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LE SUORE DE L'UOVO DI GERTRUDINA DI LAURA PARIANI, COSTRETTE A PRENDERE IL VELO CONTRO LA PROPRIA VOLONTA', NON RACCONTANO UNA STORIA DI SCONFITTA |
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L'uovo di Gertrudina (2003) |
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Ma non sempre lingresso nel chiostro prelude, nelle intenzioni narrative di Laura Pariani, ad un totale diniego della propria storia e di una identità al femminile; memoria collettiva e coscienza critica possono riassegnare un valore adeguato alle vicende di religiose che, in epoche e contesti differenti hanno in qualche modo incarnato, con la propria esistenza, il messaggio evangelico, offrendo al mondo (loro che paiono fuori dal mondo) un contributo, vissuto, come sottolinea anche Fulvio Panzeri, alla luce dello «stesso patimento di Cristo» («Avvenire», 8 marzo 2003). Nelle vicende delle cinque suore, che si dipanano in altrettanti episodi narrativi raccontati ne Luovo di Gertrudina (Rizzoli , 2003), emerge la forte vocazione di Laura Pariani a ridare voce ad esistenze che diversamente si spegnerebbero nelloblio. Limpossibilità comunicativa, determinata dallostinato silenzio in cui lanziana suor Assunta (volontariamente) si rinchiude, spingono lautrice a chiedersene i motivi e a ripercorrere, non solo metaforicamente, il viaggio compiuto dalla consacrata, dal Piemonte allisola di Dawson, un luogo remoto alla Fin del mundo, nella punta più meridionale del continente sudamericano. Terra di freddo e di ghiaccio, percossa dal «fragore del vento» e da un «brivido spettrale», la Patagonia è il contesto in cui la vicenda della religiosa si sviluppa, contraddistinta dalla vocazione missionaria evocata, in sogno, da don Bosco. Ed è sul «silenzio degli spazi» e su piccole testimonianze della storia, che la ricerca della Pariani si indirizza, intrecciando le proprie sensazioni, sollecitate dal soggiorno in quel «deserto desolato», con quelle vissute tanto tempo prima dalla suora che, prendendosi cura delle indie, cucina per loro la panìscia. La fisicità del paesaggio caratterizza la distanza geografica e lalterità culturale dei due mondi, che vengono però portati ad interagire dalla storia e dalle migrazioni. Lautrice si affida anche al richiamo linguistico di vocaboli ed espressioni nellidioma indigeno (lingua yamana), nelle lingue della Lombardia e del Piemonte, e in quella spagnola. Che scandiscono, ulteriormente, il dispiegarsi delle relazioni sociali. Il pathos narrativo si immedesima nella malinconia di suor Assunta per il luogo dorigine, che riattualizza lincontro (non sempre esente da traumi e resistenze) dellevangelizzazione con le consuetudini locali, e coinvolge continuamente il lettore nella narrazione. Rieccheggiano in Laura Pariani (talvolta ascoltate in racconto allepoca della sua infanzia) vite di monache mandate al patibolo nel secolo dei lumi o destinate a diventare, anche loro, desaparecidos, letture di antiche cronache giudiziarie su eventi delittuosi, testimonianze orali legate al mondo missionario. E, forse, il fascino emanato da un «grande monastero di clausura sullisola al centro del lago», in luoghi cari allautrice, come lascia intravedere lei stessa a Patrizia Danzè («Stilos», 25 febbraio 2003). Le torture, inumane, vissute dagli oppositori al regime argentino sono condivise dalle «monjas voladoras», Alice e Leonie (le monache volanti), il cui destino, pur concludendosi drammaticamente nel vuoto in cui vengono gettate, ribadisce la personale professione di fede delle consorelle. Di segno opposto per la serena atmosfera conventuale che vi si respira, è il racconto dedicato a suor Maria Celeste. La sottile vena malinconica, nel rievocare la breve fanciullezza, si sfuma, quotidianamente, nei gesti che lei dedica al padre Galileo, e che si materializzano nei dolci e nelle missive che gli invia. Il tenero e reciproco legame affettivo tra il padre famoso e la figlia, si suggella in un interscambio che avvicina le ragioni degli esperimenti di fisica e delle osservazioni astronomiche delluno, allattività di cucina e allamorevole sguardo agli aspetti della Natura dellaltra. Lo stimolo imposto allautrice da tutte le possibili storie che avverte «girarle intorno » conduce a una netta caratterizzazione delle protagoniste, anche se, aggiunge, «mi pare a volte che tutti i personaggi siano racchiusi nella stessa storia, la mia» forse per lo stesso meccanismo del vivere per cui «una parte di noi trascorre in altre vite, come le case in cui abbiamo vissuto e che ora occupano altri frasi che abbiamo pensato amato scritto e che diventano pensieri di chi li leggerà ». Una matrice violenta accomuna, invece, le vicende di suor Carla Francesca e suor Trànsito. La prima entra in convento per «voti concessi a speciale dispensa» dopo aver contratto matrimonio, giovanissima, ma sorpresa in flagrante adulterio. La vendetta del marito «daria malvagia» sembra senza fine. Dallomicidio dellamante, alla monacazione forzata della moglie per farle espiare la colpa. Infine, dopo un ventennio che per la suora trascorre «a ispessire la cappa dei rimpianti», a rievocare lAntonia che era stata perché «un uccello prigioniero è come un bocciolo di rosa che non fiorisce mai», giunge lultima pugnalata che, inferta dallo sposo mai placato, pone fine alla sua esistenza. Lo svelamento della storia di suor Trànsito, invece, avviene solo al termine del racconto. Un monastero ormai deserto, invaso dalla giungla e dalla polvere, in una laguna popolata da animali misteriosi. Teatro di morte per le epidemie e gli eventi catastrofici, luogo di atmosfere inquietanti, per certi versi gotiche. Trànsito ripete ogni sera il percorso solitario nel convento rievocando episodi della sua vita e di quelli di suor Candelaria che, da uomo, aveva profondamente amato e che lavevano indotto, per scelta (dopo la subìta evirazione) a seguirla proprio in quel luogo sacro senza mai più rivelare a nessuno la propria vera identità. Ma non sempre quella che viene descritta rimane la storia di dura sconfitta subìta dai più deboli o da suore forzate ad una scelta che faceva orrore, malmonacate, costrette al velo contro la propria volontà. Perché, sostiene la Pariani, «la letteratura può anche essere gesto di libertà e nelle pagine dei libri le sorti del passato possono essere buttate allaria per cui da una parte, i prìncipi padri e i fratelli despoti sono schiacciati per leternità dalla luce del nostro disprezzo, e dallaltra, le donne che allora furono forzate e sconfitte, ancora possono rivolgerci uno sguardo di sogno». A cura della Redazione Virtuale Milano, 15 aprile 2003 |
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