NEL CARME DEI SEPOLCRI UGO FOSCOLO TRATTA IL RAPPORTO TRA MORALE LAICA E TRADIZIONE RELIGIOSA

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Dei Sepolcri (1807)


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Ugo Foscolo, Sepolcri-Sonetti
cur. Luise M. C.
Bonacci, 1995
Classici italiani per stranieri,
52 p; Euro 5,20

l carme Dei Sepolcri fu composto dal Foscolo tra il giugno e il settembre 1806, e pubblicato nell'aprile del 1807 a Brescia, con l'epigrafe tratta dal de Legibus di Cicerone: «Deorum Manium iura sancta sunto»: I diritti degli dei mani saranno sacri. Nel 1804 era stato promulgato l'editto napoleonico di Saint-Cloud che poi fu esteso all'Italia il 5 settembre 1806. L'editto imponeva che i cadaveri fossero sepolti soltanto nei cimiteri e che non si facesse alcuna distinzione tra i defunti tra uomini comuni e celebrità.

Il carme è composto di 295 endecasillabi sciolti ed è dedicato a Ippolito Pindemonte, poeta, carissimo amico di Ugo Foscolo, che aveva scritto poesie ed epistole sui cimiteri inglesi. La composizione del carme Dei sepolcri avviene tra l'estate e l'autunno del 1806. Grazie a due lettere del Foscolo a Isabella Teotochi Albrizzi, è possibile ricostruire, almeno per congettura la genesi del carme. Sulla spinta del dibattito internazionale esistente in quegli anni intorno alla questione delle sepolture, Ippolito Pindemonte e la Albrizzi si erano lamentati della eccessiva severità della legislazione francese, accusandola di non tenere conto dell'aspetto umano;

Per ragioni politiche e filosofiche, cioè per simpatia verso la cultura rivoluzionaria e per convinzione materialistica e laica, Foscolo aveva contestato questa posizione. Scrivendo i Sepolcri, egli dichiara di ritrattare quell'atteggiamento e di associarsi all'opinione di Pindemonte. La genesi del carme deve moltissimo a quell'incontro e quella discussione e alle successive meditazioni foscoliane. In ogni caso, è molto probabile che l'idea di scrivere i Sepolcri sia nata in Foscolo per suggestione della discussione avuta con Pindemonte e con la Albrizzi. Una certa importanza avrà avuto anche l'estensione all'Italia del decreto emanato a Saint-Cloud il 5 settembre 1806 e pubblicato ad ottobre. Esso regolamentava le pratiche sepolcrali ispirandosi a criteri igienici e di egualitarismo sociale. L'editto vietava la sepoltura nei centri urbani e introduceva un controllo sulle iscrizioni funerarie, che dovevano essere consone allo spirito della rivoluzione francese, e pertanto non contenere riferimenti nobiliari. Le sepolture dovevano essere anonime e la collocazione delle lapide era relegata ai margini dei cimiteri. Foscolo, che pur condivideva molti aspetti dei presupposti culturali dai quali nascevano simili provvedimenti, ne rifiutava però l'effetto di omologazione che ricadeva sui defunti e sui valori del passato riconoscibili in essi.

Foscolo inviò, nel gennaio 1807, i Sepolcri a Vincenzo Monti e tenne probabilmente conto di alcuni suggerimenti dell'amico; finché ai primi d'aprile la stampa (realizzata dall'editore Bettoni di Brescia) è portata a termine e Foscolo può inviare il 7 di quel mese le prime copie Pindemonte, dedicatario del carme.

La natura filosofico - civile del carme determina la sua rigorosa struttura argomentativa e dimostrativa, benché essa sia fondata per lo più su accostamenti tematici bruschi anziché su una graduale elaborazione discorsiva. La materia spazia dal mito classico e dalla Grecia dei poemi omerici all'Italia moderna, della quale è esaltata la grande tradizione culturale e derisa la debolezza del presente. I sepolcri sono definiti «carme» nella prima edizione. Con tale definizione Foscolo rilancia il significato classico del termine, che indicava un genere di poesia impegnata e solenne. I sepolcri sono costituiti da 295 endecasillabi sciolti.

Il testo è suddivisibili in quattro parti, secondo il suggerimento offerto dallo stesso autore. La prima parte ( vv 1- 90) affronta il tema dell'utilità delle tombe e dei riti funerari. Da un punto di vista materialistico e laico, essi sono inutili, e certamente non riscattano per chi muore la perdita della vita. Ma hanno un senso legato alla dimensione sociale dell'uomo, alla sopravvivenza dell'estinto nella memoria dei vivi.

