DOLOROSAMENTE RIPIEGATO IN UN PESSIMISMO ASSOLUTO NEI CONFRONTI DELLA REALTA' DEGRADATA, PIER PAOLO PASOLINI, CORSARO DALLA DISPERATA VITALITA'

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Pier Paolo Pasolini (1922-1975)


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«Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so.»

[da Ritratti su misura, a cura di Elio Filippo Accrocca, Venezia, Sodalizio del Libro, 1960]

el Ventidue, «anno immerso nel secolo», l’anno in cui Mussolini va al potere, Pier Paolo Pasolini nasce, a Bologna, il 5 marzo. Il padre, Carlo Alberto Pasolini è ufficiale di fanteria, di antica famiglia ravennate, la madre, Susanna Colussi, è maestra elementare, di famiglia contadina originaria di Casarsa nel Friuli.

Durante l’infanzia e l’adolescenza, a causa dei continui trasferimenti del padre (ufficiale di carriera), si sposta prima a Parma, quindi a Belluno, Conegliano, Cremona e Reggio Emilia. Fondamentali rimangono i soggiorni estivi a Casarsa, «… vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana » — l’incontaminato, primitivo puro mondo campestre a cui sarà strettamente legato il suo esordio letterario e a cui emotivamente lo scrittore rimarrà legato per tutta la vita.

Dopo il liceo, nel 1939 s’iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, dove vive — scrive lo stesso Pasolini — «il grande periodo dell’Ermetismo, studiando con Longhi (1)… e vivendo ingenue relazioni letterarie con i suoi coetanei…»: gli amici Francesco Leonetti, Roberto Roversi e Luciano Serra.

Nel 1942 pubblica a proprie spese un volumetto di poesie che suscita l’interesse di Gianfranco Contini, Poesie a Casarsa. La raccolta è scritta in dialetto friulano, in quella che per lui è «lingua pura per poesia»: in quel momento della storia italiana — motiverà più tardi in Passione e ideologia — «l’unica libertà rimasta pareva essere la libertà stilistica». In quello stesso anno, intanto, il padre — padre «antagonista e tirannico» con cui ha un rapporto conflittuale feroce e tragico — è prigioniero degli inglesi in Africa.

L’8 settembre del ’43 Pasolini fugge da sotto le armi e torna a Casarsa, dalla madre. «I rapporti tra madre e figlio — scrive Enzo Siciliano in Vita di Pasolini (Rizzoli, 1978) — furono sempre i più teneramente strazianti». L’«odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita». Su di lei — confessa il poeta — «tutta la mia vita è stata imperniata».

Dopo la fuga dalle armi, «ossessionato dall’idea di finire uncinato; ché così finivano nel Litorale Adriatico i giovani renitenti alla leva o dichiaratamente antifascisti», Pasolini trascorre i lunghi mesi dell’occupazione nazista nella cittadina friulana e nel vicino borgo di Versuta. Qui, in casa, con mezzi di fortuna, organizza una scuola gratuita per pochissimi alunni, mentre continua ad occuparsi del recupero del dialetto friulano con un gruppo di amici. Nel 1944 esce il primo di due quaderni intitolati Stroligut di cà de l’aga (2) — il primo documento dell’attività del gruppo che nel febbraio del 1945 fonderà l’Academiuta di Lenga Furlana.

Delle privazioni, dei pericoli, degli amori omosessuali, degli incontri, di quegli anni vissuti a contatto con la natura, Pasolini racconta in diari, in scritti autobiografici, e in abbozzi letterari rimasti allora inediti.

Nel maggio del 1945 riceve la tragica notizia della morte del fratello Guido (nato nel 1925). Partigiano nella divisione Osoppo legata al Partito d’azione, Guido Pasolini fu ucciso in un oscuro episodio «da mano fraterna nemica», ossia da gruppi di partigiani comunisti uniti agli svoleni che in quel momento intendevano annettersi il Friuli.

Nell’autunno di quello stesso anno, Pier Paolo si laurea con Carlo Calcaterra, con una tesi dal titolo Antologia della lirica pascoliana (introduzione e commenti). Sempre in quell’autunno, finita la guerra, torna dalla prigionia del Kenia il padre, oramai «reduce malato, avvelenato dalla sconfitta del fascismo,… distrutto, feroce, tiranno senza più potere». Il ritorno del padre, la morte del fratello e il dolore sovraumano della madre rendono questo periodo il più tragico della sua vita.

