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Alberto Moravia (1907-1990)


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«Secondo me i privilegiati sono quelli che sia nel senso creativo, sia nel senso conoscitivo hanno a che fare con l’arte. Dico questo perché, nonostante una lunga vita piena di difficoltà di tutti i generi, alla fine mi considero un privilegiato per il fatto di essere un artista…».
[da Alberto Moravia - Alain Elkann, Vita di Moravia, Bompiani, Milano 1990]

er l’anagrafe Alberto Pincherle: il cognome Moravia è quello della nonna paterna – Alberto Moravia nasce il 28 novembre 1907 a Roma, in via Sgambati, da un’agiata famiglia borghese. Il padre, Carlo Pincherle Moravia, architetto e pittore, è di origine veneziana, mentre la madre, Gina de Marsanich, è di Ancona. Terzo di quattro figli (Adriana, Elena e Gastone, nato nel 1914), Alberto ha una «prima infanzia normale benché solitaria».

All’età di nove anni si verifica «il fatto più importante della sua vita», quello che l’autore stesso riteneva avesse inciso «sulla sua sensibilità in maniera determinante»: la malattia da cui non guarirà del tutto che verso i diciassette anni, lasciandolo leggermente claudicante. All’età di nove anni, infatti, Alberto si ammala di tubercolosi ossea, malattia dagli atroci dolori che lo costringe a letto per cinque anni: i primi tre a casa, e gli ultimi due nel sanatorio Codivilla di Cortina d’Ampezzo. Durante questo periodo i suoi studi (interrotti alla licenza ginnasiale, suo unico titolo di studio) sono irregolari. Tuttavia, legge innumerevoli libri, soprattutto i classici e i massimi narratori dell’Ottocento e del primo Novecento (Dostoevskij, Joyce, Goldoni, Shakespeare, Molière, Mallarmé, Leopardi e molti altri); scrive versi in francese e in italiano, e studia tedesco.

Dopo aver lasciato il sanatorio nell’autunno del 1925, durante la convalescenza a Bressanone, in provincia di Bolzano, dà inizio alla stesura de Gli indifferenti, che verrà pubblicato con gran successo nel 1929. La sua salute rimane fragile ed è costretto a vivere in alberghi di montagna passando da un luogo all’altro. Nel frattempo, tuttavia, entra in contatto con Corrado Alvaro, Massimo Bontempelli e la rivista «900», su cui pubblica nel ’27 la novella Cortigiana stanca.

Grazie al successo del suo primo romanzo, Moravia s’inserisce nell’ambiente letterario e giornalistico, e si intensificano le sue collaborazioni su riviste. Nel 1930 alla Consuma, presso Firenze, dove si stabilisce per due mesi, conosce Berenson e gli fa leggere Gli indifferenti.

Intanto il conflitto con il fascismo, iniziato in seguito all’uscita proprio di quel romanzo, si acuisce. Spinto dall’ansia d’evasione dal clima oppressivo del regime, inizia a viaggiare. Con vari articoli di viaggio, collabora dal 1930 a «La Stampa», allora diretta da Curzio Malaparte. Soggiorna a lungo in Inghilterra, dove conosce E. M. Forster, H. G. Wells, Yeats; e a Parigi, dove nel salotto letterario della principessa di Bassiano (cugina di T. S. Eliot), incontra Fargue, Giono, Valéry e il gruppo che si chiamerà «Art 1926».

Nel 1933 con Pannunzio fonda sia la rivista «Caratteri», di cui escono solo quattro numeri, sia la rivista «Oggi», l’attuale testata omonima. Nel 1935 una cattiva accoglienza è riservata al suo secondo romanzo, Le ambizioni sbagliate (censurato dal regime). Nello stesso anno passa a collaborare alla «Gazzetta del Popolo»; e si allontana dall’Italia dove la vita gli stava diventando difficile. Tra il ’35 e il ’36 è negli Stati Uniti, su invito di Giuseppe Prezzolini, che dirige la Casa Italiana della Columbia University di New York; qui tiene tre conferenze sul romanzo italiano, discutendo di Nievo, Manzoni, Verga, Fogazzaro, D’Annunzio. Dopo una breve parentesi in Messico, ritorna in Italia, dove in poco tempo scrive L’imbroglio (1937), libro di racconti lunghi con cui inizia la sua collaborazione con la casa editrice Bompiani.

