IGNAZIO SILONE, DIRIGENTE DI PARTITO, INFORMATORE DELLA POLIZIA POLITICA E SCRITTORE DI ROMANZI, SAGGI E RACCONTI

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Ignazio Silone (1900-1978)



«Io sento quant'è grande il male che voglio compiere, ma più forte della ragione parla in me il thymós [passione], ed esso è per l'uomo causa dei maggiori mali».

[Euripide, Medea]

seudonimo di Secondino Tranquilli, Ignazio Silone nasce a Pescina, in provincia dell'Aquila, il 1° maggio del 1900, figlio di una tessitrice e di un piccolo proprietario terriero. Qualche anno dopo la morte del padre (1910), egli perde anche un fratello per i postumi di un incidente e la madre nel terremoto che nel gennaio del 1915 distrugge gran parte della Marsica. Rimasto senza genitori e senza casa, va ad abitare con la nonna paterna e col fratello più giovane, Romolo, «nel quartiere più povero e disprezzato» del paese, dove comincia a frequentare la baracca della Lega dei contadini.

Nel frattempo riprende gli studi classici interrotti a causa del terremoto. La nonna lo affida al collegio Pio X di Roma, da cui però, in seguito a un tentativo di fuga, viene espulso. Successivamente, per diretto interessamento di don Luigi Orione passa in un convitto di San Remo e poi di Reggio Calabria.

Nel periodo della prima guerra mondiale, precisamente nel 1917, lascia definitivamente la scuola. Prende parte alle proteste contro l'entrata in guerra dell'Italia e viene processato e condannato al pagamento di un'ammenda, per aver capeggiato una violenta manifestazione contro una baracca dei carabinieri di Pescina.

«Poco o nulla sappiamo su quando Secondino Tranquilli si avvicinò alla militanza politica e al movimento giovanile socialista rivoluzionario. Quel poco lo ha raccontato egli stesso, collocando intorno al 1917 il suo ingresso nel movimento socialista […] Ma le prime tracce documentate del Silone rivoluzionario lasciano intuire che nei suoi ricordi egli anticipasse ed enfatizzasse alcuni avvenimenti in realtà svoltisi agli inizi del 1918» (Mario Canali, Ignazio Silone, ovvero la doppia identità, in L'Informatore: Silone, i comunisti e la polizia).

Certamente tra i 17 e i 18 anni, si trasferisce a Roma, ove s'immerge del tutto nella lotta politica. Tra il 1919 e il 1921 affronta con vivo entusiasmo i nuovi impegni: la segreteria dell'Unione socialista romana, la redazione dell'«Avanti!» e la direzione de «L'Avanguardia», il settimanale dei giovani socialisti. Nel 1921 partecipa alla fondazione del Partito Comunista Italiano come rappresentante della Gioventù Socialista. Probabilmente a metà del 1922 si trasferisce a Trieste come redattore del quotidiano «Il Lavoratore».

«Tranquilli — racconta Canali — non era nuovo all'ambiente giuliano-dalmata, era già stato a Fiume il 14 novembre del 1921 a presiedere il congresso provinciale dei giovani comunisti e in quella circostanza aveva conosciuto Gabriella Seidenfeld, la giovane fiumana che da allora sarebbe divenuta, per molti anni, la sua compagna inseparabile». Grazie a Gabriella Seidenfeld e alle sue sorelle, Silone entra in contatto con l'organizzazione fiumana della gioventù rivoluzionaria, che da tempo è anche attiva nelle organizzazioni del sovversivismo romano.

La collaborazione con «Il Lavoratore» non si protrae oltre il mese di gennaio del 1923, probabilmente a causa delle grandi difficoltà con cui il giornale, perseguitato e ripetutamente sequestrato dalla polizia fascista, è costretto a uscire. Agli inizi di gennaio del 1923, Silone espatria clandestinamente e raggiunge prima Berlino e poi la Spagna. Tra il 1921 e il 1927, infatti, quale membro della direzione del Partito Comunista, Ignazio Silone compie varie missioni sia in Russia sia in diversi Paesi d'Europa, subendo tra l'altro il carcere in Spagna e in Francia, con l'accusa di sovversivismo.

Nel maggio del 1927 si reca insieme con Togliatti a Mosca, dove partecipa a una riunione dell'Esecutivo dell'Internazionale comunista, presieduta da Stalin. D'accordo con Togliatti, Silone si oppone all'espulsione di Trotzki e Zinovieff.

