VITA E OPERE DI EUGENIO MONTALE, BIOGRAFIA, DEL POETA INSIGNE, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1975

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Eugenio Montale (1896-1981)

(ROMAN)

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na nuova intensità derivante da una continua ricerca nelle cose e nelle parole di un legame con la situazione umana, originato anche dalla forza di un linguaggio fortemente ancorato al presente; Eugenio Montale individua così il suo punto di equilibrio tra la letteratura e il quotidiano, uno spazio non rifiutato, ma vissuto con un sereno distacco lontano dal turbinoso mutare dei tempi e del significato esistenziale.

Genovese di nascita — la città ligure gli diede i natali il 12 ottobre del 1896 —, Montale nutriva una forte passione per la letteratura e la poesia, approfondite in maniera irregolare e sulla spinta della sete di conoscenza lungo l’arco di tutta la sua vita. Sergio Solmi, Bobi Bazlen e i triestini — Italo Svevo e Umberto Saba —, passando da Ezra Pound e la tanto amata letteratura inglese: furono questi gli autori che segnarono i primi approcci artistici di Montale fino al periodo fiorentino e alla nomina a direttore del Gabinetto Viesseux a Firenze, città che lo vide tra i suoi più brillanti intellettuali negli anni dal 1929 al 1938. Il suo rifiuto di aderire al partito fascista lo costrinse ad abbandonare la prestigiosa carica e dedicarsi ad attività di traduzione, inframmezzata da collaborazioni con alcune riviste. Durante la seconda guerra mondiale fu richiamato alle armi, ma ben presto fu congedato e visse il periodo dell’occupazione nazista a Firenze. Dopo la liberazione si iscrisse al partito d’azione, ma la sua militanza politica durò poco a causa della delusione provata nell’osservare come tutte le speranze in un cambiamento si riducevano allo scontro tra la sinistra e il clericalismo, a discapito di quanti auspicavano una svolta liberista di stampo europeo, che portasse alla nascita di un’Italia aliena dai retaggi nazionalistico-provinciali e proiettata in un orizzonte di più ampio respiro.