Se si eccettua il viaggio in Cina nel ‘36, e il breve soggiorno in Grecia nel ’38 (dove ad Atene frequenta saltuariamente Montanelli), gli anni tra il 1933 e il 1943 sono per Moravia, che è ebreo per parte paterna, «dal punto di vista della vita pubblica, i peggiori della sua vita».

Per eludere il controllo e la censura del regime, che guarda con sospetto alla sua produzione narrativa, Moravia sceglie la strada dell’allegoria, dell’apologo, della satira e dell’analogia. Ne nascono i racconti surrealistici e satirici, I sogni del pigro (1940) e il romanzo La mascherata (1941). Ma quest’ultimo viene sequestrato alla seconda edizione e Moravia non può più scrivere sui giornali, se non con uno pseudonimo — quello di Pseudo. Sotto questo nome collabora spesso alla rivista di Curzio Malaparte, «Prospettive».

Nel 1941 sposa Elsa Morante, che ha conosciuto nel ’36 e con cui vive a lungo a Capri. Qui scrive Agostino, apparso con gran successo nel 1944. Dopo il matrimonio con la Morante, inizia per lo scrittore un periodo di fuga, latitanza e sbandamento: il suo nome è sulle liste della polizia fascista come «sovversivo».

Dopo l’8 settembre del ’43, fugge da Roma con la Morante e si rifugia a Fondi, in Ciociaria. «Fu questa la seconda esperienza importante della sua vita, dopo quella della malattia». E da quell’esperienza nascerà il romanzo La ciociara (1957). Nel 1944, durante l’occupazione tedesca, vengono pubblicati i racconti de L’epidemia e il saggio La Speranza, ovvero Cristianesimo e Comunismo. Dopo la liberazione, torna a Roma e riprende una fitta attività letteraria e giornalistica, collaborando a «Il Mondo», «L’Europeo», e al «Corriere della Sera». Su quest’ultimo giornale, tra l’altro, dagli anni Cinquanta fino alla morte, la presenza di Moravia sarà costante: con una fitta serie di réportages, riflessioni e racconti.

Nel dopoguerra inizia la sua fortuna letteraria e cinematografica. Dopo la pubblicazione de La romana (1947), escono i racconti lunghi La disubbidienza (1948), L’amore coniugale e altri racconti (1949) e il romanzo Il conformista (1951). Non solo, ma iniziano anche le traduzioni dei suoi romanzi all’estero e le realizzazioni di film tratti dai suoi racconti e romanzi: La provinciale (1952) con la regia di Mario Soldati, La romana (1954) di Luigi Zampa, Racconti romani (1955) di Gianni Franciolini, La ciociara (1960) di Vittorio de Sica, Agostino e la perdita dell’innocenza (1962) di Mauro Bolognini, Il disprezzo (1963) di Jean-Luc Godard, La noia (1963) di Damiano Damiani, Gli indifferenti (1964) di Francesco Maselli, Il conformista (1970) di Bernardo Bertolucci, Io e lui (1973) di Luciano Salce e così via via fino a L’attenzione di Giovanni Soldati (1985). Vanno ricordate, inoltre, le sceneggiature di Un colpo di pistola (1941) e Zazà (1943) di Renato Castellani, e le collaborazioni, nei primissimi anni del dopoguerra, a Il cielo sulla palude di Augusto Genina e a La freccia nel fianco di Alberto Lattuada.

Nel 1952 — anno in cui gli viene assegnato il Premio Strega per I racconti, appena pubblicati — tutte le sue opere sono messe all’Indice dal Sant’Uffizio.

L’anno successivo fonda a Roma, insieme con Alberto Carocci, la rivista «Nuovi argomenti», su cui scriveranno Jean-Paul Sartre, Elio Vittorini, Italo Calvino, Eugenio Montale, Franco Fortini e Palmiro Togliatti. Moravia dirigerà la rivista fino all’ultimo: dal ’66 insieme con Carocci e Pasolini, a cui si aggiungeranno Attilio Bertolucci e Enzo Siciliano; mentre a Milano, nel 1982, i direttori della terza serie saranno, oltre a lui, Siciliano e Sciascia.

Nel ’54 pubblica I racconti romani (cui viene assegnato il Premio Marzotto), il romanzo Il disprezzo e, su «Nuovi argomenti», il saggio L’uomo come fine, scritto fin dal 1946. Negli anni successivi scrive la prefazione al volume del Belli, Cento sonetti, al Paolo il caldo di Vitaliano Brancati e a Passeggiate romane di Stendhal. Nel ’57 comincia a collaborare all’«Espresso», su cui curerà una rubrica cinematografica: alcune di quelle recensioni nel 1975 saranno pubblicate nel volume Al cinema.

