seudonimo di Dino Segre, Pitigrilli nacque a Torino il 5 maggio del 1893; figlio dellebreo David Segre, un ex ufficiale dellesercito, e di Lucia Ellena, appartenente a una antica famiglia di contadini cattolici. Allinsaputa del padre, fu battezzato nel 1897 da Lucia: Dino, un giorno, le chiese a quale animale appartenesse la pelliccia del cappotto che stava indossando, e lei rispose: «E di petit gris, di piccolo scoiattolo».
Quel nome gli piacque e cominciò a firmare i suoi versi con litalianizzazione di petit gris; Pitigrilli. Indeciso se percorrere la strada della pittura o quella della scrittura, scelse la seconda.
«Se non fossi uno studente, risponderei Amalia Guglielminetti. Ma poiché lo sono dico: Dante Alighieri». Interrogato dal titolare della cattedra di Letteratura sul miglior poeta italiano di tutti i tempi, fece il nome della Guglielminetti: poetessa e scrittrice affermata, anticonformista, spregiudicata, nota anche per la storia damore che ebbe con Gozzano e per il suo salotto, luogo di ritrovo della Torino colta. Informata delleccentrica risposta dello studente, Amalia invitò Pitigrilli a prendere il tè e fu subito battezzato efebo biondo per il suo aspetto e frate Piti per la sua gesuitica erudizione. Ventenne, si innamorò della scrittrice emancipata, che gli schiuse le porte del giornalismo e che corrisponderà al suo amore solo alla fine del 1918 (quando lui era venticinquenne). Dal 1914, allestate del 1915, scrisse per la rivista satirica «Numero», alla quale collaborava fra gli altri anche il vignettista Dudovich. Dino attaccò DAnnunzio da quelle pagine, con uno dei suoi primi componimenti, perché aveva rifiutato per la seconda volta un onore accademico, e lanno successivo si ripeté ridicolizzando il Vate, ma non per il suo interventismo.
Pubblicò a metà del 1915 il suo primo volumetto in versi, Le vicende guerresche di Purillo Purilli bocciato in storia; libro promosso dalla redazione di «Numero 97» (una edizione monografica). Tuttavia lomaggio del quindicinale fu quasi ignorato dallormai ex collaboratore Dino che, qualche anno dopo, deprecò la sua incoscienza nel firmare quelle pagine «per una triste abitudine, contratta da ragazzo, [che] sin da allora apponeva la firma sugli orinatoi». Prima di prendere per qualche mese le distanze dal giornalismo (in quei tempi visto come larte di chi non ha arte), scrisse per la rivista «La donna» e si laureò in Giurisprudenza nel 1916 con 77 su 110. Riformato per vizio cardiaco, non poté arruolarsi come volontario e si iscrisse al terzo anno della facoltà di Filosofia solo per seguire meglio una studentessa di cui era rimasto affascinato.
Nel giugno del 1917 scriverà nella rubrica Il Mondo Torinese, il suo primo articolo di cronaca mondana, nella rivista settimanale «Il Mondo»: abbandonati gli iniziali toni apologetici, raccolse fin da subito un ampio consenso fra i lettori che ritrovavano in lui (nei suoi toni caustici e critici, nel suo nonsense, nellirragionevole e negli sberleffi) la loro stessa posizione anticonformista e spregiudicata.
A metà ottobre del 1918, Piti si recò a Roma con Amalia, dove il giornalista Tullio Giordana, direttore del liberal-democratico «LEpoca», lo assumerà per il suo giornale, con lintento di alleggerire il quotidiano facendogli scrivere articoli spumeggianti, per far dimenticare ai lettori per qualche istante le sofferenze del conflitto mondiale. Recatosi in Istria come inviato, pur detestando il giornalismo (i giornalisti sono privi di idee perché devono sostenere quelle del direttore, il quale sostiene quelle degli azionisti), dopo una breve sosta a Trieste, si trovò a Fiume di fronte ad una città piena di contrasti e contraddizioni. Per burlarsi dei nazionalisti, che in quegli anni si schieravano con i fiumani manifestanti per lannessione della città allItalia, scrisse un articolo (Fiume, città asiatica) che provocò scandalo e irritazione. «LEpoca» fu sequestrato, Piti dovette rifugiarsi in Svizzera e da lì scrisse ancora per la testata - con la precauzione di Giordana che firmerà i suoi articoli Dino Segre.
