, tuttavia, in seguito a un decreto che escludeva i nobili dalla vita politica fiorentina, il giovane Dante dovette attenersi alla cura dei suoi interessi intellettuali.

Nel 1295 infine, un'ordinanza decretò che i nobili riottenessero i diritti civici, purché appartenessero a una corporazione. Dante si iscrisse a quella dei medici e dei farmacisti, che era la stessa dei bibliotecari, con la menzione di «poeta». Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fece più aspra, Dante si schierò col partito dei Bianchi che cercavano di difendere l’indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani, che fu Papa dal dicembre 1294 al 1303.

Nel 1300, Dante venne eletto tra i sei «Priori» — custodi del potere esecutivo, i più alti magistrati del governo che componeva la Signoria — che, per attenuare la faziosità della lotta politica, presero la difficile decisione di fare arrestare i più scalmanati tra i leader dei due schieramenti. Ma nel 1301, proprio mentre a Firenze arrivava Charles de Valois e il partito dei Neri, sostenuto dal papato, prendeva il sopravvento, Dante fu chiamato a Roma alla corte di Bonifacio VIII. Quando iniziarono i processi politici, accusato di corruzione, fu sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda. Poiché non si abbassò, al pari dei suoi amici, a presentarsi davanti ai giudici, Dante fu condannato alla confisca dei beni e «al boia» se si fosse fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze. Fu così costretto a lasciare Firenze con la coscienza di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che l’aveva trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il potere a Firenze e che fu sempre suo feroce avversario, guadagnandosi un posto di rilievo nei gironi dell’Inferno della Divina Commedia.

A partire dal 1304, inizia per Dante il lungo esilio, nel corso del quale viene sempre accolto con favore: Verona, Lucca, forse anche Parigi… Dalla morte di Beatrice agli anni dell’esilio, si è dedicato allo studio della filosofia (per lui l’insieme delle scienze profane) e ha composto liriche d’amore dove lo stile della lode così come il ricordo di Beatrice sono assenti. Il centro del discorso non è più Beatrice ma «la donna gentile», descrizione allegorica della filosofia, che traccia l’itinerario interiore di Dante verso la saggezza. Redige il Convivio (1304-1307), il trattato incompiuto composto in lingua volgare che diventa una summa enciclopedica di sapere pratico. Quest’opera, è una sintesi di saggi, destinati a coloro che, a causa della loro formazione o della condizione sociale, non hanno direttamente accesso al sapere. Vagherà per città e Corti secondo le opportunità che gli si offriranno e non cesserà di approfondire la sua cultura attraverso le differenti esperienze che vive.

Nel 1306 intraprende la redazione della Divina Commedia alla quale lavorerà per tutta la vita. Quando inizia «a far parte per se stesso», rinunciando ai tentativi di rientrare con la forza a Firenze con i suoi amici, prende coscienza della propria solitudine e si stacca dalla realtà contemporanea che ritiene dominata da vizio, ingiustizia, corruzione e ineguaglianza. Nel 1308, in latino, compone un trattato sulla lingua e lo stile: il De vulgari eloquentia, nel quale passa in revisione i differenti dialetti della lingua italiana e proclama di non aver trovato «l’odorante pantera dei bestiari» del Medioevo che cercava, ivi compresi il fiorentino e le sue imperfezioni. Pensa di aver captato «l’insaziabile belva in quel volgare che in ogni città esala il suo odore e in nessuna trova la sua tana». Fonda la teoria di una lingua volgare che chiama «illustre», che non può essere uno dei dialetti locali italiani ma una lingua frutto del lavoro di pulizia portato avanti collettivamente dagli scrittori italiani. È il primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria nazionale italiana.

Nel 1310, con l’arrivo in Italia di Enrico VII di Lussemburgo, Imperatore romano, Dante spera nella restaurazione del potere imperiale, il che gli permetterebbe di rientrare a Firenze, ma Enrico muore. Dante compone allora La Monarchia, scritto in latino, dove dichiara che la monarchia universale è essenziale alla felicità terrestre degli uomini e che il potere imperiale non deve essere sottomesso alla Chiesa. Dibatte anche sui rapporti tra Papato e Impero: al Papa il potere spirituale, all’Imperatore quello temporale. Verso il 1315, gli venne offerto di ritornare a Firenze ma a condizioni che il suo orgoglio ritenne troppo umilianti. Rifiutò con delle parole che rimangono una testimonianza della sua dignità umana: «Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un'altra che non deroghi all’onore e alla dignità di Dante, l’accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s’entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai. Né certo mancherà il pane».

Nel 1319, fu invitato a Ravenna da Guido Novello da Polenta, Signore della città che, due anni più tardi, lo inviò a Venezia come ambasciatore. Rientrando da questa ambasciata, Dante venne colpito da un attacco di malaria e morì a Ravenna a 56 anni nella notte tra il 23 e 24 settembre 1321, dove si trova la sua tomba.

