IL PENDOLO DI FOUCAULT E'UN ROMANZO ERMETICO, DI DIFFICILE LETTURA E CON RIFERIMENTI AI MITI CELTICI, DEI TEMPLARI, ROSACROCE, CAGLIOSTRO, IVANGELI APOCRIFI...
Umberto Eco,Il Pendolo di Foucault
Bompiani, 2001, 18 ed.
pp.702, Euro 9,80
ominciando a scrivere de Il Pendolo di Foucault, non si sa da dove cominciare né dove si può andare a finire. E un libro fatto di libri, come tutti i libri di Eco (fatti di libri, e di libri sui libri). E un libro complesso. E molti libri insieme. E' incalzante come un giallo (Il Pendolo è un giallo!), rigoroso come un saggio (Il Pendolo è anche un saggio!) emozionante come un libro davventura, appassionante come un reportage storico, provocatorio e caustico come un pamphlet (è anche questo!), affabulatorio, intrigante, pirotecnico, coltissimo, sofisticato.
Lidea di base del libro è tuttaltro che letteraria. Il nocciolo del Pendolo di Foucault è lesposizione paradigmatica di una tesi: le aberrazioni della ragione, ancorché affascinanti, generano mostri, e possono risultare terribilmente pericolose. Per la dimostrazione di questa tesi Eco scrive il Pendolo che, al di là di tutti gli intenti teoretici, è sia ben chiaro innanzitutto un romanzo, intessuto attorno ad un formidabile, controllatissimo e calibratissimo plot narrativo. Per dimostrare la tesi di fondo, Eco fa unoperazione semplice: riscrive la Storia Universale! Rilegge parte della storia culturale italiana degli anni '70 e '80, a partire dagli anni cruciali della contestazione, con i suoi fermenti e le sue (ri)scoperte; rilegge lintera storia delloccidente nellottica del sapere ermetico che, come unoscura e magmatica trama sotterranea sembra segnare i destini dellumanità; tesse sotto gli occhi affascinati del lettore una fitta rete di richiami e rimandi letterari, filosofici e culturali che rimangono per gran parte celati al comune lettore (il lettore che non condivide lector ideale, altro concetto noto ai frequentatori di Eco la sterminata cultura e la sicura padronanza che di questo magma ha lautore). Lettore che viene tuttavia travolto nel vortice mesmerizzante della lettura del Pendolo.
Riassumere la trama de Il pendolo di Foucault è come voler compendiare il senso delluniverso in uno o due lepidi aforismi da cioccolatino. Il Pendolo non ha una trama, non ha un tempo e non ha unazione. E la storia di alcuni redattori milanesi, tra gli anni 70 e 80, e del loro sgangherato cotè lavorativo. Ma è anche la storia di una colossale mistificazione che, ordita con avventata leggerezza, si trasforma in un inquietante scenario con un epilogo da granguignolle. Ed è anche la storia di una sola notte di tregenda: quella del 23 giugno 1984 e di una terribile soluzione finale. E infine la storia di unaltra notte: quella del 27 giugno 1984, nella vecchia casa di campagna di uno dei protagonisti, dove tutto viene raccontato, dove tutto sembra finito e dove tutto deve (forse) ancora misteriosamente e ancora minacciosamente cominciare. In tutte queste storie (e in altre che il Pendolo contiene) fanno la loro comparsa con livida livrea di convitati di pietra, una sterminata serie di personaggi, di storie, di miti, di leggende, provenienti da tutto il sapere storico, tutto il sapere cosmico e tutto il sapere ermetico: dai Templari, ai Rosacroce, dai Miti Celtici, ai Culti dellantico Egitto, dal Santo Graal , ai Vangeli Apocrifi, da Napoleone a Hitler, a Cagliostro.
IlPendolo è una mirabolante, vertiginosa giostra di evoluzioni, tra misteri celati (o svelati), interpretati (o travisati), tra scienze occulte, società segrete complotti cosmici e un Piano, il Piano! Quello che tre redattori editoriali si inventano per celia e per noia e che qualcuno prende molto, troppo e troppo pericolosamente sul serio.
