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Passeggiate romane| FRANCAIS | |
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In quel mese dagosto del 1827 (secondo lo scrittore bisogna visitare Roma destate poiché «è il clima, qui, il più grande degli artisti»), Stendhal arriva dunque per la sesta volta nella Città Eterna con i suoi compagni di viaggio. Descrive con precisione le differenti visite che avrà il piacere di effettuare sino allaprile del 1829, mescolandole ad aneddoti tanto sullarte di avvelenare con lacqua tofana o con lanello di un morto negli anni 1650 o sullImperatore Adriano che «aveva una vera passione per larchitettura», e ancora sullincendio della basilica di San Pietro fuori le Mura. Lo scrittore prende da subito in affitto due camere a fianco di Trinità de Monti (proprio allora restaurata per volontà di Re Luigi XVIII) in Via Gregoriana, dalla quale può «ammirare tre quarti di Roma; mentre, di fronte a me, dallaltro lato della città, sinnalza maestosamente la cupola di San Pietro». I suoi amici invece preferiscono stabilirsi in Piazza di Spagna. Alla fine dagosto, su consiglio di alcuni amici romani, Stendhal e i suoi compagni sinstallano in una casa sulle colline romane, a lato di Frascati e accanto al lago dAlbano. Nel suo racconto Stendhal desidera informare e consigliare i lettori e le loro passeggiate, insegnando loro quel che è Roma e come si vive a Roma, nei salotti, ai balli dove ci trascina per buona parte della notte, sulle vicine colline e particolarmente al convento di SantOnofrio «senza dubbio uno dei più bei luoghi al mondo per morire», come pure pensava il Tasso, che vi è sepolto. Stendhal non resta neutrale nei suoi commenti, dimostrandosi critico erudito dal giudizio sicuro. Certo lo scrittore ne approfitta per far partecipe il lettore delle sue idee e soprattutto della sua ammirazione per Napoleone, al quale fa sovente riferimento, ma il libro non è sgradevole in alcuno dei suoi momenti e non si può che restare ammirati dallerudizione che lautore lascia trasparire da ciascuna pagina. Stendhal inizia con lintrattenerci sul Colosseo, «le più belle vestigia del popolo romano», dove Michelangiolo, ormai vecchissimo, venne errando una sera di neve, solo in mezzo alle rovine per accostarsi al sublime e «poter sentire le bellezze e le debolezze del proprio disegno della cupola di San Pietro». Stendhal, che ama essere solo allinterno di questo teatro per lasciarsi meglio penetrare dalla magia del luogo, ci confida : «se ne avessi il potere, sarei tiranno, farei fermare il Colosseo durante i miei soggiorni a Roma». Stendhal si lascia andare ad una storiografia completa e ad una descrizione minuziosa dellanfiteatro, indispensabile per afferrare linterezza dellemozione che si libera da questo magico luogo. Ma il narratore Stendhal sa essere anche divertente, allorquando ci racconta di quellinglese, arrivato a Roma ed entrato a cavallo nel Colosseo, che confida agli amici, dopo aver visto degli operai consolidare un lembo di muro: «Per Dio, il Colosseo è quanto di meglio ho visto a Roma. Questo edificio mi piace, sarà magnifico una volta terminato». Per la visita al quartiere di San Pietro, Stendhal raccomanda di non lasciarsi «andare che per qualche istante allammirazione che ispira un così grande monumento, così bello, così ben tenuto, in una parola, la più bella chiesa della più bella religione del mondo» per evitare un folle mal di testa Lui stesso vi andrà più e più volte. Un poco più avanti, condurrà il suo lettore alla scoperta minuziosa della Piazza di San Pietro, «la più bella piazza che esista», ascoltando il mormorare «tranquillo e continuo» delle fontane che «porta al fantasticare» prima di fornire una miniera dinformazioni sul modo dedificazione di questa piazza e di tornarvi più tardi con un geometra per misurarla e compararla nel corso di svariate pagine ad altri grandi monumenti del mondo. Stendhal racconta con grande cura di documentazione la storia dellantica Basilica di San Pietro prima di spiegare come nel 1440, il Papa Nicola V «uomo veramente geniale», intraprenda la costruzione della nuova fabbrica di San Pietro e quale fu la genesi di questa edificazione, proseguita da Giulio II Della Rovere, quel papa che «aveva il genio delle grandi cose»-Stendhal non