In questi anni comincia a profilarsi la crisi che in seguito lo condurrà a staccarsi totalmente dal comunismo. Mentre progressivamente si rende conto degli oscuri intrighi della politica staliniana e prende atto di «ambiguità e reticenze» dei suoi compagni di partito di fronte all'Esecutivo di Mosca, si rifugia prima in Francia e poi in Svizzera, dove svolge un'intensa attività come responsabile dell'Ufficio Stampa e propaganda.

Il 13 aprile del 1928 il fratello Romolo Tranquilli viene arrestato con l'accusa gravissima di aver partecipato all'attentato al re Vittorio Emanuele III, alla fiera campionaria di Milano. Gli autori di quest'attentato, che provocò venti morti e quaranta feriti, non sono mai stati scoperti, e lo stesso arresto di Romolo Tranquilli (morto nel 1932 in carcere per le gravi torture subite dalla polizia fascista) rimane tinto di mistero.

Fin qui, quanto narrano le vecchie biografie siloniane. Tuttavia, le recenti ricerche condotte dagli storici Dario Biocca e Mauro Canali, hanno portato alla luce sconcertanti documenti che rivelano la doppia vita condotta da Ignazio Silone, fra il 1923 e il 1930 [vedi L'Informatore: Silone, i comunisti e la polizia].

Silone — allora per l'appunto dirigente del Partito Comunista d'Italia e massimo responsabile dell'organizzazione comunista clandestina — avrebbe contemporaneamente svolto, con lo pseudonimo di Silvestri, un ruolo attivo nell'informare la Questura di Roma e la Divisione di Polizia Politica.

Nella primavera del 1929, Silone, ammalatosi gravemente a causa di un'affezione di origine tubercolare, chiede di essere esonerato da ogni attività di partito. In realtà, nelle corrispondenze inviate a Gabriella Seidenfeld e al fratello in carcere, confessa di aver sofferto di ripetute crisi depressive. E, a causa di questi gravi disturbi nervosi, si reca a Zurigo per farsi curare nella clinica del grande psicanalista Carl Gustav Jung. Non solo, ma appena ricoverato in clinica, scrive al commissario Guido Bellone una lettera in cui chiede di modificare il suo rapporto di collaborazione con Polizia politica fascista, divenuto oramai «fisicamente impossibile». La richiesta — indotta anche dalla vicenda del fratello Romolo, che viene scagionato dalle accuse più gravi, senza però essere rimesso in libertà — non viene accolta e la collaborazione di Silone con la Polizia Politica prosegue nei mesi successivi.

Ma la sua «crisi di esistenza» è irreversibile. Nella lettera del 13 aprile 1930, Ignazio Silone non solo chiede all'ispettore Bellone di interrompere definitivamente la collaborazione con la Polizia di Mussolini, ma confessa anche di attendere il momento propizio per annunciare pubblicamente la sua rottura con il Partito. «Non poteva essere che questa, dall'altra parte — commenta Dario Biocca — la condizione posta da Bellone per autorizzare… la "uscita di sicurezza" del fiduciario. Come sappiamo fu proprio l'impegno ad abbandonare ogni attività politica, assunto da Silone appena qualche settimana più tardi nell'accomiatarsi definitivamente dal suo corrispondente "galantuomo", a costituire l'ultima comunicazione fiduciaria rinvenuta nei fascicoli della Polizia politica».

Nel 1930 s'interrompe così il flusso delle informative alla polizia fascista. E nel luglio del 1931, dissentendo dall'adesione dei dirigenti del suo partito allo stalinismo — ossia, come egli stesso lo definisce, «dall'orientamento cretino e criminale che sta assumendo il Partito comunista» — Silone si dichiara un «anormale politico, un caso clinico» e viene espulso dal Partito con l'unanimità dei voti.

L'uscita dal Partito, la sua sola possibile «uscita di sicurezza» è per lui «una data assai triste, un grave lutto», il lutto della sua gioventù. In realtà, tuttavia, la sua vera «uscita di sicurezza» diviene la scrittura, in quanto eletta a strumento per «cercare di capire e di far capire»: il solo capace di ricomporre e dare senso alla propria esistenza. Già nel 1930, aggravatosi il suo stato di salute, proprio in clinica, a Davos, nei Grigioni, Silone inizierà a scrivere il suo romanzo più famoso Fontamara, che con gran successo nel 1933 viene pubblicato, prima in tedesco e poi in quasi tutte le altre lingue.

