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Josif Alexandrovic Brodskij (Brodskii 1940-1996)


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n America sul comodino degli alberghi, si trova una copia della Bibbia. Da qualche anno, in quelli più importanti, anche un libro di Josif Brodskji, un uomo convinto che la poesia come le automobili, può portare lontano, perché è uno straordinario acceleratore mentale, e il poeta è l’animale più sano, l’unico che riesca a fondere il mondo razionale con il mondo intuitivo.

Josif Brodskji nasce a S. Pietroburgo il 24 maggio del 1940. Il padre Alexandr era ufficiale della Marina sovietica con la passione per la fotografia. Una passione che diventò un mestiere-ripiego, quando, a causa dell’origine ebraica, sopraggiunse il prepensionamento, perché l’antisemitismo stava diventando dottrina di stato. La madre Maria Volpert, durante la guerra lavorò come traduttrice nei campi di lavoro per prigionieri tedeschi, e finì per fare la contabile.

S. Pietroburgo e quel quotidiano fatto di diversità consapevole, coltivata dalla sua famiglia, in un Paese in cui la regola era essere uguali, daranno il ritmo al suo destino. Una città sospesa, lontana, affollata d’odori, ricordi, densa di personaggi letterari, e mai dimenticata, ritrovata in Venezia, in una sorta di trasposizione fisica e letteraria, di cui ci lascerà la descrizione in Fondamenta degli incurabili, attraverso un inimitabile gioco di specchi.

È quella città, insieme con una capacità di raccogliere tutto quello che si sospendeva sulla retina, ad averlo reso grande. Sia la fotografia sia la poesia colgono frammenti di vissuto, ma se la prima coglie l’attimo, la superficie, la seconda guarda all’eterno. Incoraggiato dalla madre, aveva abbandonato la scuola a quindici anni, incominciò a studiare da autodidatta e a comporre le prime poesie.

L’apprezzamento dell’Achmatova e l’eco delle sue letture — in molti accorrevano per ascoltare la sua indimenticabile voce nasale, capace di sollevare le parole e farle danzare — lo rendono inviso al Potere Sovietico. Accusato di fannullaggine sociale, processato, nel 1972 fu costretto a emigrare negli Stati Uniti, dove diventò cittadino americano nel 1977. Lì insegnò in diverse università, svolgendo contemporaneamente una vasta attività di pubblicista e poeta. Nel 1991-1992 fu nominato Poet Laureate degli Stati Uniti. La prima persona che volle incontrare, una volta arrivato in Occidente, fu Auden, l’unico che a suo parere, potesse sedersi sull’Enciclopedia Britannica. Della sua condizione d’esule moderno, sospeso nel tempo, nello spazio, ci resta il discorso d’accettazione al premio Nobel per la Letteratura, ricevuto nel 1987, pubblicato in Dall’esilio.

Il problema su cui ruota l’impianto della sua vasta e coerente opera è riuscire a far accettare, non solo percepire, la cultura, e nello specifico la poesia come vettore per la comprensione della realtà.

Ma soprattutto chiarire, in modo definitivo, che l’estetica è la madre dell’etica. Che uno sguardo incapace di riconoscere la simmetria delle cose è anche incapace di essere giusto. L’amore per Austen, Frost, Achmatova, Cvetaeva (l’unica con cui avesse deciso di non competere per il suo tono tragico inarrivabile), la capacità di rimettersi in discussione attraverso le parole e la loro plasticità rendono la sua attività un’opera d’arte pienamente compiuta. La possibilità di scrivere in russo, poesie, e in inglese, saggi, anche se scrisse in inglese un’elegia dal titolo Lowell per rendere omaggio alla memoria del poeta, e di mantenere intatta anche nella traduzione italiana il sottile estetismo della sua mente, lo rendono ineguagliabile. Una parola modulare la sua, come se le due lingue che usava non facessero altro che intersecarsi e comprendersi, quasi a lenire quella lontananza che l’esilio aveva tracciato in maniera definitiva.

Un uomo che riconosceva come unica divinità la lingua. Tutto il resto, corpo compreso, una trappola, capace di una fissità innaturale, una corazza per la parola, parola che in lui risuonava come un’onda.

Morto il 28 gennaio del 1996 a Brooklyn ha trovato finalmente riposo a Venezia.

