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ALLA SERA, VISSUTA DA UGO FOSCOLO COME IMMAGINE DELLA MORTE MA ANCHE MOMENTO DI PACE E DI RIFLESSIONE |
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Alla sera (1803) |
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Forse perché della fatal quïete E quando dal nevoso aere inquïete Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme Delle cure onde meco egli si strugge;
Rivolgendosi direttamente ad essa, l'autore confida che l'apparizione della sera lo induce a meditare sulla vita e sulla morte, sul «nulla eterno», condizione dell'uomo che si configura come un annullamento totale e definitivo. Ma a questa dimensione indefinita ed infinita si contrappone il tempo, elemento immediato e fuggente che passa rapido recando con sé avversità indicibili, nel suo processo di autoconsunzione. E mentre il poeta contempla il silenzio e la pace della notte la sua anima attanagliata dalla rivolta interiore, per un attimo si placa e gli dona attimi di godimento, di dolcezza e di riposo. Il messaggio è certamente il binomio costituito dal desiderio di pace e dalla negatività del presente storico. Il poeta esprime il dolore e la tristezza della sua condizione, in attesa della sera come momento di pace e di riflessione, anche sui temi della morte. L'attende con ansia per placare angoscie e incertezze, come momento di liberazione e di pace. La sera ha il potere di placare l'anima ribelle e guerriera che lo agita e di donargli un momento di riposo, liberandolo dalla tristezza della giornata. L'obiettivo della poesia è anche quello di sintetizzare la concezione di vita del poeta. Secondo il Foscolo, che si ispira alla filosofia sensistica (*) e materialistica dell'illuminismo, la morte annulla ogni cosa; egli concepisce la vita dell'universo come un ciclo perenne di nascita, di morte e di trasformazione della materia, che costituisce l'unica realtà. Ma da questa Weltanschauung (*) di sottofondo la poesia lascia trasparire anche una Sehnsucht (*), un'aspirazione struggente e inappagata all'infinito, un atteggiamento di inquietudine e di nostalgia, un desiderio di conoscere ciò che sta fuori dei limiti del finito, che si concretizza nella sofferenza per l'impossibilità di appagare questo desiderio. Le figure foniche del sonetto, con rima secondo lo schema ABAB ABABA CDC DCD, sono le allitterazioni dei suoni chiari delle vocali e ed i nelle quartine, e quelle dei suoni cupi delle vocali o ed u delle terzine. La poesia esprime pessimismo e preoccupazione nel poeta, intristito dalle avversità del «reo tempo» e volontà di allontanarsi dal presente per immergersi in una dimensione cosmica e fuori del tempo, nella morte, che è totale annullamento ma anche pace, in cui si placa il tumulto interiore. La sera è anche la confidente del poeta; è il momento in cui il poeta riflette sulla propria vita e sulla morte chiarendo a se stesso la sua visone di vita. Il lessico è altamente letterario, costruito con parole auliche e poetiche; molte di queste latinismi (reo, aere, secrete, torme, cure) che danno al sonetto una forma neoclassica, mentre i sentimenti espressi sono decisamente romantici. Il sonetto è dunque la sintesi della cultura del tempo: dominio delle passioni, secondo le indicazioni del Winckelmann, ma concetti nuovi come la Sehnsucht (*), propria dei romantici. La poesia è composta da periodi paratattici e ipotattici. Nelle quartine i periodi son più ampi e complessi, mentre nelle terzine i periodi sono più corti e concitati. Il movimento ampio delle quartine è affidato al parallelismo delle due frasi coordinate («E quando e quando »). La lexis (*) della poesia è affascinate e suggestiva, ricca di richiami vocali e di una ricercatezza lessicale che danno alla poesia grazia e levità. Ma il più importante procedimento formale consiste nell'accostare immagini contrastanti, in modo da ottenere quel chiaroscuro che è considerato dalla critica come una delle conquiste più importanti della poesia foscoliana (La Realtà e la Parola pag.143). Le più importanti figure retoriche della poesia sono: l'ossimoro, l'enjambements e l'antitesi. L'ossimoro del primo verso «fatal quiete» e il «Nulla eterno» del 10 verso. L'embejement dei versi 5-6 (inquiete/ tenebre e lunghe). L'antitesi si trova negli ultimi due versi «e mentre io guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerriero ch'entro mi rugge». La lirica trae la sua bellezza innanzitutto dalla perfetta sintesi tra linguaggio poetico e sentimenti sottesi, dal tono emotivo languido e dalle riflessioni filosofiche ed esistenziali che il poeta sviluppa nel breve componimento, raggiungendo elevate altezze poetiche ed estetiche. Questo sonetto trasmette un messaggio filosofico ed esistenziale chiaro. La vita termina nel «Nulla eterno», nell'annullamento totale e definitivo nella natura, e di questa nell'universo. Al di là di questa concezione, che alcuni possono trovare non condivisibile, il sonetto cattura per il suo linguaggio e per il suo contenuto. La sua bellezza è intrisa di una malinconia universale, lontana dalla fede per cui la morte e solo l'inizio della vera luce e della vita vissuta accanto a Dio.
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I commenti dei lettori
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