Negli anni Cinquanta Moravia si accosta anche alla scrittura teatrale e per il teatro scrive La mascherata e Beatrice Cenci. Frutto di un primo viaggio nell’Unione Sovietica, nel ’58 esce il saggio Un mese in URSS.

Dopo la pubblicazione nel ’59 dei Nuovi racconti romani, nel 1960 l’uscita del romanzo La noia (vincitore nel ‘61 del Premio Viareggio) segna nella sua carriera un successo simile a quello ottenuto con Gli indifferenti e La romana. Cresce così la sua fama di sottile indagatore della vita sessuale, di intellettuale impegnato a sinistra, di leader del mondo letterario romano, e la sua figura diviene sempre più bersaglio dei conservatori e dei conformisti. Negli anni successivi, poi, in virtù del suo giudizio sicuro su qualsiasi evento culturale, politico e sociale, Alberto Moravia diverrà una sorta di di maître à penser.

Nell’aprile del ’62 si separa da Elsa Morante, lascia l’appartamento romano in via dell’Oca e va a vivere in Lungotevere della Vittoria con la giovane scrittrice Dacia Maraini. In quello stesso anno escono sia Un’idea dell’India (a seguito del viaggio nel ‘61 in India, con la Morante e Pasolini), sia L’automa, il primo di tre volumi di racconti sul tema dell’alienazione, già apparsi sulla terza pagina del «Corriere della Sera». Seguiranno gli altri due volumi Una cosa è una cosa (1967) e Il paradiso (1970). Nel ’63 nel volume dal titolo L’uomo come fine e altri saggi raccoglie, invece, svariati saggi scritti a partire dal ’41. Dopo la polemica con Il Gruppo 63, nel ’65 pubblica L’attenzione, un esperimento di “romanzo nel romanzo”.

A partire dal ’66 — anno in cui in occasione del Festival del Teatro Contemporaneo viene rappresentato Il mondo è quello che è — Moravia si occupa sempre più di teatro. Con Dacia Maraini ed Enzo Siciliano fonda la compagnia teatrale «del Porcospino», che ha come sede il teatro di via Belsiana a Roma. Vi vengono rappresentate L’intervista, dello stesso Moravia, La famiglia normale di Dacia Maraini, Tazza di Enzo Siciliano e opere di Carlo Emilio Gadda, Wilcok, Strindberg, Goffredo Parise e Kyd. Per mancanza di fondi l’esperimento si interromperà nel ’68. Nel ’67 Moravia spiega le sue idee sul teatro moderno in La chiacchiera a teatro, pubblicata su «Nuovi argomenti». Sempre nel ’67 insieme a Dacia Maraini, si reca, oltre che in Giappone e in Corea, anche in Cina. Le sue corrispondenze per il «Corriere della Sera» vengono riunite nel volume La rivoluzione culturale in Cina, uscito nel 1968 — anno in cui, tra l’altro, Moravia viene contestato in diverse occasioni dagli studenti.

Dopo Il dio Kurt (1968), nel ’69 pubblica La vita è gioco, rappresentato nel 1970 al teatro Valle di Roma con la regia della Maraini. Con un intervento su L’informazione deformata commenta l’attentato dinamitardo alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano.

Dopo l’uscita del nuovo romanzo Io e lui e la pubblicazione del saggio Poesia e romanzo (1971), nel ’72 intraprende dei lunghi viaggi in Africa, da cui nascerà A quale tribù appartieni? (1972). Seguiranno altri due libri sull’Africa: Lettere dal Sahara (1981), una raccolta di articoli scritti tra il ’75 e l’81 come “inviato speciale” del «Corriere della Sera», e Passeggiate africane (1987).

Nel 1973 esce un nuovo libro di racconti (già apparsi sul «Corriere della Sera»), Un’altra vita, seguito nel ’76 da un’altra raccolta Boh. Nel 1978 esce il romanzo tanto atteso, a cui ha lavorato per ben sette anni, La vita interiore.

