Alberto Moravia, Luomo che guarda
Bompiani, 2000
I Grandi Tascabili, 229 p.
Euro 7,23
l viaggio letterario allinterno di un mondo oscuro e fascinoso come quello dei sensi è la ricerca di un comportamento, di un gesto, di un impulso, da sempre. Alberto Moravia, con le sue ultime opere dal carattere fantasessuale, ha accondisceso al viaggio indagatore, e Luomo che guarda è la testimonianza più plausibile di come avviene lincontro con questo mellifluo mondo dei sensi, partendo da un addio provvisorio (come proprio Moravia ebbe a dire), cioè latmosfera del 1968.
Il personaggio centrale del romanzo si chiama Dodo, un soprannome che esprime impotenza, un belluomo il cui padre è un barone universitario. Silvia, la moglie di Dodo, è una donna dotata di una dirompente sensualità. Sulla vita di coppia, che si svolge in una grande casa patrizia al centro di Roma, sui complessi rapporti tra marito e moglie, Dodo sorveglia impietosamente per leggere, essenzialmente, dentro se stesso. Assediato dalleros e dalle sue perversioni, il protagonista del romanzo è chiamato a guardare sempre, a essere spettatore non solo del mondo, ma spia della propria volontà di capire, di giustificare la realtà che lo opprime e lo fa sentire inadeguato. I sensi sono in ebollizione e vibrano nei tabù, nel pudore delle cose, nel sesso, nel tentativo di abbattere le barriere che una rigida educazione ha impartito a un uomo che cresce disorientato, insicuro.
I sensi di Alberto Moravia, in questo romanzo, sono essenzialmente quelli del voyeurista. Il voyeur non spia tanto loggetto quanto il suo movimento, cioè il suo comportamento. «Silvia e io ci amiamo ancora come i primi giorni di matrimonio, anzi, probabilmente, di più; e questamore raddoppiato di frenesia sessuale non durerà per sempre; semplicemente, Silvia cerca di approfittare dellamore finché cè, come si cerca di approfittare di una giornata di sole poco prima dellinverno». Dodo intravede nellavidità sessuale della moglie uno sconvolgimento dei sensi per uninconscia aspirazione alla maternità; il bisogno di assicurarsi che, alloccorrenza, l'obiettivo potrebbe essere soddisfatto con la famelicità dellaccoppiamento.
Emergono chiari influssi freudiani nella composizione di questo libro, come in altri; quelle influenze che porteranno Moravia, nellarco di unesistenza, a dire apertamente ad Alain Elkann (Vita di Moravia, pubblicato da Bompiani nel 1990, n.d.r.) che le radici della nostra psiche sono da ricercarsi tutte nellinfanzia. La sensualità, lerotismo e il voyeurismo sono allorigine di gran parte della letteratura, sosteneva il grande scrittore. Il comportamento strettamente privato di chi anima proprio i sensi ci porta a vedere ciò che nessuno potrebbe vedere. Viene spiato non solo ciò che è proibito, ma anche ciò che è sconosciuto. E Moravia crede che ci sia una specie di rapporto oscuro tra il mondo voyeuristico e quello, addirittura, della scienza. Lo scrive testualmente nel romanzo. Lo scienziato, infatti, che riesce a spiare un segreto della natura nella fessura di un ardimentoso esperimento, alla fine, quando tutto è stato detto, deve provare gli stessi sentimenti di curiosità e di sfida profanatoria del ragazzo inesperto, che in una nota poesia di Mallarmé, spia, nella fessura della porta, lapparizione incredibile della «conchiglia pallida e rosa».
Ne Luomo che guarda si allude a una continua concatenazione di fatti e idee, lasse portante, cioè, di tutta la vicenda cronologica: a ogni voyeur corrisponde un esibizionista e a ogni esibizionista corrisponde un voyeur. La drammaticità dei sensi, che sembrano esplodere impazziti tra eccitazione e frustrazione, coincide con la terribile scoperta di Dodo: suo padre è lamante di sua moglie. Di fronte a questa constatazione, immagini ossessive si alternano nella mente del protagonista di uno dei romanzi italiani più indecenti degli ultimi anni. Dodo ricorda la madre piegata ad angolo retto e il padre che le sta addosso; pensa a Silvia che fa lamore con il suocero, e si chiede perfino con una perversa ironia: «Se Silvia resta incinta di mio padre, il figlio che nascerà, oltre a passare per mio figlio, non sarà forse anche mio fratello, e Silvia non sarà forse, oltre che mia moglie, anche mia madre, ovvero mia matrigna?». Lumiliazione di Dodo cresce nel momento in cui il padre gli fa capire di aver amato Silvia, ma è anche come se gli dicesse che ha avuto con lei unavventura tanto per poter dire di essersela portata a letto. Silvia sarebbe una carne senza sale, una bellezza spirituale e sensuale scrive Alberto Moravia misteriosamente ambigua, ma pur sempre paragonata a una bistecca insipida.
Il romanzo è audace, continuamente in bilico tra il tarlo del sesso e la durezza di un amore liquefatto che fa soffrire nella condizione di resa allinevitabile. E se Dodo cerca disperatamente le chiavi per aprire ancora la porta del mistero di fronte a tanta costernazione, finirà solo per elaborare elucubrazioni senza costrutto. La soglia oscura del suo presente diventa la soglia oscura della memoria. Il tradimento, che è soprattutto dei suoi sensi bruciati, lo spingerà allirrazionale, allelaborazione di una nevrotica turbolenza. La storia dellamore è, in questo romanzo, la storia della delusione, la commedia della somiglianza dei vili personaggi nei quali rispecchiarsi, nei quali cercare di capire i tanti perché inespressi. La forza delle pagine è tutta incentrata nella sotterranea vicenda che corre parallela a quella degli avvenimenti, cioè la storia psicologica, il deragliamento dei sensi di Dodo, limpurità dirompente della moglie e il cinismo di un uomo anziano, un professore universitario dalla razionale veemenza.
Le indicazioni fulminee di Moravia hanno un periodare che si arricchisce di una sontuosa aggettivazione. Il romanzo è caldo e marcato, violento nei suoi tratti più significativi, nelle precarie condizioni di un giovane che per sopravvivere è costretto, infine, a neutralizzare il suo amore, a «fasciare» i sensi di unimpenetrabile corazza, di unaccettazione che sembra salvifica non solo per proseguire un rapporto ormai corrotto, ma, forse, non più praticabile.
Milano, 26 maggio 2003
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