L'INDEX LIBRORUM PROHIBITORUM FU PUBBLICATO NEL 1559 DALLA SANTA CONGREGAZIONE DELL'INQUISIZIONE ROMANA

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1559-1966

Breve storia dell'elenco delle opere che i cattolici non potevano leggere

a diffusione incontrollata della conoscenza è stata quasi sempre e dovunque vissuta come una minaccia, per la morale e per il mantenimento dell’ordine costituito. E anche oggi, in molti Paesi i libri continuano a suscitare il sospetto dell’autorità, sia per il loro potenziale contenuto rivoluzionario, che per la possibilità che informazioni delicate possano passare nelle mani "sbagliate". Dal punto di vista opposto, i libri, e la conoscenza ad essi collegata, sono spesso stati percepiti come un ostacolo per l’affermazione e il prevalere di idee “nuove”, estreme e/o prevaricatrici.


Giovanni Della Casa, autore del Galateo e primo estensore dell'Index Librorum Prohibitorum
Nella storia del genere umano, le religioni hanno spesso manifestato la loro insofferenza per la circolazione autonoma delle idee e dei libri che le contengono. In particolare la Chiesa cattolica si è distinta per secoli per un duplice rapporto di amore-odio nei confronti dei libri. Nei secoli bui del Medio Evo, i monaci delle abbazie si incaricarono delle conservazione di migliaia di volumi e li riproducevano, in un'età in cui la stampa non esisteva ancora, ricopiandoli a mano. Per contro, chiusi nelle biblioteche delle abbazie, difficilmente questi libri potevano essere consultati se non dagli stessi monaci e dalle persone che godevano della loro fiducia.

Berlino, maggio 1933. Libri giudicati contrari allo spirito tedesco vengono bruciati in piazza.
Prima metà sec. IX. L’imperatore Costantino fa bruciare i libri ariani. (Vercelli, Biblioteca Capitolare).
Frontespizio dell’Index librorum prohibitorum compilato per ordine di Gregorio XVI nel 1564. L’esempio dell’Apostolo delle genti fungerà da monito anche nell’edizione del 1948.
Il resoconto documentale più antico che riguarda un’iniziativa violenta nei confronti dei libri, si trova negli Atti degli Apostoli, in relazione all’attività di San Paolo, durante la sua visita a Efeso: «Molti di quelli che avevano abbracciato la fede, venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d’argento» (19:19).

Il primo atto ufficiale nei confronti della circolazione dei libri, nella storia della Chiesa, fu il decreto di Papa Gelasio I (496 c.ca), che conteneva una lista di libri, ripartita tra libri raccomandati e libri proibiti. Tuttavia, per il primo indice ufficiale bisogna attendere più di mille anni, Alessandro Farnese, che salì al trono pontificio col nome di Papa Paolo III (1534-1549), e l’Inquisizione Romana. Questa fu istituita per combattere il protestantesimo e, in un periodo in cui la Spagna dominava quasi interamente l’Italia del nord, per controbilanciare l'eccessiva severità della Inquisizione spagnola, resa tristemente famosa da Tommaso de Torquemada (1483). Primo grande inquisitore e padre domenicano, al pari di Giordano Bruno (il quale finì i suoi giorni sul rogo nell'anno 1600, vittima, non carnefice, della versione romana dello stesso meccanismo repressivo), de Torquemada faceva largo uso della confisca dei beni e della tortura per terrorizzare le sue vittime e si dice che mandò al rogo non meno di duemila persone.


Alessandro Farnese, che prese il nome di Paolo III. Ultimo papa del Rinascimento e il primo papa della Controriforma, riunì il Concilio di Trento (1545)
Durante il papato di Paolo III, un ambizioso prelato di origine toscana, Giovanni Della Casa (1503-1556), autore tra l’altro del celebre Galateo (1553), viene nominato vescovo di Benevento e gli viene affidata la nunziatura pontificia di Venezia. Per cinque anni il Della Casa, che aspira alla porpora cardinalizia, s'adopera in attività inquisitoriali, in netto contrasto con l’autorità giuridica veneziana, tradizionalmente indipendente in termini di costume e di giustizia. In particolare, usa ogni mezzo per portare sul banco degli imputati il vescovo di Capodistra, Pier Paolo Vergerio, che accusa di eresia e coinvolge in un estenuante processo.

