Alessandro Manzoni, il primo romanziere dell'Italia moderna

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Alessandro Manzoni (1785-1873)

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lessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785, dal conte Pietro, un uomo di mediocre cultura, ricco possidente del contado di Lecco e da Giulia Beccaria, figlia del giurista Cesare Beccaria, uno dei più illustri rappresentanti dell’Illuminismo lombardo, l’autore de Dei delitti e delle pene. In realtà — secondo un’ipotesi oggi comunemente accettata — Manzoni ebbe come padre naturale Giovanni Verri, che fu amante della madre. I genitori del Manzoni si separarono quando egli era ancora molto giovane. Per questo motivo dovette trascorrere l’infanzia e la prima giovinezza, fino al 1801, in collegi di padri Somaschi (prima a Merate, poi a Lugano) e Barnabiti (a Milano), dove ricevette un’educazione classica, ma subì anche l’arido formalismo e la regola tipica di quegli ambienti.

Quando uscì dal collegio aveva sedici anni e idee razionaliste e libertarie. Si inserì presto nell’ambiente culturale milanese del periodo napoleonico, strinse amicizia con i profughi napoletani Cuoco e Lomonaco, frequentò poeti già affermati e noti come Foscolo e Monti. Trascorse questo periodo lietamente, tra il gioco e le avventure galanti, ma dedicandosi anche al lavoro intellettuale e alle composizioni poetiche: l’esempio più illustre è rappresentato dal poemetto Trionfo della libertà. Deluso dal giacobinismo scrisse sonetti e idilli, il più maturo dei quali sembra essere Adda (1803).

L’anno successivo terminò la stesura di quattro Sermoni: Amore a Delia, Contro i poetastri, Al Pagani, Panegirico a Trimalcione, composizioni satiriche ricche di echi pariniani e alfieriani. Nel 1805 lasciò la casa paterna e raggiunse la madre a Parigi. Carlo Imbonati, compagno della madre dopo la separazione, era ormai morto. In suo ricordo, Manzoni scrisse un carme in 242 versi sciolti, intitolato In morte di Carlo Imbonati. Egli non aveva mai avuto un rapporto stretto con la madre, ma tra loro si creò ben presto una affettività intensa, che fu destinata a cambiare la vita dello scrittore. A Parigi frequentò ambienti intellettuali popolati da personaggi come Cabanys, Thierry, Tracy, di posizioni liberali e forte rigore morale. Il rapporto più importante, però, per Manzoni fu quello stretto con Claude Fauriel: attraverso un fitto scambio epistolare durato qualche anno, a poco a poco, questi divenne per il giovane Manzoni un importante punto di riferimento nella sua attività di scrittore.

A Parigi, il contatto con ecclesiastici di orientamento giansenista incise anche sulla conversione religiosa. Sul suo ritorno alla fede cattolica, Manzoni mantenne sempre un certo riserbo e, per questo motivo, è quasi vano tentare di ricostruirne le fasi interiori. Dovette essere importante l’influsso della giovane moglie, Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere ginevrino, conosciuta a Blevia sulle colline bergamasche. Anche la Blondel subì un rivolgimento interiore significativo: sotto la guida dell’abate genovese Eustachio Degola, si avvicinò al cattolicesimo e fece battezzare col rito romano la primogenita Giulia Claudia, convincendo il marito, in seguito, a risposarsi con rito cattolico. Precedentemente, infatti, il loro matrimonio era stato celebrato con rito calvinista. È da dire che, in Manzoni, la conversione si accompagnò al primo manifestarsi di certe crisi nervose, che poi lo angustiarono per tutta la vita.

Nel 1810 lo scrittore lasciò Parigi per tornare definitivamente a Milano. La sua visione della realtà era ormai completamente improntata al cattolicesimo. Il mutamento si ripercosse anche sulla sua attività letteraria: smise di comporre versi dal tono classicheggiante, (l’ultimo esemplare rimane Urania, un poemetto del 1809) per dedicarsi alla stesura degli Inni sacri ( 1812-1815), che aprirono la strada ad una successiva produzione di stampo romantico, oltre che storico e religioso.