Nel frattempo, cominciano le pubblicazioni de «Il Stroligut», la rivista dell’Academiuta di Lenga Furlana e prosegue la sua attività poetica. Nel’45 pubblica le raccolte di versi in italiano Poesie e, per le Edizioni dell’Academiuta, I diarii e nel’46 I pianti. Gran parte dei versi scritti dal’43 al ’49 saranno raccolti poi nel volume L’usignolo della chiesa cattolica (1958). In dialetto friulano, invece, uscirà nel’49 Dov’è la mia patria e nel’53 Tal cour di un frut.

Pur continuando a vivere a Casarsa, attraverso vari viaggi a Roma, Pasolini comincia ad ampliare i propri contatti culturali.

Nel 1947, sulla nuova rivista dell’Academiuta, «Quaderno Romanzo», esce un suo intervento nell’ambito del dibattito sull’autonomia del Friuli. Il ’47 è anche l’anno della «scoperta di Marx» e della sua adesione al Partito comunista — ai suoi occhi strumento per «trasformare la preistoria in storia, la natura in coscienza».

Dopo un periodo d’insegnamento nella scuola media di Valvasone, conclusosi con un processo (3) per corruzione omosessuale e con l’espulsione dal Pci, nel 1949 Pier Paolo, «come in un romanzo», fugge con la madre a Roma. «Per due anni — racconta Pasolini — fui un disoccupato disperato, di quelli che finiscono suicidi; poi trovai da insegnare in una scuola privata a Ciampino per ventisettemila lire al mese». Dopo quei «due anni di lavoro accanito, di pura lotta», aggravati per giunta dalla presenza del padre che nel frattempo li ha raggiunti a Roma, nel ’51 si trasferisce da piazza Costaguti, nel quartiere ebraico, a Ponte Mammolo, sulla Tiburtina, «in una casa restata definitivamente senza tetto».

Così Pasolini, anche con l’aiuto dell’amico Sergio Citti (4) — uno dei ragazzi conosciuti in borgata con cui lavorerà fino all’ultimo — scopre il popolo della periferia: la Roma delle borgate che diverrà lo scenario dei suoi romanzi di maggior successo.

Nel contempo, però, comincia a entrare in contatto con gli ambienti letterari romani, con gli scrittori e poeti Penna, Bassani, Caproni, Gadda e Bertolucci. Allacciando, inoltre, uno stretto rapporto con il gruppo di intellettuali che si riunisce intorno alle riviste, «Il contemporaneo», «Paragone» e «Vie nuove», partecipa attivamente a iniziative editoriali, a polemiche letterarie, pubblicando testi di vario tipo.

Si accosta anche all’ambiente del cinema e con l’aiuto di Giorgio Bassani, partecipa alle prime sceneggiature cinematografiche: nel’54, per il film La donna del fiume di Mario Soldati; e l’anno successivo, assieme a Bassani, per Il prigioniero della montagna di Luis Trenker; mentre nel’57 collaborerà, come filologo per le battute in romanesco, alla sceneggiatura de Le notti di Cabiria di Federico Fellini.

Migliorata intanto la sua situazione economica, si trasferisce...

1/2
[continua––» 2/2]


(1) È affascinato dai corsi di Storia dell’arte di Roberto Longhi.
(2)Stroligut” significa piccolo stregone o indovino, mentre “di cà de l’aga” significa al di qua dell’acqua. Il titolo indica la precisa localizzazione del dialetto adoperato, la sponda destra del Tagliamento.
(3) Pasolini fu assolto. Tuttavia, questo fu solo il primo di una lunga serie di processi (ben trentatré) che lo scrittore subì nella sua vita, segnandone il destino e il ruolo pubblico di «diverso», di emarginato e di ribelle. Lo scandalo divenne quasi un suo modo di essere esistenziale e politico. Come intellettuale di sinistra e come omosessuale, venne disturbato e aggredito anche da gruppi neofascisti.
(4) Sergio Citti fu per Pasolini il consulente dei gerghi malandrini, il suo «vivente lessico romanesco»; partecipò anche al suo lavoro nel cinema.
(5) Le pubblicazioni della rivista s’interruppero nel 1959 a seguito di un epigramma di Pasolini in morte di Pio XII.
(6) Termine usato da Guicciardini e rilanciato da Pasolini per indicare il centro occulto del potere economico e politico.