Leggendo il Pendolo di Foucault vi si troverà molto più di ciò che è possibile raccontare. Vi si troveranno molti riferimenti e richiami che ciascuno saprà cogliere secondo la propria formazione e secondo la propria esperienza (Dante, Poe, Hammett, Joyce...) e soprattutto ci si divertirà, perché questo è davvero un libro, ancorché ponderoso, da divorare tutto dun fiato, dalla prima allultima pagina. Cè un difetto? Certo. Qualcuno ha scritto che gli manca la leggerezza. Assenza inevitabile e connaturata alla potenza delle suggestioni che emanano dal testo, potenza grave (mai greve), come talvolta deve essere lArte. Si consiglia di cercare la leggerezza in Calvino o in Kundera. Ma se si desidera immergervi in qualche ora di puro godimento intellettuale, di divertimento intelligente, assorbente e coinvolgente come solo pochi scrittori al mondo sanno offrire, allora il Pendolo di Foucault del professor Eco Umberto da Alessandria fa per voi.
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Olivier Colaye, Lomagna (Lc), 4/11/'04
Ho messo sei mesi a lire questo libro, di sera alla fine del secondo capitolo che leggevo mi adormentavo, per me e' stato molto difficile leggerlo tutto d'un tratto. Ci sono passagi che prendono e altri non, e' un bel libro, affascinante, ma di lettura molto impegnativa, chi vuole avvicinarsi ad Eco dovvrebbe iniziare con Baudolino, piu bello e piu facile da leggere
Marco Ferreri, Bologna, 3/08/'04
Il pendolo l'ho letto per la prima volta nel'89, l'anno del bicentenario della rivoluzione borghese.Risente della scarsa familiarità di allora con il pc o dell'insazaibile curiosità per il nuovo oggetto, misterioso per molti.Termini come "il password" oggi ci fanno sorridere, allora passavano inosservati. Un quasi perfetto mix di enciclopedismo e divertimento dialettico, per molti versi appesantito da disgressioni informatiche. La macchina calcolatrice, Abulafia, è il regno della fantasia incolta, il narratore è la mediazione colta e dottrinaria. Un rovesciamento speculare, frutto della bizzosa ed estroversa creatività del semiologo. Le pagine più "umane" sono quelle elettroniche, quelle più artificiali sono invece quelle dell'io-super-io narrante. Molti di noi "vecchi" si sono dilettati a scrivere alla rinfusa parole su un applicativo, vecchi files nascosti sotto nomi di "doc" fantasiosi.
Gs (primogrifo@virgilio.it), Milano, 31/05/'04
Nel libro si parla di viaggi, viaggi del cammino materiale e spirituale della nostra umanita', viaggi nellíintelligenza della deduzione e nella conoscenza dei misteri delle dottrine gnostiche, in una rivisitazione analitica che partendo sin dagli albori del tempo attraversa le varie epoche del mondo, rimandandoci a quei personaggi che con le loro opere o con i loro pensieri, sogni e speranze e scoperte piuí o meno convalidate, hanno incoraggiato da sempre il tentativo d'ingerenza dell'uomo nei "piani e nei disegni" dell'Eterno. Dai manoscritti segreti dei Templari, al Sacro Graal o lapis exillis, ad Agarttha, alla creazione del mondo, il tutto riassume quella secolare ricerca dell'uomo di una memoria perduta, la memoria perduta del nostro misterioso 'inizio alla vita', il viaggio introspettivo volto a risvegliare quel 'soffio divino' concessoci dall'Eterno e quindi, il tentativo di condividere con quest'ultimo i misteri del cosmo in una sorta di rivendicazione di un'eredita' non concessa, nel tentativo infine, di vincere la corruttibilita' della carne e quindi la paura di perdere attraverso la propria morte, la propria identita' ed ancora una volta la propria memoria. Uno dei personaggi principali del libro, Jacopo Belbo - la cui intera vicenda e' narrata e commentata dal personaggio principale, Casaubon -, morira' come il gran maestro Templare Jacques de Molay messo al rogo nel 1314 a Parigi, morira' per la stupidita' umana, morira' per non aver confessato la conoscenza di un segreto, un segreto 'risolutivo' bramato da sempre dagli 'Iniziati', un segreto che egli non sa e sa di non sapere, ma proprio come Jacques de Molay si trova innanzi ad uomini che per ambizione, per cecita', per aridita' d'animo ma, soprattutto per convenienza, non sono disposti a transigere, poco importa ad un certo punto anche conoscere una presunta verita', l'importante per loro e che qualcuno l'abbia trovata, cosi' che sia giustificato il proseguimento della loro ricerca e sia salva l'identita' ed il prestigio del gruppo.
Abulafia e Casaubon...già dai nomi si intendono taluni riferimenti. Che dire? Un libro immenso sotto tutti i punti di vista; un testo sovrintende migliaia di sottotesti...una struttura che definire polisemica è ancora poco...il miglior Eco.