Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia Rizzoli, 1986
pp.240 L.23.200/Euro 11,98
pparve Conversazione in Sicilia tra il 1938 e il 1939 su «Letteratura» e poi in volume nel 1941. Inizialmente "fascista di sinistra", Vittorini si sentì duramente colpito dai fatti della guerra di Spagna, tanto che intraprese unattività clandestina di opposizione alla dittatura.
Il romanzo si apre con la presentazione del protagonista, Silvestro Ferrauto, intellettuale e tipografo milanese in preda ad una cupa disperazione per le vicende italiane. A tale suo stato danimo sassomma una lettera del padre, dalla quale egli apprende che questi ha lasciato la madre per un' altra donna. Silvestro decide,in seguito a ciò e improvvisamente, di partire e tornare nel paesino natale, in Sicilia.Durante il lungo itinerario verrà a contatto con numerosi individui, ma è significativa, tra tutte, la figura del Gran Lombardo; padrone di terre in Sicilia, questultimo parla e afferma che, ormai, è giunta l'ora «di assumere una nuova coscienza, di aspirare a nuovi e più alti doveri». Ed é in questo momento che si scorge il primo accenno al tema del risveglio interiore, della riscossa valorosa, che l'autore ricollega soprattutto a se stesso, passando anche attraverso la figura del nonno.
«Io ero, quell'inverno, in preda ad astratti furori».
Conversazione in Sicilia, uno dei libri chiave della letteratura italiana del Novecento, comincia così. Silvestro, lio narrante, si trova, a trent'anni, quasi per caso, su un treno che lo riporta nella natìa Sicilia, da cui era partito quindici anni prima. Durante il viaggio incontra personaggi che sono insieme simbolici e reali. Scopre che i genitori hanno preso la decisione di separarsi. «Tuo padre era un vigliacco - dice Concezione - non sapeva che piangere e recitare poesie alle altre donne». La madre, per vivere, pratica iniezioni a domicilio. Il figlio, un giorno, laccompagna e, davanti alle bianche natiche dei pazienti, si avvia una conversazione sulla miseria e sul significato della malattia.
In seguito, Silvestro farà incontri straordinari: un arrotino, un sellaio, un mercante di panni. Tutti soffrono «per il dolore del mondo». Una sfilata quasi felliniana: personaggi strambi ma emblematici, le cui parole ardue e nebulose nascondono pesanti verità.
Alla fine, Silvestro troverà la madre in casa, intenta a lavare i piedi a un uomo dai capelli bianchi e sarà tentato di pensare che si tratti di suo padre. Ma, così vecchio? La risposta non c'è, il lettore non la conoscerà mai, costretto ad uscire dal libro in punta di piedi come Silvestro esce dalla casa materna.
Conversazione in Sicilia è un romanzo che racconta un viaggio sullo sfondo di una Sicilia arcaica, «ammonticchiata di nespoli e tegole». Disperazione e malessere, il dolore del «mondo offeso». Il momento storico è quello della guerra di Spagna, del fascismo, della difficile opposizione ad esso, della miseria. In pochi opere il dolore, l'angoscia di quegli anni sono apparsi così violenti.
Conversazione in sicilia ha un valore allegorico assoluto. Nello stile di Vittorini, nelle cantilenanti anafore e iterazioni di cui il romanzo è ricco, c'è magia, simbolismo e lirismo. Leggere Conversazione significa scoprire e capire un mondo che è vivo e puro, ai confini della memoria e del mito. Geno Pampaloni ha scritto che è difficile ancora oggi leggere o rileggere Conversazione in Sicilia senza commozione, perché nessun altro scrittore italiano dopo Foscolo ha saputo interpretare con tanta eloquenza la coscienza inquieta dei contemporanei.
La seconda parte del romanzo narra dell'incontro tra Silvestro e la madre Concetta. In seguito al "giro delle iniezioni" ai malati del paese, nellintento di accompagnare la madre, il protagonista verrà immerso in una realtà di dolore e malattia che, tuttavia, non porterà ad alcuna svolta, né al bisogno di rivolgimento interiore, ma solo al girovagare solitario di Silvestro.