Quindi, nel 1980, dà alle stampe la raccolta di saggi Impegno controvoglia, mentre il romanzo 1934 e la raccolta di fiabe Storie della Preistoria escono nel 1982, anno in cui fa un viaggio in Giappone, fermandosi a Hiroshima. A tal riguardo, per l’«Espresso» farà tre inchieste sul problema della bomba atomica. E proprio sull’incubo della bomba atomica e sul dissidio tra la cultura umanistica e quella scientifica è centrato il romanzo edito nell’85, L’uomo che guarda.

Nel 1983 esce la raccolta di racconti La cosa, dedicata a Carmen Llera, la sua nuova compagna, una donna spagnola di quasi quarantasette anni più giovane di lui, che sposerà nel 1986, suscitando grande clamore. Tra il 1984 e il 1989 è deputato al Parlamento europeo, eletto come indipendente nelle liste del Pci.

Sul «Corriere della Sera» nel 1984 inizia una corrispondenza da Strasburgo, il Diario europeo. Nell’86 pubblica in volume, L’angelo dell’informazione e altri scritti teatrali, L’inverno nucleare (a cura di Renzo Paris) e il primo volume delle Opere (1927-1947), a cura di Geno Pampaloni. Il secondo volume delle Opere (1948-1968), a cura di Enzo Siciliano, uscirà nel 1989. Nel 1987 dà alle stampe Il viaggio a Roma, e nel 1990 La villa del venerdì e Vita di Moravia, scritta assieme a Alain Elkann. Il 26 settembre 1990, alle nove del mattino, Alberto Moravia muore nella sua casa di Roma.

Postumi escono, nel 1993, Romildo (a cura di Enzo Siciliano), una prima raccolta di racconti rimasti sepolti nelle pagine dei quotidiani e delle riviste, cui è seguito nel 2000 un secondo volume, Racconti dispersi.

A dieci anni dalla morte, una serie di articoli giornalistici, di incontri ed iniziative, di tipo editoriale e non, ha ricordato Alberto Moravia.

Sulle pagine del «Corriere della Sera», il 6 settembre 2000, Antonio Debenedetti pubblica in prima pagina un articolo dal titolo: Dieci anni dopo. Quegli amici smemorati di Moravia, e accende così nei giorni successivi un’interessante discussione, in cui sono intervenuti molti degli amici dello scrittore romano.

Negli articoli Una specie di porcile con un'anima, e Il ricordo dei Mosillo, la Redazione Virtuale de «La Libreria di Dora» fornisce alcune testimonianze dirette sul soggiorno di Moravia a Fondi insieme alla Morante.

In esclusiva per «ItaliaLibri», Roberta Simonis, editrice della rivista internazionale «Sahara», rievoca un incontro fortuito con Alberto Moravia, durante uno dei suoi viaggi di studio nello Yemen del Sud, tra il dicembre 1989 e gennaio 1990.

Paolo Di Paolo, autore affascinato dalle sfaccettate tematiche della memoria, a quindici ann dalla morte dello scrittore, nell'articolo Tornare a Moravia rivisita le pagine dei quotidiani e l'abbondante saggistica pubblicata negli anni intorno alla figura e all'opera di Alberto Moravia, alla ricerca di una risposta all'interrogativo che inquieta ogni scrittore degno di questo titolo: come avviene che un personaggio tanto amato in vita possa venire così presto dimenticato?

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Marcello Simeone, Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 10/11/'04

Ragazzi vi siete mai posti perché di Moravia si parla così poco? Molti autori della sua epoca descrivono il modo di vivere la vita, una vita triste e scura, ma parliamo chiaro le loro opere anche se sono molto belle non ci fanno sentire partecipi del loro dolore o dei loro sentimenti, inceve Alberto Moravia ci pone delle problematiche in cui noi stessi incosapevolmente ci imabbattiamo, ci adetriamo nella sua epoca e tentiamo di capire cosa vuole dirci l'Augusto Autore vivendo la suo opera. Credo che molti pochi Autori ci fanno sentire cosi..ci fanno amre la poesia.. chi è del mio parere mi faccia sapere.. grazie


Leo Tagarelli, Noicattaro (Ba), 8/11/'04

Grazie a Moravia ti sarò per sempre grato per le tue opere scritte in modo fantastico


Emily, Fosses (Francia), 21/10/'04

Nous sommes en italien en train d'etudier ce super auteur , voila ...


Giovanni Basile, Ogliastro Cilento (Salerno), 16/09/'04

Moravia è certamente lo scrittore che più sa comunicare con estrema chiarezza l'intricato mondo dei sentimenti. Ogni sua opera ci appartiene perché spesso ci si trova immedesimati nei suoi personaggi flagellati dal difficile compito di vivere la vita. Per qualsiasi scrittore deve essere visto come un modello a cui aspirare pur sapendo che la sua genialità ed il suo stile sono irripetibili ed inarrivabili.


