Marco Lodoli, Grande circo invalido
Einaudi, 1993
Nuovi coralli, 124 pp.
Euro 7,75
rande Circo Invalido è la storia di tre amici anarchici: Ruggero, Rocco e Mariano. Al fianco di ognuno di loro, in diversi momenti e per diverse ragioni, c'è Sara: quasi creatura angelica, eppure fatta di carne, l'intelligenza vivace e la bellezza senza limiti, l'amore sognato e il sesso di fretta, l'ansia di vivere e l'assurdità crudele della morte.
Marco Lodoli ha definito i suoi personaggi come uomini che cercano disperatamente il senso di questo soggiorno terrestre. Io penso che nello specifico di questo romanzo esista un motivo cardine che attraversa ogni gesto, ogni memoria, ogni situazione e che sia proprio questa affannosa ricerca, a tratti quasi disperata, questo interrogarsi continuo, questa smania di capire le cose, gli eventi anche quando questi ci si ritorcono contro con ferocia insensata.
Nella Roma caotica del nostro tempo, figurazione di un'umanità mancante di desideri autentici e sano coraggio, i tre personaggi compiono un percorso tutto in salita nella scelta rischiosa di essere se stessi. Amano, soffrono, sbagliano, hanno paura, ma desiderano andare fino in fondo rischiando le loro esistenze fragili e minute come pizzichi di sabbia in imprese anarchiche che di anarchico hanno ben poco: rubare i Gesù bambino di tutti i presepi della città per liberarli dal loro destino di morte sulla croce.
E non basta certo un misero fallimento a fermarli: il furto mancato del bambino Gesù di San Pietro. Si ricomincia daccapo e da un sogno. Il sogno è un tendone rosso e blu e si chiama Grande Circo Invalido. Di domenica mattina nella piazzetta paesana di Nemi, uno storpio, un mutilato e un cane senza zampa, precedentemente ingaggiati dai nostri, si esibiscono sotto un tendone invisibile in numeri di infima qualità. Un paio di settimane più tardi il Grande Circo Invalido è già ufficialmente sciolto.
Il Grande Circo Invalido è l'emblema di un mondo imperfetto, in cui adagiarsi nelle certezze spicciole sembra essere l'unica alternativa possibile.
Grande Circo Invalido come le parole che tante volte avremmo voluto urlare e che invece ci sono rimaste in gola.
Grande Circo Invalido come l'amore che non siamo in grado di dare e la gioia che non sappiamo provare. Ma anche come la forza di amarle tutte queste imperfezioni e queste mancanze, e, grazie a loro, sentirsi infinitamente umani per un mondo più umano.
Milano, 27 novembre 2003
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