NARRATIVA | POESIA | SAGGISTICA | DOSSIER | INTERVISTE |
|
|
|
|||
FORUM | CONTRIBUTI | RIVISTA |
Candido (1977)
|
|
|||||||||||||||
![]() |
Secondo Montesquieu, «unopera originale ne fa nascere quasi sempre cinque o seicento altre, queste servendosi della prima allincirca come i geometri si servono delle loro formule» . E così come suggerisce il titolo stesso, la formula di cui Sciascia si serve per il Candido è, per lappunto, il Candide di Voltaire (1759). Il capolavoro volterriano, tuttavia, rimane solamente il punto di partenza. Sciascia è pienamente consapevole che questo suo libro non possa non assomigliare alle altre sue opere. Non una satira sullottimismo, non una favola filosofica, ma un apologo politico è il suo Candido: un Candido moderno che ha come bersaglio la mafia, il clientelismo, i compromessi ideologici, ossia lattualità storico-politica, le sue ambiguità, contraddizioni e mistificazioni. La storia di Candido Munafò, nato in una grotta, proprio la notte dello sbarco anglo-americano in Sicilia, la notte che fece da spartiacque tra il fascismo e il post-fascismo, è la storia di un eretico, un essere refrattario a qualsiasi compromesso, a qualsiasi tipo dipocrisia, capace di mettere in crisi e di far esplodere gli equilibri familiari e sociali. Un «mostro»: così Candido è sentito da tutti. Accanto a lui sta il suo precettore, il tormentato e problematico personaggio di don Antonio Lepanto, prete spretato, che rispetto a Candido incarna un diverso modo di rapportarsi alla degradata e contraddittoria realtà sociopolitica. Don Antonio, una volta uscito dalla Chiesa, passa ad unaltra chiesa, entra nel Partito Comunista e, pur avvertendone tutte le contraddizioni, vi rimane: per lui fuori del partito non cè salvezza. Per Candido invece essere comunista è «un fatto quasi di natura», non dideologia. Quindi, diversamente dal suo precettore, non accetta il doloroso e difficile confronto con la storia. Il suo lucido spirito critico illuministico lo porta prima a smascherare le incongruenze e le assurdità del Partito, la sua struttura gerarchica e colludente con il mondo della reazione, poi a scegliere di esserne fuori. E alla fine, comunista per istinto, Candido Munafò sceglierà la strada del ritorno alla natura, la strada dellutopia, del sogno verso lanarchia: la strada che lo porterà a Parigi, patria della ragione e della speranza. «Qui si sente che qualcosa sta per finire e qualcosa sta per cominciare: mi piace vedere quel che deve finire» - risponde Candido alla madre che vorrebbe portarlo via da Parigi e condurlo con sé in America. «Hai ragione, è vero: qui si sente che qualcosa sta per finire, ed è bello Da noi [in Sicilia] non finisce niente, non finisce mai niente .» - conferma, camminando per le vie di Parigi, Don Antonio. Il sottotitolo del romanzo Un sogno fatto in Sicilia, sottotitolo che potrebbe essere applicato allintera produzione narrativa di Sciascia, viene così ad esprimere questo confronto, senza sintesi, tra «sogno», la ragione e «Sicilia», la storia. 04 Dicembre 2000 |
![]() |
![]() |
![]() |
||||||||||||
|
||||||||||||||||
I commenti dei lettori
|
||||||||||||||||
|
||||||||||||||||
|
![]() |