Dopo lesaltante biografia della sua protettrice Amalia Guglielminetti (1919), scritta per il settimo numero monografico de la «Modernissima», fu mandato dal direttore a Napoli in occasione delle elezioni politiche del 19 novembre dove scrisse otto articoli in dieci giorni, nel suo miglior stile aneddotico.
Il 2 febbraio del 1920 comparve sul «Mondo» il suo primo articolo da Parigi, dove era stato inviato dal Giordana come corrispondente estero. DallHotel Moderne, place de la Bastille, invierà al Cavacchioli, fondatore del quindicinale letterario «Raccontanovelle», la sua autobiografia e quattro novelle per il fascicolo monografico dedicato a lui stesso. Le novelle Purificazione, Whisky e Soda, Il cappello sul letto e Balbuzie, ottennero molto successo, tanto che il periodico andò esaurito in pochi giorni. Lo stile era cinico, spregiudicato, sfrontato, infarcito di paradossi, calembour e impudenze. Era pronto al grande salto.
Nello stesso anno, su pressante richiesta del Matarelli, che voleva sfruttare il momento propizio dello scrittore torinese, pubblicò per Sonzogno la raccolta di undici novelle Mammiferi di lusso (1920) - «atto di uno scrittore coraggioso che strappa alla donna la maschera bugiarda e alluomo la benda che glimpedisce di vedere chiaramente nellanimalità i suoi istinti» - e la serie di sette racconti, La cintura di castità (1921).
Quella pubblicazione, dopo una telefonata al Giordana, gli consentì di abbandonare almeno provvisoriamente lodiato mestiere di giornalista. Si recò quindi a Torino da dove poi fu costretto a fuggire per sbollentare gli animi, dopo un principio di rissa con un gruppo risentito di reduci dallimpresa fiumana. Rifugiatosi a Rapallo, si dedicò alla scrittura di Cocaina (1921), il suo primo romanzo: scritto «nel volgere di due mesi e dieci giorni», racconta una storia damore e droga con un campionario di motti e battute nel miglior stile graffiante.
Quel libro generò in Italia una grande polemica: accusato dal quotidiano «Il Popolo dItalia» (diretto da Benito Mussolini) e difeso dalla prestigiosa rivista «Ordine Nuovo» (fondata da Antonio Gramsci), Piti si vide al centro del nascente dibattito sulla problematica questione della droga che, proprio in quegli anni, era diventata un rimedio frequente alle difficoltà esistenziali ed economiche del dopoguerra.
Negli stessi mesi iniziarono i litigi che portarono Amalia ad incontrarlo meno frequentemente. Piti infatti era geloso, nonostante da parte sua non mancassero le relazioni con altre donne; inizialmente a tormentare la coppia fu la stessa gelosia che lui definì: «il sentimento per cui un uomo, essendo stato ricevuto nel letto duna donna, si crede in diritto di tornarci solamente lui». Da quel momento Dino comparirà nei resoconti dei giornali non solo per la sua celebrità come scrittore, ma anche per le sue storie passionali.
Dopo diverse vicissitudini giuridiche, nel 1923 cominciò a scrivere La vergine a 18 carati (1924), il suo secondo romanzo, dallepilogo tragico e dai temi spiccatamente autobiografici, che presenterà un campionario eccellente di brillanti aforismi, velenose definizioni, battute di spirito e paradossi. Lopera è introvabile. Allepoca Pitigrilli, che diventò lo scrittore più letto in Italia, tentò con Amalia di affrontare anche il genere della commedia teatrale. Strada che tuttavia interruppe bruscamente riavvicinandosi a quellodiato giornalismo che ormai dal 22, con Mussolini agli esordi di presidente del Consiglio dei ministri, era profondamente mutato.