La seconda parte ( vv 91 - 150) è dedicata ad una ricognizione delle varie concezioni e dei vari usi che si sono susseguiti, rispetto alla morte, nel corso della civiltà umana. Mentre viene esecrato il modello cattolico e medievale, sono esaltati il modello classico e quello inglese.

Nella terza parte ( vv 151 - 212) è trattato a fondo il rapporto tra significato privato e significato pubblico della morte e dei riti collegati. Le tombe dei grandi uomini comunicano ai virtuosi il loro esempio e li stimolano a proseguirne l'opera; ne è prova ciò che accadde al poeta stesso visitando Santa Croce, a Firenze, dove sono sepolti molti dei grandi italiani del passato.

Nella quarta parte (vv 213 - 295) oltre ad essere ribadito il valore morale della morte, che compensa le ingiustizie della vita, viene affermata la funzione centrale della poesia, il cui compito è quello di celebrare le virtù e di conservarne nel tempo il ricordo. La poesia ha, dunque, la medesima funzione delle tombe, ma si rivela capace di esercitarla al di là dei limiti di esse. Come esempio di questa concezione Foscolo introduce, nella parte finale del carme, la figura di Omero, che cantando la guerra di Troia ha preservato il ricordo del valore sia dei vincitori che degli sconfitti.

Il carme Dei sepolcri è l'opera più compatta e conclusa di Foscolo. Il contenuto e i temi trattati dal carme riguardano la questione del rapporto della ideologia e della morale laica e materialistica, nata dall'Illuminismo e patrocinata dalla rivoluzione, con i grandi temi tradizionalmente gestiti dalla religione. La questione è quella del senso della morte e del rapporto tra scomparsi e superstiti. Le possibilità erano solo due: negare l'importanza del tema delle tombe e della morte, oppure ridefinire da un punto di vista laico inedito il valore della morte e dei riti che l'hanno storicamente accompagnata fin dalla nascita della civiltà. Si trattava, scelta questa seconda strada, di riscrivere le coordinate di una antropologia laica che prendesse il posto di quella cristiana fino allora dominante. Ed è questa la coraggiosa proposta dei Sepolcri.

Una novità centrale Dei Sepolcri è la finalizzazione filosofica della poesia. Il carme si può considerare un poemetto filosofico, o meglio ancora il carme è una epistola filosofica inviata come risposta al suo amico poeta Ippolito Pindemonte, cui l'autore si rivolge a più riprese nel corso del testo. A essere innovativo nel carme foscoliano non è il tema sepolcrale, largamente dibattuto dalla poesia preromantica; e non è il metro, usato da molti e per esempio da Parini e da Monti. L'innovazione sta in primo luogo nell'intento dimostrativo, nel procedere per argomentazioni ed esempi, cioè per via filosofica, e sta poi nella fortissima carica attualizzante, nel rapporto continuamente stabilito, ora in modo esplicito ora un modo implicito tra passato e e presente. (Sintesi tratta dall'opera La scrittura e l'interpretazione a cura di Romano Luperini, Pietro Cataldi, Lidia Marchiani, Franco Marchese, Palumbo editore Edizione rossa 2000)

Ecco, anche, come Beatrice Panebianco nell'antologia Moduli di educazione letteraria (Zanichelli editore 2000 a pagina D 143) presenta l'unitarietà di fondo del pensiero filosofico espresso dal Foscolo nei Sepolcri:

    «Il carme in endecasillabi sciolti è in forma di epistola poetica indirizzata al poeta Ippolito Pindemonte. Esempio illustre di poesia civile, contrappone all'idea materialistica della morte come “nulla eterno” l'illusione di una sopravvivenza garantita dalle tombe, luoghi di legami affettivi e di valori, ispiratrici di “egregie cose” - patria, gloria, eroismo - e creatrici di poesia, che “vince di mille secoli il silenzio” e dona vita immortale. Più precisamente nei primi versi del carme (vv 1-22) emerge la cultura illuministica e materialistica del Foscolo, negatrice di ogni possibile sopravvivenza spirituale dopo la morte: l'oblio avvolge tutte le cose e la forza operosa della natura le distrugge. Il carme diventa così una meditazione sulla vita e sulla morte, sui valori dell'uomo e sulle sue illusioni, una delle quali è quella di poter sopravvivere almeno nel ricordo. Il poeta accosta analogicamente temi e immagini, saldandoli attraverso un unico filo conduttore. I miti classici si fondono con i temi di ispirazione romantica e diventano exempla, cioè esempi concreti di interpretazione della storia stessa»

Ecco come C. Salinari e C. Ricci presentano l'unitarietà filosofica di fondo nell'antologia Storia della letteratura italiana (Editori Laterza) a pagina 183:

    «A ulteriore dimostrazione della compattezza del carme, riproduciamo l'ordinata esposizione che lo stesso Foscolo fece del contenuto Dei sepolcri, per rispondere al violento attacco pubblicato da Guillon sul “Giornale italiano” sulla presunta disorganicità dell'opera foscoliana. È una esposizione chiara e fedele, nella quale è dato cogliere il nesso varietà-unità, anche se, ovviamente, la brevità dello schema non può rendere tutta la complessità dei motivi che si intersecano nel carme».