esita a paragonarlo a Napoleone- e che ebbe la magnifica idea di chiamare Bramante; per poi passare a Leone X e Raffaello, quindi ancora a Paolo III che chiamò Michelangiolo e infine a Paolo V Borghese con il Bernini. Stendhal si spinge sino a precisare quello che dovette costare ledificazione di questa magnifica Basilica prima di descriverci con precisione lesterno come linterno nel corso di numerose pagine di unestrema ricchezza letteraria. «Nulla al mondo può essere paragonato allinterno di San Pietro. Dopo un anno di soggiorno a Roma, vi passavo ancora con piacere ore intere.» Bisogna seguire il consiglio che Stendhal dona al viaggiatore. Sotto la grande cupola, conviene in effetti sedersi su un banco di legno e appoggiare la testa alla spalliera; là ci si potrà riposare contemplando a piacere limmenso vuoto che plana al di sopra della testa. Stendhal ci conduce infine in una visita guidata delle tombe e delle statue che riempiono limmenso spazio della Basilica, lodandone nel contempo alcune e denigrandone altre. Stendhal prosegue le sue visite alla Galleria Borghese dove ammira dipinti del Domenichino, del Tiziano e di Raffaello del quale fornisce una dettagliata biografia e un acuto studio delle opere e delle Decorazioni delle Stanze Vaticane, nelle quali quando il calore è assai forte, si trova il piacere di esporsi ad una corrente daria fresca, per giungere infine al Palazzo Doria Pamphilii. Stendhal raccomanda la visita di ventiquattro tra le più rimarchevoli Chiese di Roma citandone altre ottantasei che meritano egualmente una passeggiata. Classifica le Chiese romane in quattro gruppi secondo le loro forme, che disegna ed enumera. La basilica «della quale la planimetria generale ricorda la forma di una carta da giuoco», la pianta rotonda come quella del Pantheon, la croce latina «che ha la forma dun crocefisso adagiato a terra» e la croce greca, come SantAgnese. Stendhal tiene a precisare che se ritiene importante la descrizione delle chiese è a causa dei capolavori che esse conservano e non perché egli sia divenuto un devoto credente. Ma ciascun lettore che ha visitato Roma in estate vi si riconoscerà, cercando nelle ore più calde della giornata un rifugio nellinterno fresco delle Chiese Romane. Stendhal commenta superbamente la visita al Capitolo, al Foro Imperiale, con preziosi dettagli anche sul tempio di Antonino e Faustina che «ha lonore di donare al viaggiatore unidea perfettamente delineata dun tempio antico». Prosegue attraverso i Musei Vaticani enumerando le principali opere che contengono, indicando che negli anni intorno al 1828, gli stranieri residenti a Roma andavano la domenica alla Cappella Sistina per vedere il papa attorniato dai cardinali officiar messa accompagnato dal canto dei castrati. Infaticabile, Stendhal ci porta di fronte al sublime Pantheon «il più bel resto dellantichità romana» del quale racconta lappassionante epopea, per passare infine alla Fontana di Trevi che «possiede una gran massa». Stendhal redige lelenco di dodici palazzi romani da visitare, racconta la storia dei papi di Roma e delle loro famiglie, cura nel dettaglio la biografia di Michelangiolo, tutto per il più grande piacere dei lettori. Credi si debba leggere questo libro scritto da un francese che, nel corso dei suoi diversi soggiorni, sinnamorò realmente di Roma, non nascondendo le sue opinioni e citando alla fine del suo racconto un verso dellAlfieri, provando la condivisa aspirazione del popolo italiano allunità e allindipendenza e mostrandosi piuttosto scettico al riguardo dei francesi, laddove afferma di Canova che il suo genio si sarebbe raffreddato «se si fosse stabilito in questa Francia» come linvitava a fare Napoleone. Portando con sé questo libro, durante una visita a Roma, nessuna guida turistica moderna appare così ricca come Passeggiate romane; e concludendo con Stendhal dopo un lasso forzatamente più corto, poiché ahimè!- oggigiorno le grand tour non è più di moda: «Ci si annoia talvolta a Roma il secondo mese di soggiorno, ma giammai il sesto, e, se si resta sino al dodicesimo, si è afferrati dallidea di stabilirvisi». A cura della Redazione Virtuale Milano 25 gennaio 2002 |
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I commenti dei lettori
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