Negli anni dell'esilio svizzero (1931-1944), Silone scrive anche una raccolta di sei racconti dal titolo Un viaggio a Parigi (1935), e i romanzi Pane e vino (1937, (rititolato Vino e pane in una stesura successiva) e Il seme sotto la neve (1941).

Negli anni 1932-'34 è redattore del mensile in lingua tedesca, edito a Zurigo, «Information», destinato a raccogliere un cospicuo gruppo di artisti e intellettuali liberi (Thomas Mann, Bertold Brecht, Robert Musil e altri). Intraprende, inoltre, un'intensa attività saggistico-culturale. Pubblica il saggio Il fascismo, le sue origini e il suo sviluppo (1934); il trattato di filosofia politica, La scuola dei dittatori (1938) e un'antologia di pagine scelte di Mazzini, dal titolo Nuovo incontro con Mazzini (1938-39).

Verso la fine degli anni '30, quando insistenti si fanno le minacce della seconda guerra mondiale, Silone torna all'attività politica, dirigendo in Svizzera il Centro estero del Partito socialista. Nonostante il formale divieto del governo federale di occuparsi di politica, stringe rapporti con i gruppi di resistenza sorti in diversi paesi, attraverso la diffusione della stampa clandestina contro i regimi dittatoriali. Nel quindicinale «L'avvenire dei Lavoratori», da lui diretto, pubblica l'eccezionale documento sul Terzo Fronte, con le tredici tesi rivolte a creare una Federazione europea e a rinsaldare gli ideali democratici.

Inoltre, tra il gennaio 1942 e l'agosto 1944, Silone avrebbe avuto una relazione epistolare con il superagente dell'OSS (Office of Strategic Services), Allen W. Dulles, che poi diresse la CIA dal 1953 al 1961 — come sembrano per l'appunto attestare i documenti, recentemente pubblicati su Internet dallo storico svizzero Peter Kamber.

Le autorità elvetiche, per non complicare i rapporti con il governo italiano, lo fanno rinchiudere prima nel carcere di Zurigo, poi nel campo d'internamento a Davos e a Baden, dove scrive il dramma Ed egli si nascose (1944).

Nel 1944 rientra in Italia, si stabilisce a Roma. Aderisce al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, ma si rifiuta di entrare nel Comitato d'epurazione. Dopo la scissione del Partito socialista capeggiato da Nenni da quello guidato da Saragat (1947), fonda, insieme con altri autonomisti, la rivista «Europa Socialista» e il Partito Socialista Unitario, che si richiama all'ideale di un'Europa libera dalle interferenze sia della Russia sia dell'America. Quando poi questo partito si scioglierà e confluirà nel partito socialdemocratico, Silone tornerà a far «parte per se stesso», confessando di sentirsi tra «le persone più sconfitte della lotta politica italiana».

Congedandosi definitivamente dalla politica dei partiti, riprende l'attività letteraria e nell'arco di un decennio scrive tre romanzi: Una manciata di more (1952), Il segreto di Luca (1956), La volpe e le camelie (1960). Allo stesso tempo, però, non rinuncia a battersi per gli ideali di una democrazia reale e non formale. Pertanto intensifica il suo impegno sul piano culturale contro i mali e le ingiustizie dei paesi sia dell'Est sia dell'Ovest. Fonda insieme con altri l'Associazione per la libertà della cultura; prende parte a vari congressi internazionali di scrittori, scende in campo per i "fatti d'Ungheria"; e assume, con Nicola Chiaromonte, la direzione della rivista «Tempo presente» (1956-1968), dalla cui tribuna lancia una campagna di difesa dei dissidenti russi Solzenicyn, Sacharov e Pasternak, fra sussurri di occulti finanziamenti da parte statunitense.

Il suo difficile ruolo di «socialista senza partito e cristiano senza chiesa» emerge nei saggi e nei racconti raccolti nel volume Uscita di Sicurezza (apparso per la prima volta nel 1949 e riedito in un'edizione definitiva nel 1965) e nel dramma L'avventura di un povero cristiano (1968).

Negli anni '70 i suoi battaglieri interventi si diradano. Incompiuto rimane il suo ultimo romanzo La speranza di Suor Severina (pubblicato postumo nel 1981).

Il 22 agosto del 1978, dopo una lunga malattia, Ignazio Silone muore in una clinica di Ginevra. Viene sepolto a Pescina, «ai piedi del vecchio campanile di San Bernardo», secondo il desiderio espresso nelle sue disposizioni testamentarie.

