Nichi Vendola, Ultimo mare
Adelphi, 1989
Manni Editore
Euro13,00
uesta bella raccolta di poesie di Nichi Vendola spiazza due volte. E unantologia di sillogi già pubblicate, compreso il Lamento in morte di Carlo Giuliani, più quattro poesie inedite che danno il titolo al libro. E' difficile che si dedichi unantologia ad un poeta giovane. Ma è evidente che Nichi - ed in questo egli non è privo di assonanze con Carmelo Bene - si consideri già un classico. Ne ha tutte le qualità.
Il secondo scarto è che il poeta in questione è anche un politico, già onorevole della Repubblica italiana, oggi presidente della Ragione Puglia: in genere i politici o gli uomini di potere scrivono poesie nella quiete della loro ritirata vecchiaia (penso ad esempio, ai commossi e commoventi versi di Pietro Ingrao), mentre Nichi è un combattente in piena e vivida lotta.
Oltre questi spiazzamenti, resta la poesia pura, senza aggettivi. E non è poesia di pensieri, ma di cose e di parole, maneggiate queste ultime con labilità e la naturalezza di chi ha fatto della parola il proprio mestiere, la sua acqua, la sua vita. Il foglio magro nel pallore daprile
Il pugno di corallo e di rabbia
Corpo o latte
Ossario dutopia
Stranezza, straniante, stranita
Culla di un dio distratto
Luglio scartavetro
Lalba di poi/ disattesa
Ai giorni non dire/ lattesa/ ché pesa
Stretti dai letti disfatto
I cani bianchi
Una carne dorata di larve
Un nume velato
A morsi di pane e di pesca.
Nichi Vendola fa parte della meglio gioventù di questo paese. Quella che ha vinto ed ha avuto successo, ma porta con sé leco di tante altre vite di quella stessa generazione, che sono partite, che si sono perse.
Artigiano omerico, affabulatore preciso, con la parola Nichi Vendola può fare tutto, tracciando una rotta poetica che un giorno potrà tirarlo fuori dei bastioni della Babele post-moderna entro la quale la sua vocazione all'utopia è pur sempre globalizzata ed alla fine, inesorabilmente, inizializzata.
A cura della Redazione Virtuale
Milano, 12 luglio 2006
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