A cura della Redazione Virtuale

08.11.2000
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Guerino Patriarca, Ferentino (Frosinone), 16/09/'04

Leggere Pasolini è doloroso.Provoca stati d'animo che miscelandosi vorticosamente verso l'alto mi porta alla certezza che solo con la poesia, posso(spero anche per voi) dare colore e calore ad un mondo che senza il filtro della poesia sarebbe grigio e freddo.Questa è la sua grandezza, scopriva la poesia in tutto ciò che lo circondava.Con la sua opera ci ha donato molta della sua "sterminata vitalità" .Tutti gli dobbiamo molto.


Massimo Sannelli, Genova, 21/07/'04

Tre anni dopo l'altro commento aggiungerei che in realtà la scelta del dialetto è filologica e politica, nella stessa misura. Soprattutto nel ritorno al friulano degli anni '70, quando Pasolini crea opere 'non finite', volutamente grezze, e in cui la filologia ha una funzione importante (Petrolio, La divina mimesis, Scritti corsari). Testi, cioè, in cui l'intervento filologico del lettore è desiderato dall'autore (vedi la nota introduttiva a Scritti corsari). Il dialetto è lingua del non-potere; la filologia è critica del discorso e soprattutto arte del confronto. Solo chi sa collazionare le fonti, filologicamente, può capire da solo, come lo scrittore, i nomi dei "responsabili delle stragi", anche senza avere prove. Pasolini è il poeta delle 'buie viscere', ma la loro espressione è legata ad una forte attività intellettuale, che si espande sempre.


Michele, Tauriano (Pn), 1/07/'04

E' un mito xké è FRIULANO com me!


Marta, L'Aquila, 14/06/'04

Grandissimi!!!!!!!!!!!! un immenso grazie a chi ha riassunto la biografia di pasolini, la cercavo da tantissimo tempo, e è stata 1fortuna ke l'ho trovata oggi dato ke domani c'ho gli esami!!! ancora grazie siete i miei eroi personali


David Ferrucci, Francavilla al mare (Ch), 13/06/'04

Per me non aveva capito niente delle teorie comuniste, l'ha meritata l'espulsione dal partito. Mi dispiace ma io la penso così, chi non è daccordo può anche scrivermi.


Roberta Bracaglia (robertagirl85@libero.it), Frosinone, 5/06/'04

È un grande!!!


Luigi, Milano, 28/05/'04

Pasolini era un eroe intellettuale, che teneva nel cuore le origini della semplicità e della chiarezza. Per questo ammiro i suoi interventi sulla vita globalizzata ormai insediata!


Anonimo (maggiemcgill@virgilio.it), 17/ 04/'04

In Pier Paolo Pasolini implodono i sentimenti tormentati di un uomo che si conosceva alla perfezione e che altrettanto lucidamente era in grado di cogliere il recondito sociale. La passione e la disperazione per alcuni aspetti dell'essere, il dolore del non potersi vedere borghese e del non sentirsi neanche anti-borghese. Un fascino femmineo e penetrante, Pasolini ride malinconico e scrive colpendo la società al fianco, la scruta attentamente e sa dipingerla, a parole, con immagini, coi colori...un artista in totem come pochi, nel pubblico e nel privato


Damia, 17/04/'04

Leggere il teatro di Pasolini significa addentrarsi, con lui poeta vittima uomo, nei meandri di un mondo corrotto.attraversare possedere comprendere il suo messaggio e il suo urlo. Pasolini rende magistralmente il soffio di anomalia che pian piano diviene bufera, la voce di chi viene schiacciato da un potere che aliena. Un consiglio:guardate gli allestimenti di antonio latella su pasolini (pilade,porcile e il prossimo bestia da stile)perchè trapela fortemente la carica delle parole di pier paolo.


Pasquale Apone (pasqualeapone@aliceposta.it), Caserta, 09/04/'04

Pier Paolo Pasolini è stata quella coscienza critica, controcorrente,intrisa di puritanesimo antico o meglio di quel fondamentalismo sacro e religioso proveniente dalle regioni fertili e arcaiche della cultura contadina italica,che non poteva ,come tutti i fondamentalismi,subire senza l'atroce sofferenza della lotta inane quei derilanti,rapidi,violenti processi di omologazione che si innervavano dalle terre oscure del mezzo,del tecnicismo,del monetarismo,dell'usura e dell'industrialismo,che attraverso i servi curvi della politica stavano lacerando il paese in isole straziate,quelle della Torino o della Milano,e quelle del sottoproletariato delinquenziale ed amorale delle scalcinate città del sud . Una tale coscienza doveva essere messa a tacere per sempre, specie oggi che un capitalismo infernale anglo-ebraico-americano sta massacrando quei popoli che ancora cercano disperatamente di resistere con il loro fondamentalismo religioso all'avanzare del nichilismo economico industriale.