Allindomani delluscita de La vergine, si impegnò nel realizzare un progetto che aveva in mente da tempo: una rivista che (lo chiarirà subito) non avrà intenti morali; che dovrà essere innovativa a livello grafico e che dovrà contenere «le novelle dei massimi scrittori italiani». Nel primo numero del quindicinale «Le Grandi firme» (1 luglio 1924), mancherà la firma della Guglielminetti, che non verrà successivamente chiamata a partecipare alla redazione; Amalia troncò definitivamente il rapporto con il suo efebo biondo alla fine dellagosto dello stesso anno. Ad ottobre la rivista lancerà una competizione per la pubblicazione dei racconti alla quale parteciperanno le migliori firme disponibili; fra gli altri: Massimo Bontempelli, Corrado Alvaro, Achille Campanile, Ferdinando Russo, Roberto Bracco, Luigi Pirandello, Grazia Deledda e Alfredo Panzini. Nonostante il successo editoriale, non mancheranno gli scontri con il versante politico, con i benpensanti, i moralisti e Alessandro Giuliani (caporedattore del «Popolo dItalia» guidato da Arnaldo Mussolini dall1 novembre 22), che definirà la pubblicazione «pozzo nero» e «letame». Calmati i toni dello scontro dialettico, Piti varerà «Il Dramma» (1 dicembre 1925), rivista mensile di commedie di gran successo.
«Io derido i moralisti in quanto insistono nel pregiudizio, nella menzogna convenzionale, nellipocrisia».
Lenorme successo editoriale delle due pubblicazioni, e lassoluzione alla condanna per oltraggio al pudore, spingeranno Pitigrilli a pubblicare una terza rivista; affidata la direzione ad Anselmo Jona, l1 luglio 1926 uscì il primo numero di «La Grandi novelle», che conteneva un feroce attacco alla Guglielminetti, la quale rispose allattacco un mese dopo dal suo neonato quindicinale «Le Seduzioni».
Il litigio non si placò e dopo colpi bassi, per deplorevoli fatti e per diverse spiacevoli vicissitudini redazionali, alle 9.30 dell11 gennaio 1928, Pitigrilli venne arrestato. Le accuse furono: «offese alla persona di Mussolini; attività politica contraria alle istituzioni e al regime; immoralità privata e diffusa a mezzo di pubblicazioni.» Il 23 gennaio dello stesso anno, un telegramma al ministero renderà noto che la commissione «riconosciuta allunanimità linnocenza dellaccusato», ha dovuto chiedere al procuratore del re «il fermo del delatore Jona e la denuncia di Amalia Guglielminetti per falso provato». La scarcerazione immediata di Pitigrilli avvenne il 24 gennaio 1928 alle ore 11.
Dopo cinque anni di silenzio venne pubblicato quello che per la critica sarà il miglior romanzo di Pitigrilli; Lesperimento di Pott (agosto 1929). Nel frattempo «Grandi firme», comera accaduto per «La Voce» di Giuseppe Prezzolini, ma sicuramente con minore autorevolezza, diventò una sorta di quadrivio dove transitarono intellettuali fascisti e antifascisti.
A partire dal 1926 con linstaurazione della dittatura fascista, iniziò la resistenza, organizzata in diversi nuclei di oppositori nelle principali città del Nord. LOvra, la polizia politica fascista, sgominato il comitato centrale italiano con sede a Milano, concentrò le proprie attenzioni su Torino, dove rimaneva lorganizzazione più risoluta contro il regime. La fazione torinese aveva creato un giornale, Voci dOfficina, con il quale assumerà una fisionomia operistica. Colpito il gruppo una prima volta, nel 1931 si riorganizzò sotto la guida di Leone Ginzburg; costituito perlopiù da intellettuali ebrei, ne faranno parte Vittorio Foa, Massimo Mila, Mario e Alberto Levi, e Sion Segre Amar, il cugino dellefebo biondo.