a vita di Eugenio Montale è la vita di un uomo schivo, distaccato e disilluso verso se stesso e la propria stessa esistenza: scrivendo «sempre da povero diavolo e non da uomo di lettere professionale», diviene uno dei massimi rappresentanti della poesia e della cultura contemporanea.
Nasce a Genova il 12 ottobre del 1896. Trascorre l'infanzia e l'adolescenza tra Genova e Monterosso, luoghi e paesaggi divenuti poi essenziali per la sua poesia. Di salute malferma, compie studi irregolari, nutrendo una forte passione, oltre che per la letteratura e la poesia, anche per il canto. Nel 1917 viene chiamato alle armi come ufficiale di fanteria.
Dopo la guerra stringe rapporti sia con gli scrittori che a Genova frequentano il Caffè Diana in Galleria Mazzini (in particolar modo con Camillo Sbarbaro) sia con il gruppo torinese di Piero Gobetti, che negli anni venti cerca di attuare una resistenza culturale al fascismo, in opposizione al futurismo e al dannunzianesimo. Nel 1925 pubblica, proprio per le edizioni di Gobetti, il suo primo libro di poesie, Ossi di seppia, e firma il manifesto antifascista di Croce.
Sempre nel '25 esce sulla rivista milanese «L'esame» l'articolo Omaggio a Italo Svevo, con cui contribuisce in modo determinante alla scoperta dello scrittore triestino, di cui negli anni successivi diviene amico. Nel '26 conosce inoltre Saba e il poeta americano Ezra Pound, e d'allora indirizza una viva attenzione alla letteratura anglosassone. Nel 1927 raggiunge l'indipendenza economica dalla famiglia ottenendo un impiego a Firenze presso la casa editrice Bemporad; e conosce Drusilla Tanzi, moglie del critico d'arte Matteo Marangoni, che più tardi diverrà sua compagna, ma che sposerà solo nel 1962.
Nel '29 è nominato direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, dal quale incarico nel ‘38 verrà esonerato, avendo sempre rifiutato di iscriversi al partito fascista. In quegli anni Montale è uno dei principali animatori della vita intellettuale fiorentina: frequenta il noto caffè degli ermetici Le Giubbe Rosse, fa amicizia con i maggiori scrittori italiani del tempo (Vittorini, Gadda) e inoltre allarga sempre più i sui interessi alla cultura europea.
Negli anni bui della guerra e dell'occupazione tedesca vive attraverso collaborazioni a riviste e soprattutto grazie ad una varia attività di traduttore. Nel '39 pubblica la sua seconda raccolta di poesie, Le occasioni. Dopo una breve poesia introduttiva, Il balcone, la raccolta si divide in quattro parti: la prima e l’ultima presentano poesie di carattere diverso; la seconda, invece, s’intitola Mottetti e contiene venti brevi componimenti che intendono riprodurre la forma musicale del "mottetto", sorta nel XIII secolo; la terza, infine, contiene tre pezzi dal comune titolo di Tempo di Bellosguardo. Nel '43, a Lugano esce Finisterre, un volumetto di liriche scritte tra il '40 e il '42, esportato clandestinamente in Svizzera. Finita la guerra, si iscrive al partito d'azione, riceve un incarico culturale dal Comitato Nazionale di Liberazione e fonda, con Bonsanti e Loira, il quindicinale «Il Mondo». La sua esperienza politica è tuttavia assai breve: le sue aspirazioni ad un'Italia liberale ed europea, estranea a chiusure nazionali e provinciali, vengono fortemente deluse dallo scontro creatosi nel dopoguerra tra il nuovo clericalismo e la sinistra filostalinista.
All'inizio del '48 la sua vita, fino ad allora così normale, comincia a mutare. Si trasferisce infatti a Milano, dove lavora come giornalista e critico letterario al «Corriere della Sera» e al «Corriere d'Informazione». Pubblica sia una nutrita serie di interventi di attualità culturale e politica che tendono a sostenere una cultura borghese critica e razionale, sia recensioni musicali (raccolte nel 1981 nel volume Prime alla scala), reportages di viaggio in diversi paesi del mondo (raccolti nel 1969 nel volume Fuori di casa) e numerosi brevi racconti, la maggior parte dei quali costituiranno il volume Farfalla di Dinard (1958).
Nel '56 esce la sua terza raccolta di poesie, per lo più risalenti agli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra, La bufera e altro. Negli anni Cinquanta e Sessanta viene considerato il più grande poeta italiano vivente, modello di cultura laica e liberale, tanto che riceverà diversi riconoscimenti culminanti nel 1967 nella nomina a senatore a vita, e nel 1975 nel premio Nobel per la letteratura.
Nel 1966 pubblica le riflessioni di Auto da fé, e nel 1973 il volumetto Trentadue variazioni. Dopo un periodo di completo silenzio poetico esce nel 1971 Satura, e nel 1973 Diario del '71 e del '72, nel 1977 Quaderno di quattro anni; ed infine nel 1980, caso unico per un autore contemporaneo vivente, viene pubblicata l'edizione critica della sua intera Opera in versi. Trascorre gran parte della vecchiaia nell'appartamento milanese in via Bigli 15. Muore a Milano il 12 settembre 1981. (D.M.)
Montale indaga l’uomo e il suo isolamento nel mondo, osservati anche rispetto al fluire di natura e storia, come insegnavano i filosofi esistenzialisti e i poeti francesi — Charles Baudelaire innanzitutto — e inglesi e americani — Robert Browning, Thomas Stearns Eliot ed Ezra Pound —. La grandezza del poeta genovese risiede in quella straordinaria abilità nel tentare di comprendere l’occidente a lui contemporaneo e i cambiamenti che le arti e il sociale avevano subito dallo svilupparsi di una cultura massificata di carattere planetario. Egli aspira a essere una voce laica, razionale, italiana ed europea, pronta a sondare anche gli aspetti più terrificanti del presente con la consapevolezza, di fronte ai sinistri presagi del futuro, dei suoi limiti e dell’inarrestabile corsa degli eventi.

