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UN INDOVINO MI DISSE, IL VIAGGIO ATTRAVERSO L'ASIA, E SE STESSO, DI TIZIANO TERZANI |
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Un indovino mi disse (1995) |
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La corrente risale il Mekong per conoscere la sorte, il futuro di un uomo che ha visto molto ma che un'inesauribile energia porta a interrogarsi ancora. Si arrampica su una montagna celeste per avvicinarsi agli dèi che trattengono il destino in mani capricciose e mutevoli, in questo simile ai personaggi classici dei poemi omerici. Lastrologia era nata per i re, per accrescere il loro potere, trasformata oggi in bene di consumo segna, dunque, il passaggio dalletà delloro dellimmaginazione al commercio dei segni fantastici che aprono al futuro. «I cinesi non sono mai stati dei metafisici, non hanno mai creduto in un dio trascendente. Per loro la natura è tutto ed è dalla natura che hanno tratto conoscenze e credenze Al contrario delluomo occidentale che da secoli ha distinto fra il mondo divino e quello naturale per noi Dio crea la natura , per i cinesi i due mondi non sono distinguibili. Dio e natura sono la stessa cosa. Per questo la divinazione è una sorta di religione e lindovino è anche teologo e sacerdote.» Ma nellAsia di oggi così protesa ad arricchirsi, a diventare una grande potenza economica, i riti di ieri perdono il loro significato e, come dice nel libro Chong Keat, amico di Tiziano, architetto, botanico, musicologo, musicista, mecenate, saggista, ornitologo: «Larcobaleno è impazzito.» La materia e lanima: dalla pietra alla tartaruga Indovini, astrologi, cartomanti, veggenti, bonzi, esperti di magia donano a Tiziano una serie infinita di ciondoli, amuleti, bottigline, involtini di carta, oli, pillole, polverine. Norman a Londra dice: «Le carte leggono le ombre delle cose, degli avvenimenti Quel che io posso fare è aiutare la gente a cambiare la posizione della luce e così, con una libera scelta, a cambiare le ombre. In questo credo davvero: si possono cambiare le ombre.» Esiste una commistione strana nella materia della divinazione che cerca di svelare allanima il futuro, una pregnanza di elementi solidi e una vaporosità lieve, forte di luce, di spiragli, di coni perfetti per indicare la strada. La natura, qui, ha una funzione catartica dalla materia, Kengtung: «improvvisamente ci trovammo dinanzi a una vasta ariosa valle al centro della quale le sagome bianche delle pagode, quelle marrone delle case di legno e quelle verde scuro dei grandi alberi della pioggia erano come ritagli di carta contro uno sfondo di nebbia che lultimo sole rendeva ora rosa, ora doro. Kengtung era evanescente, senza corpo, come il ricordo di un sogno: una visione senza tempo.» Le strade che portano lautore alla ricerca curiosa del nuovo partono da montagne e statue sacre, sostano brevemente nella casa di Bangkok, casa bella e fatata abitata da uno spirito tartaruga, e giungono al mare aperto. «Evviva le navi! Con il loro ansimare, scuotere, sospirare; con il loro gioire della carezza delle onde, con il loro godere, nellamplesso del mare, le navi sono a misura duomo. Teniamole in vita come una prova damore A forza di guardare il cielo e di respirare a pieni polmoni laria fresca della notte, mi pareva di riempirmi di stelle.» La libertà senza orizzonti del viaggio per mare metafora del destino, il mare come dio possente e magnifico, tappeto dacqua, palcoscenico dellalba chiara e del tramonto, il mare lontano da tutto in perpetuo e instancabile movimento, il mare dei poeti che lhanno cantato come elemento primigenio della vita e del vero, il mare regno dei sogni, come il cielo, ma più tangibile, più concreto, forse più umano. Il mare come dimensione del tempo: corsi e ricorsi delle maree, la bonaccia del vento estatica e contemplativa, la tempesta che savventa e risveglia il cuore eroico delluomo, londa perfetta