Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana
Garzanti, Milano 1999,
XX pp., Euro X.29
Linfinito «gnommero» dellesistere
nche se la prima edizione de Quer pasticciaccio brutto de via Merulana risale al 1957, Gadda aveva cominciato a lavorare a questo romanzo onnivoro e incontenibile nel 1946, subito dopo la fine della seconda Guerra Mondiale: alcune parti erano state pubblicate sulla rivista «Letteratura» nel 1946-'47.
Il clima storico è molto importante per cogliere il tono dellopera: attraverso uno schema narrativo fluido e ricchissimo, dove anche gli elementi minimi, apparentemente casuali e trascurabili diventano il nodo di un sistema infinito di relazioni, un pretesto per divagare tra le innumerevoli possibilità offerte dal mondo della conoscenza, il bersaglio contro cui Gadda si scaglia con la sua felicissima verve linguistica è la società rigida, ipocrita e crudelmente ottusa della borghesia fascista, con tutti i suoi miti fasulli: lefficientismo degli apparati burocratici, la fertilità come unica prerogativa femminile, la virilità ostentata e arrogante, una famiglia che dietro allapparente solidità nasconde violenza e sopraffazione. Il protagonista è il commissario Francesco Ingravallo, meglio conosciuto come «don Ciccio», un personaggio che ha molte cose in comune con lo stesso Gadda, prima fra tutte una profonda passione per la filosofia che lo ha portato ad elaborare una visione dellesistenza tutta particolare:
«Sosteneva, fra laltro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o leffetto che dir si voglia dun unico motivo, duna causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo. Ma il termine giuridico «le causali, la causale» gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia». (1)
Lidea di una «molteplicità di causali», che non si presentano mai in uno schema nitido ed ordinato ma tendono ad ingarbugliarsi, a formare un «groviglio, o garbuglio, o gnommero», è un vero e proprio assillo nellopera di Gadda: questo romanzo ne è lemblema più appropriato, con la sua forma paradossale di giallo senza risoluzione, che alla fine lascia aperte tutte le possibilità. Non a caso Calvino ha scelto proprio il Pasticciaccio per introdurre il capitolo delle Lezioni Americane dedicato alla Molteplicità: un romanzo che ha in sé tutti i segni della contemporaneità, e va letto «come enciclopedia, come metodo di conoscenza, e soprattutto come rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo».(2)
Gadda, che aveva una solida formazione tecnica e scientifica (era un ingegnere), fu scrittore profondamente consapevole della complessità del mondo, e su tale complessità aveva costruito la propria poetica. Nulla può essere ricondotto ad ununica causa, nessuna cosa può essere racchiusa in un bozzolo sicuro e inespugnabile di univocità. Molto prima dellera di internet, Gadda aveva imparato a guardare al mondo come ad una rete, infinita e incontrollabile, che può arrivare a comprendere tutti gli aspetti della realtà stabilendo tra di essi connessioni sottili ma fortissime. Per lui, la letteratura diventava un metodo di conoscenza, un possibile approccio al magma caotico dellesistenza, che non si illude di semplificarne lintrico, ma cerca di dare una rappresentazione alla sua natura tremendamente complessa. Anche la lingua, quindi, perde ogni linearità classicistica per diventare uno straordinario strumento di analisi, di mimesi dallinterno: lo scrittore si tuffa nella realtà senza frapporre alcuno schermo protettivo, ne assorbe ogni voce, ogni inflessione, ogni dissonanza, e ciò che ne nasce è un formidabile pastiche, un impasto linguistico dallesuberanza barocca che si riversa su fatti, cose e personaggi con camaleontica duttilità. Tentare di conoscere il mondo complesso, contraddittorio e oscuro delluomo è per Gadda la vera missione di un romanziere: un compito immane, che può facilmente condurre alla frustrazione e alla nevrosi: ma da uomo di scienza qual era, Gadda sapeva che il senso di sconfitta e langoscia dellincompiuto sono compagni ineliminabili in un cammino di vera ricerca.
(1) C. E. GADDA, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Garzanti, Milano 1999, p. 4.
(2) I. CALVINO, Lezioni Americane, Garzanti, Milano 1988, p. 103.
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Matilda Dino, Tirana (Albania), 19/06/'04
DIRE LA VERITA PER UNA SRANIERA E MOLTO DIFFICILE,PER UNA SETTIMANA HO L'ESAME E DEVO COMENTARE LA MORTE DI LILIANA.QUESTA E LA PARTE CHE MI PIACE DI PIU DEL ROMANZO
Carla, Roma, 16/06/'04
Il racconto è molto avvincente ed intrigfanti, si legge con grande scorrevolezza tuttavia io non amo i libri che non finiscono. Mi ha lasciata a metà per questo il mio giudizio non è completamente positivo
Nei"viaggi la morte",GADDA dice che colui che si accinge a elaborare una tesi sul"Pasticciaccio"è un"disgraziato condannato dal fato cioè dal prof......"Bè,su di me,pesa questa deliziosa condanna(l'ho scelta io!)nonchè ardua impresa.Consiglio pertanto a tutti i "curiosoni dell'ordito dell'esistenza"di approfondire questo grande tecnico-scrittore della vita!DIVERTITEVI.