Una straordinaria capacità di comprensione rese Montale un acuto lettore e critico dei libri più disparati, esaminati razionalmente per andare a scovare al loro interno le tracce della condizione umana e della forza della conoscenza. L’arte, la parola, l’atto del comunicare erano per il poeta dotati di concretezza, perciò, radicati nell’esistenza individuale e proiettati in un ambito storico e collettivo, divenendo così concreti e influenti. La sua poesia nasce dalla comprensione dei limiti ad essa connessi, dalla presa di coscienza della contemporaneità, vista come una minaccia nei confronti dell’arte, in pericolo non a causa della povertà del linguaggio, ma travolta dalle tante e troppe parole che albergano nel mondo. L’unica risposta possibile è la poesia del confronto con la fine, degli aspetti umani e civili positivi e, soprattutto, degli oggetti: concreti rivelatori del senso interno delle cose, nel solco di Eliot e della nuova vitalità di simbolo e allegoria.

Montale è allo stesso tempo influenzato dalla tradizione poetica italiana, rivista alla luce di un rapporto differente, diretto e vitale, dal quale trarre i necessari presupposti per comprendere la condizione moderna. Tradizione e contemporaneità viaggiano su di un binario parallelo che porta a un linguaggio poetico perfetto, essenziale, ma denso e profondo

Ossi di seppia, dato alle stampe nel 1925, è il primo esempio di questo tipo di poesia generata da un’emozione intima ed espressa attraverso l’essenzialità degli oggetti e del linguaggio. Montale cerca nuove forme, ma non esita nella sperimentazione dei metri tradizionali, raggiungendo un eccellente risultato di linearità sintattica; i toni sublimi si trasformano in concretezza e la parola diventa precisa, tecnica nelle designazioni per diventare poi ironica e colloquiale in virtù di un abbassamento del linguaggio. Montale è una voce immersa nel paesaggio, ma non direttamente partecipante alla vita, interrogata attraverso segni, forme, suoni e movimenti, scanditi dal procedere del tempo. La vita diventa così inafferrabile, vuota e reale, disgregandosi in un continuo equilibrio con l’io e la sua distanza che si risolve in angoscia e rovina.

Le occasioni, pubblicate nel 1939 da Einaudi, ridimensionano la riflessione esistenziale della precedente poetica, la parola punta la sua attenzione sugli oggetti, tralasciando qualsiasi aspetto meditativo e problematico per concentrarsi sul susseguirsi di immagini nette, frutto anche di un forte impatto di suoni, parole e frasi. La poetica diventa complicata, ardua, impenetrabile, portatrice di un messaggio volutamente occulto, mostrandosi, però, tesa alla ricerca del contatto con l’altro che diventa una donna persa o irraggiungibile, o la lontananza del tempo e il suo rievocare esperienze, oggetti e immagini sbiadite nella memoria e ormai trascorse e intangibili. La donna rappresenta la salvezza, il riscatto del poeta da questo vivere e dall’avvicinarsi, annunciato dalla volgarità e dalla mediocrità del presente, della catastrofe; essa è reale in alcuni casi, mentre in altri rivela le tracce di persone diverse, restando, comunque, l’ultimo baluardo contro il precipitare degli eventi.