A cura della Redazione Virtuale

12 luglio 2001
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Antonio, Laterza (Taranto), 1/11/'04

Il massimo esponente sulla letteratura dell'epoca,rappresentata con i suoi scriti ( INFERNO,PURGATORIO,PARADISO)


Sara Sebastaini, Castelraimondo (Macerata), 31/10/'04

Io ho letto tutta la divana commendia e l'ho trovata a dir poco affascinante.dante era davvero un grandissimo poeta e scrittore.Non capisco coloro che dicono" la divina commedia è l'opera più lagnosa e straziante del mondo!!!" ciao ciao Sara the best


Rajaa el Alami, Rabat (Marocco), 24/10/'04

Auguri per il vostro lavoro veramente mi piace molto siete molto bravi di parlare da un epoca d'oro la vostra preferita .vi prego di acettare la nostra ammirazione sul vostro lavoro. vi spero una buona continuita nel mondo del letteratura .le tue studentesse sabah arhlabi e rajaa el alami del dipartimento di lingua italiana nel marocco


Silvana Salvarani, Santiago del Cile, 22/10/'04

Ho letto i commenti su Dante Alighieri e personalmente penso che lui è un autore di più dei grandi letterati italiana. Certyamente è il simbolo della lingua italiana perché si è preoccupato del "sapere". Fu un uomo completo come un Leonardo o un Michelangelo. Dante è il padre della letteratura italiana come un Cervantes per la Spagna, un Goethe per la Germania, un Shakespeare per l'Inghilterra.


Tonia Abbate, Napoli, 19/10/'04

SCRITTORE ECCELLENTE ...LA DIVINA COMMEDIA È UN 'OPERA UNICA ERA UN GENIO DELLA LETTERATURA ...ADORAVO E ADORO LEGGERE LE SUE OPERE...LE SUE OPERE NON MORIRANNO MAIFORTUNATAMENTE


Sabrix90 (sabrinaneggia@tiscali.it), Vigliano Biellese (Biella), 4/06/'04

NON SO COME DIAVOLO ABBIA FATTO A SCRIVERE LA DIVINA COMMEDIA MA E' VERAMENTE BELLISSIMA. VORREI AVERE LA SUA ISPIRAZIONE E COMPORRE BELLE POESIE K KRETINATA LA PUBBLICITA' DELLA PASTA SU DANTE.RISPETTATELO


Donato Curto, Potenza, 22/05/'04

Un'autore dalla bravura incommensurabile. Autore eccellente e altrettanto eccellente e la sua opera: "La Divina Commedia"


Daniele Ciripili, Napoli, 14/04/'04

Dante è molto appassionante per il suo modo di italianizzare il volgare.perciò tutti noi lo leggiamo ancora


Giangiacomo Purepure, 10/02/'04

All'inizio sembrava noiso...ma letto con un professore e le note della versione scolastica allora la divina commedia ti fa ritornare nl passato e grazie alle mille metafore ti appassiona...cmq dante e secondo me lo scrittore piu interessante che abbia mai studiato...10/02/'04


Giovanna Giovanelli, New York, 15/01/2004

MOLTO BRAVO APPASSIONANTE E COMMOVENTE HELLO


Beatrice Virgili, Catania, 24/12/03

Caro Dante Alighieri, sai che durante le vacanze di Natale devo studiare tutto il secondo canto della D.C.? grazie per il tuo regalo di natale. Cmq che erba ti fumavi per vedere tutte quelle cose sui tre regni ultraterreni? io non ci riesco neanche con quella più buona...secondo me tu sei finito all'inferno insieme ai traditori della patria perchè ci costringi a leggere e studiare tutta la divina commedia a noi italiani...nessuno si salva dall'inferno di Dante (cioè la D.C.) perchè non te le tenevi per te le tue cazzate!!!!Addio buon samaritano e quando incontri Marlin Manson salutamelo(avrete delle affinità)!!!!


irene, Bologna, 20/12/03

Vorrei che chi si prende la briga di scrivere un commento su un autore lasciasse da parte per un momento l'ignoranza, che mi dispiace dirlo, ma rende tutti incredibilmente ridicoli. I commenti che leggo, spesso, ad esempio su Dante, mi rattristano... Si può avere qualsiasi opinione su chiunque, ma non ci si dovrebbe permettere de infangare dei grandi che hanno fatto la nostra storia. E allora grazie, Dante.


luca grottini, Aquila, 15/12/03

io ho letto tutto su dante e mi è molto piaciuto quindi vi conziglio di leggerlo ciao ciao


Aidi Sabatini, (aidi54@virgilio.it), Venezia, 2/11/2003

Non credo che per essere grandi poeti si debba scrivere chilometri e considerare la donna come una dea da venerare.


Genoveffa Alighieri, Teslic (Serbia), 26/11/2003

Caro Dante... io... sono tua figlia! PerchÈ io ho il tuo sangue nelle vene. A volte mi faccio di quei ceppi che mi passo anch'io l'Inferno il Purgatorio e il Paradiso! E sai chi ho trovato? Nell'inferno ho trovato Marco Bavosi, Maradona, Lenin, nel Purgatorio Ciampi e nel Paradiso Padre Pio e Berlusconi come comico del Paradiso, il Che, e naturalmente il grande Bob ! Sun is shining! Comunque era meglio se non la scrivevi la Divina Commedia visto che ci ha rotto le palle e penso che alcuni personaggi della tua opera ci terrebbero a dirti due paroline per modo di dire!