Una volta tornato in Italia, poi, Manzoni condusse la vita del possidente, dividendosi tra la casa milanese e la villa di Brusuglio. La sua esistenza fu dedicata allo studio, alla scrittura, alle intense pratiche religiose, alla famiglia che, nel frattempo, diveniva numerosa. Fu vicino al movimento romantico milanese e ne seguì tutti gli sviluppi (un gruppo di intellettuali si riuniva a discutere a casa sua), ma non partecipò mai, direttamente, alle polemiche con i classicisti e declinò l’invito a partecipare al «Conciliatore».

Anche nei confronti della politica ebbe un atteggiamento analogo, di sinceri sentimenti patriottici e unitari, seguì con entusiasmo gli avvenimenti del 1820-1821, ma non vi partecipò attivamente e non venne colpito dalla dura repressione austriaca che ne seguì. Sono questi gli anni di più intenso fervore creativo, in cui nacquero le odi civili, la Pentecoste, le tragedie (Il conte di Carmagnola, Adelchi), le prime due stesure de I promessi Sposi (inizialmente intitolato Fermo e Lucia), oltre alle Osservazioni sulla morale cattolica, al Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, ai saggi di teoria letteraria sulle unità drammatiche e sul Romanticismo.

Con la pubblicazione de I promessi sposi nel 1827, si può dire concluso il periodo creativo di Manzoni. Successivi tentativi lirici, come un inno sacro sull’Ognissanti, rimangono incompiuti. Manzoni tese sempre più a rifiutare la poesia considerata “falsa” rispetto al “vero storico e morale”. Conseguentemente, approfondì interessi filosofici, storici e linguistici. L’amicizia con Claude Fauriel venne sostituita da quella con Antonio Rosmini, un filosofo cattolico, che presto divenne la sua guida spirituale. Negli anni della maturità, la vita di Manzoni fu funestata da crisi epilettiche, una serie interminabile di lutti (la morte della moglie, della madre, di parecchi dei figli) e dalla condotta dissipatrice dei figli maschi. Nel 1837 si risposò con Teresa Borri Stampa, che morì poi nel 1861.

Scrivendo nel 1842 Storia della colonna infame, Manzoni evita qualsiasi spunto narrativo, rimettendo in questo modo al lettore, posto di fronte alla crudezza di quanto accaduto, ogni giudizio. Il saggio è una cronaca asciutta e distaccata dei fatti che si svolsero intorno al processo ai presunti untori che ebbero la sfortuna di essere accusati di aver propagato la peste che sconvolse Milano nel XVII secolo

Ormai lo scrittore era divenuto un personaggio pubblico, nonostante il suo atteggiamento sempre schivo e appartato. Durante le Cinque giornate, nel 1848, seguì con vigore gli eventi politici, pur senza parteciparvi attivamente e diede alle stampe Marzo 1821, per anni tenuta nascosta. Quando il regno d’Italia si ricostituì nel 1860, fu nominato senatore. Pur essendo profondamente cattolico, era contrario al potere temporale della Chiesa, e favorevole a Roma capitale. Nel 1861, infatti, votò a sfavore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, come tappa intermedia verso Roma. Nel 1872, dopo la conquista della città da parte delle truppe italiane, ne accettò la cittadinanza onoraria, con scandalo degli ambienti cattolici più retrivi. Negli anni della sua lunga vecchiaia fu circondato dalla venerazione della borghesia italiana, che vedeva in lui non solo il grande scrittore, ma anche un maestro, una guida intellettuale, morale e politica. Soprattutto il suo romanzo fu assunto nella scuola con tale funzione.

Morì a Milano nel 1873, a ottantotto anni, nella casa di via del Morone, in seguito a una caduta che gli aveva provocato gravi sofferenze per due mesi. Gli furono tributati solenni funerali, alla presenza del principe ereditario Umberto. Verdi gli dedicò la sua Messa da Requiem al primo anniversario dalla morte. Fu sepolto nel cimitero monumentale della città.

A cura della Redazione Virtuale

Milano, 27 novembre 2001
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Vincenza, Bari, 2/11/'04

Secondo me è inutile ribadirlo Manzoni è davvero un grande ...sembrera stupido dirlo ma io sono un amante di questo meraviglioso poeta ...giuro studierei Manzoni continuamente ogni giorno senza alcun problema ... cmq ciao a tutti e scusatemi se non l'ho fatto prima ....


Sarah, Roma, 31/10/'04

Cara Marlene forse nn ho la fortuna di avere una prof. brava come la tua pero', sinceramente la trama de "I promessi sposi", non e' male pero' devo dire che in alcune parti si sofferma troppo sulle descrizioni dei paesaggi lasciando poco spazio all'imaginazione.


