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Agostino (1944)



Alberto Moravia, Agostino
Tascabili Bompiani, 1999
pp.126 Euro 6,20

ra il 1944: i tedeschi occupavano Roma e Mussolini, di lì a un anno, sarebbe stato fucilato a Dongo. Presso la casa editrice Documento, pubblicato da Federico Valli in un’edizione limitata e illustrata da Renato Guttuso, vedeva la luce Agostino, lo scritto che valse a Moravia il primo premio letterario della sua vita: il Corriere Lombardo. La critica tutta, o quasi tutta, da Fernandez a Flora a Gadda, ha concentrato la propria indagine sulla tematica sessuale affrontata dal testo. Ne I viaggi, la morte, Gadda si chiedeva che cosa fosse questo «romanzetto», e si rispondeva, poi: «È l’incontro di un ragazzo tredicenne, di famiglia "civile", Agostino, coi fatti e coi problemi del sesso».

Il termine “civile”, usato con una certa qual sicurezza da Gadda, ha dato modo alla critica più acuta di andare a fondo e scoprire la messa a punto, da parte di Moravia, dell’analisi sulla realtà delle classi sociali, dopo un primo approccio ancora in fieri approntato ne Gli indifferenti. A tal proposito, scrive Sanguineti: «Nessuno ha così efficacemente trascritto il fatale masochismo del borghese che, incapace di spontanea autocoscienza, finalmente, accusato di essere quello che precisamente egli è, e per intanto alienato in un mondo artefatto, innaturale, privo di ogni vitalità vera e di ogni autentica resistenza, e autenticamente, nel suo fondo, corrotto, si riconosce, e gode di quella stessa spietatezza con cui infine colto nella sua reale condizione e spiegato a se stesso». (E. Sanguineti, Alberto Moravia).

Agostino è un bambino come tanti, colto nel momento del suo transitare lento, ma inesorabile, dalla fanciullezza all’età adulta; qui, tra le pagine di questo romanzo, egli ha ancora i contorni dell’adolescente incompleto. Il suo mondo si risolve interamente nella figura della madre che egli contempla, affascinato e sazio, come non volendo più altro dalla vita, se non l’affetto e le attenzioni di lei. Nella pudica visione che Agostino ha dell’esistenza campeggia, solitario, un solo anelito: «(il) desiderio di seguirla ovunque, anche in fondo al mare».

Nel rapporto madre-figlio tutto procede senza intoppi, né rivalità, nell’esclusivo senso di possessione e si direbbe, azzardando, quasi “ossessione” da parte del figlio, fin quando un giorno, durante una vacanza al mare, Agostino non si vede scalzato da un bagnino, «un giovane bruno e adusto che tendeva la mano alla madre». I suoi sentimenti, da quel momento, cambiano direzione, diventano ciò che non erano mai stati: l’acredine e la gelosia, infatti, nel cuore di Agostino prendono il posto della tranquillità e della pace. Sembra di vederlo, nella stessa percezione che il ragazzo ha di se stesso, mentre ruzzola velocemente: «giù da un’illusione come da una montagna, restando tutto ammaccato e dolente».

Quella stessa madre, perfetta e castamente rappresentata dai suoi occhi di bambino, è ora il punto di partenza per l’osservazione della donna, di un universo che il giovane protagonista non ha mai esplorato: «Il primo impulso di Agostino, a tale vista, fu di ritrarsi in fretta; ma subito questo nuovo pensiero, “È una donna”, lo fermò, le dita aggrappate alla maniglia, gli occhi spalancati. Egli sentiva tutto il suo antico animo filiale ribellarsi in quella immobilità e tirarlo indietro; ma quello nuovo, ancora timido, eppure già forte, lo costringeva a fissare spietatamente gli occhi riluttanti là dove il giorno prima non avrebbe osato levarli».

Il nuovo sentimento di Agostino, dunque, tutto giocato tra la ripugnanza e l’attrazione, tra il volersi discostare e il sentirsi morbosamente attirato dalla madre, trova un nuovo sbocco, una strada aperta su cui correre verso la totale libertà. Ciò che il ragazzo vive nel profondo gli è insopportabile: non può non sentirsi trascinare dal “cordone ombelicale” che sempre l’ha legato alla figura materna, ma, nello stesso tempo, atterrito, sente che gli innocenti presupposti dell’antico vincolo sono stati sostituiti da nuovi e più audaci impulsi.

