Cesare Pavese, Lavorare stanca
Einaudi, 2001
Collezione di poesia, XXV-144 pp.
Euro 9,80
Camminiamo una sera sul fianco di un colle1,
in silenzio
Così si apre la raccolta Lavorare stanca, con quelle colline che tanta importanza hanno nellopera di Pavese e allombra delle quali egli, a ventiquattro anni, esce dalla cerchia ristretta degli amici e compagni di scuola e, più in generale, si allontana dal gusto poetico dominante dellepoca, quello, per capirci, ungarettiano.
Muove così i suoi passi lontano dalla poesia pura di stampo francese; solo Baudelaire lo avvince. Daltro canto sarebbe sbagliato pensare che la formazione di Pavese sia esclusivamente di matrice anglo-americana, nonostante Lavorare stanca sia probabilmente ispirato alle Leaves of grass di Whitman, e il risultato è comunque diverso.
La prima edizione della raccolta esce nel 1936 a Firenze, presso Solaria, dopo lintervento della censura fascista (una seconda edizione ampliata uscirà nel 43, a Torino per Einaudi, con laggiunta di alcune poesie scritte a Brancaleone, in Calabria, durante il confino, e altre varianti anche strutturali). Leone Ginzburg fu il massimo sostenitore di Pavese in quel periodo e ne incoraggiò la pubblicazione.
La realtà che si legge in Lavorare stanca è fortemente contrastante, il vocabolario è ripetitivo, spesso dialettale, i temi sono la città e la campagna, gli uomini e le donne, la terra e il sangue
ma da tutto questo amalgama di elementi quello che risulta è un poema denso, dalla struttura forte, compatta.
Quella di Pavese, comunque, non è una poesia apertamente antifascista.
Le figure cittadine che appaiono nelle liriche sono le prostitute di una Torino, che non è soltanto la Torino della Fiat Pensieri di Deola, Gente che non capisce, Due sigarette, Cattive compagnie: «Su un fondo di fumo / una faccia di donna protesa a sorridere / e un idiota leccarla con gli occhi parlando» , poi cè lubriaco, il pezzente morto per strada (Rivolta).
La campagna invece ha qualcosa di selvaggio, la notte in particolare Paesaggio III2: «Nella notte la terra non ha più padroni, / se non voci inumane» è il luogo della corporalità, del contatto viscerale con la natura Mania di solitudine: «Un gran sorso e il mio corpo assapora la vita / delle piante e dei fiumi e si sente staccato da tutto» , a volte benigna, ma spesso spietata.
Le donne qui sono figure solide, fondamentali, ma silenziose, sottomesse alla forza e allautorità maschile Antenati: «E le donne non contano nella famiglia. / Voglio dire, le donne da noi stanno in casa / e ci mettono al mondo e non dicono nulla / e non contano nulla e non le ricordiamo». E ancora, «Non saremo mai donne, mai schiavi a nessuno».
E daltra parte qui si palesa quel "misogino virilismo", che è fondamentale considerare nellanalisi della figura di Pavese, con la sua ansia mai risolta di dover essere "uomo", di volere la normalità, una donna, una famiglia in Lavorare stanca: Bisogna fermare una donna / e parlarle e deciderla a vivere insieme». In tutto questo la cultura antifascista non entra minimamente.
Caratteristica peculiare della raccolta è la scelta del verso lungo, per cui ogni poesia diventa una microstoria, una poesia-racconto.
1) I mari del Sud. Altre nove poesie, tra prima e seconda edizione, contengono nel verso iniziale le parole: colle, collina o colline.
2) In tutto, le poesie che si intitolano Paesaggio sono otto.
Milano, 21 luglio 2004
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