Nel frattempo, il Della Casa intraprende altre iniziative, come la prima proposta di redazione dell’Index librorum prohibitorum. Pubblicato a Venezia nel 1549, questa proposta includeva Il beneficio di Cristo e L’alfabeto cristiano di Juan de Valdés. L’Indice, tuttavia, offre il fianco a una controffensiva del vescovo di Capodistria, che rimprovera al Della Casa di aver fatto parte, nei suoi trascorsi di gioventù, dell’Accademia dei Vignaiuoli, un gruppo letterario romano che praticava l’allusività oscena, di cui fece parte anche il Berni.


Giulio III (1550-1555) cercò di limitare i benefici dei cardinali e di rilanciare gli ordini monastici e riformò l'Università. Sotto di lui servirono Giovanni Pierluigi da Palestrina, come maestro del coro e Michelangelo, come principale architetto di San Pietro.
Nonostante il Della Casa riuscisse alla fine a spuntarla sul Vergerio e a farlo condannare, questi si sottrasse alla sentenza, riparando in Svizzera. Inoltre, alla morte di Paolo III, Giovanni Della Casa perse la protezione dei Farnese e con essa la nunziatura di Venezia. Papa Giulio III (1550-1555), un moderato di impostazione rinascimentale, limitò ulteriormente la giurisdizione del tribunale dell’Inquisizione ai soli fatti che avvenivano all’interno dei confini della Penisola.

Così la prima edizione ufficiale dell’Index librorum prohibitorum fu pubblicata soltanto nel 1559 dalla Santa Congregazione dell’Inquisizione Romana, sotto il papato di Gian Pietro Carafa, ovvero Paolo IV, un papa spietato e sanguinario a cui si deve, tra l'altro, l'istituzione del ghetto ebraico di Roma. Vi primeggiava il Decameron di Giovanni Boccaccio e il Il Principe di Niccolò Machiavelli, ma non mancava neppure Il Novellino di Masuccio Salernitano. Nel corso dei quattro secoli della sua storia fu aggiornato venti volte per impedire la contaminazione della fede e la corruzione della morale attraverso la lettura di libri teologicamente sbagliati o immorali. Esso conteneva quindi l’elenco dei libri considerati pericolosi dall’autorità ecclesiastica per la fede e la morale dei cattolici.

Fino a tutto il 1966, la legge canonica ha prescritto che ci fossero due forme di controllo sulla letteratura: la censura preventiva sui libri scritti da cattolici in tema di morale e/o di fede, il proverbiale «imprimatur» tuttora in vigore ai giorni nostri, e la condanna di libri giudicati offensivi, contro i quali sia chiesto l’intervento dell’autorità ecclesiastica, l’Index, appunto, la cui ultima edizione, la ventesima, fu redatta nel 1948. [Questa edizione dell'index può essere consultata collegandosi con questo server brasiliano, tenendo presente che le sue dimensioni (1,4 MB) possono richiedere un lungo tempo di caricamento].

In essa vi comparivano Balzac, Berkeley, Cartesio, D’Alembert, Darwin, Defoe, Diderot, Dumas (entrambi), Flaubert, Heine, Hobbes, Hugo, Hume, Kant, Lessing, Locke, Malebranche, Stuart Mill, Montaigne, Montesquieu, Pascal, Proudhon, Rousseau, George Sand, Spinoza, Stendhal, Sterne, Voltaire, Zola. E tra gli italiani Aretino, Beccaria, Bruno, Benedetto Croce, D’Annunzio, Fogazzaro, Foscolo, Gentile, Giannone, Gioberti, Guicciardini, Leopardi, Marini, Minghetti, Monti, Ada Negri, Rosmini, Sacchetti, Sarpi, Savonarola, Settembrini, Tommaseo, Pietro Verri e anche il Teatro comico fiorentino; inoltre era all’Indice qualsiasi volume non autorizzato che trattasse di storia della massoneria o dell’Inquisizione e le versioni non cattoliche del Nuovo Testamento. Nel decennio successivo furono aggiunti tra gli altri Simone de Beauvoir, Gide, Sartre, Malaparte e Moravia.

Nel 1908 Pio X, nel corso della riorganizzazione della curia, tracciò una riga sulla parola «inquisizione» e da quel momento la congregazione incaricata di mantenere la purezza della fede cattolica si chiamò «Sant’Uffizio».

