Salvatore Quasimodo, Tutte le poesie,
Mondadori, Oscar Grandi Classici, 1994
Euro 12,40
a prima raccolta di Quasimodo, Acque e terre (1930), è incentrata sul tema della Sicilia, terra natale dellautore che la lasciò già nel 1919: lisola diviene lemblema di una felicità perduta cui si contrappone lasprezza della condizione presente, dellesilio in cui il poeta è costretto a vivere (così in una delle liriche più celebri del libro, Vento a Tindari). Dalla rievocazione del tempo passato emerge spesso unangoscia esistenziale che, nella forzata lontananza, si fa sentire in tutta la sua pena. Questa condizione di dolore insopprimibile assume particolare rilievo quando il ricordo è legato ad una figura femminile, come nella poesia Antico inverno.
Se in questa prima raccolta Quasimodo appare legato a modelli abbastanza riconoscibili (soprattutto DAnnunzio, del quale viene ripresa la tendenza allidentificazione con la natura), in Oboe sommerso (1932) ed Erato e Apollion (1936) il poeta raggiunge la piena maturità espressiva. La ricerca della pace interiore è affidata ad un rapporto col divino che è, e resterà successivamente, tormentato anche se animato da un anelito sincero, mentre la Sicilia si configura come terra del mito, terra depositaria della cultura greca: non a caso Quasimodo pubblicherà, nel 1940, una notissima traduzione dei Lirici greci. In particolare, nel libro del 36 vengono celebrati Apollo - il dio del sole ma anche il dio cui sono legate le Muse, e quindi la stessa creazione poetica che è resa dolorosa dalla distanza fisica dellisola - ed Ulisse, lesule per eccellenza. E in queste raccolte che si può cogliere appieno la suggestione dellermetismo, di un linguaggio che ricorre spesso allanalogia e tende ad abolire i nessi logici tra le parole: importante è in questo senso luso frequente dellarticolo indeterminativo e degli spazi bianchi che, allinterno della lirica, sembrano rimandare continuamente a una serie di significati nascosti che non possono trovare una piena espressione.
Nelle Nuove poesie (pubblicate insieme alle raccolte precedenti nel volume Ed è subito sera del 1942 e scritte a partire dal 1936) il ritmo diventa più disteso grazie anche alluso più frequente dellendecasillabo: il ricordo della Sicilia è ancora vivissimo ma si avverte nel poeta uninquietudine nuova, la voglia di uscire dalla sua solitudine e confrontarsi con i luoghi e le persone della sua vita attuale. In alcune liriche compare infatti il paesaggio lombardo, esemplificato dalla «dolce collina dArdenno» che porta allorecchio del poeta «un fremere di passi umani» (La dolce collina).
Questa volontà di dialogo si fa evidente nelle raccolte successive, segnate da un forte impegno civile e politico sollecitato dalla tragedia della guerra; la poesia rarefatta degli anni giovanili lascia il posto un linguaggio più comprensibile, dai ritmi più ampi e distesi. Così avviene in Giorno dopo giorno (1947) dove le vicende belliche costituiscono il tema dominante. La voce del poeta, annichilita di fronte alla barbarie («anche le nostre cetre erano appese», afferma in Alle fronde dei salici), non può che contemplare la miseria della città bombardata, o soffermarsi sul dolore dei soldati impegnati al fronte, mentre affiorano alla memoria delicate figure femminili, struggenti simboli di unarmonia ormai perduta (Sode ancora il mare). Lunica speranza di riscatto è allora costituita dalla pietà umana (Forse il cuore).
In La vita non è sogno (1949) il Sud è cantato come luogo di ingiustizia e di sofferenza dove il sangue continua a macchiare le strade (Lamento per il Sud); il rapporto con Dio si configura come un dialogo serrato sul tema del dolore e della solitudine umana. Il poeta sente lesigenza di confrontarsi con i propri affetti, con la madre che ha lasciato quandera ancora un ragazzo e che continua a vivere la sua vita semplice ed ignara dellangoscia del figlio ormai adulto, o col ricordo della prima moglie Bice Donetti.
Nella raccolta Il falso e vero verde (1956) dove lo stesso titolo è indicativo di unestrema incertezza esistenziale, unintera sezione è dedicata alla Sicilia, ma nel volume trova posto anche una sofferta meditazione sui campi di concentramento che esprime «un no alla morte, morta ad Auschwitz» (Auschwitz).
La terra impareggiabile (1958) mostra un linguaggio più vicino alla cronaca, legato alla rappresentazione della Milano simbolo di quella «civiltà dellatomo» che porta ad una condizione di devastante solitudine e conferma nel poeta la voglia di dialogare con gli altri uomini, fratelli di dolore. Lisola natìa è luogo mitizzato, «terra impareggiabile» appunto, ma è anche memoria di eventi tragici come il terremoto di Messina del 1908 (Al padre).
Lultima raccolta di Quasimodo, Dare e avere, risale al 1966 e costituisce una sorta di bilancio della propria esperienza poetica ed umana: accanto ad impressioni di viaggio e riflessioni esistenziali molti testi affrontano, in modo più o meno esplicito, il tema della morte, con accenti di notevole intensità lirica.
A cura della Redazione Virtuale
Milano, 15 aprile 2002
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