Si giunge, poi, alla parte più pregnante dal punto di vista simbolico: il protagonista incontra e stringe amicizia con Calogero, l'arrotino del paese. E proprio questi a condurlo nella bottega del sellaio Ezechiele, là dove palpita il «cuore puro della Sicilia non ancora contaminato dalle offese del mondo». Ad Ezechiele e Calogero si aggiunge anche la figura di Porfirio, un mercante di panni, che predica la necessità dell' acqua viva. La connotazione simbolica è, dunque, molto chiara: attraverso Calogero l'autore presenta l'ideologia marxista e l'istanza rivoluzionaria, con Ezechiele il pensiero contenente la filosofia del mondo offeso, ovvero la cultura idealistica delluomo schiacciato dalla vita. Infine Porfirio, che rappresenta la cultura cattolica e la sua rassegnazione. Attraverso questi tre personggi assistiamo alla rappresentazione in carne ed ossa delle principali ideologie antifasciste, ma nessuna di esse verrà realmente accolta. Nel romanzo, infatti, Silvestro ed i tre uomini si recheranno presso unosteria in cui tutti si addormenteranno inebetiti dal vino, tranne Silvestro, lunico che lavrà rifiutato. Il vino,a ben guardare, rappresenta l'ideologia borghese, controrivoluzionaria, lelemento che serve a rivelare l'inefficacia delle altre, addormentatesi senza opporre resistenza.
Nella quinta parte si assiste alla visita di Silvestro al cimitero, dove egli parlerà a lungo con l'ombra di un soldato ucciso che, in seguito, riconoscerà essere suo fratello Liborio.
Tutti i personaggi, in unimmagine che si avvicina alla conclusione del romanzo, si troveranno riuniti nella piazza del paese , proprio sotto il monumento ai caduti, a discutere della sofferenza grandemente ripagata dalla gloria.
Il romanzo termina lasciando un dubbio al lettore: il protagonista si reca dalla madre per salutarla e la trova intenta a lavare i piedi ad un uomo, forse il padre, il quale piange nascondendosi il volto tra le mani.
Silvestro si allontanerà avvolto da e nel silenzio.
Conversazione in Sicilia è, in buona sostanza, la testimonianza della condizione italiana negli anni del fascismo e la rappresentazione della difficile e insopportabile situazione di coloro che, in pochi e coraggiosi, sceglievano di opporsi.
Il romanzo, probabilmente per aggirare la censura, ha un'impostazione assolutamente fiabesca e simbolica, che costringe il lettore ad una costante attività di decifrazione.
Numerose sono state le interpretazioni. Lopera é stata analizzata in chiave socio-politica, in chiave mitica (concentrandosi in particolar modo sulla caratterizzazione dell'ambiente e del linguaggio) e, ancora, vista come romanzo di formazione, poichè in essa si assiste al percorso di maturazione di Silvestro.
La molteplicità di temi e di significati che alla fine della lettura rendono Conversazione in Sicilia un testo su cui soffermarsi e riflettere, fanno sì che lopera di Vittorini sia sempre attuale nella contemplazione, non solo del passato, ma anche del presente.
Il libro conversazione in sicilia mi sta accompagnando giornalmente nel mio percorso per gli esami..l'ho già letto piu volte..e ho deciso di farne il mio argomento focale..profumi..colori..allusioni..semplicemente fantastico..
Antonio Bianchini, Taranto, 6/09/'03
Privo di quella pateticità tipica del verga, il neorealismo di Vittorini attraverso un lirismo ed un impronta comica riesce ad essere anche commuovente ed entusiasmante per certi versi.
In linea di massima il libro È discreto, anche se vi sono tratti pieni di inutili ripetizioni . In compenso vi sono pagine molto belle come quelle in cui il protagonista parla con il fratello morto . OGNI LIBRO MERITA DI ESSERE LETTO.
Raffaele Giovane (cosentino1000@yahoo.it), Cosenza/Dietikon (Zurigo), 23/05/03
Conversazione in Sicilia risuscita in me i sentimenti che provo ogni volta che torno in Italia e ritrovo le mie origini. » tra i miei romanzi preferiti.
Francesco Giusino (mr.boo@libero.it), Palermo, 22/01/03
E' un bel libro, senz'altro, ma secondo me é un po' pesante per i ragazzi di 14 anni come me... Sinceramente ho trovato più semplice leggere i promessi sposi ed il signore degli anelli, che questo mattone :)
Il libro ad essere sincero non mi è proprio piaciuto e neanche l'ho capito bene: è un mattone. Comunque è un bel romanzo che consiglierei a persone gia adulte e non a ragazzi come me.
Daniela Satolli, (satollid@libero.it), 31.10.2001
Mi sono convinta a scrivere un commento, e proprio su questo libro, perche' il suo incipit e' in assoluto il mio preferito, e forse l'unico che mi e' rimasto impresso nella memoria a distanza di anni. Un libro "fantastico", pieno di richiami all'inconscio, che ho letto piu' di una volta e rileggerei in ogni momento. Lo consiglio.