Alessandro Di Lelio (alexys@libero.it), Roma, 14/06/03

Sono un ragazzo di 19 anni e tra pochi giorni farò gli esami di maturità. a me piace moltissimo Pasolini e ho incentrato tutto il mio percorso d'esame su di lui: era una persona di straordinaria lungimiranza e con uno spirito critico notevolissimo per questo mi piace


Tamira Virgilio (crvall@tin.it), Napoli, 19/01/2003

Ho letto il bell'articolo Paralleli: Pasolini- Caravaggio e vorrei aggiungere un altro frammento: entrambi sono stati a Napoli ,dove hanno vissuto uno stesso luogo: il vicolo del cerriglio, Caravaggio frequentava la taverna del Cerriglio- dove fu aggredito degli sgherri del maltese - e Pasolini girò nello stesso vicolo un episodio del Decameron. Dopo secoli di abbandono e degrado l'antichissimo locale della taverna é diventato lo" spazio sociale il Cerriglio", che organizza eventi culturali, in un contesto che porta i segni profondi delle "presenze" di Caravaggio e Pasolini


Paolino Scala, Liveri (Na) 11.10.2002

Il mio commento è una poesia, ve la dono.

All'Idroscalo

fino all'idroscalo
sosta all'Idroscalo
freddo all'Idroscalo
silenzio all'Idroscalo
campetto all'Idroscalo
recinto all'Idroscalo
baracche all'Idroscalo
miseria all'Idroscalo
tramonto all'Idroscalo
ombra all'Idroscalo
corpo all'Idroscalo
notte all'Idroscalo
naufrago all'Idroscalo
delitto all'Idroscalo
derelitto all'Idroscalo
alba all'Idroscalo
due novembre all'Idroscalo
residui all'Idroscalo
mistero all'Idroscalo
complotto all'Idroscalo
verità all'Idroscalo
anima all'Idroscalo
memoria all'Idroscalo
epilogo all'Idroscalo


Silvana Sarubbi (spleen23@hotmail.com), Roma, 02.08.2001.

Ho iniziato a leggere Pasolini all`età di 15 anni riuscendo con gli anni ad andare oltre le sue opere in sè...ho apprezzato il suo coraggio di uomo, la sua umiltà di fronte a scelte personali e sociali di non poca importanza. Dalla saggistica alla cinematografia, dalla poesia alla pittura penso che la figura di Pasolini sia stata fondamentale per la comprensione di fenomeni come la borgata, la violenza innata dei dereliti, la libertà sessuale, la sperimentazione di un nuovo linguaggio e, non per ultimo la denuncia.a proprie spese di crmini,ingustizie omertà politiche e mafiose. Ogni volta nel leggerlo o nel vederlo,acsoltando le sue semplici parole lo ringrazio della sua continua incessante vitalita


Gioia Pica (gioia.pica@libero.it), Viterbo, 22.06.2001

Finalmente una biografia dettagliata su Pasolini! Mi piacerebbe sapere in che anno è stata scritta la poesia "Supplica a mia madre" e chi dei due è morto prima. Inoltre, non sono riuscita a trovare testi con un'adeguata analisi testuale (metrica, prosodica, lessicale etc) delle poesie e del racconto "Amado mio" di Pasolini, che pure era un profondo conoscitore delle tecniche espressive letterarie. Potreste consigliarmene voi? Grazie.


Pasquale Cacchio, Castelluccio Valmaggiore, Foggia 24.11.2000

Il parallelismo Pasolini-Caravaggio mi fa venire in mente altri artisti: Villon, Artaud, Rimbaud, Jarry, Bloy, Dostoevskij, M.Bulgakov, Cvetaeva, Von Kleist, Hoelderlin, Vang Gogh, Marziale, Simone Weil, Ortese, Michaelstaedter, Leopardi........, come li chiamerebbe Henry Miller, suicidati dalla società.




http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 14 set 2006

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