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in memoria di Roberto Sanesi

Un ricordo di Alexander Hutchison

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Roberto Sanesi
(© Alexander Hutchison)

a prima volta che incontrai Roberto Sanesi, ci trovavamo entrambi nel refettorio del Collegio Irlandese di Leuven, in Belgio. Era il 1985 e, per l’occasione, partecipavamo a uno dei tanti «Festival Europeo di Poesia» - anche se alcuni dei poeti invitati venivano da posti remoti come la Jamaica e Suriname. Ero arrivato a manifestazione iniziata - perdendomi il primo giorno e metà del secondo - e mi ero appena seduto a tavola quando fui forzato ad alzarmi di nuovo, a causa dell’entusiastica ovazione scatenata dall’organizzatore, che chiassosamente mi additava ai presenti: «Hutchkinson est là - poète ecossais!». Quando potei risedermi, mentre cercavo di riprendermi da quel leggero, anche se pubblico, imbarazzo, notai che l’uomo che mi stava di fronte, sulla cinquantina, ben vestito, mi sorrideva con simpatia, lasciando trasparire nello sguardo intelligente solo un’ombra di «schadenfreude», o benevola malizia.

Era Sanesi. Nel corso della cena avemmo modo di scoprire molti punti in comune, nel nostro senso dell’umorismo nonché nell’oggetto dei nostri interessi. Anche Grete Tartler, poetessa rumena, (nonché ambasciatrice del suo paese in Danimarca, n.d.r.) e Michael Hamburger e Charles Tomlinson, tutti e due inglesi, erano seduti vicino a noi e partecipavano piacevolmente, ma Sanesi era l’anima della conversazione: arguto, rilassato e simpatico. Nel corso del resto della settimana intrecciammo un’amicizia interrotta soltanto a gennaio di quest’anno, dalla notizia della sua scomparsa.

Qualche anno più tardi, nel 1988, Tessa Ransford, fondatrice della Scottish Poetry Library, organizzò di invitare Sanesi a leggere durante il Festival Internazionale di Edimburgo. Anche Edwin Morgan, noto poeta scozzese, lesse le sue poesie e io partecipai all’evento leggendo le mie traduzioni in inglese e scozzese delle poesie di Sanesi, principalmente da Téchne (1984) e La differenza (1988).

Avere la possibilità di lavorare gomito a gomito nella preparazione di quelle traduzioni delle sue opere fu per me una grande soddisfazione. Sanesi era sempre netto e preciso nelle sue opinioni, nè si mostrò mai esageratamente insistente o pignolo. Quando sentiva che avevamo raggiunto il dunque, o quando riconosceva che l’espressione che aveva scelto era stata eguagliata in energia e tono, trasmetteva immediatamente la sua soddisfazione. Sicché il processo fluì velocemente ma con la massima precisione. La stessa cosa si ripetè quando ci scambiammo i ruoli e io lo aiutai a tradurre la mia poesia Inchcolm, che fu pubblicata in «Schema» 33/34, insieme con la traduzione di Sanesi delle poesie di Ransford e Morgan.

Sanesi non si tirava indietro di fronte a imprese impegnative. Nessuno dei poeti che tradusse dall’inglese - Shakespeare, Dylan Thomas, Eliot, per esempio - poteva essere considerato un gioco da ragazzi. E la profondità della sua erudizione e la conoscenza di altre culture si riflettono nei poemi come From Samuel Palmer to George Richmond, Shoreham, August 1828. Ciò nonostante, non sfoggiava mai la sua cultura a sproposito; era assolutamente serio, mai troppo solenne o pedante.

Salisbury Crags

Vista dal Trono d'Arturo

Quando visitò Edimburgo, compimmo un’escursione sul Trono d'Arturo - che è una collina (in realtà è il cono di un vulcano spento) appena fuori dalle mura della città vecchia - e sopra Holyrood Palace. A un certo punto, salimmo fino a Salisbury Crags, uno spuntone di basalto appena a Ovest del Trono d'Arturo, da dove si può spaziare sopra la città di Edimburgo, oltre il Firth of Forth fino a Inchcolm e Fife e ancora oltre.

Era una giornata splendida. Il vento scompigliava gli steli gialli dell’erba alta come la cresta di un mare. Il passaggio dalla città alla campagna aperta avviene straordinariamente in fretta durante questa passeggiata, che ebbe su di noi un’effetto inebriante. Da Milano, quando ritornò a casa, Sanesi mi mandò una foto che aveva scattato in quella memorabile occasione - io, allungato, appoggiato al gomito sinistro, sorrido apertamente, mentre mi sbraccio verso di lui da quella collina fluttuante. Probabilmente anch’io scattai una foto di lui con la stessa macchina fotografica, ma purtroppo non me la mandò. Vorrei che lo avesse fatto. Vorrei che fosse possibile passare ancora un pomeriggio del genere: in buona compagnia.

Ad ogni modo, i suoi amici in Scozia non lasceranno che l’affetto per lui si estingua, al pari del rispetto per la sua opera. La cortesia e l’entusiasmo schietto di Roberto Sanesi nei rapporti personali, così come nella sua arte, hanno lasciato un segno indelebile.

Alexander Hutchison
Glasgow, Scotland February 26, 2001


NOTE BIOGRAFICHE

Alexander Hutchison, poeta e traduttore in scozzese e in inglese, è nato nel Nord-Est della Scozia e ha lavorato per lo più come professore universitario tutta la sua vita, compresi 18 anni in Canada e negli Stati Uniti. Attualmente vive a Glasgow. La sua prima raccolta, Deep-Tap Tree, pubblicata dalla University of Massachusetts Press (1978) è tutt'ora in catalogo. Richard Ellmann, il critico illustre, biografo di Joyce, Yeats e Wilde, ha scritto di lui: «Mr Hutchison è un personaggio a parte: individualista di carattere, pungente e preciso con la penna. La sua opera è fatta di acume e di mistero, capace di deliziare i suoi lettori anche quando li sorprende a prendendoli in giro». La sua raccolta più recente, Epitaph for a Butcher, è stata pubblicata da Akros Publications nel 1997. Il poeta americano Robert Creeley ne ha detto: «Le poesie di Sandy Hutchison si distinguono, per sintesi e precisione. Vi si trovano calore e spirito e un orecchio particolare per i suoni ben definiti e un ritmo capace di tenere insieme il tutto».

Nella foto: Alexander Hutchison (© Roddy Simpson)

28 febbraio 2001
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http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Lun, 23 mag 2005

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