Anche le competenze della congregazione preposta all’elaborazione e all’aggiornamento del libri proibiti furono trasferite nel 1917 al Sant’Uffizio, nuovamente rinominato nel 1965 da Papa Paolo VI «Congregazione per la Dottrina della Fede», il cui obiettivo primario è di promuovere l’ortodossia cattolica e di difendere i diritti di tutti coloro i quali siano accusati di venir meno a tal riguardo.

Nel 1966 l’Index librorum prohibitorum fu infine definitivamente soppresso.

I documenti relativi ai procedimenti condotti dalle congregazioni dell’Inquisizione e dell’Index, ora contenuti nell’archivio del Sant’Uffizio Romano e custoditi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, furono integralmente trafugati a Parigi dall’esercito napoleonico (1809-'14), il che causò la perdita della quasi totalità delle serie processuali. Le intemperanze perpetrate durante la breve esperienza della Repubblica Romana (1849) causarono altre perdite. Tuttavia l’archivio della congregazione preposta all’Index risulta intatto e, dal 1998, è consultabile da parte di chiunque, dotato di una laurea o di un titolo non italiano equivalente, sia in grado di provare di appartenere ad un’istituzione accademica, senza distinzione di Paese, di fede religiosa o di pensiero.

06 gennaio 2001
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Giovanni Luisè (luiselibri@luiselibri.it), Rimini, 13/05/'04

commento: Va ricordato che papa Paolo IV Carafa con la tristemente nota Bolla "Cum nimis absurdum" del 1555 ordina la separazione degli ebrei dalla popolazione cristiana, dando così impulso alla costruzione dei ghetti in tutto il territorio controllato dalla Chiesa e non solo. Si espellono le comunità ebraiche o si rinchiudono nei ghetti e le si assoggettano a pesanti sanzioni come per esempio quella di rimanere rinserrate nei ghetti i giorni della Passione di Cristo.I ghetti erano chiusi durante la notte e venivano aperti di giorno. Furono abbattuti con l'arrivo dei Francesi di Napoleone ma furono riattivati dopo la sua caduta. Furono aperti a Roma durante la gloriosa ma breve Repubblica Romana del 1849 e furono puntualmente riattivati da Pio IX Mastai Ferretti ( oggi sugli altari ); definitivamente abbattuti con la raggiunta Unità d'Italia , la distruzione dello Stato della Chiesa e la soppressione del potere temporale dei papi.


Calogero Martorana (calomarto@libero.it), Napoli, 29/12/03

Solo due righe sull'"indice" dei libri. Lo trovo uno sconfortante e ignominoso fatto del passato che, però, non giurerei sia dismesso ancor'oggi. Non parlo, ovviamente, della evidente libertà di comprare e leggere libri, quella ce l'abbiamo ancora pressoché intera. Parlo delle censure o di boicottamenti che fioriscono ora qua ora là in forma silente: un libro di Odifreddi è stato prima ritirato e poi, forse, rimaneggiato; i libri della Minimum Fax - si veda quello contro M.Tesera da Calcutta - spesso sono boicottati dai circuiti nazionali che "devono" vendere cose imbelli e politically correct.Insomma, nello stato poco-laico e troppo-etico detto Italia, subiamo attacchi illibertari con la serenità degli idioti... Sconsolante, e pericoloso.Saluti


Claude Mauguier (claude.mauguier@libertysurf.fr), Tarascon-sur-Ariège (Ariège-Francia, 21/11/'03)

Mi dispiace, in quanto alle vicissitudini delle carte processuali di questo "Index", ma come mai poteva esserci un "esercito napoleonico", nel 1916-17 ...??? E neppure nel 1816-17, dato che quel disgraziato tiranno fu finalmente vinto nel 1815 (Waterloo). Allora...??


Emilio Milone (skeggia71@virgilio.it), Napoli, 21/11/'03

Un libro tempestoso, ammaliante, struggente e avventuroso, pregno di richiami mitici e di riarsa sicilitudine, gustoso e afoso, contemplativo e inquieto, condito di scaglie di mare e di indomite passioni primitive, di istinti ferini, di accattivanti sapori, di odori e ricordi di un tempo che fu...





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http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 14 dic 2006

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