Paolo, Andria (Bari), 29/10/'04

E' un grande!!!!!!! E' lui insieme a molti altri che ha fatto progredire questo mondo!!!!! E' espressa in lui quella che è L'UNITA' italiana prima dell'indipendenza! cosa che a quanto pare sembra avere poco significato oggi!


Francesco, 17/10/'04

Personalmente ridimensionerei l'opera del Manzoni in quanto egli fu sì valente scrittore,ma esempio di arte asservita al potere, al regime ed espressione di una volontà demagogica di rabbonimento paternalista ed ipocrita di masse che, a ragione, insorgevano. molto più autentico e conforme alla mia concezione della scrittura l'opera del Foscolo e del Leopardi che in modo differente hanno comunque interpretato un forte sentire, emozioni straordinarie, e che hanno espresso un senso di disagio e di estraniazione dal mondo che è più che mai attuale per la persona dotata di sensibilità e profondi sentimenti.


Roberto, Napoli, 14/10/'04

Un ragazzo senza un educaziona ne materna ne paterna,uscito da collegi barnabiti e somasch riesce a comporre opere di così grande valore e a diventare uno scrittore di grande fama sia nel 800 che nel odierno 2004. La sua opera,I promessi sposi,è un'opera dal valore inestimabile e incredibile come gran parte delle altre.


Marlene Ghisoli, Domodossola (Verbania), 14/10/'04

Ciao!a me i promessi sposi piacciono molto sopprattutto perché abbiamo una profesoressa che li spiega molto bene e non mi stancherei mai di sentire le sue spiegazioni.Secondo me dovrebbero imparare tutti la storia di questi due giovani sposi...


Marzia Pasta, Taranto, 13/10/'04

Penso che sia un autore valido la sua tattica ossia la sua ironia sottile nel scrivere induce ai lettori curiosità. il suo modo di scrivere(espediente letterario) fa si che tutti lo apprezzino....ma non vi pare che quest'uomo con tutti i suoi broblemi sia riuscito ad andare avanti con forza? non molti lo apprezzano...in prima persona dico che è un pò pesantuccio...ma in fin dei conti chiunque si appassionerebbe di lui...anche se ormai ne abbiamo abbastanza di renzo e lucia!


Sam, 5/10/'04

Ciao!! volevo solo dire che sappiamo tutti che Manzoni è un grande però perché se vogliono farci imparare qualcosa da lui ci propinano sempre il solito romanzo che ormai conosciamo tutti?!? Forse se cambiassero opera a Manzoni si appassionerebbe anche alta gente e non solo i fans dei promessi sposi.CIAO CIAO


Luna, Salerno, 1/10/'04

Manzoni? Ma xké ci propinano sempre la stessa roba? A scuola sono secoli che ci propinano "I promessi sposi"..capisco che è un bel romanzo ma non si potrebbe cambiare un po? Non credo che manzoni abbia scritto SOLO quello...


Maria, Imola (Bo), 13/09/'04

Sembra incredibile riuscire ad amare due autori profondamente diversi e sicuramente inconciliabili quali Manzoni e Leopardi.. ma credo che in molti ci riescano, ed io sono fra questi. Devo dire che di Manzoni apprezzo soprattutto I promessi sposi, e ciò fin dall'infanzia. Ho letto e riletto questo stupendo romanzo e lo trovo profondo, commovente, a tratti ironico e sicuramente comico, insomma completo! A volte dico che sono una scuola di vita, e scherzo solo fino ad un certo punto... Sono d'accordo con la lettura obbligata che se ne fa alle scuole superiori e spero si continuerà su questa linea, anche se è vero che di capolavori, per fortuna, noi italiani ne abbiamo da vendere.


Lavinia Cupello, Roma, 13/07/'04

Inizialmente quando la mia professoressa mi ha assegnato i promessi sposi da leggere per le vacanze non ero entusiasta ma poi quando l'ho iniziato ho scoperto un altro romanzo, diverso da quello che tutti definiscono "un classico monotono",bensì un libro ricco di colpi di scena e per certi versi anche ironico!


