A MILANO STENDHAL FREQUENTA LA SCALA E I SALOTTI DELL'INTELLIGHENTIA. CONDUCE UNA VITA SENTIMENTALE INTENSA E TORMENTATA

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Henri Beyle, alias Stendhal (1783-1799)

| FRANCAIS |


tendhal (pseudonimo di Henri Beyle) nasce il 23 gennaio 1783 in una rispettabile famiglia di Grenoble. Suo padre, Chérubin Beyle, è avvocato al Parlamento e suo nonno materno, Henri Gagnon, è un medico molto stimato. A sette anni Henri Beyle perde la madre. Bambino molto sensibile, si rivolta allora contro suo padre, contro sua zia e contro il suo precettore l'abate Raillane, e partecipa appassionatamente agli avvenimenti della Rivoluzione di cui Grenoble fu la culla. Trova rifugio presso il nonno materno, il buon dottor Gagnon, che saprà parlargli e impartigli una buona educazione.

Acquista una solida istruzione all'École Centrale de Grenoble e, nel 1799, Henri Beyle parte per Parigi con l'intenzione di iscriversi all'École Polytechnique. Ma in realtà con l'aiuto di suo cugino, il conte Pierre Daru, Segretario generale alla guerra, comincia nel 1800 la carriera militare e raggiunge l'Armata d'Italia. L'Italia lo affascina e, in particolar modo, Milano lo incanta immediatamente; resterà per lui «la beauté parfaite» («la bellezza perfetta»). Ma l'esercito lo annoia e si dimette nel 1802, pensando di intraprendere la carriera di autore drammatico. Nel 1806, sempre grazie a suo cugino Daru, Stendhal rientra in servizio nell'intendenza ed esercita le sue funzioni in Germania, in Austria, diventando Consigliere di Stato; conduce una vita da dandy, partecipa alle campagne di Russia e di Sassonia e cade con Napoleone nell'aprile del 1814, recuperando così la sua libertà.

Stendhal si stabilisce allora a Milano dove rimane sette anni e nel 1814, sotto lo pseudonimo di Louis César Alexandre Bombet, compone il suo primo libro dal titolo Vies de Haydn, de Mozart et de Métastase. Viaggia spesso per l'Italia e frequenta assiduamente la Scala, che all'epoca è il tempio della musica, ma anche il luogo d'incontro dell'intellighentia milanese: i palchi si trasformano in salotti. Nel 1817 pubblica due libri: l'Histoire de la peinture en Italie e, sotto lo pseudonimo di Stendhal, Rome, Naples et Florence. Ma nel 1821 dopo la delusione amorosa causata da Matilde Viscontini-Dembowski, avendo sollevato i sospetti della Polizia austriaca, nel giugno del 1822 è costretto a lasciare Milano, per raggiungere Parigi. Sperperata l'eredità paterna, Stendhal è rovinato e deve provvedere a vivere del mestiere di scrittore. Frequenta allora i più celebri salotti e conduce una vita sentimentale intensa e tormentata.

Nel 1822 pubblica De l'Amour, una specie di diario della sua passione per Matilde, nel 1823 La vie de Rossini, nel 1823-1825 Racine et Shakespeare; cura inoltre la cronaca musicale e pittorica su «Le Journal de Paris». A quarantatre anni Stendhal diviene romanziere e, nel 1827, pubblica un romanzo psicologico Armance, mentre nel 1829 dà alle stampe Passeggiate Romane, per tornare poi nuovamente al romanzo psicologico: alla fine del 1830 esce infatti il suo capolavoro Le Rouge et le Noir. La rivoluzione di luglio fa di lui un Console di Francia in Italia: dapprincipio è designato nella Trieste austriaca che lo rifiuta; quindi è nominato nel 1831 a Civitavecchia, dove egli trova un clima più sereno ma, nonostante la vicinanza di Roma, prova ugualmente una profonda noia. Durante questo periodo intraprende la stesura di grandi libri riamasti incompiuti, Une position sociale, Souvenirs d'égotisme, Lucien Leuwen (1834-35), Vie de Henry Brulard (1835-36). Ottiene un congedo di tre anni in Francia, ove ritrova l'ambiente parigino che gli stimola la stesura delle Chroniques italiennes e delle Mémoires d'un touriste (1838); nel 1838 concepisce La Chartreuse de Parme (La Certosa di Parma), che apparirà il 6 aprile 1839.

Dello stesso anno è L'abbesse de Castro. Sempre nel 1839 è costretto a ritornare al suo posto e va a riprendere le sue opere, tra le quali Lamiel. La sua salute si guasta e il 15 Marzo 1841 è vittima di un primo attacco d'apoplessia, a seguito del quale è autorizzato a ritornare a Parigi per farsi curare. Il 22 marzo, alle 19.00, sul marciapiede della Rue neuve des Capucines, Stendhal ha un secondo attacco: morirà nella notte. Suo cugino ed esecutore testamentario, Romain Colomb, lo fa inumare al cimitero di Montmartre. Il genio di Stendhal non sarà conosciuto che molto più tardi, come egli stesso aveva previsto: «Je mets un billet à la loterie dont le gros lot se réduit à ceci : être lu en 1935 » («scommetto su un biglietto alla lotteria di cui il primo premio si riduce a ciò: essere letto nel 1935»). Stendhal, che si diceva milanese, è ancora letto e apprezzato nell' XXI secolo.

A cura della Redazione Virtuale

Milano, 13 novembre 2001
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