La bufera e altro, terza raccolta poetica di Montale risalente al 1956, contiene poesie pubblicate precedentemente in alcune riviste e scritte tra il 1940 e il 1954. La struttura aperta dell’opera tradisce un intento romanzesco di prossimità con la Vita Nuova dantesca, nella quale il presente si intreccia con l’amore per una donna salvatrice. La Beatrice di Montale è moderna, ostile e amorevole, lotta contro la violenza e il degrado, permettendo al poeta di riconoscersi e affermare la strenua resistenza della poesia, confrontandosi con il mondo e la sua diffidenza. Questa figura femminile si muove in un ambito enigmatico, cambia qualità e nomi, lanciando segnali contrastanti al poeta, al cui elegante verso giocosamente si nasconde. Le figure femminili si intrecciano anche alle diverse situazioni storiche in atto: il passaggio dalla speranza della fine della guerra a un dopoguerra angoscioso e sinistro diretto verso la fine della civiltà.

Al termine di un lungo periodo di silenzio poetico, negli anni ’60 Montale ritorna con una nuova poesia, più diretta, quasi dimessa, assolutamente lontana dal tono alto ed essenziale della poetica precedente. La parodia, l’ironia, la diversità di stili prendono il posto della tensione lirica per mostrarsi completamente attraverso una revisione della propria poetica, ora degradata a un livello più basso. La nuova arte si mostra semplice solo in apparenza, assumendo su di sé il vuoto delle banalizzazioni con disincanto e ironia, ma conservando come suo punto di riferimento la memoria. Il passato si confronta con se stesso e il presente in una nuova dimensione, nella quale il contemporaneo è ancora più angoscioso, tra la perduta giovinezza e l’attuale vecchiaia come scoperta della precedente condizione e del suo significato. La voce di Montale sopravvive perché non può accettare il mondo, costretta a negarsi sottraendosi alla propria identità e alla verità. Satura, raccolta uscita nel 1971, sarà il primo risultato di questa nuova poetica, di cui una parte era già stata pubblicata dieci anni prima, e il suo influsso resterà tale anche nelle composizioni degli ultimi anni, dove il poeta, sfuggendo al presente, osserva i dissensi, il disordine e la confusione di una vita artefatta.

È il cosiddetto secondo Montale, quello che afferma di avere aperto ai suoi lettori, Il retrobottega della sua poesia. Nell'intervista Francesca Ricci, autrice della prima opera di esegesi del Diario del '71 e del '72, parla delle 90 schede, una per ogni poesia, che costituiscono il suo commento integrale a questa raccolta.

Anche in Quaderno di quattro anni, così come in generale in Montale in questa fase della sua vita, si riconoscono i temi trattati in precedenza dal poeta, in relazione alla vita e alla morte, al tempo e alla memoria e ai ricordi personali, che proiettano un senso inquietante sulla vita, in modo particolare nelle composizioni: Vivere, Sul lago d’Orta, Ai tuoi piedi, In negativo, Fine di settembre, Dormiveglia, I Miraggi e Morgana.

«È ancora possibile la poesia?» — si chiedeva Montale — «In un mondo nel quale il benessere è assimilabile alla disperazione e l’arte, ormai diventata bene di consumo, ha perso la sua essenza primaria?». Questa domanda, rivolta all’Accademia di Svezia il 12 dicembre del 1975, durante la cerimonia di consegna del premio Nobel, lo colloca quale spirito antesignano rispetto ad un futuro, oggi reale, inquietante e problematicamente terrificante, da lui individuato e scandagliato con anticipo impressionante. (L.A.)

A cura della Redazione Virtuale

Milano, 27 ottobre 2003

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Roberta Maccioni, Pisa, 5/11/'04

Il più grande poeta del nostro 900. La sua poesia "Ho sceso dandoti il bracccio almeno un milione di scale..." è seplicemente sublime e unica cosi come tutti gli altri suoi componimenti.


Daniela, Gaeta (Lt), 20/10/'04

Mi ero preparata il pomeriggio prima per poi offrirmi volontaria il giorno dopo. Mi sono impegnata con tutta me stessa. Dopo la fatica che ci ho messo ho preso un bell'8 e mezzo........Grazieeeeeeeee


Cristiano Ialongo, Roma, 9/09/'04

E' stato un incontro fortuito, comprai "Ossi di seppia" per spendere quei pochi spiccioli che mi erano rimasti in tasca. Benche la stampa sia stentata e su carta gialla e ruvida dell'economica, è il libro più prezioso e ricco che abbia mai posseduto. Se dovessi dire c'è la musica, senza esitare risponderei sicuramente "Montale".