per il volo, la risacca sulla rena: dolce carezza alla terra cui il mare sempre ritorna, lo scintillio del sole, le vibrazioni di velluto della luna, lo smalto blu tra le bianche insenature, il rumore, il suono, la voce del mare, la vertigine della profondità, listinto di esplorazione, sulla nave un rapido uccellino gli fa visita tra le corde del ponte, unico ricordo del passato, il mare come attesa, la donna del marinaio sulla scogliera, gli occhi perduti nellinfinito sentimento Passaggio in Asia Tiziano attraversa lAsia e accarezza con lo sguardo i Paesi che ha conosciuto tante volte, in occasioni diverse, avvezzo al pericolo, alle guerre, alle rivoluzioni, alle cadute degli imperi, eppure mai come questa volta la tristezza gli vela gli occhi nel cambiamento senza anima di città che hanno perduto la loro essenza, di paesaggi modificati dal cemento, di lembi di poesia stracciati dallavidità dei potenti, di un'Asia che non è più nelletà delloro ma in quella volgare e sempre eguale del denaro. «Quella cinese era una civiltà che aveva inventato un suo modo di scrivere, di mangiare, di fare lamore, di pettinarsi, una civiltà che per secoli ha curato diversamente i suoi malati, ha guardato diversamente il cielo, le montagne, i fiumi; che ha avuto una diversa idea di come costruire le case, di fare i templi, unaltra concezione dellanatomia, un diverso concetto di anima, di forza, di vento, dacqua; una civiltà che ha scoperto la polvere da sparo e lha usata per fare fuochi di artificio invece che proiettili per i cannoni. Quella civiltà oggi cerca solo di essere moderna come loccidente; vuole diventare come quellisolotto ad aria condizionata che è Singapore » Il paesaggio fisico ed emotivo del libro è attraversato da una fitta rete di meridiani e paralleli dellanima: giustizia, armonia, felicità, sicurezza, paura, angoscia, amore e compassione. Un continente straziato, lacerato, cancellato (Birmania, Laos, Vietnam ) dove il turismo di massa o sessuale non cambia la sostanza del fallimento delluomo, perché la guerra, la violenza, la prostituzione, la mercificazione, la repressione altro non sono che condanne a morte per lumanità intera, la campana che suona per tutti, leco sottile e bisbigliata dei morti che accompagna questi territori un tempo sacri, di quella sacralità fatta di rispetto e fratellanza che ora ha il volto stampato sugli oggetti-ricordo da portare a casa, al sicuro, lontano dalle piogge destate e dai fiumi di sangue. Storia e natura si intrecciano con la politica, con laspetto meno divino delluomo, i politici hanno sciupato lAsia come un fiore incantato di rara bellezza, lhanno spremuta per farne uscire denaro e potere, per calpestarne, infine, la corolla. E allora Tiziano sogna lIndia come purezza, come nuvola bianca sospesa sulla montagna Gioco e realtà «In Cina, in India o in Indonesia, quella che noi chiamiamo superstizione è ancora roba di tutti i giorni. Lastrologia, la chiromanzia, larte di leggere il futuro nel volto di una persona, nella palma dei suoi piedi o nelle foglie di tè della sua tazza giocano un ruolo importantissimo nella vita della gente e nelle vicende collettive dei vari paesi, così come le pratiche dei guaritori, lo sciamanismo o il feng-shui, larte del vento e dellacqua, la geometria cosmica.» La ricerca del futuro, la sensazione che le parole di un estraneo riescano a placare un poco lansia, ora che tutti ci sentiamo più soli, privi di ascolto o troppo ricchi di informazioni e di parole inutili. Quest'ultimo secolo in luogo della peste ha incontrato lHIV, al posto del rogo di fuoco e fiamme si è nutrito del senso di colpa e ha riposto le speranze nella scienza tralasciando la natura, nel nome di un progresso solo economico. Nelle pagine di Tiziano che dal mestiere di giornalista ha appreso la narrazione lucida, dai contorni netti, senza inutili pessimismi, come le foto di Cartier Bresson, un altro grande testimone del Novecento, emergono