    I monumenti inutili ai morti giovano ai vivi perché destano affetti virtuosi lasciati in eredità dalle persone dabbene (vv 1- 40). Solo i malvagi, che si sentono immeritevoli di memoria, non la curano (vv 41-50). A torto, dunque, la legge accomuna la sepoltura dei tristi e dei buoni, degli illustri e degli infami ( vv 51-90). Istituzione della sepoltura, nata col patto sociale ( 91- 96). Religione per gli estinti derivata dalle virtù domestiche (vv 97-100). Mausolei eretti dall'amor della patria agli eroi ( 101-104). Morbi e superstizioni dei sepolcri promiscui nelle chiese cattoliche (105-114). Usi funebri dei popoli celebri (115-136). Inutilità dei monumenti alle nazioni corrotte e vili (137-150). Le reliquie degli eroi destano a nobili imprese e nobilitano le città che lo raccolgono(151-154). Esortazioni agli italiani di venerare i sepolcri dei loro illustri concittadini; quei monumenti ispireranno l'emulazione agli studi e l'amor di patria, come le tombe di Maratona nutrivano nei greci l'aborrimento ai barbari (155-212). Anche i luoghi ov'erano le tombe dei Grandi, sebbene non vi rimanga vestigio, infiammano le menti dei generosi (213- 225). Quantunque gli uomini di egregia virtù siano perseguitati vivendo, e il tempo distrugga i loro monumenti, la memoria delle virtù e dei monumenti vive immortale negli scrittori e si rianima negl'ingegni che coltivano le muse (226-234). Testimonio il sepolcro di Ilo, scoperto dopo tante età dai viaggiatori che l'amore delle lettere trasse a peregrinare nella Troade (235-240). Sepolcro privilegiato dai fati, perché potesse il corpo d'Elettra, da cui nacquero i Dardanidi, autori dell'origine di Roma e della prosapia dei Cesari signori del mondo (241-253). L'autore chiude con un episodio sopra questo sepolcro ( 254-295).

Dal romanzo Le ultime lettere di Jacopo Ortis alle Odi; dai Sonetti ai Sepolcri.

Jacopo Ortis è caratterizzato come eroe romantico: forte sentire, altezza degli ideali, desiderio di libertà, amore per la patria, disprezzo degli uomini mediocri, rapporto conflittuale e frattura tra il proprio io e la società, suicidio come gesto eroico di contestazione nei confronti die tempi. Nelle Odi Foscolo sviluppa il motivo neoclassico della bellezza rasserenatrice, già presenti nell'Ortis: gli elementi autobiografici ora proiettati nel mondo del mito e la bellezza delle donne, celebrate come dee, è considerata la manifestazione sensibile della segreta armonia dell'universo. Nei Sonetti il Foscolo armonizza e fonde insieme la suggestione neoclassica con la sensibilità romantica. Nel sonetto A Zacinto il poeta sviluppa il tema della nostalgia della patria e della sepoltura illacrimata. Nel sonetto Alla sera il poeta medita sulla morte sentita come il «nulla eterno». Anche nel sonetto In morte del fratello Giovanni le vicende autobiografiche esposte in tono misurato assurgono a simbolo della condizione drammatica dell'uomo. Nei Sepolcri la concezione pessimistica della vita è riscattata dalla fede nelle illusioni e dal nuovo ruolo che Foscolo sta assumendo.

Non più intellettuale sradicato e isolato dalla società, ma intellettuale con la funzione di creare una poesia civile, che trasmetta il suo messaggio sociale e politico: l'esaltazione della patria, l'incitamento alla libertà, il culto delle tradizioni e dei valori di un popolo. (Beatrice Panebianco Moduli di educazione letterararia).

Nei Sepolcri Foscolo supera la condizione di giovane intellettuale lacerato dalle passioni, si lascia alle spalle le illusioni per approdare ai valori civili; lascia l'amore per Teresa per un maggiore equilibrio interiore; lascia le passioni per arrivare a una maggiore distanza e a un più freddo distacco dagli ideali politici giovanili.

A cura della Redazione Virtuale

Milano, 12 maggio 2006
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