Tuttavia, dopo uno schiaffo, la lacerazione è definitivamente compiuta: Agostino scopre un iperuranio diverso e sconosciuto, che non ha nulla a che fare con la condizione di ricco borghese, calato nelle gioie dell’infanzia. Il giovane protagonista entra a contatto con una banda di ragazzi del popolo. Questi vivono alla giornata, ai confini della legalità, in una conoscenza tutta naturale e degradante del sesso, della donna e della vita in genere. Non hanno limiti nell’espressione di se stessi, né moralità. In mezzo a loro il giovane protagonista comprende oscuramente «di pagare la sua diversità e la sua superiorità».

Agostino è costretto a distaccarsi, oltre che dalla madre, dal suo modo primitivo di giostrarsi, per entrare a occhi chiusi in un’età di «difficoltà e miserie», in un tempo «oscuro e pieno di tormenti». I gesti della madre, i vezzeggiamenti e le carezze fino a quel momento tanto graditi, diventano per Agostino «un fastidio», «un malessere», azioni che in lui destano sentimenti controversi, dalla curiosità alla repulsione.

Per Agostino il cambiamento è destabilizzante, è un turbamento profondo che lo porta a perdere l’equilibrio: «Copriti, lasciami, non farti più vedere — avrebbe voluto gridarle — non sono più quello di un tempo». Sente di attraversare un corridoio, non sa quando arriverà alla fine, si chiede come abbiano fatto i ragazzi più grandi di lui «ad amare la propria madre e al tempo stesso a sapere quello che egli stesso sapeva; e concludeva che questa consapevolezza doveva in loro uccidere a tempo l’affetto filiale, mentre in lui l’una non riusciva a scacciare l’altro e, coesistendo, torbidamente si mescolavano».

E l’epilogo non tarda ad arrivare: un po’ scontato, a dire il vero, ma realistico. Il Tortima, uno dei ragazzi della banda, convince Agostino ad andare a bussare alla porta di una prostituta. La scena è bellissima, la si può vedere mentre si legge, così come se si fosse seduti al cinema: «La donna li scrutò un momento senza benevolenza, quindi, in silenzio, accennò al Tortima come per invitarlo a passare. Il Tortima sorrise rinfrancato e si slanciò verso la porta a vetri. Agostino fece per seguirlo. "Tu no", disse la donna fermandolo per la spalla. (…) "Sei troppo piccolo, Pisa", disse il Tortima beffardo».

Chissà se poi, davvero, Agostino avrebbe avuto il coraggio di entrare. Moravia non ce lo dice, si limita a chiudere questo romanzo con una dolcezza insolita: «Come un uomo, non poté fare a meno di pensare prima di addormentarsi. Ma non era un uomo; e molto tempo infelice sarebbe passato prima che lo fosse». Cos’era dunque Agostino?

Il Pandini parla di «distacco insanabile tra quello che si è chiamati ad essere per gli altri e quello che si sente di essere per sé». In effetti, molti dei personaggi Moraviani subiscono, prima o poi, questo distacco che assume, nelle loro vite, la forma della violenza. Più o meno traumatico, l’abbandono della vecchia vita per la nuova, sia per il Dino de La Noia, che per la Rosetta de La ciociara, piuttosto che per la Carla de Gli indifferenti, è qualcosa di fronte a cui si accetta di piegarsi nella rassegnata coscienza di una sorta di inevitabile evolvere della vita.

A cura della Redazione Virtuale

Milano, 25 marzo 2002
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Daniele Pioli, Napoli, 10/10/'04

Ho letto questo libro in terza media sotto indicazione della mia prof.Il suo approccio col sesso è cauto ma allo stesso tempo chiaro e significativo. Benché l' abbia letto agli arbori della mia adolescenza è stato utilissimo e lo è ancora ora. Grazie a una attenta lettura mi sono accorto che in molte occasioni la mia vita ha trovato delle affinità con quella di Agostino. Auguro a tutti la fortuna di leggerlo perché Agostino è lo specchio dell' adolescenza!


Marco, Lucca, 12/07/'04

Sono d'accordo con chi dice che la tematica sessuale attira molte attenzioni..tuttavia penso che per la complessità del tema che affronta, questo libro è scritto molto bene e non è assolutamente peso.


