nnio Flaiano nasce a Pescara nel 1910, ma nel 40 si trasferisce a Roma dove resterà per tutto il resto della vita. Appena trasferito, pur essendo iscritto alla facoltà di architettura, comincia la sua attività di giornalista, in special modo come critico letterario e cinematografico.
Comincia nella capitale la parte più interessante e feconda della sua esistenza: frequenta il Caffè Aragno dove conosce Cardarelli, Pannunzio, Brancati, De Feo, Savinio; sono gli anni della sua presa di coscienza profondamente antifascista, elaborata in un cenacolo letterario molto fertile.
In questo periodo diventa redattore de «Il Mondo» di Pannunzio su cui tiene la rubrica Diario notturno, i cui articoli saranno poi raccolti nel libro omonimo. Sviluppa una formazione di impronta liberale non solo in antitesi col fascismo, ma anche in aperta polemica sia col PCI che con la DC subito dopo la guerra.
Nel frattempo matura la sua profonda affezione per Roma a cui rimane sempre legatissimo.
Comincia ben presto anche la sua attività di soggettista e sceneggiatore cinematografico che va aumentando di anno in anno, ma che poi in qualche modo successivamente sconfessa dichiarando di avervi aderito soprattutto per motivi economici. In questo ambito lavorerà molto con Federico Fellini (Luci del varietà, Lo sceicco bianco, Otto e mezzo, I vitelloni, La strada, Le notti di Cabiria, La dolce vita, Giulietta degli spiriti) e con Antonioni (La notte)
Ininterrotto, a partire dal 1939 l interesse per il teatro di cui scrive a più riprese su «Oggi» di Benedetti e Pannunzio e su «Europeo», mostrando particolare attenzione al teatro davanguardia, come il Living Theatre e le performances di Carmelo Bene.
Proprio come autore di teatro esordisce nel 1946 con La guerra spiegata ai poveri, poi nel 1957 vengono messi in scena altri atti unici umoristici come La donna nellarmadio e Il caso Papaleo nel 1960. Dello stesso anno è anche la versione teatrale di Un marziano a Roma, racconto omonimo del 1954.
Come narratore esordisce nel 1947 con Tempo di uccidere, opera in controtendenza rispetto allimperante neorealismo dellepoca: si tratta in pratica dellunico romanzo di Flaiano, a meno che non vogliamo intendere romanzo anche Melampus. Successivamente egli infatti scriverà solo racconti (Una e una notte, 1959; Il gioco e il massacro, 1970) o addirittura notazioni diaristiche (il già citato Diario notturno del 1956). Intanto è diventato un uomo di cinema, tanto è vero che anche il suo Melampus sarà trasposto in opera cinematografica da Ferreri (si tratta del film La cagna), dando risonanza a quella che viene riconosciuta come la sua opera più felice.
Nel 1971 vengono raccolti in Un marziano a Roma i suoi lavori teatrali: lultima opera teatrale da lui scritta viene messa in scena poco prima della sua morte , avvenuta nel 1972 a Roma: si tratta di La conversazione continuamente interrotta, in cui la struttura drammaturgica è spezzata in una serie di sequenze contrassegnate da un dialogo senza possibile conclusione tra tre personaggi: un regista, un poeta e uno scrittore, tutti proiezioni dellautore e della sua crisi creativa.
Nel 72 esce anche Le ombre bianche, raccolta di elzeviri carichi di satira di costume.
Intanto ancora lavora, fino alla fine, alla produzione diaristica: nel 1973, lanno successivo alla morte, viene pubblicato La solitudine del satiro che raccoglie articoli pubblicati sul «Mondo» e sul «Corriere della sera» insieme a scritti vari, parzialmente inediti, raccolti dallautore come I fogli di Via Veneto.
Ancora postume le seguenti opere: Autobiografia del blu di Prussia (1974), Diario degli errori (1976), Un bel giorno di libertà (1979). Lettere e Nuove lettere damore al cinema (1978-1990).
A cura della Redazione Virtuale
Milano, 04 Settembre 2006
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