Un romanzo particolare; una storia che si snoda tra lievi paradossi e linee curve e spezzettate allo stesso tempo, che tiene il lettore incollato dalla prima allultima riga, allinseguimento dei pensieri stravaganti e tenerissimi di una giovane regista che si spinge a sopravvivere per vivere.
«Penso che questa storia avrà fortuna» scrive Erri De Luca «Ha un intrico moderno di situazioni e quella decima di deragliamento dalla ferrovia che permette un finale impennato».
Manù è una giovane donna alle prese con amori e relazioni, con il sogno di fare carriera nel mondo del teatro, con la voglia di trovare un senso e di vincere le mille paure che lassalgono e che combattere con gocce calmanti e piroette del pensiero sembra diventare sempre più difficile, man mano che il tempo, il suo e quello della storia, che vanno a braccetto, trascorre senza portare venti nuovi, se non apparenti.
Il titolo, che ha, a mio avviso, una doppia chiave di lettura, è porta aperta al senso e alla mescolanza di due ingredienti sapientemente combinati: umorismo, inteso in senso lato, e malinconia, due dimensioni che non si scontrano mai, creando tensione, ma che si fondono mirabilmente in un insieme inseparabile.
Si diceva della doppia chiave di lettura: al vivere in aria, come astrazione dalla realtà, a volte inaccettabile, in castelli che crollano lentamente, senza baratri pronti a raccogliere e senza delusioni troppo chiare ed esplicite, si accompagna la bizzarra situazione di un cammino su strani pattini risolutivi di un accidente quanto meno fuori dal comune, come può essere quello di svegliarsi una mattina e di accorgersi che i piedi non toccano il pavimento e si può solo camminare gattonando.
Non manca la presenza dellamico a quattro zampe, rigorosamente cane, che diventa quasi collante di rapporti fatiscenti, di amori senza logica; né il rapporto irto, e rivissuto in modo sempre più consapevole, della protagonista con il padre; e non manca il sorriso tenero che la protagonista genera nel lettore, il quale si rende conto di provare un affetto morbido e quasi irrazionale verso questa creatura delloggi, che si dibatte tra i lacci di una instabilità psicologica sempre più evidente e sempre più legata alla precarietà di un tempo difficile e contraddittorio, dove la donna non ha ancora trovato la sua giusta collocazione.
Molti dialoghi: a riprova della dimestichezza che lautrice ha con il teatro e con le scene.
E un finale nel quale, anche se un po scontato e prevedibile, si fondono due vite, quella della donna e quella di una bambina, in un simposio mentale e psicologico dove alla fine i ruoli solo stranamente intercambiabili e ladulta che deve dare appoggio finisce con limparare dallallieva che ha vissuto intensamente il rapporto con la se stessa avulsa dalla realtà.
Fausta Maria Rigo è presente nel sito di scrittura www.liberodiscrivere.it ed è anche presente nelle raccolte narrative che da questo progetto, virtuale e cartaceo allo stesso tempo, sono scaturite.