CURZIO MALAPARTE, LA PIU' BELLA PENNA DEL FASCISMO, FU INTOLLERANTE DI OGNI IDEOLOGIA E SCHIERAMENTO

ITALIALIBRI - RIVISTA MENSILE ONLINE DI LIBRI ITALIANI, BIOGRAFIE DI AUTORI E RECENSIONI DI OPERE LETTERARIE


Curzio Malaparte (1898-1957)


AUTORI A-Z
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
Z

OPERE A-Z
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
Z



«Un parlatore squisito e un grande ascoltatore pieno di tatto ed educazione»
(Eugenio Montale a proposito di Curzio Malaparte)

Malaparte e i Bonaparte. Da un pamphlet letterario Kurt Erick Suckert scelse lo pseudonimo di Curzio Malaparte e mai pseudonimo fu più appropriato. Curzio Malaparte cambiò “parte” frequentemente, tanto da essere considerato da molti un voltagabbana a causa delle diverse scelte ideologiche che intraprese. Dal repubblicanesimo al fascismo, dall’antifascismo al comunismo e in ultimo alla conversione verso il cattolicesimo.

Personaggio complesso, come solo l’intelligenza può essere. Incoerente, stravagante ma allo stesso tempo dotato di una gran logica e una grande passione. Uomo di gran gusto, dai gesti paradossali e bizzarri come sono tutti i “maledetti toscani”.

Uno degli scrittori italiani più indipendenti del XX secolo, «la più bella penna del fascismo» lo definì Piero Gobetti.

Malaparte, di padre tedesco e madre italiana, nacque a Prato il 9 Giugno 1898.

All’età di sedici anni si arruolò nella legione garibaldina per combattere in Francia fino al 1915 quando, entrata l’Italia in guerra contro l’Austria, si trasferì nell’esercito italiano. Dopo aver aderito al partito fascista e aver partecipato alla Marcia su Roma, aver amministrato case editrici come quella de «La Voce», Malaparte si staccò dal fascismo, non intravedendovi più quella speranza di rivoluzione sociale che lo aveva portato a seguirne gli ideali.

Nel 1933 venne allontanato da «La Stampa» di Torino proprio a causa del carattere individualista che emergeva dai suoi scritti. Sono gli anni infatti in cui pubblica La rivolta dei santi maledetti (1921), un romanzo confessione sulla guerra che vede nella Roma corrotta il principale nemico da combattere. E sono anche gli anni in cui ne Tecnica del colpo di stato, pubblicata prima in Francia nel 1931 e solo nel 1948 in Italia, Malaparte attacca profondamente sia Hitler che Mussolini, attacchi che gli valsero cinque anni di confino sull’isola di Lipari.

Tecnica del colpo di stato venne considerata, sia dalla sinistra che dalla destra, come un invito a una conquista violenta del potere attraverso il rovesciamento dello Stato, mentre Malaparte nella prefazione all’edizione italiana, sosteneva al contrario che fosse negli intenti un’ analisi tecnica per la difesa dello Stato.

Su intervento di Galeazzo Ciano, Malaparte potè ritornare alla scrittura lavorando come inviato del «Corriere della Sera». Aldo Borrelli, direttore del giornale aveva allora due straordinari corrispondenti di guerra, Dino Buzzati e Curzio Malaparte.

Giornalista e scrittore dunque, Malaparte fu da sempre un uomo profondamente libero. Una libertà di pensiero e di espressione necessaria alla scrittura, una libertà che avrebbe permesso di arrivare alla verità. Che fosse quella della letteratura o della cronaca.

Cita così la prefazione dello stesso scrittore a Kaputt: «Speriamo ora che i tempi siano nuovi realmente e non siano avari di rispetto e di libertà agli scrittori: poiché la letteratura italiana ha bisogno di rispetto non meno che di libertà…» ... «mi si consenta di ricordare che io appartengo al numero di coloro, che hanno pagato con la prigione e con la deportazione nell’isola di Lipari la loro libertà di spirito il loro contributo alla causa della libertà».

Kaputt (1944) e La Pelle (1949) sono i romanzi che Malaparte scrisse in seguito alla sua esperienza di corrispondente di guerra sul fronte francese, finlandese e russo durante la Seconda Guerra Mondiale.

