Vento a Tindari compare nella prima raccolta poetica di Salvatore Quasimodo, Acque e terre (1920-1929).
VENTO A TINDARI.
Tindari, mite ti so
Fra larghi colli pensile sullacque
Delle isole dolci del dio,
oggi massali
e ti chini in cuore.
Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve maccompagna
sallontana nellaria,
onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure dombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte danima
A te ignota è la terra
Ove ogni giorno affondo
E segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.
Aspro è lesilio,
e la ricerca che chiudevo in te
darmonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo al buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.
Tindari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo mha cercato.
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l rimpianto della Sicilia e la nostalgia per la fanciullezza trascorsa, a cui viene contrapposta la vita piena di tristezza che il poeta conduce in unaltra città. Come scrive Marisa Carlà: « Il tema centrale della poesia è il contrasto tra il sogno della Sicilia dellinfanzia, luogo mitico di luce e di vita, e la condizione del presente, nella grande città disumana e alienante; contrapposizione resa evidente dalluso di espressioni come paure, ombre, silenzi, morte, che definiscono la realtà attuale; e da espressioni come mite, rifugi, altra luce, che definiscono il sogno».
È la cotraddizione tra i sogni e la realtà. «La tristezza del poeta è profonda e spesso ritorna in lui la paura della morte; a niente vale laffetto di coloro che gli sono vicini, perché le amare necessità della vita lo hanno portato in luoghi per lui senza luce. Egli sogna nostalgicamente un ritorno magico alla sua terra; Tindari, identificata con linfanzia e la giovinezza, diventa così un sogno per evadere la realtà» (Marisa Carlà).
Riccardo Marchese ha scritto: «La poesia è significativa per due motivi: 1) in essa sono riscontrabili i temi più caratteristici della poesia di Quasimodo: lamore nostalgico per la Sicilia, il senso di colpa per lallontanamento, la percezione dellesilio presente come una condanna di quella colpa. 2) sul piano formale la poesia presenta i caratteri fondamentali dello stile ermetico: linguaggio fortemente metaforico ( sfoglia), uso di analogie anche molto ardite ( vento dei pini) volute ambiguità, espressioni ellettiche, uso vago della preposizione a e uso dei sostantivi astratti. Leffetto è quello delloscurità, della vaghezza, della sospensione.
Tuttavia la poesia ermetica sarà impersonale e distaccata dal poeta e la sua vera novità è la perizia tecnica della retorica analogica, il simbolismo oscuro, i sostantivi astratti senza articoli e parole indeterminate, verso una perdita dei sentimenti e delle emozioni del poeta. La poesia ermetica diventa quindi una poesia arida e priva d sentimenti personali. mentre Vento a Tindari pur presentando una apparenza ermetica, conserva tutti i sentimenti e le emozioni che rendono la poesia sofferta e personale.
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Acque e terre | Salvatore Quasimodo
A cura della Redazione Virtuale
Milano, 21 aprile 2006
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