Ermanno Cavazzoni, Gli scrittori inutili
Feltrinelli, i Narratori, 2002
pp.182 Euro 15,00
Piuttosto che frequentare una delle tante e non sempre qualificate scuole di scrittura creativa, e invece di acquistare uno dei superflui manualetti che insegnano tutti i modi con cui si può tentare (purtroppo con scarse probabilità) di farsi pubblicare un libro, lesordiente e/o aspirante scrittore dovrebbe semplicemente consultare con attenzione due testi: «Senza trama e senza finale» di A. Cechov e, appunto, «Gli scrittori inutili» di E. Cavazzoni.
Forse già il primo, tenuto conto dellautorevolezza dellautore e della sapienza dei consigli elargiti, sarebbe più che sufficiente, ma il testo di Cavazzoni aggiunge quel tanto di sulfurea ironia che è indispensabile presupposto per non incappare nel ridicolo, qualsiasi sogno letterario si stia rincorrendo. Non saggio, né romanzo, né raccolta di racconti benché alcuni capitoli possano a pieno titolo essere annoverati tra questi ultimi- il volume si presenta piuttosto come unantologia di ritratti di scrittori dei quali nessuno sentirebbe mai la mancanza.
In pratica, una vera e propria guida turistica, attraverso il mondo del kitsch letterario, dellinsipienza culturale, nella nullità stilistica oltre che esistenziale. In verità lautore, suddividendo il testo in parti raffiguranti i «sette (per sette) peccati capitali» dello scrittore, trae ispirazione dalla somma opera di Tommaso DAquino o più ancora, forse, mira a dipingere una sorta di Inferno dantesco in cui collocare tutti coloro che, non sapendo far nullaltro nella vita, hanno deciso che almeno il mestiere dello scrittore non sarebbe stato loro proibito.
«Chi voglia diventare scrittore inutile, non ha che da esercitarsi. Ed è raccomandato lesercizio dei vizi, che sono sette
». Questo si legge nelle Avvertenze per luso del libro, e poi si prosegue nella sapida lettura di quarantanove ritratti di sciocchi mestieranti della penna, tutti canagliescamente rinchiusi nel proprio girone, corrispondente ad un vizio: lussuria, gola, avarizia ecc. Ed al termine delle divertenti narrazioni ecco la lezione- la morale finale- in modo tale che, seguendone gli incomparabili precetti, anche coloro che ancora aspirano a quellinvitante inferno, possano accedervi agevolmente.
Cavazzoni, noto al grande pubblico per Il poema dei lunatici, al quale si è ispirato Federico Fellini nel suo ultimo film La voce della luna - alla cui sceneggiatura ha collaborato- in questo divertentissimo libro, non tradisce la propria vocazione di arguto e funambolico censore dei costumi contemporanei, conscio che solo con lumorismo e la spregiudicatezza, oggi si possa efficacemente condannare la stupidità presuntuosa e ottusa di chi non avendo nulla da dire pretende di urlarlo al mondo.
Da raccomandarsi caldamente anche a tutti gli scrittori ormai insigniti di pubblica fama, per indurli ad una salutare risata su se stessi e sulle proprie opere e, in qualche caso, ad imparare lineffabile e aurea virtù dellironia.
A cura della Redazione Virtuale
Milano, 19 aprile 2002
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