Ed Mack, Forestburgh (NY - U.S.A.), 3/08/'04

Per favore, guarda la traduzione of Moravia da Italiano a English. Phew! Egads!


Chiara, Brescia, 10/06/'04

Ho frequentato la quinta superiore e tra qualche giorno avrò gli esami di maturità.Non conoscevo particolarmente Moravia se non per la lettura di Agostino.Quando il mio professore mi ha consigliato di approfondirlo per presentarlo al'esame sono rimasta affascinata tanto dalle sue opere quanto dalla sua vita movimentata.Non posso che ringraziare Moravia per i suoi bellissimi scritti e il mio professore per avermi consigliato di conoscere questo autore.


Valeria (eric.mantovani@bluewin.ch), 9/06/'04

Mi piace Moravia da anni ed ho letto quasi tutti i suoi libri. Non saprei dire nello specifico cosa mi colpisce di lui e del suo modo di scrivere, perché ciò che mi cattura lo trovo nel tutto dei suoi romanzi. Assolutamente completi. Scritti in maniera perfetta dal punto di vista linguistico e introspettivi. Davvero mi riesce difficile riassumerlo in poche righe ma mi andava di scrivere qui quanto mi piace. E' senza dubbio il mio autore preferito.


Marcello Simeone (marcellosimeone@virgilio.it), Santa Maria Capua Vetere (Ce), 3/06/'04

Alberto moravia è un 'autore che mi ha caolpito in particolar modo,tanto che vorrei portarlo all'esame, ma purtroppo ho gli stessi problemi di tiziati mi servirebbe un po di poetica e un collegamento con il miracolo economico...grazie


Tiziana Sicuranza (tizianasicuranza@yahoo.it), Napoli, 18/05/'04

Sn una giovane studentessa prossima alla matirità linguistica e devo dire ke i temi trattati da Moravia mi hanno subito colpita.I suoi messaggi sociali conducono sulla via della riflessione,aiutano... Ps:avrei bisogno di qualche notizia specifica:la sua poetica,da quali autori prende spunto e differenze cn altri autori suoi contemporanei.(Ne ho bisogno per la tesina)Sarei molto grata a chi volesse aiutarmi.


Sonia Pagnotta (lexmar@jumpy.it), Vibo Valentia, 31/03/'04

Qualcuno saprebbe dirmi qualcosa in più su"la vita interiore"di moravia? ho letto già altri libri e amo tantissimo il suo modo di scrivere!


Ilaria, 20/03/'04

Ho letto il disprezzo e la noia...Ciò che mi ha colpito è stata l'estrema chiarezza dell'autore, la capacità ormai rara di dire "pane al pane e vino al vino" che gli è costata l'esilio...


Linda Marret, Ajaccio, 24/02/'04

Je viens de finir " l ennui" de Moravia et j en suis encore toute boulversee commemt un auteur peut il nous faire entrevoir les vrais sentiments d un homme auquel on ne peut qu eprouver de la pitie et de la colere pour son amour pour Cecile. Un livre emouvant, magnifique, le plus beau que j ai lu MERCI MORAVIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Serena Li Calzi, Caserta, 20/02/'04

Moravia è stato uno dei più grandi romanzieri di tutto il 900.Il suo modo di scrivere incanta,persuade anche il più ignorante. Appassiona a tal punto da non riuscire a distogliere l'attenzione da un qualsiai suo libro.E' stato un grande uomo,un grande romanziere,ma soprattutto colui che mi ha insegnato molto sulla vita di tutti i giorni.


Studentessa, 30/11/'03

Riccardo Alessi ti volevo rispondere perché con quella tua fuoriuscita alquanto digustosa mi hai fatto capire che di letteratura non ci capisci niente.Non solo non hai saputo coglire il contenuto del "Libro degli indifferenti", ma non sei capace nemmeno di fare un commento degno del grande Moravia. Hai paragonato un libro a te stesso e quello che é venuto fuori é niente perché non sai ciò che scrivi né tanto meno ciò che leggi. La prossima volta ti consiglio allora di comprarti una rivista di moto forse quella la capisci.


