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GABRIELE BALDINI: STUDIOSO, SAGGISTA, TRADUTTORE, FU IL PRIMO CURATORE UNICO DELL'OPERA COMPLETA DI SHAKESPEARE |
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Insomma, a dare il polso del numero di titoli presenti nella bibliografia di Baldini impressionante se si considera che allo studioso accadde di incontrare la morte in circostanze drammatiche a soli cinquantanni valgano le parole di Ennio Flaiano, che parlò dellamico raccontando come, ad unetà tuttaltro che veneranda, avesse già scritto uno scaffale di libri. Eppure alloggi in Italia vengono ristampati solamente il Manualetto Shakespeariano in Einaudi e, nella Biblioteca Universale Rizzoli, alcuni volumi di traduzioni da Shakespeare, originariamente pubblicati in tre eleganti tomi rilegati in pelle.
Dove risiede la mancata notorietà degli scritti puramente letterari, e in generale loblio in cui sembra esser caduta, per il lettore contemporaneo italiano, parte della sua produzione durante il trentennio a decorrere dalla dipartita? Nel presente intervento si tenterà di dimostrare come tale destino editoriale e di pubblico non renda conto del valore, in termini stilistici, ma più in senso lato letterari, di quei testi. Ma prima di entrare nel merito, ci si conceda di disegnare una breve cornice biografica al fine di inquadrare storicamente il personaggio. Gabriele Baldini nacque nel 1919 a Roma. Il padre era il noto scrittore legato al circolo de «La Ronda», Antonio Baldini. Nelle ramificazioni, anche di parte materna, dellalbero genealogico figurano altri letterati e studiosi di rilievo, tra cui Emilio Cecchi, Silvio e Fedele DAmico. Studiò Lettere e Filosofia a Roma dove frequentò le lezioni di Mario Praz. In seguito dovette riconoscere come propri maestri Cecchi e il filologo classico Giorgio Pasquali. Dopo la laurea visse a Cambridge come Research Fellow e poi tornò in Italia dove insegnò a Pisa, Trieste, Napoli e infine a Roma. Qui ebbe come proprio assistente il futuro scrittore Giorgio Manganelli. Nel 1950 sposò Natalia Ginzburg, già moglie di Leone Ginzburg, intellettuale e critico ucciso dai nazifascisti in carcere, a Roma, dopo larmistizio del 1943. Nel 1960 fu nominato direttore dellistituto italiano di cultura a Londra e dopo due anni tornò ad insegnare in Italia. Baldini morì nel 1969 a seguito di una trasfusione di sangue infetto resasi necessaria a causa di un incidente automobilistico occorso a Roma, nella zona di Muro Torto, in cui rimase gravemente ferito. Per un profilo, per lo più caratteriale, del professor Baldini, può risultare utile leggere larticolo Lui ed io di Natalia Ginzburg, incluso nella raccolta Le piccole virtù.
La Memorietta sul colore del vento è il racconto di un naufragio e dellapprodo, da parte di un personaggio immaginario, il capitano Bernardo Nicola Cizico, in unisola sconosciuta dove si danno una serie di avvenimenti misteriosi in un crescendo di indeterminatezza. Latmosfera creata è un misto di ansia e tranquillità che porta gradualmente il lettore verso la silente rivelazione dellarcano. La sua storia viene inquadrata da una prefazione in cui Baldini stesso, identificato nella figura del curatore, spiega che il testo è stato rinvenuto in frammenti allinterno di due bottiglie, affidate al mare dal capitano Cizico. Lintroduzione è quella di unedizione critica, in cui leditor si propone di rivelare il metodo con cui tenterà di ricostruire il dettato del racconto, allo scopo di renderne la versione nel modo più prossimo possibile agli intenti delloriginale. Nella stessa sono presenti elementi autobiografici quali il riferimento alla Scholarship di Cambridge e al soggiorno nellistituzione accademica britannica. Durante tale periodo, secondo la ricostruzione immaginaria della prefazione, sarebbe stato affidato allo studioso Baldini il compito di lavorare sulle carte Cizico per renderle pubblicabili e, prima ancora, intelligibili. Nella storia, il narratore-naufrago si trova infatti e da ciò scaturisce il graduale senso di angoscia che invade luniverso del lettore a vivere in un luogo dove la vita scorre esattamente al contrario rispetto alla normalità: ovvero, parte dalla morte, che si dà appunto sotto terra, per arrivare alla nascita con lentrata definitiva nel grembo materno. Morte e vita infine coincidono, secondo limmagine romantica consueta che vuole accostate lidea di grembo e quella di tomba esplicite in inglese nella rima tomb/womb. Dellisola sconosciuta, con fedeltà di filologo, il capitano ci informa persino degli usi linguistici oltre che dei costumi sociali e della tecnologia. In ciò e nella precisione con cui si raccontano le particolarità dellidioma, affiora ancora lautore, il professore. Alcune delle annotazioni in materia sono particolarmente interessanti, tra cui quella riguardante la mancanza di un lessema che indichi propriamente lidea di morte, di dipartita, poiché questa è tuttuno, in quel luogo misterioso, con la nascita. Dellunica parola adatta ad indicare il terribile significato, la sola pronuncia spaventa e allo stesso tempo affascina gli abitanti dellisola. Lunica traduzione italiana che il narratore sa renderne è: tomba-madre:
Sullo stesso tono, direi, da epitaffio, si inserisce il più tardo Selva e torrente che Baldini compilò, come ricordato, in prossimità della morte. Giorgio Manganelli, che ne scrisse una breve nota introduttiva, ne elogia il distacco ironico e la levità con cui il tema sotterraneo della dipartita viene affrontato: «Vi sono scrittori che pervengono alla loro meta più singolare e propria, a scrivere il loro libro più esatto e segreto solo portando a termine e sigillando, nello stesso tempo, un itinerario di solenne destino personale. Gabriele Baldini aveva scritto molto, e genialmente, con gusto erratico ed ilare, nella sua vita; ma questo libro, che più di ogni altro fatalmente e mitemente gli appartiene, lo scrisse poche settimane prima di morire; con la dissimulazione patetica e signorile che gli era propria finse estro e gioco quella che era una distaccata, disincantata attesa. Guidato dalla intima, finale vocazione a guardare altrove egli scrisse un libro dedicato alla morte [ ]» [in sovracopertina]. Si tratta di un dialogo immaginario, esule da qualunque logica temporale, cronologica e persino logica, tra due persone, due amici vissuti in epoche differenti, di cui uno è già morto e abita in una dimensione ultraterrena, mentre laltro è ancora in vita. Lo si è definito dialogo, ma Baldini ne dà conto come segue in una breve nota finale: «Tutto quello che non si capisce e tutti i conti che non tornano sono tali per decisa volontà dellautore; non già per bizzarria, ma perché è sembrato che la cosa veramente non avesse importanza alcuna in siffatto genere di pubblicazione. Il sogno dellautore da giovane era di scrivere delle opere liriche nello stile di Bellini Verdi Wagner e Strauss. Lunico progresso nella direzione di quel sogno sono queste carte» [1970, 138]. Diviso in quattro parti di cui la prima è denominata lintenzione violetta... (1/2 continua» 2/2)
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