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CON IL SUO LIBRO L'ALTRA SARDEGNA, ANGELO MUNDULA CI MOSTRA UN VOLTO INEDITO DELL'ISOLA |
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L'altra Sardegna (2003) |
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Il libro raccoglie una selezione dei numerosi interventi articoli, saggi, note e recensioni incentrati sulla Sardegna e pubblicati nel periodo che va dalla fine degli anni Settanta agli inizi degli anni Novanta su «Il Giorno», «Il Corriere della Sera», «La Stampa - Tuttolibri», «LOsservatore Romano», «La Gazzetta di Parma». Ma vi sono, nel libro, anche poesie tratte dalla sua ultima raccolta, Americhe infinite e, in appendice, alcuni giudizi critici su Mundula poeta e saggista, espressi da importanti poeti e critici, tra i quali, Mario Luzi, Carlo Betocchi, Ferruccio Ulivi, Franco Loi, Achille Serrao, Giorgio Bàrberi Squarotti, Alberto Cappi, Stefano Jacomuzzi, Giuliano Gramigna. A tutto tondo, dunque, si parla di Sardegna: cultura, attualità, economia, costumi, lingua, trasporti, e via dicendo. Informazioni e riflessioni che, come già detto, ci rivelano una dimensione insolita e convincente della realtà sarda, a cominciare da quelle che riguardano scrittori come Salvatore Satta (2), Grazia Deledda, (3) Sebastiano Satta: acute e autorevoli, per il lungo magistero poetico e critico di Mundula, il vasto orizzonte comparativo, la conoscenza profonda della sua isola (4). Affiora da questi scritti il coraggio e la spassionata lucidità intellettuale di chi prende sempre, comunque, posizione, anche su temi assai ardui, e oggetto dinfinite diatribe, come quelli identitari, e quelli che affrontano il problema della lingua, e della cultura sarda in genere. Una lingua «che non esiste come lingua codificata e unificata ortograficamente [ ], parlata da un numero percentualmente assai ridotto di individui», sostiene lautore da amare e da valorizzare ma non da imporre, magari, per legge («Pensare di chiudere i confini dellisola per assicurare una sorta di immortalità alla cultura locale, a quella che vien detta sardità, è un progetto estremamente dannoso per la Sardegna») (5) (6). Un universalismo autentico, il suo, figlio di un umanesimo che professa aperture, e non chiusure, e entropie culturali che finiscono, purtroppo, per svilire anche cose e valori di per sé positivi. La scrittura di questi interventi è attenta, precisa e rigorosa nel ragionamento e nellanalisi, ricca nellargomentazione e nei riferimenti, granitica nelle conclusioni. Talvolta, la scrittura si scioglie in prosa leggera ma non meno incisiva e la riflessione cede il posto alla descrizione, allevocazione: come quando si racconta, ad esempio, della mattanza dei tonni («Lantico rito della mattanza. Per uccidere il tonno corrida in mare»), sicché le immagini, i suoni, i colori esprimono felicemente e in altra forma il sentimento e il pensiero del poeta. Meditazione e sguardo che illumina e soppesa cose, persone, fenomeni, sono queste pagine che integrano la preminente attività di Angelo Mundula, mostrandoci così come avviene per molti grandi poeti linscindibilità dellesercizio poetico dalla dimensione umana e intellettuale; entrambe, sempre, comunque, difficilmente coglibili nella loro esatta misura: riteniamo, per la generale, dilagante distrazione, e distanza.
NOTE (1) ...ogni scrittore è uno scrittore senza radici: parte come dal vuoto o come uscendo da un tunnel sostiene infatti Mundula riferendosi agli autori sardi (Chiudiamoci nel nuraghe, ma poi?). (2) Satta era quel che si dice un uomo morale che aveva, sì, passato la vita divorando biblioteche intere (non solo, evidentemente, giuridiche), ma non cessando mai di meditare sul mistero della vita, del processo e della morte, di questa soprattutto, che fu, comè stato scritto, la sua grande ossessione. In realtà egli non cessò mai di inseguire la verità, come uomo, come cristiano, come giurista, senza mai perdere di vista i valori fondamentali della vita (Salvatore Satta, giurista e romanziere). (3) quel modo schivo e timido, dignitoso e severo, che è stato il suo abito morale, il suo stile interiore. (Grazia Deledda, innamorata e populista) (4) Lassertività osserva giustamente Giuliano Gramigna riferendosi a Mundula, in un suo intervento sul Corriere della Sera, non vi diventa prevaricazione, ma si avvolge di una discrezione limpida, che significa pensare fortemente le proprie ragioni al cospetto (col rispetto) di quelle altrui. Ogni effetto di persuasione sarà effetto di stile, magari schermato (5) Sembra condividere, Mundula - a proposito di frequenti richiami che si fanno, in Sardegna, circa una presunta età delloro della dignità etnica - quanto sosteneva Borges: Bisogna far uso della ragione, poiché essere favolosi e mitici è una tentazione (Jorge Luis Borges Altre conversazioni con Osvaldo Ferrari Tascabili Bompiani, 2003. (6) E la mancanza, pressoché totale, di una critica militante e nella persistenza, invece, di un tenace provincialismo della nostra intellighenzia (qui davvero assai poco intelligente) che tende a ostacolare e, addirittura, a cancellare come se si fosse nellunione Sovietica degli anni più bui i nomi, pur notevoli, a essa sgraditi. Fenomeno purtroppo non solo sardo ma qui avvertibile, come si diceva, con connotazioni particolarmente accentuate, spesso al limite dellillecito. (Conclusione, ovviamente provvisoria) A cura della Redazione Virtuale Milano, 19 novembre 2003 |
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