GopalakrIishnan Rajagopalan (rgk98@hotmail.com), Chennai (Madras), 12/09/'03

Avevo letto "Racconti Romani" (nell' italiano) trent'anni fa e mi e piaciuto molto. Avevo anche tentatolo tradurre nel Tamil. Oggi, visitando il Suo website, ho avuto occasione per leggere brevemente sulla vita del grande scrittore.


Damiano Vinci (damian5@tiscali.it), Quartucciu (Ca), 30/06/03

Ho appena finito di leggere "Gli Indifferenti", ne devo parlare al mio colloquio per l'esame di maturità, l'8 luglio. Sapere che possano esistere persone di questo tipo, che si accorgono della meschinità di cui è costituito il mondo che ci circonda, mi fa stare meglio. Si,perché secondo me Gli Indifferenti è ancora molto attuale. Chi non l'ha ancora letto farebbe bene a farlo al più presto... E'davvero fantastico...


Emanuela Stecchi (emanueline@inwind.it), Rovigo, 15/06/03

ho letto la noia....solo un grande come moravia poteva descrivere in modo così "reale" i sentimenti, le emozioni e gli agiti del protagonista principale.


Giancarlo Narsilio, 03/06/03

Il massimo risultato dell'autocritica borghese


Matteo Ottaviani (mm@jumpy.it), Sora (Frosinone), 18/05/03

La migliore opera indiscussa di Moravia è senza dubbio,secondo me, "GLI INDIFFERENTI".


Mehraj Aliyev (Mazero2079@yahoo.com), Baku (Azerbaigian), 05/04/03

Mi piace "Gli indifferenti". Moravia è uno scrittore straordinario, meraviglioso e davvero un intellettuale "testimone del suo tempo".


Amedeo Trippi (amox@snowboard.com), Lugano (Svizzera), 13/01/2003

Amo come Moravia riesca a descrivere così perfettamente le persone e le cose nei suoi libri...


Antonella, Campobasso, 16/12/2002

Egli è uno scrittore incantevole e l'opera che mi ha piu colpito è "La donna leopardo"


Federica (feiva@virgilio.it), 16.09.2002

...più leggo i suoi libri e le sue interviste, più credo che sia uno scrittore straordinario e un uomo senza pari...scoprire le sue opere è stato come scoprire un pò me stessa...


Iolanda Zara (ayeyegvnn@libero.it), Ispra, 16.04.2002

Devo dire che "La ciociara" di Moravia mi ha stretto il cuore... Avvolge e commuove chi lo sta leggendo.


Luigi Carrino (monrai@inwind.it), Napoli, 1.03.2002

Moravia coniuga splendidamente sociologia e psicologia descrivendo da un lato la crisi di valori e di ideali della società borghese, dall'altro i drammi individuali dei vari personaggi sino a scendere .. Il linguaggio é scorrevole (vd. ad esempio "Agostino") ed appassiona il lettore, nonostante qualche diffidenza iniziale.


Luis Acero (lacero2001@yahoo.com), Mississauga, Ontario, Canada, 23.09.2001

Alberto Moravia me gusta mucho en sus Racconti Romani y Nuovi Racconti Romani. He tratado de leer otras cosas y me gusta menos. Lo que me gusta en sus Racconti son sus personajes naifs. Lo releo con gusto en italiano.


Francesca Ferro (numa_4@excite.it) Lattarico, Cosenza, 02.07.2001

La donna leopardo è il sesto libro di Moravia che leggo. Come gli altri cinque anche questo è un regalo che faccio a me stessa quando sono stufa della realtà che mi circonda e voglio immergermi in un mondo nuovo, meraviglioso. Già perché i libri di Moravia sono proprio questo: piccoli mondi, piccole storie, piccoli personaggi che riescono a farti provare grandi emozioni.


Riccardo Alessi (Riccardoalessi@hotmail.com) Palermo, 28.05.2001

Se non moriva di morte naturale lo avrei ammazzato io con un colpo di "gli indifferenti" in Testa


Silvia Messina (silvia@italialibri.net) Milano, 30.03.2001

«Ci sono bambini tonti, ottusi, insensibili. Ci sono quelli che sono molto sensibili, ipersensibili. Quelli ipersensibili possono diventare dei disadattati; ma possono anche diventare degli artisti» (Moravia). Ho letto La vita interiore sul treno che da Roma mi riportava a Milano: un viaggio nel viaggio, meraviglioso volgare intreccio di sensibilità esagerata e meschina. Ne sento la nostalgia ancora...




http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 19 ott 2006

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