Federica Labia (giuseppe.labia@TIN.IT), Palese (Ba), 3/11/'03

Ho letto la sua poesia "PIANTO ANTICO" lei esprime benissimo le sue emozioni è molto commovente questa sua poesia poi l'ultimo versetto mi ha fatto capire molto


Federica Nigro (federicani@LIBERO.IT), Latiano (Brindisi), 24/10/'03

Secondo me Dante Alighieri è il migliore autore della letteratura italiana che sia mai esistito fin ora. Avendo fatto alcuni versi della Divina Commedia in seconda media mi sono appassionata della letteratura italiana e di Dante Alighieri anche essendo molto piccola (ho solo 13 anni ).


Linda Merlini (lindina91@yahoo.it), Roma, 12/10/'03

Buon giorno signor Dante,oggetto dei miei studi a scuola e persona che ammiro molto! volevo dirle che lei oltre ad essere il maestro,insieme a boccaccio e a petrarca della letteratura italiana è una persona che stimo molto! tanti cordiali saluti da linda


Silvano (SILVALIBE@HOTMAIL.COM), Catanzaro, 19/06/03

IO CREDO CHE DANTE, NEL SCRIVERE LA DIVINA COMMEDIA, SIA STATO ILLUMINATO, ED HA LASCIATO UN SEGNO INDELEBILE A TUTTA L'UMANITA'. LA STORIA STA FACENDO PASSI INDIETRO, PERCHE' UOMINI CHE SAPPIANO TRASMETTERE FORTI EMOZIONI NELL'ANIMO COME, LEOPARDI, FOSCOLO, BOCCACCIO, MACHIAVELLI, PIRANDELLO, VERGA, NON LI TROVEREMO MAI PIU'.


Walter Barbirato (wbarbirato@libero.it), Bassano del Grappa (Vicenza), 19/05/03

Cosa dire del Sommo Poeta: un genio, un vanto della nostra cultura, maestro indiscusso della parola. (Forza, L.F., ce la farai).


Nikoletta Fucci (minni02@virgilio.it), Mignano Montelungo (Caserta), 15/05/03

È il mio poeta preferito anke se un po complicato mi affascina la sua storia d'amore con beatrice. ho visitato firenze e la sua casa è come la immaginavo propongo però un commento più dettagliato sulle sue opere soprattutto della vita nova


ROBY (RobyRossa@ciaoweb.it), Napoli, 21/04/03

Ma chi è che dice che la Divina Commedia è una seccatura? Io la trovo un'opera a dir poco straordinaria, la stusierei un miliardo di volte, è il quarto anno di seguito che la faccio ma non mi stancherò mai. Un bacio a tutti.


Arzu Idrisli (Arzu555@hotmail.com), Ganja (Azerbaigian), 05/04/03

Amo Alighieri, mi pare uno scrittore numero 1, che ti fa sentire il mondo di quell'epoca.


Laura Bianchi (danylaura_m@libero.it), Lodi, 13/03/03

Non potevi farla più corta la divina commedia? SCHERZO...SEI UN GRANDE!!! ciao Laura


Cristina Gabrieli, Sassuolo, 05/03/03

...ma vi rendete conto?!!! chi se non Dante poteva farsi un viaggione interiore come quello della divina commedia,un capolavoro a cui il mondo si ispira fino ad oggi...INFERNo,PARADISO,PURGATORIO?..adesso i cristiani la pensano tutti allo stesso modo...naturalmente non dopo quest'opera ma dopo visioni come quella di Francesco D'Assisi ma... boh... certo che Dante o si drogava o si fumava dei gran cannoni!! ...penso che sia una delle persone più sognatrici e intelligenti che siano mai esistite e la sua grandezza stia proprio in questo...


Benedetta Guidotti, Siena, 10.12.2002

Il suo capolavoro, "La Divina Commedia", non è solamente una lezione di italiano impartita già nel 1200,ma è un insegnamento di vita e di saggezza. Lo si osserva nel terzo canto dell'inferno quando, nel girone degli invidiosi dialoga con Virgilio che gli dice:"...fama di loro il mondo esser non lassa,misericordia e giustizia gli sdegna: non ragioniam di loro,ma guarda e passa". Quale miglior insegnamento per capire le persone che ci circondano e che invidiano se non quello dell'indifferenza?Perciò questo, più che un commento vuole essere un ringraziamento al grande inventore della lingua italiana.


Simone Viale, (simone_viale@libero.it), Cagliari, 5.06.2002

Ho provato un certo fastidio nel vedere che nessuno ancora aveva fatto un commento per il Sommo Poeta. Possibile? Eppure tutti prendono qualcosa da Dante, per esempio Eco ne "Il nome della rosa" per dirne uno, ma nessuno si degna di dedicargli due paroline. Certo, in confronto a quello che ha scritto Lui anche queste parole sono foglie al vento...




http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 12 ott 2006

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