Adolfo Griffo (giuliolucianogriffo@hotmail.com), Salerno, 04/05/'04

Alessandro Manzoni è stato il poeta per me più significativo del XIX secolo perchè è stato uno di quei poeti che ha appoggiato il romanticismo basandosi sui sentimenti.Ha inoltre scritto una poesia dedicata a un altro grande uomo che sintitola "il 5 maggio" e che parla di questo grande uomo.Nella vita il poeta non l'ha mai lodato come gli altri ma nell'ora della morte dell'imperatore ha espresso un solenne giudizio


Anonimo, Palermo,11/02/'04

Ciao!!! Volevo solo esprimere la mia opinione su Manzoni: sinceramente i PROMESSI SPOSI non mi sono piaciuti più di tanto inizialmente, ma a poco a poco ho imparato ad apprezzarli. Il mio scritto preferito di Manzoni rimane comunque il 5 MAGGIO che ricordo a memoria dalla quinta elementare (vado alle superiori) e che credo non scorderò mai!!!! Ciao


Silvia Daddiego (salvatoredaddiego@virgilio.it), San Salvo (Chieti), 12/11/'03

Leggendo il famosissimo romanzo dei "Promessi Sposi" ho imparato molto non per quanto riguarda la storia lì per sé,ma per tutta una storia di lingua italiana che esso contiene...interessantissimi alcuni versi parlati che per noi potrebbero sambrare assurdi ma che prima facevano parte della nostra lingua ufficiale...può sembrare noioso ma infondo il romanzo contiene tutto un suo mondo di storia e leggerlo incuriosisce e affascina...


Annamaria Pertosa (anna50@aquilone.fastwbnet.it), Milano, 22/10/'03

Desidererei che finalmente si dicesse la verità sulla conversione al cattolicesimo del Manzoni. E' infondata ed è stato dimostrato dal professor Cesare Secchi, la notizia che Manzoni si sia convertito a Parigi, nella chiesa di San Rocco. Un'indagine del professor Secchi, ha dimostrato che la chiesa di San Rocco, nel giorno dell'incoronazione di Napoleone, era chiusa di pomeriggio, dunque Manzoni non può esserci andato. Inoltre, assolutamente impossibile, per l'autore dei Promessi Sposi, percorrere a piedi un tragitto di quasi


Silvia, Milano, 31/05/03

Quello che ho scoperto studiando le tue opere è impossibile esprimerlo con le parole. credo che solo un grande uomo come te potrebbe soddisfare la mia sete di cultura. cosa darei per poter tornare indietro nel tempo e conoscerti perche il destino ci ha seperati? so che ci potremmo incontrare...solo in un'altra vita. riposa in pace...silvia


Gabriele Macorini (GVCatullo@fastwebnet.it), Milano, 15/05/03

Manzoni è un grande autore: "I Promessi Sposi" sono importanti dato che anticipano il verismo italiano, ma andrebbero eliminati come lettura obbligatoria per gli studenti, dato che nella letturatura italiana esistono tante altre opere da imparare e non solo i tre autori in croce che di solito si studiano.


NADJA ZONTA (NEW.BAGS@LIBERO.IT), Torino, 09/05/03

Egregio Alessandro Manzoni, vorrei tanto esprimerLe la mia gioia nel aver letto le sue eccezionali opere. Avrei voluto vivere in quel periodo e con immenso piacere avrei potuto conoscerLa di persona e dialogare con Lei. Sono certa che Lei era un uomo cosÏ infervorato per la sua grande Italia e un uomo di una perspicace e raffinata cultura. Una donna insieme a Lei avrebbe potuto avere il piacere nel riscoprire il proprio intelletto. La ringrazio per aver percorso una vita così profonda da deliziare ,nei secoli, l'animo dell'umanità.


Alessandra, 27/01/2003

Ciao Manzoni sono Alessandra, so che mi stai ascoltando dall'alto dei cieli dal tardo 22 maggio del 1873, ed é per quasto che volevo complimentarmi con te per il tuo stupendo capolavoro, I Promessi Sposi di cui mi sono innamorata fin dalla prima pagina in cui tu descrivi il ramo del lago di Como che bagna Lecco, il paese dei miei e tuoi affezionati protagonisti. Ritengo questo romanzo un qualcosa che ci lega, un qualcosa per conoscerci, un qualcosa per capire il tuo carattere, il tuo stato d'animo. Ho compreso che sei una persona devota, come me, ma ora ti debbo lasciare, in quanto sopra mi dicono che debbo fare massimo 600 battute, ma volevo dirti di scusarmi per averti dato del tu. Ciao e riposa in pace lassù perché te lo meriti.




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