E in questo diario Olga ripercorre una vita, la sua, che è anche quella di una figlia problematica e di una nipote, giovane e intraprendente, nel difficile passaggio tra adolescenza e maturità: «In questi mesi, vagando nella solitudine della casa, gli anni di incomprensioni e malumori della nostra convivenza sono scomparsi. I ricordi che ci sono intorno a me sono i ricordi di te bambina, cucciolo vulnerabile e smarrito. È a lei che scrivo, non alla persona difesa e arrogante degli ultimi tempi».
Ora che Olga sa che non le rimane molto tempo, ora che, forse per la prima volta, è pronta a svelare ogni segreto della sua famiglia; e il suo lungo monologo diventa confessione di un cuore ancora pieno damore e non ci sono né dolore né rimpianto nelle sue parole, bensì la consapevolezza di aver vissuto e di avere imparato che la vita è un cammino tuttaltro che lineare.
Le parole della Tamaro toccano corde semplici e a volte sembrano sfiorare lingenuità, ma non sono mai superficiali ed è proprio per questo, per questa limpida profondità, che le pagine si lasciano leggere facilmente e altrettanto facilmente commuovono.
La giovane donna di un tempo, maturata e consapevole, parla alla giovane donna di adesso, alla nipote, e quello che in sostanza, attraverso il racconto di sé, vuole comunicarle è questo:
«
quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va dove lui ti porta».