Al, Cremona, 25/06/'04

Sono orgoglioso di aver fatto il tema su Montale il 16/6/04, è stato un ottimo modo per concludere una riflessione sul ruolo della poesia nella società, tema della mia tesina. Volevo ricordare che, per ammissione dell'autore, il contenuto delle sue poesie non dipende dal fascismo o dal comunismo, infatti è valido per tutto il '900, e lo è ancora adesso. Sono veramente cresciuto grazie a Montale.


Flacchio, Montedoro (Cl), 21/06/'04

Nella sua intrinseca autentitcità, secondo me, è stato uno dei più grandi, non solo del 900, ma forse di tuti i tempi,in quanto esprimeva con sintetica e chirurgica intenzione, il suo sapraffino pensiero.


Rossella Savino, Conversano (Ba), 17/06/'04

"Eppure resta/che che qualcosa è accaduto,forse un niente che è tutto". Nella solutudine del mio cuore le parole di Montale sono giunte come luce bianca a rischiarare le oscurità vane di una vita spesso senza senso.....con lui ho imparato a essere felice, felice di poter godere di tutte quelle emozioni che una sensibilità poetica può donarti. La sua poesia viene sempre a consolare le mie ore tristi:in essa respiro la vastità dell'orizzonte, tutta la luminosità dell'Essere e credetemi "dolce è il naufragar in questo mare"!!!!!!!


Francesco Franzese, Roma, 16/06/'04

Vedo che il Forum è bene assortito; comunque la mia opinione è che Montale è un grande della ns. letteratura e che le sue raccolte sono un patrimonio del Mondo. Autore semplice, schietto (un pò forse troppo pessimista) ma con grande animo intellettuale. Il più grande del 900 italiano. Grazie Montale


Maria Rita Gullo, Castelvetrano (Trapani), 14/06/'04

Troppa troppa troppa paura x gli esami,ma grazie ai vostri commenti su montale,sono contenta di averlo scelto x i miei esami.in bocca al lupoooooooooooooooooooo!!!!!!!!!


Sacroskorpio, 13/06/'04

Ecco un esempio di autore FALSO basato non sulla poesia semplice, ma sulla ricerca di confusionalismi nella mente di che lo legge. falso, irrazionale e sproloquiatore...una vita poi basata su una finta impronta di un altro uomo egocentrico..l'esuberanza dannunziana....BASTA NN CE LA FACCIO PIU' A DOVER STUDIARE FIGURE SIMILI FINITE NELLE NOSTRE ANTOLOGIE CON TANTO DI LODI...andrebbero nel dimenticatoio e lascir spazio a che è veramente degno di riconoscenza...poeti onesti e veramente semplici nei loro CAPOLAVORI...spero solo di non trovarmi montale nella prima prova mercoledì..lo farei rivoltare nella tomba!!!!!! lorè


Mariano Rotondo (marianorot@yahoo.it), Napoli, 8/06/'04

Vorrei fare una domanda!Esiste una poesia di Eugenio Montale intitolata "Dio è morto"? Se la risposta fosse affermativa, vorrei gentilmente pregarvi di poter ricevere il testo ed un commento, anche breve, al mio indirizzo di posta: marianorot@yahoo.it Grazie e buon lavoro Mariano Rotondo


Greta Forlani, Vignola (Mo), 4/06/'04

Penso fermamente che Montale sia uno dei poeti italiani più interessanti e profondi. Ci ha lasciato prezionse testimonianze su quella che era la condizione del letterato nel periodo fascista nel suo scritto di Poetica "NON CHIEDETECI LA PAROLA" ed è sicuramente uno dei più grandi testimoni dell'atrocità del regime


Carlotta Mazzei, Pistoia, 29/05/'04

Penso che sia stato il maggiore autore del 900.Per questo è il poeta che porterò all'esame.


