NATALIA GINZBURG, DALL'INTIMO NEOREALISMO A UNA NARRAZIONE CONCRETA E VIVA, SPECCHIO DI UN'ESISTENZA SOFFERTA.

ITALIALIBRI - RIVISTA MENSILE ONLINE DI LIBRI ITALIANI, BIOGRAFIE DI AUTORI E RECENSIONI DI OPERE LETTERARIE


Natalia Ginzburg (1916-1991)



il conflitto tra una scelta letteraria — testimonianza di una forte e profonda presenza culturale — e la ricerca di una scrittura femminile, dotata di caratteri propri, diretta espressione di sensibilità e prospettive mai indagate dall’interno — perciò aliene dal passato storico — ad animare l’intenso e inedito legame novecentesco delle donne con la letteratura. Un ambito nel quale Natalia Levi Ginzburg spicca come una delle voci più autorevoli. L'autrice ha scritto opere letterarie e teatrali che le hanno conferito un ruolo di primo piano tra i letterati del nostro Novecento, passando dall’intimo neorealismo dei primi romanzi alla narrazione concreta e viva del suo mondo e delle sue esperienze, riflessi di un’esistenza sofferta.

Benedetto Croce definiva l’autobiografia come la "malattia europea" che ha prodotto la crescente femminilizzazione della letteratura, cioè il diffuso ricorso allo sfogo personale. Ma la scrittura, intesa come spazio nel quale esprimere se stessi, si scontra in maniera sensibile con la vita e l’opera di Natalia Ginzburg, la quale ha sempre cercato con insistenza di allontanarsi dai canoni della letteratura femminile, manifestando la volontà di scrivere "come un uomo", in modo che le sue frasi fossero per il lettore una continua e perenne frustata. Se leggiamo Il figlio dell’uomo, scritto nel 1946, avvertiamo nell’utilizzo della prima persona plurale un alienarsi da quella che si definisce l’egoarchia, la supremazia dell’io narrante. Quando le leggi razziali del 1938 la privarono, perché ebrea, del suo nome, Natalia nel confino abruzzese di Pizzoli firmò il suo primo romanzo, La strada che va in città, con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, frutto dell’unione del nome della figlia con quello di un paese vicino a Pizzoli: un’obbligata e dolorosa alienazione dalla propria soggettività.

vversità, persecuzioni, tragedie e morti segnano drammaticamente la vita di Natalia Ginzburg, ma la sua forza vince l'abbandono e la disperazione.