Pitigrilli, «un ebreo che per le sue vicende personali non aveva simpatia per gli altri israeliti», entrò nel maggio del 1930 nel libro paga dellOvra - da qui la nomea di doppiogiochista, trasformista - e fu assunto quale informatore per la Francia; dalle organizzazioni massoniche parigine come la Concentrazione antifascista e Giustizia e Libertà (fondata da Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Fausto Nitti), partivano infatti le direttive per organizzare gli attentati per colpire e destabilizzare il regime italiano.
Nel maggio del 1931 uscì un romanzo breve con altri nove racconti, raccolti in un unico libro: I vegetariani dellamore. Il 12 giugno del 1934, SOS (poi Pericle e 343 - queste le firma di Pitigrilli nelle corrispondenze spionistiche), forte del suo insospettato antifascismo e del suo legame familiare con Sion (già arrestato nellimminenza del referendum del 25 marzo perché sorpreso al confine svizzero con un carico di manifestini e un trentina di copie dei «Quaderni di GL» Giustizia e Libertà - da portare a Torino per invitare gli elettori a votare NO), riuscì a conoscere personalmente Carlo Rosselli e ad informare gli agenti dellOvra sui movimenti dei principali gruppi avversi al regime.
Il 5 dicembre 1931 sposò la ragazza che conobbe grazie allamico musicista Marcello Boasso. Lei è Deborah Senigallia, figlia di un ricco industriale laniero torinese produttore di un famoso organzino. Nel giugno del 32 nacque Gianni, loro figlio. Nella primavera del 1934, Piti da Parigi spedì una lettera alla moglie che viveva a Torino: non sono «fatto per vivere da consorte. Certi uomini nascono per il matrimonio. Altri no. Abbi pazienza. Sei giovane. Rifatti una vita.»
Ormai completamente entrato da spia allinterno di GL, firmò articoli sotto falso nome su quella pubblicazione, dopo aver prudentemente avvertito i suoi padroni romani. Spesso a Torino, incaricato di sorvegliare il settore degli antifascisti ebrei, si incontrerà con Alberto Levi e Vittorio Foa. Dalla metà del 1934, Pitigrilli si impegnò nella ricerca della mente che si muove sotto la Mole Antonelliana; inizialmente riterrà fosse Luigi Einaudi, ma quando si trovò di fronte al vero capo degli antifascisti torinesi, il pittore e scrittore Carlo Levi, egli non fu capace di riconoscerlo, anche se intuì che dietro a quel personaggio cera «un mondo silenzioso e guardingo». Tradendo la fiducia di molti, da spia allargò le sue frequentazioni anche a Parigi, dove conobbe, fra gli altri, Angelo Tosca (che con Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti e Umberto Terracini aveva fatto parte del gruppo torinese «Ordine nuovo»).
II rapporto con lOvra servì a Piti anche per mettere in pratica vendette letterarie; infatti, a quasi quindici anni dalla pubblicazione di Mammiferi di lusso, Dino Segre era considerato uno scrittore superato. In tempi di regime era nata una nuova generazione letteraria; fra i principali ricordiamo: Elio Vittorini, Alberto Moravia, Curzio Malaparte (fondatore de «La conquista dello Stato» nel 24 e, con Bontempelli, de «La Fiera Letteraria») e Ignazio Silone.