Stefi, Como, 18/05/'04

Montale è un autore unico!!


Fabio Facchi (mail.facchi@Virgilio.it), Capriolo (Brescia), 06/04/'04

Essenziale ma molto espressivo. Una sua parola, se riflettuta, ne simboleggia altre cento. Un poeta veramente intelligente ed espressivo.


Pietro Benelli, Pontedera (Pi), 25/01/2004

Il più grande poeta del '900? Non lo so è il quesito che invio a tutti gli amici del sito.Non credo che abbia mai rinnegato la "decenza quotidiana" di cui parla il mio concittadino, non credo ad Arbasino.La sua indagine sul mondo, sul "male di vivere" non è una discesa agli inferi,perdonatemi il termine,ma la ricerca di una speranza,di uno scopo dell'esistenza.


Karota (.karot.@virgilio.it), 20/01/2004

Io penso che Montale abbia capito tutto della vita nonostante non sia precisamente attuale,il suo pensiero e la sua poetica (l'indifferenza divina,il male di vivere)sono concetti e concezioni "divine"


Pietro Paolo Giuffrida (pietrogiu3@katamail.com), Motta S.Anastasia, 09/01/2004

Nutro nei riguardi di Montale uno stimato rispetto, il filo che intercorre tra la sua poetica e l'intimità introspettiva del mio animo annovera di giorno in giorno emozioni che tracimano nell'abisso della contemplazione. La sua centralità nella poesia del novecento é da considerarsi geniale ed equilibrata. Non poche volte mi é capitato di osservare un'assonanza tra il suo stile e le tendenze artistiche affermatesi a suo tempo,ma raramente mi é sembrato che Montale sia stato influenzato da esse "totalmente". Cordiali saluti Pietro Paolo Giuffrida


Sara Matteucci (biancasara@aliceposta.it), Viareggio, 08/01/2004

Leggendo l'opera di Montale, il suo ergersi inconsapevolmente (o forse no) drammatico eppure così vicino alla quotidianità, quasi avesse indovinato il vero senso dell'esistenza dell'uomo - il suo essere effimero e precario - che trova voce nel ricordo nella memoria...ebbene, non c'é scienza psicologica che abbia eguagliato la verità di Montale. Montale, nel suo scandagliarsi dentro, é arrivato forse più vicino lui alla condizione umana in generale che non qualsiasi altro dottore psicologo. Grazie Eugenio per averci fatto capire un po' di più l'Uomo.


Rino Passini (rinop12@yahoo.it), Padova, 03/12/04

Se una sera ti trovi di fronte alla confusione naturale dell'esaurirsi del giorno e dei pensieri concreti, quelli che oggi si chiamano lavoro; se nello stesso tempo ti guardi accanto e non ami o non trovi fiducia nella persona che hai accanto. Allora la poesia di Montale arriva come una luce che illumina sulla realt‡ che ti porti addosso e ti da il piacere immenso di pensare oltre. Dove la mente umana incontra la passione per la vita.


Lettore, 30/11/2003

Caro Jack Waters, non voglio che la lettura di Montale venga proebita, forse vorrei che i tuoi commenti venissero proibiti per le stupidità che dici. Montale trasmatterà dolore tristezza e sofferenza ma forse, visto che da solo non ci arrivi sarà perché era la condizione storica e la sua posizione ad imporgli questa condizione. Scrivendo riesce a liberarsi e a far capire alle persone ciò che provava e io lo ringrazio tanto non come te che sai solo fare commenti sciocchi e senza senso su un poeta che ti avrebbe inseganto come si sta al mondo e non a scrivere cavolate.


