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La torta in cielo di Gianni Rodari, una favola moderna, una storia per ragazzi che stimola i genitori ad affrontare con i figli argomenti di attualità |
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La torta in cielo (1966) |
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È questo lo scenario in cui Gianni Rodari ambienta La torta in cielo (1964), «nata nelle scuole elementari Collodi, borgata del Trullo, Roma, tra gli scolari della Signorina Maria Luisa Bigiaretti», pubblicata per la prima volta a puntate sul «Corriere dei Piccoli» a partire dal 1964 e nel 1966 anche in libreria. Una storia concepita per affascinare bambini di tutte le condizioni sociali. Una favola moderna, una storia per ragazzi intessuta di argomenti che stimolano i genitori ad affrontare con i figli argomenti di attualità, impegnativi ma reali. Infatti è tempo di Guerra Fredda e Bomba H, la terrificante bomba allidrogeno. In questi anni, loccupazione femminile a Roma e in Italia è fra le più basse in Europa. Una volta sposata, una donna tra i 30 e i 49 anni di rado riprende a lavorare regolarmente. Più facile che svolga un lavoro part-time, a domicilio, o un lavoro nero. Il marito, fuori casa per 10 o più ore al giorno, la moglie per lo più a casa con i figli, occupata nelle faccende domestiche. Sora Cecilia e il marito, il vigile Meletti, i mitici genitori dei protagonisti de La torta in cielo sono dunque due componenti tipici di questa fascia sociale: prototipi di una caratteristica famiglia italiana anni 60 (appartenente a una borghesia piccolissima ma vastissima), che si ritrovano quotidianamente a dover uscire precipitosamente di casa. Questa volta Lui è convocato al comando per unemergenza insolita, spaziale, Lei per correre a fare uniniezione a un paziente. In questo clima di concitazione, Paolo e Rita, i personaggi principali intorno a cui si sviluppa l'azione de La torta in cielo, restano incontrastati padroni del campo. La storia è intessuta di citazioni e riferimenti che i bambini possono cogliere agevolmente; altre fiabe, come Cenerentola, Pinocchio, ma anche lOdissea di Omero, lInferno e il Paradiso di Dante. E così il nome del pilota che viene incaricato di ispezionare da vicino loggetto non identificato è «Dedalo», come il nome del geniale architetto che, nella mitologia greca, progettò e costruì il Labirinto di Creta. Egli svolge la missione tenendosi costantemente in contatto con la centrale operativa (nome in codice «Diomede», come il re che usava gettare gli stranieri di passaggio in pasto alle sue cavalle alate). Ma la mitologia che avvolge questi nomi altisonanti ed eroici lascia trasparire una organizzazione casalinga, popolata in realtà di marescialli e appuntati. È troppo facile immaginare che, nellombra che si staglia inquietante sulla città, lapparato burocratico reagisca nel modo più prevedibile: con la paralisi. Nelle stanze del potere aleggia una sola parola: «cautela». I pezzi grossi (professori, scienziati, generali) si chiudono in un prudentissimo mutismo. Anche il personaggio dello scienziato responsabile di aver causato questo inatteso, ai bambini graditissimo, imbroglio, (la torta in cielo è il risultato imprevisto di un esperimento di scissione nucleare) lascia trasparire un sistema inefficiente e inaffidaffidabile, insufficiente per confrontarsi con una realtà mostruosa, fatta di «blocchi contrapposti», una realtà ossessionata dal concetto di supremazia: economica, scientifica, militare. Una realtà che può essere gestita soltanto con una estrema quanto elusiva italica «efficienza». La speranza è nel futuro. Ed ecco che gli eroi de La torta in cielo sono proprio i bambini, che rappresentano il futuro e che, grazie alla loro mente libera da pregiudizi e condizionamenti, interpretano la situazione a proprio beneficio e, senza por tempo in mezzo, concepiscono una soluzione. La magia che raccoglie e convoglia questesercito di piccoli uomini e donne questa volta non è la musica del piffero di Hammelin ma un tam tam che risuona da un capo allaltro della città lungo il cavo telefonico. «È caduta una torta spaziale grande quanto una montagna ce nè per tutti i bambini di Roma». Nel finale una folla urlante, per lo più costituita da bambini, inseguiti disordinatamente da madri urlanti, preoccupate di recuperare la prole ma, sospettiamo, anche di rubare una parte della scena, scavalca le barriere che circondano la collina su cui è atterrato lUFO. Il colossale trambusto che ne scaturisce si trasforma in una cerimonia liberatoria: dalla miseria, dellinettitudine, dall'impostura ma soprattutto della noia. A cura della Redazione Virtuale 15 dicembre 2001 |
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