Altre corrispondenze dalla Francia e dalla Russia sono raccolte in opere quali Il sole è cieco (1947) e Il Volga nasce in Europa (1943).

Malaparte, la furia italiana del dopoguerra, uno stile dannunziano e proustiano, mantenne di questi ultimi scrittori le immagini barocche e lo stile sontuoso, per denunciare, scandalizzare, provocare, diventare la coscienza politica dei popoli vinti.

Diari giornalistici che conservano l’iconicità e la visionarietà del romanzo, romanzi “veristi” che mostrano mondi di degradazione e di miseria. Atrocità da resoconti-reportage con uno stile decadente ed espressionista che gli permettono di creare quel meraviglioso orrore che contraddistingue le sue opere.

Ne La pelle leggiamo infatti: «Oggi si soffre e si fa soffrire, si uccide e si muore, si compiono cose meravigliose e cose orrende, non già per salvare la propria anima, ma per salvare la propria pelle. Si crede di lottare e di soffrire per la propria anima, ma in realtà si lotta e si soffre per la propria pelle. Tutto il resto non conta».

Malaparte venne a sapere della caduta di Mussolini e del Fascismo quando ancora si trovava in Finlandia. Venne arrestato e imprigionato a Regina Coeli dove chiese la stessa cella che aveva avuto nel 1933. Non ci restò a lungo, fu presto di nuovo arruolato come ufficiale di collegamento tra l’esercito italiano e le truppe alleate.

Ma il suo spirito inquieto non smise mai di abbandonarlo. Dopo essere stato un lungo periodo, dal 1947, a Parigi, e aver omaggiato Proust con Du côté de chez Proust (1948), nel 1957 partì alla volta della Russia di Stalin e della Cina di Mao Tse Tung. Sono gli anni della malattia polmonare che lo costrinsero a rientrare in Italia dove si spense il 19 luglio 1957 alle 15.48 nella Clinica Sanatrix di Roma.

L’originalità di Malaparte è dunque quella di aver perfezionato un naturalismo alla Zola, per le descrizioni così aderenti alla realtà, a uno spiccato autobiografismo, che in qualche modo lo inserisce nella corrente di scrittori quali Proust o Céline, che seppur profondamente diversi tra loro, partivano anch'essi dall'esperienza di vita vissuta per trascenderla e trasformarla in opera d’arte.

In un commovente articolo pubblicato su «La Stampa» il 30 Dicembre 2002, Igor Man, salutando Leonardo Mondadori, ricorda attraverso l’altrettanto famosa conversione dell’editore, quella più lontana di Malaparte, che il giornalista aveva avuto modo di conoscere. Quello che emerge da questo articolo è la conferma che nonostante l’avvicinamento alla religione Malaparte aveva mantenuto l’ironia e il cinismo di sempre riuscendo a non provare alcuna vergogna per un suo nuovo desiderio di piangere e pregare. «Non fare il bischero – mi disse - ….Quando si sta bene si piange meglio. Ora che sto male, e male assai con questa tbc che mi mangia vivo, ora, credimi è più difficile». «Più difficile cosa?» dissi mortificato. «Piangere, pregare» disse. Quando Malaparte mi diceva tutto questo, non era più nella camera 34, lo avevano trasferito nella 32. “Per essere più vicino al montacarichi dei morti” diceva volgendola in burletta».

Mai, Malaparte, perse il suo temperamento, mai abbandonò il suo cinismo così profondamente impastato di dolore e così ferocemente lucido.

Restano di lui, non solo le sue opere ma anche una meravigliosa villa che si era fatto costruire a Anacapri (isola di Capri) e che, stravagante fino all’ultimo, lasciò in eredità al governo della Repubblica Popolare Cinese.

