Davide Lajolo, Il vizio assurdo. Storia di Cesare Pavese (1960)
Mondadori, 1978
Oscar, 334 pp.
immagine più caratteristica della sua infanzia, me laveva confidata Pavese stesso, il giorno che eravamo andati insieme, durante le ferie dagosto, a rivedere a Santo Stefano la cascina di San Sebastiano dovera nato. Mi aveva detto: La gente qui mi ricorda come il bambino che stava spesso appollaiato sulla pianta del cortile a leggere un giornalino o un libro»
Il vizio assurdo. Storia di Cesare Pavese, pubblicato nel 1960 e tradotto in più lingue, è il titolo dellopera che raccoglie la biografia di Cesare Pavese, scritta appena qualche anno dopo la sua morte dallamico Davide Lajolo.
Davide Lajolo raccolse direttamente, da amico e da intellettuale, le confidenze di Pavese, riproponendole con grande attenzione e tenerezza in una biografia letteraria e umana.
Sotto unangolazione nuova che accompagna la narrazione precisa delle vicende della vita dello scrittore piemontese, lautore traccia una valutazione critica che il tempo ha reso più calma e riflessiva, arricchendola con i tanti risultati di un dibattito letterario che dalla morte di Pavese ha continuato a rifornirsi e a scoprire nei racconti e nella vita personale del grande scrittore nuovi fatti, motivi e implicazioni.
La lettura di questa splendida opera di ricerca biografica ci fa capire i sentimenti di Cesare Pavese, soprattutto nellultimo periodo della sua vita, quando era ormai distrutto dal proprio male interiore, fino a giungere al tragico destino: il suicidio avvenuto presso lalbergo Roma, a Torino, il 27 Agosto 1950.
Il vizio assurdo, cioè il suicidio, è infatti lombra minacciosa della morte, che ha perseguitato Cesare Pavese per tutta la vita sotto forma di depressione, e che ritorna puntuale, con un tono lirico sempre essenziale, in tutte le pagine dellopera.
Basti pensare alle poesie liceali presenti nei primi capitoli, così antesignane di quel male che si presenterà con una forte continuità anche nei rapporti con le donne, per giungere al capitolo delle lettere dal confino di Brancaleone Calabro e allestrema solitudine vissuta tra le colline del Monferrato durante la guerra.
Fino allultimo capitolo: quando un gatto graffierà alla porta di una camera dalbergo e tutto sarà ormai definitivamente accaduto:
«Tu vai presagendo Qualcosa si chiude succede di notte, quando comincio ad assopirmi
mi risucchia come un gorgo, in cui mi crolla il cervello e crolla il mondo.»
«Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla».
Milano, 22 settembre 2003
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