Natalia Levi nasce a Palermo il 14 luglio1916 da famiglia ebraica di origine triestina. Il padre, Giuseppe Levi, professore universitario, e i suoi tre fratelli verranno imprigionati e processati per antifascismo. Trascorre a Torino l'infanzia e l'adolescenza in uno stato di profonda emarginazione, che la induce a trovare una fonte di evasione proprio nella scrittura. Così Natalia, compagna di strada di Cesare Pavese negli anni '30, inizia assai presto a scrivere, e a diciotto anni pubblica il suo primo racconto, I bambini, sulla rivista «Solaria».
Nel 1938 sposa Leone Ginzburg (col cui cognome firmerà in seguito tutte le sue opere), docente universitario di letteratura russa e collaboratore di Giulio Einaudi nella casa editrice fondata nel 1933. Dal '40 al '43 vive in un paesino dell'Abruzzo, dove il marito, dirigente della cospirazione antifascista clandestina, è stato mandato al confino. Qui scrive il suo primo romanzo La strada che va in città, pubblicato nel 1942, con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, a causa delle leggi razziali.
Dopo la morte del marito — ucciso nel carcere di Regina Coeli dai fascisti nel febbraio del '44, pochi mesi prima dell'arrivo degli alleati a Roma — ritorna a Torino, dove riprende a lavorare per la casa editrice Einaudi, presso la quale segue peraltro i primi passi di Italo Calvino. Nel 1947 il suo secondo romanzo, È stato così, vince il premio "Tempo".
Nel '50 sposa l'illustre critico e studioso di letteratura inglese, Gabriele Baldini, docente di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra. Quindi inizia per Natalia Ginzburg il periodo di più ricca fioritura letteraria. Nel 1952 pubblica Tutti i nostri ieri; e nel 1957 al volume di racconti, Valentino, viene assegnato il premio Viareggio. Durante un soggiorno a Londra, dove il marito dirige L'Istituto Italiano di Cultura di Belgrave Square, scrive Le voci della sera (1961). Nel '62 esce la raccolta di saggi Le piccole virtù; e nel '63 vince il premio Strega con Lessico famigliare. Nel '69 rimane nuovamente vedova.
Negli anni Settanta, non solo vengono pubblicate le raccolte di saggi Mai devi domandarmi ('70) e Vita immaginaria ('74), il romanzo Caro Michele ('73) e il racconto Famiglia ('77); ma escono anche due raccolte di commedie teatrali (alcune delle quali di notevole successo scenico e filmico), Ti ho sposato per allegria e altre commedie ('70), e Paese di mare e altre commedie ('73).
Nel 1983 viene eletta al Parlamento, come indipendente nelle liste del Pci. Sempre nello stesso anno grande successo ottiene la ricostruzione storica su La famiglia Manzoni; a cui nel 1984 segue l'ultima sua opera romanzesca, il romanzo epistolare La città e la casa. Muore a Roma tra il 6 e il 7 ottobre 1991. (D.M.)
Il ritorno alla normalità, effetto della caduta del fascismo, significò per lei, non più violentata nelle sue origini, il desiderio di rafforzare e indurire il suo animo, temprarsi, imparare nuovamente a utilizzare i pronomi personali per la loro reale valenza evocatrice. Il figlio dell’uomo fu declinato al plurale perché l’autrice non ritenne che la parola “io” fosse capace di esprimere il dolore e la sofferenza di una nazione e di una generazione, appena risorti dall’incubo della guerra. Per natura piuttosto ritrosa a svelarsi, incline alla semplicità espositiva e tendenzialmente amante delle immagini rispetto alle lungaggini discorsive, la Ginzburg, come ogni scrittore, visse un rapporto complesso con la propria soggettività, prima rifiutata con orrore e repulsione poi successivamente padroneggiata, grazie a un accostamento graduale, da lei stessa definito «notturno» e «a passo di lupo». L’"io" più intimo e doloroso in Lessico famigliare è obliato, ridotto a un’immagine estemporanea e, allo stesso tempo, significativa: Leone Ginzburg, ricordato attraverso un ritratto appeso nell’ufficio di Giulio Einaudi. L’adozione di questa tecnica narrativa manzoniana testimonia il suo orrore per l’autobiografia e gli scritti di memoria, velati, in questo caso, dal fluire del racconto e dalla percezione universale del ricordo. Si tratta di una scrittrice che non ammette le mezze misure, considerata da molti, e a torto, illusionisticamente semplice, ma capace di accreditare la verità — la più autentica delle testimonianze — attraverso la funzione “io”, un equilibrio complesso, raggiunto solo dai grandi della letteratura. (L.A.)

Nell'autunno del 2001, in occasione del decimo anniversario della scomparsa dell'autrice, a cura di Margaret Collina, Italialibri ha pubblicato un breve articolo dal titolo L'attività letteraria di Natalia Ginzburg.

Bibliografia

LA STRADA CHE VA IN CITTÀ, 1942 come Alessandra Tornimparti
È STATO COSI,
1947
VALENTINO,
1951
TUTTI NOSTRI IERI,
1952
LA MADRE,
1957
SAGITTARIO,
1957
LE VOCI DELLA SERA,
1961
LE PICCOLE VIRTÚ,
1962
LESSICO FAMIGLIARE,
1963
TI HO SPOSATO PER ALLEGRIA,
1966
FRAGOLE E PANNA,
1966
LA SEGRETARIA,
1967
L'INSERZIONE,
1968
MAI DEVI DOMANDARMI,
1970
PAESE DI MARE,
1972
CARO MICHELE,
1973
PAESE DI MARE, E ALTRE COMMEDIE,
1973
VITA IMMAGINARIA,
1974
FAMIGLIA,
1977
BORGHESIA,
1977
LA FAMIGLIA MANZONI,
1983
LA CITTÀ E LA CASA,
1984
L'INTERVISTA,
1988
SERENA CRUZ, O LA VERA GIUSTICA,
1990
É DIFFICILE PARLARE DI SÉ,
1999 - a cura di Cesare Garboli e Lisa Ginzburg

A cura della Redazione Virtuale

Milano, febbraio 2000
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Anonimo, Rieti, 6/11/'04

Ho letto il libro lessico familiare e devo dire che è molto bello perché il racconto nasce dal vero, non dall'immaginazione.


