Salvatore Niffoi, La vedova scalza
Adelphi, 2006
Scrittori italiani, pp. 488
Euro 18,60
on leggete La vedova scalza di Salvatore Niffoi se temete le emozioni forti; non leggetelo se avete unanima pura e bella! Leggetelo se desiderate incontrare personaggi che abitano una terra apparentemente lontana e selvaggia: la Barbagia. Solo apparentemente lontana, perché i sentimenti tremendi qui rappresentati la passione, lodio, il dolore, la gelosia sono in realtà quelli che abitano nell'animo di ciascuno di noi.
La giovane protagonista che nel romanzo si esprime in prima persona è una vedova, Mintonia, a cui l'autorità fascista ha massacrato il marito mal sopportato per il suo carattere fiero e indipendente dopo averlo spinto alla latitanza con una falsa accusa di omicidio.
Mintonia ha imparato, raro esempio in un paese di quasi analfabeti, a leggere e a scrivere. E' una persona colta, con dei sentimenti arcaici e feroci che la devastano, e non avrà pace finché non consumerà la vendetta.
Il pregio del romanzo è soprattutto nella scrittura: in italiano nella narrazione, in dialetto nei dialoghi, con molte espressioni quasi proverbiali, fortissime, che esprimono il dolore più feroce e lamore più tenero. «Ogni volta che mi fissava con i suoi occhi malandrini il mio cuore di ragazzina batteva più veloce di tutte le sveglie
sentivo un tutùm tutùm che faceva bollire il sangue nelle vene in attesa di sgrumarlo altrove».
Lautorità preti , carabinieri, insegnanti è vista in unottica deformante: ora con gustosa ironia, ora con rabbia: gli uomini sono ipocriti, stupratori e assassini. Le usanze familiari, tribali, vengono descritte con sagacia e ironia.
«O ziu Imbece» prima di morire dona alla ragazza tutti i suoi libri, con una dedica. «A Mintonia con affetto la mia medicina contro legoismo e la stupidità, la lettura». Mintonia trova in lui un grande maestro, che le fa leggere Tolstoj, Verga, Balzac, Manzoni, e soprattutto la Deledda. A proposito di questultima commenta «Un suo romanzo vale più di cento libri di storia».
Veramente ci sembra che Niffoi, come la Deledda, renda nel romanzo la condizione subita dal popolo durante il ventennio fascista, in particolare la condizione delle donne, in modo così icastico da farci rivivere quei sentimenti e quelle storie in prima persona.
La giovane vedova riuscirà nel suo intento di vendetta e limmagine che conclude il racconto, è quella dei due amanti che volano via come in un'opera di Chagall.
Luso del dialetto in letteratura andrebbe valorizzato, in quanto nulla come le espressioni popolari si presta a descrivere certi mondi. Lunico appunto è che alla fine del volume occorererebbe un piccolo dizionario italiano-sardo, consuetudine introdotta dallo scrittore Andrea Camilleri nei suoi primi romanzi in siciliano. Nonostante questo, anche se non tutto può essere compreso da un lettore continentale, il piacere della lettura non ne risente. Anzi si accresce.
A cura della Redazione Virtuale
Milano, 30 novembre 2006
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