Elisabetta Cucco (e_cucco@yahoo.it), Torino, 18/08/'03

Di Montale mi piacciono gli Xenia dedicati alla moglie. Pensavo che avrei trovato parole tristi, ma a sorpresa ci sono note allegre, d'amore che mi hanno fatto immaginare lei come viva: Dopo lunghe ricerche /ti ritrovai in un bar dell'Avenida/da Liberdade; non sapevi un acca/di portoghese o meglio una parola/sola: Madeira. E venne il bicchierino/e un contorno di aragostine./La sera fui paragonato ai massimi/lusitani dai nomi impronunciabili/e al Carducci in aggiunta./Per nulla impressionata io ti vedevo piangere/dal ridere nascosta in una folla/forse annoiata ma compunta.


Lorenzo Uliano, Brescia, 15/06/03

Da quel poco che ho studiato studiato su Montale (perché credo non si finisca mai di imparare su di lui) credo che nessuno più di lui possa esprimere con tanta obbiettività il bisogno che l'uomo ha di sapere come è nato e quale sarà il suo destino il suo destino. Credo inoltre che sia un messaggio di speranza sapere che al di la del "muro con in cima cocci aguzzi di bottiglia" ci sia qualcosa e che non tutto è finito.


Elena (elenaskipper@hotmail.com), 12/06/03

Il miglior poeta in assoluto,ogni volta che leggo le sue poesie è sempre un'emozione e poi molte volte mi è stato di aiuto.Grazie a Eugenio .


Marco Nizzoli, Reggio Emilia, 06/06/03

Un grande scrittore, un grande poeta, un grande pensatore, vero pessimista e non pessimista per moda (come altri del suo tempo) e un grande antifascista!!! Complimenti a uno dei migliori intellettuali italiani di tutti i tempi!!


Laly Salcimu (divaone@tin.it), Prato (Firenze), 22/05/03

Credo che sia riuscito atrasmettere tante cose a noi giovani e che tutte le lodi ricevute siano state meritate alla grande. E' stato un grande.


Simona, 12/05/03

Dico che montale è un grande come ungaretti, per le sue poesie! apprezzo entrambi moltissimo.


Dakin Power, New York, 08/05/03

W MONTALE


Paul G. Blackword (p.g.blackword@verizon.net), Montclair New Jersey (USA), 18/04/03

La lettura dei suoni e simboli montaliani deterimina un evento indicibile in noi ogni volta che ci cementiamo all'esercizio. E' certo inquietante farsi manifestare dentro di se una esperienza al tempo stesso reale ma imprendibile. E' una siccita' rovente e colma di piaghe ronzii fughe mari tremoli e scintillanti (ma sempre mai spumeggianti) note a timbri precisi taglienti e sonore percorrendo quella muta siccita' ligura in rivoli staccati dal Mar Eterno, creando infine il tracciato umido e profumato dello spirito accessibile in ogni pagina di scrittura sua, ad ogni lettore. Il moto nella perfetta stasi. Una specie di freccia di Zenone. Fiume eracliteo. Ma musicale e percio' meno astratta. La poesia di Montale canta la tragedia della condizione umana sempre qualche passo distaccata da quella divina tuttavia intravedendone la straordinaria struttura a frammenti che sentiamo con la lingua ma mai possiamo inghiottire. In questo senso direi che la lettura della poesia di Montale e' una delle poche azioni umane capaci di farci sentire -- anche se in modo angosciante -- partecipe del non umano. Specie di fisica metafisica. Grande passo in avanti per l'umanita'... Grazie vate Montale!