Emanuela Esposito (emy118@yahoo.it), Catanzaro, 02/05/'04

Io ho letto agostino a richiesta del mio prof. ma anche se all'inizio avevo molte perplessita' sul farlo alla fine mi sono ricreduta. e' un racconto pieno di sentimenti e timori che credo tutti abbiamo avuto,anche in mamiera diversa,al primo incontro con il sesso!io lo consiglio a tutti!buona lettura!


Francesca, Firenze, 02/05/'04

Non mi è piaciuto e credo che il successo di questo libro sia dovuto soltanto alla tematica sessuale che cattura con facilità molti lettori


Irene, Pisa, 14/03/'04

Credo sia un libro completamente privo di emozione, traspare soltanto la psicologia di agostino a cui credo siano state messe pensieri e parole che un bambino della sua età non ha, come il pensiero che ha avuto quando ha saputo che le donne venivano pagate. il libro secondo non scorre al contrario di altri libri del grandissimo moravia penso che con questo libro non sia riusito a trasmettere ciò che voleva dire.


Fede B., Vigevano (Pv), 5/11/'03

Questo romanzo l'ho letto per la scuola, non lo consiglio è troppo noioso e non scorrevole!


Giulia Pavan (Giulia.Pavan@libero.it), Treviso, 13/08/'03

È stato un libro che ho dovuto leggere ma, nonostante credessi fosse un luibro terribile, devo dire che in una giornata di mare l'ho divorato! non posso dire che sia il mio libro preferito ma sicuramente non è un problema leggerlo data la semplicità della narrazione e la voglia di conoscere come andrà a finire il drama di questo giovane ragazzo che conosce il mondo in modo così atroce.


Laura (Liuba85@excite.it), Calcinato (Bs), 01/08/03

E' un libro che mi è piaciuto dal punto di vista "pedagogico" , per come viene descritta la personalità, psicologia, turbamenti di Agostino, ma a volte mi sembra poco credibile......


Martina, 16/05/03

L'ho dovuto leggere a forza..per scuola. Nonostante Moravia sia un bravo scrittore non consiglio questo libro.E' noioso e non è scorrevole..leggerlo è stato un'impresa..


Michele Palazzo, Pescara, 09/05/03

Il romanzo è troppo incentrato sulla psicologia di Agostino,senza soffermarsi su quella degli alti personaggi.Inoltre la narrazione è a volte troppo lenta a volte troppo scorrevole.Le casualità con cui accadono gli eventi sono troppo surreali e a volte quasi impossibili da credere.Concludendo posso dire che non è un bel romanzo.


Sara Lombardi, (bless...@tin.it), Latina, 26/03/03

Credo la cosa più estasiante per un appassionato di romanzi sia conoscere le opere di Alberto Moravia. Con Agostino si ritrovano degli argomenti discutibili in pedagogia, la presentazione dell'ingenuità di questo fanciullo e la capacità dello stesso di adattarsi in determinate circostanze mai vissute prima, rendono questo romanzo unico. L'approccio del ragazzo alla sessualità, gli ambienti descritti in maniera cosÏ esplicita, i personaggi così curati nei particolari hanno creato passione in me per questo autore. Il capolavoro per eccellenza è "Gli indifferenti" ma con "Agostino" troviamo una semplicità particolare e attenta. Con questo concludo dicendo che "Agostino" è' il romanzo che si avvicina al pubblico giovanile, la tematica così sottile potrebbe essere affrontata in ambito scolastico.Sara


Gaia Borioli (gaia88@excite.it), Sanremo (Im), 19/02/03

Sebbene lo stile di Moravia non sia proprio uno dei miei preferiti, devo ammettere che Agostino mi è piaciuto. Ho trovato interessante soprattutto la personalità del protagonista, la trama è scorrevole ed è bella l'ambientazione.


Arianna Infante, Firenze, 22.10.2002

E' un libro bellissimo..l`ho dovuto leggere per le vacanze estive e da quanto mi e' piaciuto l`ho letto in 2 giorni!!! domani ho il tema in classe proprio su questo libro!!!NON VEDO L`ORA!!! leggetelo ve lo consiglio!!!


Kappa Gabbermafia (fetish@virgilio.it), Reggio Calabria, 4.04.2002

L'ho dovuto leggere per forza ma è stato un libro molto scorrevole e mi è piaciuto. Sono belle le ambientazioni e lo stile con cui è scritto. Ve lo consiglio




http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 27 lug 2006

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