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SALVATORE QUASIMODO PARTE DAL SALMO 137 PER COMPORRE ALLE FRONDE DEI SALICI. LA GUERRA SUSCITA IL PANICO TRA I CIVILI E IL SILENZIO DEI POETI |
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Alle fronde dei salici (1945) |
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È limpossibilità da parte dei poeti di scrivere poesie quando la patria è occupata dal nemico, quando la popolazione soffre e piange i suoi difensori, quando la madre perde il proprio figlio. Il poeta non aveva lanimo lieto e non riusciva a trovare le parole per esprimere la propria rabbia contro il nemico occupante, così come gli ebrei, durante la prigionia in Babilonia, non riuscivano a cantare i loro salmi ed avevano appeso le loro cetre sulle fronde dei salici. Quasimodo prende spunto proprio dal salmo 137 della Bibbia dove si narra che gli ebrei avevano appeso le loro cetre sui rami dei salici e avevano perso la gioia di cantare perché prigionieri in terra straniera. I poeti non potevano scrivere poesie finché la patria era in mani nemiche. «Un sentimento di commozione religiosa pervade questi versi, che nascono non a caso da una memoria biblica. Di qui il carattere meditativo e solenne che assume lo stesso orrore, mescolando al presente immagini archetipiche di sacrificio e di martirio ( il ricordo di agnelli sgozzati, le esecuzioni paragonate alluccisione di Cristo, una madre che ricorda la figura di Maria ai piedi della Croce). Ma il dolore è impotente e la poesia non può offrire, per voto, che il silenzio, nellimmagine delle cetre che oscillano quasi in balia di se stesse alle fronde dei salici, un albero che rappresenta il pianto e il dolore». (Guido Baldi, Storie e testi pagina 353). Maurizio Dardarno scrive: «Al grido di sconforto iniziale segue la rievocazione delle atrocità commesse dagli occupanti tedeschi; in una situazione del genere il poeta non può astrarsi dalla realtà, rifugiandosi nella letteratura, ma deve condividere fino in fondo il dramma del suo popolo. Anche larte muore, quando muoiono i sentimenti più elementari di pietà e di umanità; di conseguenza la cetra, strumento e simbolo della poesia, rimane appesa agli alberi, inutilizzata, finché non si ristabiliscano, con il contribuito di tutti, le condizioni del vivere civile». ( da I testi, le forme, la storia pagina 839). Il linguaggio della poesia è contemporaneamente alto e figurato, simbolico e concreto, retorico e limpido. È costruito su molteplici figure retoriche, ma è anche ritmato e cadenzato. I versi, endecasillabi sciolti, danno un andamento veloce alla poesia che inizia con una domanda retorica e una spiegazione finale. Le immagini di dolore si succedono una dopo laltra con una velocità crescente. La risposta è lenta ed esprime la rassegnazione del poeta sullimpotenza della poesia a risolvere le sorti della guerra. Come scrive Marisa Carlà: «La lirica è composta da due periodi: il primo, in cui le immagini evocano gli orrori della guerra delloccupazione nazista, è una lunga domanda che si apre con E come, che già dà il senso dellinterrogarsi angoscioso del poeta; gli ultimi tre versi costituiscono la seconda parte, esplicativa». (da Epoche e culture pagina 615) Guido Baldi scrive: «Il discorso si sviluppa in forme più comunicative, insieme drammatiche e composte nel loro misurato rigore, attraverso la chiara scansione degli endecasillabi». ( pagina 353) Figure di stile si susseguono numerose: «la domanda retorica iniziale, la metafora (con il piede straniero sopra il cuore), lanalogia (al lamento dagnello dei fanciulli ) la sinestesia (lurlo nero ), lenjambement (al lamento / dagnello) contribuisce a mettere in rilievo lanalogia istituita tra il pianto dei bambini, e il belato degli agnelli, indifesi di fronte allo spettacolo della violenza, i simboli