spazi di divertimento, di gioia, di allegria, la capacità di essere ancora stupiti e meravigliati, lamore per la vita, il gioco del fan tan: «quel semplicissimo ma affascinante gioco in cui il croupier rovescia sul tavolo una ciotola piena di bottoni, poi, lentamente con una bacchetta di avorio, li divide in gruppi di quattro. Si tratta di indovinare il numero dei bottoni che restano alla fine: zero, uno, due o tre?» La vita è anche gioco, un gioco serio, a volte obbligato, dove lo spazio dellavventura risiede nella tensione alla conoscenza di se stessi e del mondo di fuori. E Tiziano è stato giocatore e viaggiatore, sospinto da vento forte o da brezza delicata, alla ricerca di un luogo autentico ove riposare il pensiero e il cuore. Meditazione e ascensione La meditazione incuriosisce Tiziano tardi nella vita, come è giusto, e dunque le si avvicina, in Thailandia, nel ritiro di Pyongyang, con laiuto di un maestro americano, ex agente della Cia: John Coleman. Da principio è impaziente e si sente inadeguato: «Mi sentivo come il paziente nella corsia di un manicomio che cerca di convincersi che è stato portato lì per sbaglio o che le sue condizioni non sono così gravi come quelle dei suoi vicini.» Lassistente di Coleman è un ex generale di polizia, davvero uno strano inizio per un inviato speciale, che, superate le sensazioni di costrizione e dolore, infine, scopre il silenzio: «Guardavo le stelle e sentivo il loro silenzio; la luna non faceva rumore anche il sole si levava e tramontava senza nemmeno un bisbiglio. Persino il fragore della cascata, i gridi degli uccelli o il frusciare del vento tra le fronde degli alberi mi parevano alla fine parte di uno straordinario, animato, cosmico silenzio di cui godevo, in cui trovavo pace.» Il cerchio si è compiuto la ricerca della quiete attraverso i mari, le pianure, le stazioni ferroviarie, le strade infangate, i taxi, le corriere, le montagne, le popolazioni sorridenti e i potenti dallartiglio di drago è raggiunta. Ma sono i cerchi nellacqua che i viaggiatori rincorrono, quelli instabili che si allargano e portano altrove, senza fine, senza che il viaggio termini da qualche parte, se non allinterno dellio, alle proprie radici originali. «Ho sentito dire che in India, vicino a Madras, cè un tempio nei cui recessi un grande saggio di tremila anni fa scrisse, su foglie di palma, la vita e la morte di tutti gli uomini di tutti i tempi, del passato e del futuro. Uno arriva pare e gli viene incontro un monaco che dice: Ti stavamo aspettando. E da qualche parte tira fuori una di quelle foglie ingiallite con tutto ciò che è accaduto e tutto ciò che accadrà al visitatore. Andando a vivere in India, cercherò quel tempio.» Tiziano vivrà e lavorerà in India, lIndia conosciuta attraverso gli abiti bianchi e le parole di Gandhi, attraverso i templi e le statue dallo sguardo interrogante, attraverso il gong, i sonagli, i campanellini, il profumo dellincenso e del cibo, accanto al grande fiume che tutto partorisce e che accoglie i morti nel suo letto. Vivrà sotto le montagne dellHimalaya così simili, in fondo, alla sua Toscana, alla purezza dei muri delle città, allaria impregnata di bellezza di Firenze con laltro grande fiume, allo spazio di aria e luce di SantAntimo o al giallo girasole del senese, cultura e natura insieme appagate, nutrite di passione e consapevolezza. Poi, la malattia, lultimo giro di giostra e lalbero con gli occhi di Orsigna, con gli occhi posti come fanno gli indiani sulle pietre per renderle partecipi del cosmo e delle profondità delluomo, e Tiziano lascia il suo corpo e sale sulla grande nuvola bianca di cotone, sulla grande onda che sovrasta il monte Fuji, in mano un uccellino variopinto o un nero usignolo, nellaltra mano una lanterna, la lanterna del poeta e del filosofo. Arrivederci Tiziano. A cura della Redazione Virtuale Milano, 29 ottobre 2004 |
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