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TRA LA NARRAZIONE E IL REPORTAGE, I LIBRI DI ANTONIO PASCALE RACCONTANO LA VITA DELLA PROVINCIA DI CASERTA
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D. La manutenzione degli affetti: Come mai questo titolo? Non ho ancora capito se l'amore costituisca la guarigione da una malattia e dunque basta solo la parola amore per risolvere tutti i tuoi guai, oppure se si tratti solo dell'inizio di una convalescenza, quando cerchi la luce, ma non hai gli occhi abbastanza in forma per sostenerla. Credo che sia questo: una convalescenza, nella convalescenze si pratica la manutenzione, un' inventario di quello che hai e quello che rischi di perdere. I tuoi libri hanno un'intonazione particolare, sembrano porsi in una zona intermedia tra la narrazione e il reportage. Quali sono gli autori a cui ti senti più vicino? Il reportage è uno strumento narrativo ancora non codificato che permette una seria sperimentazione. I miei autori preferiti, però, non sono autori di reportage, ma scrittori che hanno saputo riflettere su come dire le cose, Raffaele La Capria, Goffredo Parise, Luciano Bianciardi... Sia ne La città distratta che ne La manutenzione degli affetti parli di un nuovo ceto medio che si è sradicato dalle tradizioni ed è affamato di guadagni facili e di nuove mode. Pensi che questa sia la cifra che caratterizza la generazione degli anni '70, la tua generazione?
Il ceto medio e gli anni Ottanta, il rampantismo e il taglieggiamento camorrista, la piccola criminalità e l'immigrazione sono temi che ritornano nei tuoi libri. Quanto della tua esperienza personale vi si riflette? Rilke scrive: «Importante è ricordare, ma più importante è dimenticare». Con questo intendo dire che apprezzo quegli scrittori che sanno elaborare partendo dalla propria esperienza ma possiedono fantasia e immaginazione sufficienti per staccarsi da quello che è il proprio vissuto personale. Ne La Città distratta ti esprimi in maniera molto ironica sull'abusivismo edilizio. A dicembre 2004, il governo di centro-destra ha varato un condono edilizio che permette di regolarizzare gli abusi ambientali e che va contro le stesse leggi regionali in materia. Si è parlato persino di sanatoria che avrebbe potuto impedire la distruzione del famoso Villaggio Coppola, il complesso sul litorale casertano, nel cuore dell'area in cui sono ambientati i tuoi romanzi. Come commenti questo modo di procedere? Devastante. Mi trovavo a Francoforte per un convegno. Il mio intervento veniva tradotto in simultanea. Ho pronunciato le parole condono edilizio e la traduttrice si è fermata: scusi Pascale, non abbiamo un vocabolo per tradurre condono. Ho detto: va bene, adesso ve lo spiego. Partiamo dalle basi: quando si costruisce dove non si può costruire... Un tedesco: e allora perché costruite? Ho cominciato a sudare. Appunto perché è abusivo... E allora perché non abbattete? Ho cominciato a balbettare. Non riuscivo a spiegare il meccanismo del condono. Gli italiani in sala ridevano i tedeschi guardavano la traduttrice: ma che c'è da ridere? Da La città distratta e da La manutenzione degli affetti emergono due voci: la prima più documentaria e sociologica, la seconda più lirica e intimista. Ci puoi raccontare questi due diversi approcci? La vita è mutevole, lo stile deve essere altrettanto flessibile se si vuole cogliere la vita. Sandro Penna scrive: «se passa una bellezza che va in fretta/ con l'anima nera per non averla stretta/tu guardi il cielo verde della prima sera/passata è la bellezza in bicicletta». La bellezza non l'afferri. Cogli il cielo verde. Se non hai a disposizione una varietà di strumenti, rischi di non cogliere neppure il cielo verde.
E' un processo di ricerca che coinvolge gli affetti in senso lato, i miei sogni e le conseguenze di questi sul mondo al di fuori di me. Consideri che il mestiere di scrivere implichi un impegno di tipo morale e civile? Non servono le dichiarazioni di intenti, occorre inventare uno stile che non ha complicità con il potere. Ci si può considerare civili quando si capisce cosa si può dire e cosa non si può dire. A cura della Redazione Virtuale Milano, 17 febbraio 2005 ![]()
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