15 maggio 1935: alle 7 di mattino la polizia eseguì una retata fra gli antifascisti che per quattordici anni erano stati controllati da Pitigrilli. Per non compromettere la sua posizione Piti pianificherà un arresto programmato ma il piano venne accantonato da Roma - «presenta diversi aspetti pericolosi»; questa la motivazione. Dopo lo smantellamento del gruppo torinese di GL (nel luglio del 35, Carlo Levi, Pavese e Alberto Levi furono condannati al confino; Norberto Bobbio, Luigi Einaudi e Luigi Salvatorelli ammoniti) la carriera spionistica dello scrittore fu compromessa irrimediabilmente dal verbale tratto dalla dichiarazione di Michele Giua, arrestato il 15 maggio, che aveva capito (con Vittorio Foa costretto però al silenzio perché in segregazione) che Dino Segre era il responsabile delle spifferate alla polizia.
Nella primavera-estate del 1936, accompagnando la ex moglie dal dentista per curare il loro Gianni, Piti si scontrò in auto e ne nacque una vertenza giudiziaria per la quale si fece assistere dallavvocatessa Lina Furlan, conosciuta due anni prima nel salotto della Tommasi, nonché amica di entrambi. Appena si rividero fu colpo di fulmine. Uscirà in quellanno Dolicocefala bionda, la sua settima opera, che non raggiunse livelli di vendita alti poiché il paese, boicottato dal regime, era ancora stordito dallappena conclusa guerra dAbissinia.
Nel frattempo «Le Grandi firme», affidato a Cesare Zavattini dallaprile del 37, venne definitivamente chiuso dal regime perché il Duce trovò sconveniente la pubblicazione di un racconto ambientato nella povertà e nella criminalità italiane la novella Fame, di Paola Masino. Limmagine della nazione doveva rifulgere di aspetti edificanti, positivi, esortativi. Lantifascista Lussu, rispondendo al saluto di Piti a Parigi, dandogli della carogna gli fece capire che ormai si sapeva tutto sul suo conto. Anche il regime non gli concesse sconti o favoritismi e dopo averlo fatto controllare da una spia decise di licenziarlo (20 settembre 1939). Dino Segre inoltre si sentì dire che era considerato un fuoriuscito e il ministro per la Cultura Popolare lo trattò da nemico. Sentendosi tagliato fuori, pubblicherà in quellanno Le amanti e la decadenza del paradosso, che passerà inosservato. Il 10 giugno 1940 gli venne imposto di partire per lAquila in un campo dinternamento. Grazie al monsignor Montini e allaiuto dei pochi amici rimasti riuscirà ad evitare linternamento in ottobre il provvedimento che lo destinava al confino verrà annullato grazie allintervento di Edvige Mussolini, smobilitata dallindustriale Garbini. Celebrando in Chiesa il matrimonio con Lina Furlan, nonostante civilmente risultasse ancora legato alla Senigallia, si avvicinò alla conversione. Piti riprese lattività di scrittore ne «LIllustrazione del Popolo», firmandosi con lappellativo Flamel, con articoli che davano consigli colmi di buon senso e saggezza, lontani dai toni che lavevano reso celebre. Tentò di farsi riassumere allOvra e di farsi consegnare la sua patente dariano, ma le sue richieste vennero ignorate. Il 4 dicembre 1941, morì Amalia Guglielminetti ma, dopo tante delusioni, il 15 aprile 1943, la seconda moglie gli darà la nascita del figlio Pym.
Il 25 luglio 1943, con lItalia non ancora occupata dagli alleati, a Torino, davanti al portone della «Gazzetta del Popolo» ci fu una manifestazione per impedire che un triumvirato (un trio direttivo filofascista), espressione del passato regime, prendesse possesso del quotidiano; avvicinatosi un blindato per mantenere lordine, vi salì sopra un manifestante gridando che aveva una persona per bene da proporre. Il guidatore del mezzo militare senza dar tempo allo sconosciuto di saltar giù, diresse il mezzo verso la questura, seguito da parte della folla che voleva chiedere il suo rilascio. Lo sconosciuto era Pitigrilli, che non sentendosi allaltezza di svolgere il compito di direttore di quel quotidiano, accontentò il desiderio della folla acclamante, proponendo il nome di Tullio Giordana, il quale aveva tutte le ragioni davventarsi contro il passato regime. Piti, scriverà articoli di denuncia contro lantico regime, i suoi comandanti, i magistrati, i medici e gli avvocati, rovesciando sugli altri le sue stesse colpe.