Veronica Orsini, Roma, 13/04/03

io sono ancora giovane ma posso capire la passione e la tristezza di un uomo grazie solo alle sue parole,credo che montale sia riuscito a far nascere in me una tristezza mai provata.Ogni volta che leggo una sua poesia sento un vuoto dentro di me molto forte e se chiudo gli occhi riesco a sentire il dolore nel mio cuore per questo devo ringraziare un uomo come tanti ma speciale per la sua grande anima grazie montale


FABIOLA GRANILLO 24/03/03

LEGGENDO LE POESIE PIU NOTE DI MONTALE SI RIMANE COLPITI DALL'ESISTENZA DEL POETA SULL'IDEA DELLA VITA COME MALE. E' QUESTO IL TEMA DI FONDO DELLA SUA OPERA, PERFETTAMENTE ESEMPLIFICATO IN "SPESSO IL MALE DI VIVERE".MONTALE E' UNO DEI POETI PIU' COMPLETI CHE SIANO ESISTITI!!!!


Anna Silva, Lugano (Svizzera), 16/03/03

Montale a mio avviso si è trovato in una sociatà in cui le basi cominciavano a crollare una dopo l'altra e come risposta ha voluto riflettere il disagio degli uomini. Punta il dito sull'uomo sicuro, ma anche lui ha una sicurezza, quella di non essere sicuro.


Marika Stoppelli (mariadomens@tiscalinet.it), Bernalda (Mt), 12/03/2003

Penso fermamente,che si debba attribuire soltanto una profonda cratitudine alla poetica Montaliana....sarebbe insensato e banale riuscire a credere in una poesia,escludendo la Decenza di Montale.anche nella nostra letteratura,avremo certamente l'esigenza di poter leggere i versi BENEFICI e non PESSIMISTI,come "qualche critico"poco attento ha definito i versi di Montale.


Giordano Farina (Ironmaide666@email.it), Roma, 15/02/2003

Io credo che la lettura delle sue poesie non debba essere proibita come ha scritto qualcuno....Ma deve essere diffusa Egli infatti non è pessimista, ma estremamente realista, e non ha paura a descriver il mondo com'è veramente. Forse potrebbe essere censurata poichè considerata scomoda...Esso non impone angoscia,ma vuole portare alla luce le angosce dell'uomo in una vita ove non trova risposte o ragioni valide per vivere...e daltronde non è forse così?


Jack Waters (jack4184@hotmail.com), Stati Uniti, 25/01/2003

Credo che la lettura di Montale debba essere proibita...Non fa che instillare angoscia e "male di vivere".


Damiano Quarta (damrta@libero.it), Brindisi, 05.10.2002

Grazie a te,

"ORA LA SETE MI SARA' LIEVE,

MENO ACRE LA RUGGINE"


Matteo Orsucci, Pontedera (Pi), 29/07/2002

Montale è considerato dalla critica uno dei maggiori intellettuali italiani antifascisti. Non si schierò - almeno da quanto è possibile desumere dalle biografie scolastiche - mai nè per l'una nè per l'altra parte. Mi ha colpito molto un intervento di Alberto Arbasino sul << Corriere della Sera>> che evidenziava invece, tramite una lettera dello stesso Montale al Duce, una sua ben delineata decisione volta a mantenere il suo posto al Gabinetto Viesseux di Firenze. Dove è finita, negli anni del Ventennio, la <<decenza>> di cui il poeta parla in "Piccolo Testamento"?


Krystal Elisa (angel_krystal@hotmail.com), Bologna, 8.03.2002

Ho sceso con te almeno un milione di scale...


Paride Blandannino (hoilsivo@libero.it), Palermo, 3.03.2002

A mio avviso sì, Montale è sicuramente un uomo negativo, ma gli è stato imposto dalla società!


Emiliano Moncia (gluco@iol.it), Imperia, 23.08.2001

La voce migliore del Novecento. Quello della crisi, del dubbio, dell'eterna ricerca della felicità.

Una voce splendida, cristallina, la più alta in Italia e in Europa nel darci dubbi, perplessità, coscienza critica delle cose del mondo e di noi stessi. Ma soprattutto una voce coraggiosa, forte, distante e amica al tempo stesso. Per chi, come me, ama Genova, perchè l'ha lasciata, il nome di Montale è un pilastro su cui appoggiare il proprio cuore.





http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 24 gen 2008