n America sul comodino degli alberghi, si trova una copia della Bibbia. Da qualche anno, in quelli più importanti, anche un libro di Josif Brodskji, un uomo convinto che la poesia come le automobili, può portare lontano, perché è uno straordinario acceleratore mentale, e il poeta è lanimale più sano, lunico che riesca a fondere il mondo razionale con il mondo intuitivo.
Josif Brodskji nasce a S. Pietroburgo il 24 maggio del 1940. Il padre Alexandr era ufficiale della Marina sovietica con la passione per la fotografia. Una passione che diventò un mestiere-ripiego, quando, a causa dellorigine ebraica, sopraggiunse il prepensionamento, perché lantisemitismo stava diventando dottrina di stato. La madre Maria Volpert, durante la guerra lavorò come traduttrice nei campi di lavoro per prigionieri tedeschi, e finì per fare la contabile.
S. Pietroburgo e quel quotidiano fatto di diversità consapevole, coltivata dalla sua famiglia, in un Paese in cui la regola era essere uguali, daranno il ritmo al suo destino. Una città sospesa, lontana, affollata dodori, ricordi, densa di personaggi letterari, e mai dimenticata, ritrovata in Venezia, in una sorta di trasposizione fisica e letteraria, di cui ci lascerà la descrizione in Fondamenta degli incurabili, attraverso un inimitabile gioco di specchi.
È quella città, insieme con una capacità di raccogliere tutto quello che si sospendeva sulla retina, ad averlo reso grande. Sia la fotografia sia la poesia colgono frammenti di vissuto, ma se la prima coglie lattimo, la superficie, la seconda guarda alleterno. Incoraggiato dalla madre, aveva abbandonato la scuola a quindici anni, incominciò a studiare da autodidatta e a comporre le prime poesie.
Lapprezzamento dellAchmatova e leco delle sue letture in molti accorrevano per ascoltare la sua indimenticabile voce nasale, capace di sollevare le parole e farle danzare lo rendono inviso al Potere Sovietico. Accusato di fannullaggine sociale, processato, nel 1972 fu costretto a emigrare negli Stati Uniti, dove diventò cittadino americano nel 1977. Lì insegnò in diverse università, svolgendo contemporaneamente una vasta attività di pubblicista e poeta. Nel 1991-1992 fu nominato Poet Laureate degli Stati Uniti. La prima persona che volle incontrare, una volta arrivato in Occidente, fu Auden, lunico che a suo parere, potesse sedersi sullEnciclopedia Britannica. Della sua condizione desule moderno, sospeso nel tempo, nello spazio, ci resta il discorso daccettazione al premio Nobel per la Letteratura, ricevuto nel 1987, pubblicato in Dallesilio.
Il problema su cui ruota limpianto della sua vasta e coerente opera è riuscire a far accettare, non solo percepire, la cultura, e nello specifico la poesia come vettore per la comprensione della realtà.
Ma soprattutto chiarire, in modo definitivo, che lestetica è la madre delletica. Che uno sguardo incapace di riconoscere la simmetria delle cose è anche incapace di essere giusto. Lamore per Austen, Frost, Achmatova, Cvetaeva (lunica con cui avesse deciso di non competere per il suo tono tragico inarrivabile), la capacità di rimettersi in discussione attraverso le parole e la loro plasticità rendono la sua attività unopera darte pienamente compiuta. La possibilità di scrivere in russo, poesie, e in inglese, saggi, anche se scrisse in inglese unelegia dal titolo Lowell per rendere omaggio alla memoria del poeta, e di mantenere intatta anche nella traduzione italiana il sottile estetismo della sua mente, lo rendono ineguagliabile. Una parola modulare la sua, come se le due lingue che usava non facessero altro che intersecarsi e comprendersi, quasi a lenire quella lontananza che lesilio aveva tracciato in maniera definitiva.
Un uomo che riconosceva come unica divinità la lingua. Tutto il resto, corpo compreso, una trappola, capace di una fissità innaturale, una corazza per la parola, parola che in lui risuonava come unonda.
Morto il 28 gennaio del 1996 a Brooklyn ha trovato finalmente riposo a Venezia.
Raccolte tradotte in italiano:
Fermata nel deserto, a cura di G. Buttafava, Milano, Mondadori, 1979
Poesie 1972- 1985, a cura di G. Buttafava, Milano, Adelphi, 1986,
Fuga da Bisanzio, trad. G. Forti, Milano, Adelphi, 1987
Il canto del pendolo, trad. G. Forti, Milano, Adelphi, 1987
Dallesilio, Milano, Adelphi, 1988
Fondamenta degli incurabili, trad. G. Forti, Consorzio Venezia Nuova, 1989, e Adelphi, 1991
Marmi, trad. Fausto Malcovati, Milano, Adelphi, 1995
Poesie italiane, a cura di S. Vitale, Milano, Adelphi, 1996
Dolore e ragione, trad. G. Forti, Milano, Adelphi, 1998
Discovery, una poesia per bambini, con illustrazioni di V. Radunskij, testo italiano di A. Molesini, Milano, Mondadori, 1988
A cura della Redazione Virtuale
12 luglio 2001
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