Mi era stato raccomandato di leggere questo libro dal mio professore ed io, come il resto della mia classe (tranne una persona), ho mancato per ben due volte la data entro la quale tutti avrebbero dovuto finirlo. Ho affrontato la lettura di questo libro con distrazione... senza capire niente, l'ho odiato a volte. Non riuscivo a leggere più di dieci pagine senza addormentarmi (a qualsiasi ora del giorno!!). Per me è stata davvero una lettura indigesta ma... ma sono fiero di essere stato uno dei due che l'hanno completato. Sono dovuto arrivare all'ultima pagina per capirlo... È un vero peccato che gli altri della mia classe non siano riusciti a finirlo (o addirittura ad iniziarlo). Per quelli della mia età risulta difficile, quasi odiosa la lettura del Pasticciaccio, ma è quantomai utile e necessario comprenderne il messaggio, per ciò mi auguro che un giorno gli altri possano riprovare ad affrontarne la lettura.
Quello di Gadda é uno spaccato sulla vita straordinariamente quotidiana e eccezionalmente normale. Il pasticciaccio "trasuda" vita vera talmente amara e spietata da sembrare paradossalmente irreale.In questo apparentemente disordinato "pasticcio letterario" Gadda ci "sguazza", ma allo stesso tempo da bravo urbanista costruisce con brillante lucidità il giallo di via Merulana e descrive il fascismo calandosi nelle più colorate vie romane fra le persone che sono lo specchio della situazione dell'epoca. Nel descrivere la Roma vera, Gadda non smette mai di ricordare che il mondo é teatro e quindi parodia.
HO INIZIATO A LEGGERE IL LIBRO PER SCOMMESSA..... IL MIO PROFESSORE,UNA PERSONA CHE APPREZZO MOLTO,LO AVEVA CONSIGLIATO ALLA MIA CLASSE COME LETTURA ESTIVA. RISULTATO?AL RITORNO DALLE VACANZE TUTTI LO AVEVANO COMPRATO MA I PIU CORAGGIOSI AVEVANO LETTO A MALA PENA LE PRIME 10 PAGINE.E' STATO ALLORA CHE HO DECISO DI LEGGERLO E DI NON MOLLARE.E' STATA DURA,ED HO CAPITO CHE FORSE NON HO LA GIUSTA MATURITA' PER LEGGERE UN LIBRO DI TALE SPESSORE;MI PROPONGO QUINDI DI RILEGGERLO IN FUTURO PERCHE E' UN MERAVIGLIOSO ESEMPIO DI PASTICHE UTILE ANCHE PER CHI HA INTENZIONE DI LEGGERE AUTORI LATINI COME SENECA E PETRONIO.
E' vero, sicuramente si tratta di un'opera di non facile lettura, ma forse proprio per questo occorre leggerlo con maggiore attenzione. Vado cercando commenti e recensioni su questo libro perché mi diverte e mi interessa veder come i lettori cercano di rendere in poche parole il grande, caldo magma omnicomprensivo costituito dalla pagine di Gadda. Un'altra indagine disincantata e "imperfetta"? Vi segnalo "L'indagine", di Stanislaw Lem (Mondadori). (non é importante la ricerca della verità, ma l'importante é il cammino che percorriamo per cercarla).
Christian Goldoni, (christian.goldoni@tes.mi.it), Cassina de' Pecchi, Milano, 25.06.2002
Inserire l'opera di Gadda in un movimento letterario è alquanto arduo e artificioso; del resto, come ci suggerisce Veronica (che penso sia la premiata autrice di "Venti"), le sue "pastiche" sembrano avvicinarsi ad un realismo dal sapore alle volte turpe, alle volte placido e mielato, ma per l'appunto Realistico. Il Pasticciaccio, rifacendosi all'Analitica trascendentale di Kant, offre una molteplicità di categorie di causa, nel chiaro intento di disincantare e stornare il lettore dal banale. Vorrei tanto leggere "Venti"...