Raccolte tradotte in italiano:
Fermata nel deserto, a cura di G. Buttafava, Milano, Mondadori, 1979
Poesie 1972- 1985, a cura di G. Buttafava, Milano, Adelphi, 1986,
Fuga da Bisanzio, trad. G. Forti, Milano, Adelphi, 1987
Il canto del pendolo, trad. G. Forti, Milano, Adelphi, 1987
Dall’esilio, Milano, Adelphi, 1988
Fondamenta degli incurabili, trad. G. Forti, Consorzio Venezia Nuova, 1989, e Adelphi, 1991
Marmi, trad. Fausto Malcovati, Milano, Adelphi, 1995
Poesie italiane, a cura di S. Vitale, Milano, Adelphi, 1996
Dolore e ragione, trad. G. Forti, Milano, Adelphi, 1998
Discovery, una poesia per bambini, con illustrazioni di V. Radunskij, testo italiano di A. Molesini, Milano, Mondadori, 1988

A cura della Redazione Virtuale

12 luglio 2001
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Giorgio Perozzi, 18/08/'04

Discorso di BRODSKIJ a neolaureati in America, qualche anno prima della sua morte.

Adesso e nel tempo a venire, credo che per voi sarà un buon affare puntare alla PRECISIONE DEL LINGUAGGIO.
Dovete mettervi in grado di esprimere voi stessi con la massima ampiezza e precisione possibili.
Leggere un poco ogni giorno un dizionario e magari, di tanto in tanto, comprare libri di poesia, è importante.

Cercate di non fare troppo conto sui politici... non tanto perché sono ottusi o disonesti, come sono, infatti, abbastanza spesso, quanto perché il compito che li aspetta è troppo grande, anche per il migliore fra loro... su questo o quel partito, su un'deologia, un sistema politico, un progetto di sistema.
Preparatevi a GESTIRE IL MONDO IN PRIMA PERSONA, almeno quella parte del mondo che è alla vostra portata, nel vostro raggio d'azione.

Cercate di non mettervi in mostra, cercate d'essere modesti, cercate di vestire in grigio.
Il mimetismo è la DIFESA DELL'INDIVIDUALITÀ, non la sua capitolazione.

Cercate di sfuggire ad ogni costo alla tentazione di conferirvi il diploma di vittima.
Per quanto abominevole possa essere la vostra condizione, cercate di non incolpare qualcuno o qualcosa: la storia, lo stato, i superiori, la razza, i genitori, l'educazione, ecc..
Nel momento stesso in cui scaricate la colpa da qualche parte, minate la vostra VOLONTÀ DI CAMBIARE LE COSE, qualsiasi cosa.

Il mondo in cui vi state muovendo e nel quale esistete non ha una buona reputazione, ed il miglior modo per venirne fuori è passarci in mezzo.
Cercate di non badare troppo a quelli che tenteranno di rendervi la vita impossibile.
Sopportateli, se non potete scansarli, ma quando vi sarete messi in salvo date loro il minor peso possibile.
Ogni atto dei vostri nemici prende significato e rilievo dal modo in cui voi reagite.
Perciò, come ad un incrocio, TIRATE AVANTI E CORRETE VIA: trattateli come se fossero semafori gialli, non rossi.
Dimenticateli e basta.
Cambiate canale.


Michele, Treviso, 7/08/'04

Dire del nostro autore abbastanza interessante? Provate a leggere, tanto per incominciare, "Fondamenta degli incurabili"! Chi come il nostro autore riesce a rendere meglio la magia "decadente" dei luoghi non luoghi! Comprendo che forse sono discorsi e temi per letterati e non per chi cerca nella lettura solo divagazione, magari il pittoresco... Datemi credito ed incominciate a leggerlo da " Fondamenta degli incurabili", poi passate alle poesie... Buona lettura!


Eleonora Nidi (eleeleonoran@yahoo.it), Parma, 16.12.2002

Si tratta di un premio nobel ma la sua fama relativamente scarsa non lo posiziona tra i grandi della letteratura contemporanea. Molto interesante anche se a-tipico come scrittore russo, poco legato alla situazione storico-sociale della russia post anni 50..mi piacerebbe avere una biografia più completa. eleonora


Tommaso Reggia (bubuti@hotmail.com) Vaccarizza (Pavia), 21.11.2002

Vi dedico dei versi bellissimi di Brodskij,

vanno per il mondo
i pellegrini.
Mutili sono,gobbi,
affamati,malvestiti.
I loro occhi sono pieni di tramonto,
i loro cuori sono pieni di aurora.
Dietro di loro cantano i deserti,
balenano i lampi,
le stelle sorgono su di loro...


Ary, Reggio Emilia, 22.02.2002

Abbastanza interessante.




http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 28 set 2006

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