l protagonista de Il podere, ultimo romanzo della trilogia sullinettitudine di Federigo Tozzi, è Remigio Selmi, modesto impiegato delle ferrovie, il quale, ereditato un podere, decide di licenziarsi e di dedicarsi esclusivamente alla coltivazione della terra. Ma Remigio non ha la capacità, lesperienza e le qualità per portare avanti proficuamente il podere. Egli cadrà presto vittima di falsi creditori e il podere si avvierà alla rovina. Questa situazione accentua il conflitto con la matrigna e lastio dei suoi salariati. Lodio sarà tale che uno dei suoi contadini, Berto, finirà per ucciderlo con un colpo dascia alla nuca. Dentro questo destino di caduta confluisce la storia della famiglia Selmi. Il padre di Remigio, rimasto vedovo, prima prende con sé una contadina, Giulia, poi, per tacitare le chiacchiere prende in sposa una zitella del paese, umile e remissiva. Giulia, tuttavia, resta elemento centrale di conflitto nella famiglia, tentando, persino, alla morte del suo amante di impossessarsi della sua eredità; progetto che le sarà, tuttavia, sventato da Remigio.
Anche in questultimo romanzo, come nei precedenti, Con gli occhi chiusi e Tre croci, sono centrali biografismo e ambientazione borghese e provinciale. Inoltre, fa da sfondo alla narrazione, specie degli interni familiari, il fenomeno dellurbanesimo, colto nel dissidio esistenziale fra attaccamento alla terra e incapacità di vivere la città quale naturale luogo delluomo moderno. I protagonisti dei romanzi di Tozzi restano drammaticamente incapaci allo stesso tempo di ricostruire un legame diretto con la Natura ovvero di sfuggire al loro destino di sradicamento. La visione pessimistica di Tozzi, dunque, continua ad essere protagonista; un pessimismo che si allarga e si fa più profondo. Il mondo è sempre di più dominato dallegoismo, dallodio e dalla vendetta; i valori cristiani e qualsiasi legame di solidarietà umana appaiono irrevocabilmente respinti. E Tozzi, ancora una volta, non indica cause di natura politica, storica o sociale. Berto non uccide Remigio per alcun apparente motivo sociale o individuale; egli è mosso alla violenza da unincontenibile pulsione allodio e alla violenza che resta insieme inesorabile e misteriosa.
Ancora più approfondito è il pessimismo in questopera rispetto alle precedenti, perché Remigio, a differenza di altri protagonisti tozziani, non è un inetto, ma conserva nellintimo una personale volontà di resistenza e di lotta.
23 febbraio 2004
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