Ma la situazione politica mutò nuovamente. Dopo loccupazione tedesca dellItalia e larmistizio, il 13 settembre 1943, Mussolini, liberato dal Gran Sasso, annunciò la creazione della Repubblica sociale italiana. Dino Segre, la moglie Furlan con il figlio, e il cugino Amar, fuggiranno in Svizzera poco prima dellinizio delle rappresaglie naziste; il 6 ottobre infatti lItalia adottò le leggi di Norimberga (che per laccertamento della razza risalgono addirittura al bisnonno). Il 21 agosto 1943, dopo otto anni di reclusione, verrà liberato il professor Michele Giua, una delle vittime delloperato di Piti ai tempi della sua collaborazione con il regime nellOvra. Il caso Pitigrilli, attraverso canali clandestini, raggiungerà Radio Bari. Dopo la Liberazione nella casa di un commissario dellOvra verranno trovati i rapporti fra Dino e la polizia politica fascista.
Il 14 settembre 1945, verrà pubblicamente denunciato dal libro, Ricordi di un ex detenuto politico, 1935-1944. Il 15 ledizione milanese di «Italia Libera» (organo di GL che commise lingenuità di rafforzare la credibilità pubblica di quei documenti copiando in calce la firma), su indicazione del direttore Carlo Levi, pubblicherà le copie dei rapporti che Piti inviava a Roma de Torino e Parigi . Dalle colonne della Gazzetta del Popolo interverrà anche il fuoriuscito Mario Levi che, il 25 Marzo 34 a differenza del compagno Sion, riuscì a scampare allarresto gettandosi in fiume. Piti cercherà di difendersi e di smentire le accuse, talvolta ridicolizzandole. Gianeri, direttore del giornale satirico torinese Codino Rosso, appellandosi al governo, chiese la verità, ma Alcide De Gasperi, non sentì ancora la necessità di fare chiarezza poiché temeva che queste avrebbero potuto innescare altre violenze. A dare definitiva autorevolezza alle voci furono gli atti protocollare dello Stato, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 2 luglio 1946. In quel numero, comparve lelenco dei confidenti della polizia politica fascista. Tra i 622 nomi figura Segre Dino (SOS, Pitigrilli, Piti, Pindaro, Pilli, Pericle), fu David e di Lucia Ellena, nato a Torino il 5 maggio 1893, domiciliato a Torino in via Peschiera 28, scrittore pubblicista.
Nel gennaio del 1947, finisce di scrivere Mosè e il cavalier Levi, che doveva segnare il suo nuovo corso artistico e spirituale. Il libro narra la storia di due famiglie ebree torinesi che attraversano il fascismo, le leggi razziali e la guerra, ma non verrà pubblicato subito. Qualche mese dopo scriverà anche La meravigliosa avventura, volume in cui la conversione è dichiarata in maniera esplicita. Prima ancora di essere pubblicate (1948), queste due opere furono attaccate da Mario Mariani, convinto che il suo amico sia un bieco opportunista e che rifiuta di credere ad un Pitigrilli cattolico - che si difese nellappendice di trentun pagine a La meravigliosa avventura, risfoderando il suo stile naturale.
Lattenuarsi dei clamori, i cui echi si persero nella tragicità di alcuni fatti del dopoguerra, che vedevano al centro dellattenzione Piti, portò alcuni politici italiani a proporre la riabilitazione di Dino Segre. Tra questi lonorevole Giulio Andreotti, un giovane democristiano sottosegretario alla presidenza del Consiglio retta da Alcide De Gasperi. Ad Andreotti parve molto marcata la religiosità del suo interlocutore, tuttavia non ci fu nulla da fare. Alla fine del 1947, la commissione per lesame dei confidenti della polizia fascista, pronunciandosi sulla richiesta di Foa, Giua, Lussu e Garosci, decretò che la colpevolezza della scrittore era stata dimostrata irrefutabilmente. Leco di tale dichiarazione spinse Piti ad abbandonare lidea di tornare in patria: il 17 febbraio del 1948, lasciò lEuropa per il Sudamerica, mentre la Sonzogno pubblicherà il terzo dei libri che formano il trittico della sua conversione: La piscina di Siloe.
