Guido Ceronetti, La vera storia di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria
Einaudi, 2000
I Coralli, 70 p.
Euro 7,23
orte, nudità, femminilità: un silenzio un silenzio un silenzio. Il Male. Già ne La carta è stanca cè un grumo di scrittura con cui Ceronetti ci cala nel gorgo raggelante del caso di una setta dinvasati che uccise una bambina. Pagine indimenticabili e mortificanti. Una lanterna dostoevskijana avventurata a contaminarsi sul luogo nero dun omicidio non può che spegnere ogni superbia della ragione e ogni pretesa di sapienza. Poiché sapere davvero vorrebbe dire poter curare e guarire, impedendo che lomicidio ritorni.
Ma il Male riaffiora intatto, latenza che coagula una dismisura, mistero schiacciante già per lanima cieca che lha commesso. Rimane muta la domanda di Seferis su chi «dietro di noi, ordina di uccidere»: da Hitler al fanciullino che ti lapida a caso dal cavalcavia. Mai qualcuno che, come Jago, possa rispondere semplicemente: io.
Quante volte labbiamo visto? Dopo il crimine, lassassino si rintana nel suo nulla. Lomicidio ha desertificato, posto che prima ve ne fosse una, lanima: come se lincomprensione del gesto restasse a preservare lultimo residuo di quel trucco sociale che chiamiamo persona dal precipitare a sua volta nel buco nero in cui singorgò ogni luce.
Un raggio di pietas pura e contemplante, il cauto riordino in racconto delle schegge rimaste: potrà almeno questo dare, se non catarsi, lenimenti e placebo per il male commesso? E, in realtà, che vorrebbe poi dire? o dovè il carnevale che almeno per un giorno possa scambiare le vittime con gli assassini?
Il male, ovvero «luovo delle circostanze». Uova di pura ferocia, astratta e completa, come spore di tarassaco galleggiano innumerevoli sulla Terra: legioni di latenze criminogene che si può solo sperare e pregare che la vita dispensi dallimpulso di deflagrare. Le circostanze singorgano per liberare ciò che è già qua da sempre a covarsi. Così Rosa Vercesi («a trentanni era già un groviglio di vissuto»), che sarrangiava tra piccole truffe e usura, si ritrova nella «strepitosa preterintenzionalità» di un gesto. Uccide lamica Vittoria, ed è un caso da prima pagina. Illuminata dalla fama delle cronache, per unidea intransigente di se stessa preferisce velarsi dietro un movente banale (il furto) e pagare con lergastolo, piuttosto di ammettere linfamia di un letto saffico, forse non troppo voluto: «crimine erotico, chiodato di passione sadomasochistica, sfiorante labisso del consenso della vittima».
Fin nella follia di una vecchiaia «sudicia e inavvicinabile», lomicida non smetterà di cancellare il gesto, «disfacendo con furore la trama del fatto», raccontando, a se stessa e a tutti, altre storie rispetto a quanto accadde: «furore di rimozione», al punto «da rendersi ai propri occhi veridica».
Da acrobata lieve e accurato, Ceronetti può permettersi anche di giocare sul filo che stende sul buco nero dellomicidio, e ci ridà un tempo (gli anni '30) e una città (Torino). Rianima parole e pensieri stinti, nobilitati dalloblìo e dallironia. Si contamina di simpatia per lassassina, per il suo senso animalesco del teatro («mentiva da grande attrice, con fasto, con convinzione»), per la sua dissennata ostinatezza «gelida, stupefatta dal sospetto» a negare. Scrive così un controcanto mirabile al rosario delle frasi fatte dei giornali e degli avvocati, delle memorie dei testimoni e della stessa omicida, scavando fino al Nero che lautismo dei mille bla bla velava. Chiama a convegno voci morte, oggetti svaniti, medium, pendolini radiestetici
Ne La vera storia di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria, Guido Ceronetti può permettersi di giocare sul filo steso sul buco nero dellomicidio (un fatto di cronaca realmente accaduto) e ci ridà un tempo (gli anni '30) e una città (Torino). Rianima parole e pensieri stinti, nobilitati dalloblìo e dallironia. Si contamina di simpatia per lassassina, per il suo senso animalesco del teatro («mentiva da grande attrice, con fasto, con convinzione»), per la sua dissennata ostinatezza «gelida, stupefatta dal sospetto» a negare.
Milano, 22 maggio 2003
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