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CENTO LETTERE A UNO SCONOSIUTO, RACCOLTA DEI RISVOLTI DI COPERTINA SCRITTI DAL DIRETTORE DELLA ADELPHI, ROBERTO CALASSO |
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Cento lettere a uno sconosciuto (2003) |
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Con Manganelli, diventa chiaro che quei pezzi di prosa posti al di fuori del libro, ne fanno in realtà già parte proprio come un funambolico imbonitore di luna park è già parte dello spettacolo (Gérard Genette anni dopo le analizzerà come una delle soglie paratestuali che fanno entrare nel libro). Per uno scrittore così irresistibilmente disonesto come Manganelli, quella del risvolto di copertina sarebbe sempre rimasta unoccasione lo scrittore che si vende! da non perdere, regalando al lettore pezzi di bravura paragonabili giusto alle presentazioni che Alfred Hitchcock faceva di ogni episodio della sua celebre serie di telefilm: spesso non solo una parte irrinunciabile dello spettacolo, ma la migliore. Le presentazioni di Calasso mappe eleganti, in cui il libro presentato è come il centro duna sinapsi che allunga via via i suoi fili in biblioteche fascinose come i tesori di Bagdad vanno lette, è ovvio, con sospettosa complicità. È onestamente evidente che le sue lettere di editore appassionato al lettore sono recensioni innamorate: ma proprio questo (vedi il risvolto di copertina di questo stesso libro fatto di risvolti di copertina) ne definisce le regole e la sfida retorica, che è leggiamo quella della «lode precisa [...] non meno difficile di quella della critica devastante», tanto più che «il numero di aggettivi adatti per lodare gli scrittori è infinitamente minore di quello degli aggettivi disponibili per lodare Allah» Uno dei modelli possibili è certo il bellissimo Testi prigionieri, libro che raccoglie le recensioni del giovane Borges, allora critico oscuro ma dalla precisione portentosa. Calasso, nel suo risvolto, dice del resto solo la verità quando ne parla come di un autore capace «di dire lessenziale di un libro in venti righe facendosi capire da tutti», di farlo per di più con sprazzi «di deliziosa ironia» in «pagine di irreprensibile serietà». Non pochi dei risvolti che leggiamo nelle Cento lettere valgono i Testi prigionieri del grande argentino. Certi sono talmente accattivanti, che, se si tratta di libri ancora non letti, ci si vorrebbe precipitare in libreria per impossessarsene violentemente. Se invece sono già tra i nostri, ci si arrampica sugli scaffali della biblioteca di casa per rituffarsi in una meraviglia che il tempo ha sbiadito ingiustamente: Memorie di un malato di nervi di Schreber, Parole nel vuoto di Loos, Gli ultimi giorni dellumanità di Krauss, Gli ultimi giorni di Immanuel Kant di De Quincey, Lettera al mio giudice di Simenon Lelenco accennato potrebbe farci dire qualcosa sul qualcosa che fa di Adelphi Adelphi? Calasso aveva detto, in una bella intervista rilasciata a «Repubblica» il 19 settembre di questanno: «Dietro lAdelphi cè il progetto di una casa editrice come forma. È un punto che stabilisce una divisione netta nelleditoria. Kurt Wolff, la Insel, Gallimard, Einaudi, Suhrkamp sono applicazioni ogni volta diverse di quellidea... La casa editrice come forma è una somma di oggetti cartacei che messi insieme possono anche essere considerati come un unico libro». Questunico libro è stato costruito non obbedendo a un progetto ideologico e dunque pedagogico si pensi allItalia gelata di guerra fredda di quegli anni! , ma obbedendo a un dissennato e cioè diseconomico principio di piacere: la storia delledizione dellOmnia di Nietzsche potrebbe essere sufficiente Eppure, obbedendo al piacere di pubblicare semplicemente «i libri che più ci stavano a cuore», allinizio degli anni Sessanta inizia a formarsi la nuova casa editrice italiana: e questo senza strategie di marketing, senza neppure un grafico per le copertine Allo stesso tempo, la snobistica Adelphi, riguardata ora a ritroso, dopo aver messo insieme un catalogo di oltre 1.500 titoli, si rivela non solo coerente nel che parola difficile! gusto, ma straordinariamente sfaccettata. Per esempio, appare tuttaltro che casuale e secondaria la imprevedibile? vena politica (restando tra le Cento lettere, vedi le pagine dedicate a Krauss, Milosz, Sciascia, Taine, Schmitt, Bateson, Satta, Stirner, Souvarine, Weil ecc.) nonché e qui è lerede degna dellEinaudi vera quella in cui fa scorrere molto del meglio della cultura italiana del Novecento (Ceronetti, Manganelli, Campo, Praz, Ortese, Sciascia, Bortolotto, Solmi, Landolfi, Savinio, Gadda ). A cura della Redazione Virtuale Milano, 27 novembre 2003 |
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I commenti dei lettori
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