della cetra che rappresenta la poesia, e il salice che simboleggia lalbero del pianto». (Dardano, pagina 840). Per molti critici Alle fronde dei salici è costruita con figure retoriche proprie dellermetismo, secondo altri la poesia è costruita con un linguaggio più prosastico e più nuovo. Secondo Marisa Carlà: «Dellermetismo rimane soprattutto il gusto per lanalogia e la sinestesia, che tende a rendere più drammatico il senso di crudeltà e di orrore della guerra, che assume nella lirica un carattere solenne, mescolando insieme immagini bibliche si sacrificio e di martirio». Mentre Riccardo Marchese scrive: «Il testo, molto suggestivo, può essere letto anche come dichiarazione di poetica: la sospensione della poesia durante gli anni delloppressione sembra significare la volontà di dare poesia diversa e nuova, ora che tale oppressione ha lasciato unimpronta incancellabile nella coscienza degli uomini. Di tale intenzione sono testimonianza luso della prima persona plurale. Con cui il poeta si fa interprete di un sentimento collettivo, la denuncia della barbarie e limplicito richiamo ai valori primari della vita e dellumanità e soprattutto lurgenza comunicativa, che rende trasparente lo stile e cancella quasi ogni traccia dellanalogismo ermetico, che si riduce al lamento / dagnello e allurlo nero della madre, in cui peraltro si ravvisa piuttosto una intenzione espressionistica (ancora più evidente nel corpo appeso al palo del telegrafo). ( Da Atlante letterario pagina 551) Il tono emotivo è intenso e vibrante. l'autore manifesta tutta la sua l'impotenza come uomo e come poeta; ne esce una poesia sofferta e rabbiosa, che esprime la volontà di urlare il proprio dolore contro il dominio straniero, ma esprime anche il senso di liberazione che il poeta, insieme al popolo italiano, stava vivendo in quei mesi, mentre lotta con i fucili in pugno. La lirica esprime in modo chiaro che la poesia è tornata, e ora può dire tutto il silenzio che è stato necessario subire nei due lunghi anni di guerra fratricida, come ha spiegato lo stesso autore: «La poesia è stata scritta alla fine dellinverno del 1944 nel periodo più credule della nostra storia. Nasce da un richiamo a un salmo della Bibbia, precisamente il 137°, che parla del popolo ebreo trascinato in schiavitù a Babilonia. È un riferimento culturale. Il poeta non canta, dico io nel primo verso; e questo lo dicevano gli ebrei perché il canto è la rivelazione più profonda del sentimento delluomo. Al lamento / dagnello dei fanciulli , da questo sterminio non è stata risparmiata nemmeno linfanzia. Basta ricordare lepisodio di Marzabotto dove sono stati fucilati e bruciati 1800 italiani. Fra questi, anche bambini di due anni» (Salvatore Quasimodo). La lexis di Alle fronde dei salici è chiara e personale. Esprime il nuovo modo si scrivere di Quasimodo dopo la prima opera Acque e terre e dopo il periodo ermetico. Ora il poeta si avvia alla nuova di poesia sociale, civile e corale come scrive nel primo dei saggi sulla poesia nel 1946. La sua bellezza poggia su di un linguaggio nuovo e chiaro, costruito su tecniche ermetiche ma oramai sganciate dallermetismo, ed esprime la volontà del poeta di far parlare la poesia dopo il periodo di silenzio. Come scrive Francesco Puccio: «Il testo è animato da una fortissima tensione etica che trova riscontro nellimpegno di Quasimodo di definire il ruolo del poeta e della poesia. In Alle fronde dei salici, pubblica nel 1945, quando la ferocia e la barbarie nazifascista imperversavano, il poeta esprime la volontà di rifare luomo. Davanti alla poesia sconvolta dalle distruzioni della guerra il poeta si chiude nella protesta del silenzio, animandola di una forte tensione etica». (Pagina 602) Torna a A cura della Redazione Virtuale Milano, 25 aprile 2006 |
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