Segue un minuzioso elenco di coloro che in Italia non comprano libri: gli analfabeti, gli imbecilli, i marrani arricchiti, i mondani ottusi, i politicanti, i parassiti di vocazione «che pretendono di avere i libri gratis et amor Dei» e infine i piccolo borghesi e i proletari. Unici salvati sono gli appartenenti a una sola classe, quella «più numerosa e perdonabile», i veri poveri, che non possono permettersi di comprar libri, neppure quando davvero lo desidererebbero.
Ne risulta quella che lautore definisce la «tragedia del libro in Italia» che è riassumibile in questa «malinconica antitesi: quelli che hanno molti denari comprano pochi libri. Quelli che comprerebbero volentieri moltissimi libri non hanno denari per comprarli».
E allora che cosa propone lautore? Prendere un po di soldi a chi li ha e non compra mai un libro e darli ai poveri per comprarsi libri, oppure devolvere una parte delle entrate statali per lacquisto di libri per chi non se li può davvero permettere.
Segue una riflessione sulla situazione culturale italiana: le biblioteche private, ricche di libri preziosi e rari, sono poche, se confrontate alle tradizioni della nostra società, e spesso sono proprietà di collezionisti spinti allacquisto di libri più dalla vanità dello sfoggio che dallamore per la cultura. Per il resto, nelle case dellitaliano medio si trovano pochi e mediocri volumi: talvolta un messale, qualche libro di cucina, la cabala del Lotto, un vocabolario della lingua italiana, un paio di opere classiche e, per terminare, lelenco telefonico.
A questo punto lautore abbandona il piglio polemico, per giungere a quello che, a mio avviso, rappresenta il cuore del libello, ossia una vera e propria dichiarazione damore nei confronti del libro:
«
chi tocca un libro tocca unanima. Chi ama un libro possiede un amico sicuro, silenzioso, quanto mai modesto, che si può chiamare o congedare a volontà. I libri ci rivelano quel che non abbiamo saputo scoprire, ci rammentano quel che abbiamo dimenticato, ci rasserenano nelle ore della tristezza, ci divertono nelle ore del tedio, ci sublimano nelle ore della gioia. Esiste un libro adatto ad ogni uomo
se lo lasciate attende per anni, col suo tacito tesoro chiuso nelle pagine, il vostro ritorno. Nessuna cosa è più generosa e costante di un vero libro».
Concludendo Papini invita gli italiani ad acquistare i libri, che è anche un dovere, oltre che un piacere, essendo essi i «custodi ed i rappresentanti di una civiltà letteraria, duna delle più antiche e ricche del mondo. È dover loro, e supremo interesse oltre che dovere, salvarla e continuarla». Gli italiani che non si impegnano in ciò sono definiti «eredi senza onore e rinnegati bastardi».