Simone Viale, (simone_viale@libero.it), 5.06.2002
La vera riflessione che Gadda vuole fare col Pasticciaccio è un'attenta analisi della realtà umana e non, che affianca il libro in tutta la sua lunghezza e permette al lettore più attento di cogliere appieno il pensiero dell'autore. Costui pone su due strade parallele l'affabulazione e la ricerca della verità: da una parte l'indagine per scovare il colpevole dei misfatti accaduti nella via Merulana, dall'altra l'uomo che cerca di capire cosa sia davvero il mondo in cui vive, con tutte le incertezze e le complicazioni che nascono man mano che va avanti con questa duplice ricerca, la quale muove sia all'infuori dell'individuo che al suo interno senza però avere fine. Da ciò deriva l'esigenza di non porre termine al libro (rendendolo così ancora meno "giallo"), ma lasciarlo in sospeso su un'illuminazione improvvisa del protagonista: Ingravallo avrà per caso scoperto l'artefice dei reati? L'uomo scoprirà la chiara e unica verità circa se stesso e la realtà che lo circonda? Non lo sappiamo, e di certo l'autore non illude nessuno (compreso se stesso) di saperlo, quindi non si assume la responsabilità di trarre delle conclusioni al riguardo. Certo, vista nell'ottica di un romanzo questa decisione è discutibile, però dal punto di vista più profondo ciò è completamente accettabile, anzi rende l'opera ancora più completa.
Fantastico imbroglio di lingua alta e dialetti corposi. Un quadro di Pollock, con pagine al posto della tela, piene zeppe di parole che associano e allontanano, premono e fuggono a seconda del momento. Il fattaccio è il motivo di un racconto di persone, epoche, idee, sociologie, amori,meschinità, poesia e tormento umano. Eccitanti le descrizioni "tridimensionali" dei gesti che accompagnano generalmente il nostro italico modo di parlare. Grande, ingegnere..
Amalia Maria Amendola (amaliamaria@libero.it), Roma, 3.04.2002
Mi appresto a leggerlo. Spero di farvi sapere presto le mie impressioni!
Marco Salomone (payback@jumpy.it) Civitavecchia, Roma, 26.09.2001
Io, prima di voi, mi ci sono giocato un'intera estate a leggere Don Ciccio (dietro suggerimento di Giuseppe Ferrandino durante un incontro). Che dire? Certo, non è un'opera facile. Non lo è da leggere e credo che non sia stato nemmeno tanto facile scriverla. Ma sentire commenti come quelli di Veronica mi fa pensare che forse, dico "forse", non ho affrontato la lettura con lo spirito giusto. Mi spiego: dopo una ventina di pagine avevo sintomi di repulsione, ma dato che non ho mai lasciato un libro iniziato a leggere, e mai lo farò, ho voluto continuare la lettura, anche se sforzandomi. Vuol dire che quando sarò più grande, con molto più tempo e serenità di adesso, affronterò di nuovo la lettura del libro per calarmi meglio nella sua atmosfera e nella testa di Gadda. Questo prima che l'Autore ritorni e mi ficchi materialmente con la testa nelle pagine del libro...
Non ho ancora letto "Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana", perché in seguito ad una leggera quanto insipida infarinata delle prime tre pagine, l'ho trovato troppo complicato. Però il commento che ne fa Veronica mi ha fatto davvero incuriosire e sinceramente mi spinge a leggerlo!!! Complimenti a quella grande commentatrice (che è anche mia amica e alla quale ho fatto conoscere questo sito - dopo aver visto pubblicato il mio commento su "Il cielo è rosso" )
Dal labirinto delle tante parole che Gadda ha inventato e con cui ha giocato fuoriesce un altro bellissimo, più complicato labirinto: quello della vita degli uomini e, di conseguenza, quello del "pasticciaccio" dell'omicidio di Liliana Balducci. Gadda descrive così quello che è il grande "gnommero" del mondo, dove gli uomini, nella loro colorata realtà, non fanno altro che "mangiare per vivere", come Berto aveva detto ne "Il cielo è rosso". Gli uomini appaiono così, come sono, costruzioni complicate, perverse, fallaci, la cui ragione è debilitata per un motivo semplicissimo: gli uomini sono imperfetti. E così vivono nella loro complessa imperfezione, vivono nell'imperfezione del "mangiare per vivere", vivono nell'imperfezione dei loro esseri e delle loro azioni. E così è imperfetta l'indagine sulla morte di Liliana, a cui non si viene a capo (dopo tanti gialli di altri scrittori risolti brillantemente!...).Ma perchè il mondo è imperfetto? Perchè non vi è una sola causa che genera il vivere (e l'omicidio) ma uno "gnommero" di cause concatenate. Un romanzo davvero complicato e "imperfetto". Ma, del resto, se le cose della vita non fossero imperfette, allora non sarebbe vita e noi non saremmo uomini.
Ele xxx (v3n3r3@hotmail.com) 11.09.2001
Opera indescivibilmente piena ed entusiasmante! Ci vuole un po' per affrontarlo...non è semplicissimo...ma se entri nell'ottica dello scrittore...l'unica possibilità è rimanere esterrefatti!