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FOSCA, DI IGINIO UGO TARCHETTI, UNO DEI PRINCIPALI ESPONENTI DELLA SCAPIGLIATURA MILANESE |
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Fosca (1869) |
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Dopo appena due mesi di inebriante felicità, Giorgio, risanato nel corpo e nello spirito, viene richiamato in attività e destinato a una monotona cittadina di provincia circondata da una landa desolata. Qui avviene lincontro con Fosca, la cugina del suo colonnello, donna di orribile magrezza, consunta da una non meglio identificata malattia psicofisica. Da questo momento, mentre limmagine di Clara diviene via via più remota, Fosca entra sempre più prepotentemente nella vita e nella mente di Giorgio, fino a contagiarlo con il suo morbo. Il tema dellamore è presente nel romanzo secondo due modelli contrapposti: da una parte quello romantico, con ladulterio che assume il valore di conflitto con le regole sociali, dallaltra, il modello, tipico della Scapigliatura, dellamore visto nei suoi risvolti morbosi, patologici, associato alla malattia e alla morte. È così, infatti, che Tarchetti-Giorgio descrive il rapporto con Fosca: «Più che lanalisi di un affetto, che il racconto di una passione damore, io faccio forse qui la diagnosi di una malattia. Quellamore io non lho sentito, lho subito». Ed è di questo amore che il protagonista vuole scrivere, dellaltro non parlerà «che pel contrasto spaventoso che ha formato col primo»: le parti che fanno capo a Clara, infatti, sono soltanto brevemente evocate, come ricordi sereni ma statici, chiusi, di un tempo felice. Il contrasto fra le due donne, che attiene non solo al loro aspetto fisico, ma altresì alla realtà che le circonda, è messo in evidenza già nel modo in cui ci vengono presentate. Clara, giovane, serena, duna bellezza florida e sana, sembra permeare di sé tutti gli elementi che interagiscono con lei. Il rapporto Giorgio-Clara è raffigurato sulla pagina come una sorta di cammeo, dove tutto è perfetto e in sé compiuto: il tempo è quello della primavera, gli spazi sono quelli aperti di prati in fiore attraversati da limpidi ruscelli, oppure quelli chiusi di una capanna disabitata, il loro tabernacolo, custode della loro intimità. Clara rappresenta la luce e la vita, è colei che con la sua forza e insieme la sua dolcezza risana e rigenera: emblematica è a questo proposito lassimilazione tra la bellezza di lei e quella che doveva aver avuto la madre di Giorgio quandegli nacque. Lentrata in scena di Fosca, invece, è preceduta da un alone di inquietante mistero che induce nel lettore una crescente suspense: ci viene presentata attraverso le parole del cugino, del medico, ma intanto è lì, in absentia, il suo posto a tavola, sempre accanto a quello di Giorgio, contrassegnato da un fiore. Prima ancora di vederla, poi, assistiamo improvvisamente alla parossistica manifestazione della sua terribile malattia: urla acute, strazianti e prolungate echeggiano nella sala e richiamano alla mente di Giorgio, per la prima volta, lidea della morte. Infine Fosca appare, straordinariamente orribile e insieme intensamente attraente: la descrizione del volto, con gli zigomi e le ossa delle tempie spaventosamente sporgenti, rimanda allimmagine di un teschio; il pallore del volto contrasta con i capelli debano, folti e lucentissimi, e con gli occhi grandi, nerissimi e vividi; la sua persona, alta e scheletrica, prodotto del dolore fisico e delle malattie, ha però una grazia e uneleganza sorprendenti. Fosca incarna la malattia, che contagia laltro e ne assorbe le forze vitali, dietro alla quale si cela la morte, evocata attraverso immagini di sapore espressionistico, violentemente contrapposte: lorrore che quel corpo già incadaverito suscita nel protagonista mentre lo avvinghia come se volesse trascinarlo con sé nella tomba, e il fascino che, nelle scene notturne, promana da quel volto come trasfigurato. Ciò che rende Fosca attuale per il lettore moderno è, in ultima analisi, linquietudine che lattraversa, il dubbio, le dicotomie fra le opposte realtà della vita e dellio, espresse non solo nello sdoppiamento Clara-Fosca, ma anche nella duplicità che caratterizza Fosca in se stessa: loscillazione continua fra logica e desiderio, razionale e irrazionale, luce e ombra. A cura della Redazione Virtuale Milano, 30 ottobre 2003 |
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I commenti dei lettori
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