Gabriele Martorana, Gallarate (Va), 21/06/'04
Un testo con storie semplici,brevi,astratte,dove il lettore può far viaggiare la sua fantasia.Come seduti su un tappeto volante,si fa il viaggio del mondo mentale di Marco Polo e delle sue città invisibili.Belli i nomi di donna assegnati ad ogni città,bello poter immaginare,scomporre,unire,assemblare le varie parti della città,le sue strutture,le sue vie in forma originali,come venute fuori da un puzzle di ricordi e desideri. Un libro che ci porta a livelli di "alta fantasia"da cui si guarda con gli occhi in giù,per sorvolare le città invisibili ma che rimangono impresse nella nostra immaginazione,ognuna con il suo particolare souvenir da portar via.
Giuseppe Risso (dixris@tin.it), Santa Margherita Ligure (Ge), 9/06/'04
Questo libro mi ha cambiato la vita. L'ho letto e riletto in diverse condizioni fisiche e psicologiche ed ogni volta emergono nuove sfaccettature. Leggerlo sancisce l'inizio di un cammino che sai già dove ti porta, ma percorrendolo in ogni momento se ne modifica il paesaggio. Ebbene in ogni cambiamento, si riscopre una verità in più nel testo. Rimane insoluto soltanto un dubbio: "E' possibile che questo libro confermi i corsi e ricorsi della vita, oppure Calvino aveva semplicemente previsto tutto?".
Anna (annaritapincione@yahoo.it), Roma, 22/11/2003
Le città sono invisibili perché noi, forse, siamo ciechi o vogliamo vedere solo quello che ci interessa, o solo quello che riconosciamo. E così Calvino ci guida per mano e ci regala tante immagini forti, nitide e fantastiche per mostrarci che sempre la realtà é più ricca, fantasiosa e imprevedibile della più fervida e geniale immaginazione!
Giandomenico Serrelli (giandomenico.85@tiscali.it), Montecorvino Rovella, Salerno, 2.2.2002
Italo Calvino sosteneva che di un autore contino soprattutto le opere e in quanto ad esse egli di certo non sfigura. Sebbene «Le città invisibili» non sia la più famosa delle sue, già da questa se ne può riconoscere il genio. Il romanzo è un'antologia di descrizioni di città non riconoscibili nel mondo reale, attraverso le quali lo scrittore ci offre uno spunto di riflessione che vale per ogni città, e si presenta a noi lettori come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo deve riferire all'imperatore dei Tartari Kublai Kan. Personalmente, nel mosaico dei vari emblemi di città atemporali non v'è stata alcuna che mi abbia colpito in modo particolare, ma in ognuna ho ritrovato una parte di me, un'emozione , uno stato d'animo, una peculiarità della mia città e di quelle che fino ad oggi ho visitato. Alla fine ho tentato d'unirle per crearmi l'immagine d'una mia città ideale, riconoscendo in questa il poco che è mio e scoprendo il molto che non ho avuto e che forse non avrò...