Maria Lo Bianco, Palermo, 6/11/'04

In "Caro Michele" l'autrice, una delle madri della letteratura italiana contemporanea, racconta tristezze e tentativi di una generazione, quella degli anni settanta, alle prese con scelte e sentimenti difficili da vivere, complessi da sviscerare. E lo fa rendendo proprio l'atmosfera tipica dell'epoca recentemente passata (ma ancora così viva e forse un pochettino attuale nelle stesse mode, in certi slanci sociali e politici, nel ricordo presente e analizzato), quella atmosfera stanca, cupa, un poco intimista, forse pur nelle vicende pubbliche ma soprattutto personali. La penna di Natalia Ginzburgh allontana da sé il lessico familiare per interpretare quello più scevro e nevrotico di una generazione cattiva e mal tollerante, severa e fragile. Da ricordare anche il bel film con Mariangela Melato sempre brava, espressiva e toccante.


Valeria Luce, Buenos Aires (Argentina), 26/09/'04

Ciao, ho bisogno da fare un commento di Valentino in rapporto con: -altre opere -all'autore -all'epoca in cui fu composta (1957) perche studio la lingua e sto adesso facciando un lavoro. MI PUOI AIUTARE??! tante grazie!!! :D aspeto risposta!


Laura, Chieti, 26/09/'04

Natalia è stata una donna davvero fantastica,sia come persona che come autrice.L'ho sempre ammirata e spero di diventare,un giorno,emozionante e brava come lei.


Elena, Roma, 1/09/'04

A me colpiscono molto i libri di N. Ginzburgh per lo loro semplicità e schiettezza..... tuttavia ho trovato la lettura di "Lessico Familiare" alquanto noiosa, essendo questo libro (per me) piuttosto ripetitivo e caratterizzato dalla presenza di troppi personaggi...


Ortensia51, 23/06/'04

Il primo libro che ho letto è stato Tutti nostri ieri. Il mio primo libro, il primo romanzo della mia vita, dopo i vari Piccole donne Pinokkio etc... (allora usavano questi). Non credo dunque di poter essere obiettiva, poiché il rapporto che mi lega ai libri di N. Ginzburg è soprattutto di nostalgia e amore. Amo più di ogni altro "Le voci della sera" e "Lessico familiare", ogni tanto ne riprendo uno in mano e torno bambina....


Anonimo, 26/05/'04

Il libro di natalia non mi è piaciuto molto, è noioso, confusonario e ha troppi personaggi!!!


Anonimo, 04/04/'04

Difficile non essere tentati dal leggere tutti insieme i libri di Natalia Ginzburg. Tutti in una volta, come una grande storia rimasticata in cui i personaggi, sempre gli stessi, nascono muioiono, rinascono e si reincarnano mescolandosi tra realtà malcelate e fantasie ben custodite. Con calma, con tranquillità, con una grande e sorniona ironia precisa e allo stesso tempo come semplicemente nebulizzata qua e là, tra le parole, la scrittura di Natalia è anche una inesauribile scuola di costruzione narrativa, dalla quale non si finisce davvero mai di imparare. Preziosa Natalia.


Michael Mathys, Svizzera, 20/02/'04

Ho conosciuto Natalia Ginzburg al liceo, a 17 anni suppergiù. Abbiamo letto in classe "E' stato così". Più tardi, ne ho letti ancora parecchi. Trovo che i testi di Natalia Ginzburg sono ideali per quelli che studiano l'italiano; d'una parte, il linguaggio non è troppo difficile e permette anche di imparare un vocabolario di base per le conversazioni quotidiani. D'altra parte, i suoi libri, soprattutto quelli di "le piccole virtù" e di "Mai devi domandarmi", contengono molte idee interessanti. Siccome Natalia Ginzburg è una scrittrice moderna, credo che i lettori di oggi possono facilmente identificarsi con lei e capire le sue attitudini verso la vita.


Andrea, 06/01/2004

Ho finito da poco di leggere "Lessico famigliare".Mi é subito sembrato un libro piuttosto noioso e ripetitivo, ma più andavo avanti e più si faceva interessante, forse perché cominciava a parlare maggiormente della vita esterna alla casa, durante un difficile e pesante periodo storico.


Anonimo, Alessandria, 26/11/2003

Ho finito da poco di leggere "Lessico familiare" e diciamo pure che l' ho trvato piuttosto noioso e ripetitivo. Secondo il mio punto di vista questo é il libro meno emozionante della scrittrice.


Cristhiane Souza Chagas (cristhchagas@yahoo.com.br), St. José do Rio Preto (Brasile), 7/11/'03

Secondo me, Natalia Ginzburg è, e sempre sarà, una bella e buonissima scritrice. Me piace molto La strada che va in città. In questa opera, lei lascia vivere tutte noi donne del mondo con i nostri sogni e temori.