Sbarcato in Argentina con la famiglia, il 28 marzo rinnegò tutti i libri che gli avevano dato fama e ricchezza e ordinò la Sonzogno di non ripubblicarli mai più. Nel frattempo stabilitosi a Buenos Aires, scrisse sulla rubrica Pimientos dulces (peperoni dolci) del quotidiano del pomeriggio, di grande tiratura e diffusione, «La Razon». Nel frattempo, attraverso il giornale vaticano «LOsservatore Romano» e tramite «Civiltà Cattolica», leco del suo successo giunse in Italia. I suoi articoli, con stile agile e scintillante, verranno letti da migliaia e migliaia di argentini. Pitigrilli «durante il decennio della sua permanenza in terra sudamericana, darà alla stampa un numero di libri che è tre volte superiore a quello che ha pubblicato nei ventotto anni precedenti. Ma queste opere non avranno loriginalità espressiva di quelle del primo periodo».
A metà degli anni Cinquanta in Italia il giudice Alvazzi del Frate concesse alla ex-moglie Sinigallia, la separazione legale e l'autore venne condannato a versare alla donna un assegno mensile di settantacinquemila lire al mese; nel 1955 un golpe militare destituirà il dittatore Peron e Piti abbandonerà il continente rientrando a Parigi dove andrà a vivere in rue de Montparnasse ristabilendo i contatti con Sarte, Cocteau e la Beauvoir.
Dal 1961, riprendendo i contatti con la realtà italiana, si accorse che delle sue vicende non era rimasto nientaltro che sfumate tracce. Iscrisse quindi il figlio alluniversità di Torino e, saltuariamente, rimpatriò nella sua città natale, pur avendo scelto di eleggere la casa parigina a dimora fissa. Scriverà nelle rubriche di tre periodici cattolici («La Rocca»,«La casa» e «Il Messaggero di SantAntonio»). Negli anni sessanta pubblicò altri nove libri (raccolte di racconti) ma il 68 laveva ormai reso «unopera darte al museo» più che un fenomeno contemporaneo. Nel 1970 presentò unistanza per sciogliere il matrimonio che lo univa ancora alla Reri: il tribunale concesse alla Senigallia il diritto agli alimenti. Sempre desideroso di far parlare di sé, ritornò dopo dieci anni al romanzo con Nostra signora di miss tif: «una prolissa narrazione, inzeppata di prediche, dove però risaltano parecchie brillanti definizioni che ricordano il primo Pitigrilli, qualche arguto paradosso e molte similitudini scritte alla vecchia maniera».
Rientrato in Italia a fine aprile, dopo aver trascorso una quindicina di giorni con la moglie Lina e il figlio Pym, sapprestava a ripartire per Parigi quando, l8 maggio del 1975, vigilia del suo ottantaduesimo compleanno, dopo aver pranzato saddormento per sempre.
Bibliografia:
Lopera omnia di Dino Segre è edita da Sonzogno (tranne lultimo romanzo, Nostra signora di miss tif, pubblicato da Marotta editore, Napoli 1974) e comprende una quarantina di volumi tra romanzi, memorie, aforismi, un poemetto, raccolte di articoli e di novelle. Recentemente la Bompiani (2000) nella collana Tascabili Bompiani ha pubblicato Cocaina, Lesperimento di Pot, Mammiferi di lusso e La piscina di Siloe (1999).
A cura della Redazione Virtuale
Milano, 14.12.2004
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