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Rick Risi, Londra (U.K.), 26/09/'04

Penso che l'aver letto un libro come "La scuola dei dittatori" mi abbia veramente aperto gli occhi su cosa vuol dire fare politica, lo consiglio a tutti coloro che vogliono avere una visione obbiettiva del mondo...


Antonio Paganelli, Cesena (Fc), 15/09/'04

La recente scoperta della "doppiezza" di questo autore, rimette tutto in discussione e mi motiva a rileggere le sue opere più importanti, in un'ottica diversa, che tenga conto anche di questo punto di vista. Il rapporto di "coerenza" fra il testo letterario e la vita privata del suo creatore deve farci riflettere maggiormente. Che questo "caso" ne diventi lo spunto.


Salvatore Manca, Nurallao (Nuoro), 21/08/'04

Caro Direttore, Non credero' alla tesi della doppia vita di Silone. Piuttosto comincino a scavare nella vita dei leaders del comunismo italiano. La invito semplicemente alla lettura dei libri: Pia Piccioni, Compagno Silenzio, ed. Leonardo; Renato Mieli, Togliatti 1937, BUR; Luigi Nieddu, L'altro Gramsci, Gia' ed. Sassari, sui lati oscuri della vicenda del povero Gramsci in rapporto coi compagni comunisti. Distinti saluti Salvatore Manca


Lucia, 8/08/'04

Sono di Pescina,Silone rappresenta le nostre origini, la sofferenza di questa terra, nei suoi scritti possiamo conoscere un passato che ci è caro, che è nel nostro sangue e di cui siamo orgogliosi.


Adele, Reggio Calabria, 2/07/'04

Ho scoperto per caso questo splendido scrittore...è stata una sorpresa stupenda...è così attuale e ironico...e poi ha studiato nel mio liceo!!!!!


Pino Paglia, 23/06/'04

Uomo di estrema sinistra convertito, ma purtroppo ha saputo raccontare esattamente i momenti cruciali di quel periodo d'ignoranza. Negli anni da lui raccontati non poteva essere diverso.


Matteo Betteto, Padova, 15/06/'04

Io vorrei dedicare la biografia di Silone ad Alessandra Mussolini,perché dalle parole di un autore non proprio bolsccevico possa capire cos'è stato il periodo più brutto della storia italiana.Ammiro molto Silone perché ha saputo staccarsi dallo stalinismo e anche dal dopo-stalin (ungheria ecc.) mentre molti politici a tempo pieno,come Cossutta,hanno sempre sostenuto l'U.R.R.S.


Sigismondo Lebez, Milano, 11/06/'04

Molto bello io ho freguentato una scula dedicata al suo nome...........GRAZIE


Gilberto Pesiri, Avellino, 26/02/'04

Tra i diversi autori che si sono cimentati nella descrizione del periodo fascista,penso che Silone sia stato di grande aiuto,attraverso le sue meticolose e brillanti descrizioni,nel far conoscere alle nostre generazioni quel che e' stato il periodo piu' oscuro e ingenuo della storia italiana.Vi consiglio di studiarlo,in modo che la storia di un uomo che per tutta la vita ha lottato per un ideale di liberta' e per questo perseguitato e allontanato,possa anche a voi aprire gli occhi sulla cruda realta' del fascismo


Nicola, Bari, 13/02/'04

Silone sei forte. È un autore eccellente, capace di raccontare con poesia le tragiche storie quotidiane che costituiscono l'intera esistenza dei poveri.È riuscito a descrivere con tatto la miseria dei contadini conservandone il rispetto per le tradizioni e la loro civilta.I suoi sono libri ideali per chi vuole conoscere le emozioni e i sopprusi subiti da un'intera popolazione, la quale cultura si sta estinguendo, soppiantata sempre più dalle grigie strutture di una banale irrispettosa multinazionale.


Ilaria, 3/02/'04

Silone con i suoi libri mi ha regalato molte emozioni ed è solo grazie a lui che oggi sono ancora in vita perchè grazie a questo autore fantastico sono riuscita a superare tutti i pericoli della vita...GRAZIE


Alessandro (sanpierdarena@tele2.it), Pinerolo (To), 28/12/03

penso di questo scrittore che sia stato un grande autore in quanto ci fa capire e apprendere quale brutta realtà vivessero tutti coloro che la pensavano in maniera opposta al regime che regnava in quel periodo in italia. Consiglierei una lettura delle sue opere, soprattutto dell'opera di Fontamara alla maggioranza di governo della nostra povera ma bella Italia che tanto ci stanno rovinando. Un saluto affettuoso a tutti i lettori di Silone


Marta Robu (msrobu@graffiti.net), Ottawa (Canada), 05/12/03

Silone, m'impressiona con la sua sensibilita per la gente opessa, con la sua sete per la giustizia sociale e soprettutto con il suo impegnio politico e letterario. Il suo linguaggio e semplice ed accessibile per noi, i stranieri che impariamo l'italiano.