Caterina Gasparri, Macerata, 16/10/'03

È bravissiama ha unostile diretto e concreto adoro Le Piccole Virtù


Maria Salzano (gesalza@tin.it), Volla (Na), 12/10/'03

Leggendo "Lessico famigliare" mi è sembrato di entrare ospite della famiglia Levi.Riflettendo sul linguaggio, quel lessico "familiare", quasi un codice criptico per gli astranei, ma così piemo do significato per coloro i quali legavano alla parola un momento particolare della loro infanzia, della loro vita. Mi è venuto da pensare e da riflettere su tutte quelle parole "storpiate" che vengono dette in famiglia, e che arricchiscono il lessico familiare come testimonianza di un passato molto personale e privato che non può essere inteso da nessun altro e che deve essere tramandato per più generazioni.


Micael Zeller, Milano, 9/08/'03

Dovendo effettuare una scelta per un'antologia scolastica ho scelto "Il figlio dell'uomo", "Le piccole virtù". Sono profondamente commosso dalla malinconia del suo discorso, e anche di più dal suo stile, incredibilmente semplice, concreto, con esprime in modo totale l'autenticità e l'intelligenza dell'autrice. Credo che possa essere per i giovani un grandissimo esempio di onestà intellettuale.


Pietro Rocco (pietro.rocco@tin.it), Caserta, 14/07/03

Quando sento parlare di ciò che è utile o meno riprendo il brano Vita collettiva (da "e' difficile parlare di sé"). Quando sento salire dal mio inconscio il volto dei miei genitori, quando risale l'immagine della mia casa , quando imprimo nella mia mente lo sguardo delle mie figlie e di mia moglie ritornano nelle mie orecchie i brani di "Lessico famigliare".


Anonimo, 26/05/03

Mi piace rileggere ogni 3 4 anni lessico famigliare e ogni volta riscopro nuove sensazioni. l'unica tristezza è che tutti quei personaggi non ci sono più.


Anonimo, Milano, 04/05/03

Ho letto anch'io lessico familiare e ho trovato che sia un libro difficile e alquanto noioso perché non ha una storia.poteva fare di meglioooooo


Maria Melli (mariamelli@libero.it), Reggio Emilia, 29/03/03

Ho letto diverse volte "Lessico famigliare" di N. Ginzburg ed ogni volta ho trovato aspetti sempre nuovi legati non solo all'autrice ma anche ai miei rapporti con le persone care che hanno riempito la mia esistenza. Il ricordo attraverso le frasi del quotidiano rende presente e vivo anche chi nel mondo non c'è più.


Valentina Menghi (tina_menghi@yahoo.it), Morbegno (So), 17/01/2003

Trovo che sia in assoluto la miglior rappresentante dei sentimenti famigliari. Quando leggo i suoi romanzi riconosco in ogni personaggio qualcuno che conosco, un famigliare ,un amico ecc.. Lo spirito libero ed aperto che trasmette dalle sue parole mi ha insegnato ad essere una vera donna, una vera compagna, una vera madre.


Lavinia Capogna (laviniacapogna@tiscali.it), Roma, 27/01/2003

Natalia Ginzburg è stata una delle migliori scrittrici italiane insieme all'amica Elsa Morante. Donna schiva, non amante della celebrità trovò nella scrittura, dopo l'immane tragedia della morte del marito, il grande intellettuale Leone Ginzburg torturato dai nazisti a Regina Coeli a Roma,la forza di risollevarsi. Insieme a Pavese, suo amico, Calvino, Pasolini ed altri fu tra quegli scrittori che seppero dar voce alle speranze della Resistenza e che denunciarono il malgoverno democristiano. I personaggi della Ginzburg hanno un loro pudore, una riservatezza, una delicatezza che li rende affini a quelli di Cechov ma anche una forza morale e una capacità di essere autentici. Per questo, io penso, la scrittrice torinese, sarà tra gli autori italiani che saranno letti da molte generazioni a venire.


Monica Prandi, Savona, 18.11.2002

Ho terminato ieri sera la lettura del libro "Lessico Famigliare".Posso solo dire, senza tanti rigiri di frasi, che è un libro scritto con semplicità e tenerezza.Per questo è bello. Sarà un testo destinato a rimanere vivo nella mia memoria, proprio per questa sua straordinaria umiltà


Terry Mosca, Gragnano (Na), 04/11/2002

Io ho letto un solo libro di Natalia Ginzburg, Lessico Famigliare, ma l'ho trovato interessante e toccante. Natalia è dotata di un'intelligenza e di una forza d'animo fuori del comune, una donna di spirito che ha dovuto sostenere molteplici ruoli:quello di moglie e vedova due volte, di madre tre, di figlia, di scrittrice e di antifascista. Dunque esprimo la mia più grande ammirazione per questa donna unica che dovrebbe essere presa a modello di vita.