Opere principali

Narrativa
Avventure di un capitano di sventura, 1927
Sodoma e Gomorra, 1931
Fughe in prigione, 1936
Sangue, 1937
Donna come me, 1940
Il Volga nasce in Europa, 1943
Kaputt, 1944
Don Camaleo,1946
Il sole è cieco, 1947
La pelle, 1949
Storia di domani, 1949
Maledetti toscani, 1956
Racconti italiani, 1957

Poesia
L'Arcitaliano, 1928,
Il battibecco, 1949

Teatro
Du côtè de chez Proust - Das Kapital, 1951
Anche le donne hanno perso la guerra, 1954

Saggistica
La rivolta dei santi maledetti, 1921·
Le nozze degli eununchi, 1922
L'Europa vivente, 1923·
Intelligenza di Lenin, 1930
Technique du coup d'état, 1931
I custodi del disordine, 1931
Deux chapeaux de paille d'Italie, 1948
Due anni di battibecco, 1955
Io, in Russia e in Cina, 1958
Mamma marcia, 1959
L'inglese in Paradiso, 1960
Benedetti italiani, 1961
Viaggio fra i terremotati, 1963
Diario di uno straniero a Parigi, 1966

A cura della Redazione Virtuale

Milano, 18 aprile 2003
© Copyright 2001-2002 italialibri.net, Milano - Vietata la riproduzione, anche parziale, senza consenso di italialibri.net





Novità in libreria...




Per consultare i più recenti commenti inviati dai lettori
o inviarne di nuovi sulla figura e sull'opera di
Curzio Malaparte

|
|
|
|
|
|
|
I quesiti
dei lettori




I commenti dei lettori


I nuovi commenti dei lettori vengono ora visualizzati in una nuova pagina!!

Peter Schleuss, Winterthur (Svizzera), 3/11/'04

I have read many books about the sacond world war. I read about millions of people being killed, of destroyed cities and families. I wonder why I stayed so cool. After having read Malapartes description of a dying horse in Romanania and of hundreds of frozen heads of horses in a lake in Finnlandia I could no more find sleep, because I became fully aware what war is.


Victor Coda, Mar el Plata (Argentina), 25/09/'04

Per me e uno grande scrittore e giornalista , sono affascinato por la sua vita,e el suo tempo,mi piace molto,Personaggio complesso,culto,ma non tropo simpatico per tutto il mondo


Otto Fonz (ottofonz@libero.it), Napoli, 26/02/'04

Potrei cominciare dicendo, che il mio non sarà ne vuole essere un giudizio. Potrei, da visuale qual sono dire che mi ha affascinato una foto, del nostro, ritratto in bianco e nero con una scimitarra in una mano (sx-se la foto non è stata invertita) ed una katana (almeno così sembra) nell'altra. Credo che questi oggetti saettanti fossero l'immagine che volesse dare di se...Leggendo il libro poi, (Battibecchi-Florentia-1993) ho potuto confermare quest'impressione. Il risultato è che adesso non riesco a non considerarlo un maestro/esempio da seguire (senza isterismi sia ben inteso!), un cervello ed un corpo allenato alla mobilità (al viaggio virtuale e fisico!), ricezione e reazione a quanto avveniva (tanto e molto "ingrovigliato") nella sua epoca. Se questo mio, ha come scopo quello di incuriosire un possibile lettore a scoprire l'autore in questione, allora non esito un momento a consigliarlo, con una avvertenza però, necessaria: non avere pregiudizi, lasciare che le lettere si articolino in parole, concetti ed emozioni, senza "firewall o antivirus"(per dirla in termine "mediale")...cosa ahimè molto difficile nella nostra epoca di opinionisti, professori e redattori, dove dire qualcosa fuori dal cerchio, senza tessere o ammiccamenti vari, senza arrivismo ma solo lucido, scintillante talento, è subito censito d'arroganza e poca umiltà.


Martin Welschmann (welsch100@hotmail.com), Gorizia, 27/09/'03

La sua peculiarità di non sposarsi (in senso politico) con nessuno quando di spose ce ne erano tante (erano, evidentemente, altri tempi) lo fece corteggiato ed abile a prestarsi per manipolazioni, non credo, disinteressate. Il suo singolare senso di narcisismo (un elemento di originalità) contribuì a renderlo un personaggio.


Calogero Rotolo (rotolo@cli.di.unipi.it), Pisa, 29/05/03

Malaparte riesce a portarci in quel posto che il tempo e' riuscito fin ora a celare alle nostre giovani generazioni. Disegna il tutto con lucidita' estrema, anche quando libera la sua fantasia metaforica e visionaria. E' sicuramente un uomo che ha visto il lato piu' oscuro di se stesso negli atti del genere umano intero.




http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Mer, 31 gen 2007

Autori | Opere | Narrativa | Poesia | Saggi | Arte | Interviste | Rivista | Dossier | Contributi | Pubblicità | Legale-©-Privacy