Stefy, 6/11/'03

Credo che racconti veramente quella che è la schifosa realtà della vita!


Fotios Kossyvas (fkossyvas@yahoo.com), L'Aquila, 11/09/'03

E' stato il primo autore di cui ho letto i libri in italiano. Ho letto tutti i sui libri e credo che dovrebbero fare lo stesso tanti italiani per capire meglio la storia di quel epoca.


Luigi Galli (odysseos41@katamail.com), Milano, 5/07/03

A "navigare" si fanno degli incontri molto interessanti. Casualmente oggi mi sono ritrovato col mio vecchio caro amico Ignazio Silone, che è stato la mia passione negli anni sessanta, e che rileggo ogni tanto, sempre con grande piacere e utilità. Silone mi ha aiutato al momento giusto a fare chiarezza nelle mie convinzioni politiche. Senza polemiche e senza ironie - giuro - ma solo con spirito collaborativo, vorrei consigliarne la lettura e lo studio possibilmente e la comprensione, a tanti, tutti gli esponenti della cosiddetta sinistra dei nostri giorni. Li trovo troppo intruppati, allergici allo studio e all'approfondimento, alla ricerca e all'onestà culturale, fino al punto di rinunciare e combattere addirittura l'autocritica che invece secondo me, potrebbe essere l'unico strumento alla loro ri-na-sci-ta. Ho vissuto e sofferto abbastanza la Convenzione dei primi di Aprile a Milano, per poter con diritto e competenza dire che l'atmosfera è ormai asfittica pesante consumata; mancano idee e carica. Ho trovato vecchi anche i nuovi dirigenti di partito! Un errore ulteriore potrebbero farlo a giudicare male chi la pensa come me, nemico berlusconiano o fascista [ per troppi di loro è la stessa cosa!] , perché potrebbe anche darsi invece che noi soffriamo più di chiunque altro, girotondino o no, la mancanza di una sinistra che si dia da fare per la gente e per il Paese Italia. La crisi di Silone potrebbe essere di aiuto e di esempio per tanti ... magari con l'aiuto di Carl Gustav Jung nella cui clinica a Zurigo, Silone si recò, per curarsi, e poi decidere con lo 'strappo' di diventare 'ex ' ... con tutte le note crudeli e inumane conseguenze ! Grazie, Silone.


Milo Tamanini, Trento, 14/01/2003

Sarebbe bello sapere cosa scriverebbe se fosse ancora vivo, argomenti se ne trovano ancora tanti!


Fausta (faustam@hotmail.com), Pescara, 30/08/2002

Purtroppo per ora ho letto solo Fontamara.. ma di questo autore non si può far altro che affermare la genialità di persona che racconta la vita


Salvatore Finocchiaro (alfio.finocchiaro@infinito.it, Acicastello (Ct), 21/06/2002

Questo autore Ignazio Silone io lo comprendo da morire per esempio fontamara che però descrive i fatti quelli che sono venuti in quel luogo ma poi fontamara esisteva veramente e descrive dei contadini che sono poveri e nessuno li aiutava. Caro Ignazio Silone io ho letto fontamara emi ha colpito molto e ha anche mi aiutato molto per l'esame di stato. Grazie di tutto.


Massimo Mastrangelo, (massy74@hotmail.com), Prato, 12.06.2002

Descrive ambienti e persone in modo unico... racconta la storia vista dalla parte di chi gli avvenimenti li subisce e non li decide... la forza di un uomo non sta nella sua posizione sociale e culturale, ma nel cuore della gente semplice, che non potrà mai essere controllata da nessun governo!!!


Francesco Liucci, (michelangelo@tin.it), S. Giorgio del sannio, Benevento, 30.05.2002

Sembra che alcune grandi menti vengano inviate dal destino in tempi difficili, sprazzi di luce che testimoniano che "l'uomo", anche nel periodo del dittatore, dell'ignorante e del fascista, può essere qualcos'altro, una testimonianza tacita o meno (chi ha orecchie intenda) di pensieri che superano il tempo. Ecco Ignazio Silone.


Danila Cianciosi (ciansam@libero.it), 13.03.2002

Credo che ci siano troppi pochi siti dedicati a lui e alla sua vita




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