Ilaria Ginocchio (gasper88@libero.it), Genova, 04/11/2002

Ho letto il libro della Ginzburg "Lessico Famigliare" e mi è piaciuta molto questa storia (vera) ambientata fra i primi anni trenta e i primi anni cinquanta. Un consiglio per tutti, LEGGETELO.


Michael Dokich (mikedokich@yahoo.com), San Diego (California), 13.06.2002

Sono medico veterinario e all'inizio degli anni novanta ho cominciato a studiare la lingua e cultura italiana. Le opere di Ginzburg li trovo molto interessanti da leggere, soprattutto adoro il suo stile dimesso e semlice. Leggendo i suoi libri ho imparato l'italiano e le sono grato per avermi fatto conoscere la vita italiana della gente ordinaria.Vivamente consiglio agli studenti stranieri di leggere le opere della grande scrittrici italiane. Sono fiero di dire che ho imparato ad amare l'Italia con grande maestra


Harvey Sollberger (hsollberger@ucsd.edu), San Diego (California), 17.11.2001

Le opere di Natalia Ginzburg sono molto importanti per me. All' inizio degli miei studi della lingua italiana, ho letto "Famiglia". Per uno che impara la lingua, gli scritti della Ginzburg non sono fuori gioco, è possibile leggerli prima di molti altri (piu complicati) libri italiani. Allo stesso tempo, la Ginzburg proietta una sensibilità insieme molto italiana e molto umana. Per esempio, vedi la sua ultima commedia, "Intervista", che presenta tre persone tipiche degli anni ottanta in Italia, nelle cenere degli Anni di Piombo, cosi per dire. Le opere di Natalia Ginzburg m'aiutano a vivere e comprendere la vita. Tante grazie a lei.


Melissa Uni, Fidenza (Parma), 07.09.2001

Per me Natalia Ginzburg riesce a escprimemere mediante le sue parole concetti molto profondi come l'affetto, l'antifascismo, e la vita durante il periodo razzista trattati nel libro"LESSICO FAMIGLIARE".


Nicoletta Ferretti (antares8@freemail.it), Lugo (Ravenna), 11.07.2001

"Lessico familiare" è il "mio libro". Quello che periodicamente devo rileggere, che ogni volta è come se fosse la prima volta che lo leggo, che mi fa sorridere, ridere e commuovere sempre, quello che consiglio a tutti di leggere! Ad ogni pagina è come se facessi parte di quella famiglia che, come Natalia, osservo apparentemente distaccata!


Marzio Maria Cimini (mauriziocimini@interfree.it), Perscara, 02.06.2001

Mi chiedo sempre come sia possibile non amare Natalia Ginzburg, una delle più fiorenti ed importanti scrittrici del secolo appena lasciato.Ho letto ogni singola parola da lei scritta, ponderando su ognuna di essa, e sempre più mi convinco che sia lei la più brava. Natalia Ginzburg sta per essere dimenticata: il suo pensiero ed il suo scriver sono troppo difficili x l'odierna società; fate che cio nn avvenga, battetevi (come me) per questo.


Antonella Siragusa (anto@crea-amada.it), Torino, 21.03.2001

Natalia Ginzburg, della quale ho letto ogni rigo che scrisse, credo di poter dire mi sia stata maestra di vita: ho imparato ad apprezzare la sua cifra stilistica ruvida, priva di fronzoli e profondamente onesta. Mi ha insegnato a rivalutare la mia città, Torino che è stata anche la sua e forse per questo mi sento tanto vicina a lei. Dal suo libro Lessico famigliare che ho amato più d'ogni altro in assoluto, e che leggo ogni volta che mi sento sola, ho tratto spunto per andarmi a leggere tutto quanto trovavo sui vari personaggi che lo animano, e anche in questo le sono debitrice in quanto ho scoperto un mondo a me sconosciuto, ho potuto apprezzare le opere di Pavese, per esempio, autore al quale mi ero avvicinata alla scuola superiore con enorme senso di fatica e noia. Ho un solo rimpianto: non aver trovato il coraggio di andare a Roma e chiederle di conoscerla personalmente.


Rossella Zanon (zrossella@hotmail.com), Treviso, 14.12.2000

La scrittura della Ginzburg, il ritmo, il lessico, la costruzione della frase, è simile a una chiaccherata. le opere della ginzurg, articoli, romanzi, novelle, commedie possiedono un fascino e un calore straordinario, per il fatto, semplice e straordinario per uno scrittore intellettuale, di farti compagnia. e' un tenere compagnia lieve, leggero, discreto e divertente.




http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Sab, 12 ago 2006

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