LEONARDO SCIASCIA, SCRITTORE ILLUMINISTA E OPPOSITORE DELLA MAFIA IN SICILIA E A MONTECITORIO

ITALIALIBRI - RIVISTA MENSILE ONLINE DI LIBRI ITALIANI, BIOGRAFIE DI AUTORI E RECENSIONI DI OPERE LETTERARIE


Leonardo Sciascia (1921-1989)



«Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza ma si è come si è». Questa è stata la vita di Leonardo Sciascia.

Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, nell’entroterra agrigentino, l’8 gennaio 1921, primo di tre fratelli. La madre viene da una famiglia di artigiani, il padre è impiegato in una delle miniere di zolfo della zona. Sciascia trascorre con il nonno e le zie la maggior parte dell’infanzia e il loro ricordo ricorrerà spesso nelle numerose interviste successivamente rilasciate dall’autore, nelle quali spiegherà anche il profondo legame con la Sicilia delle zolfare, a cui lo avvicinano il nonno e il padre.

A sei anni Sciascia inizia la scuola. Da subito affiora la sua forte passione per la storia, unita all’amore per la scrittura e gli strumenti dello scrivere: matite, penne, carta e inchiostro sono oggetto dei suoi giochi; sulla prima pagina di un quadernetto bianco il piccolo Leonardo scrive: "Autore: Leonardo Sciascia". A partire dagli otto anni si dedica intensamente alla lettura di tutti i libri che gli è possibile reperire a Racalmuto fra la cerchia dei parenti, un centinaio di pubblicazioni che riescono per un poco a placare la sua bulimia di lettura.

Nel 1935 l’autore si trasferisce a Caltanissetta con la famiglia e si iscrive all’Istituto Magistrale IX Maggio, nel quale insegna Vitaliano Brancati. Lo scrittore diventerà per Sciascia un modello, mentre all’incontro con il giovane insegnante Giuseppe Granata (futuro senatore del PCI) Sciascia riconosce la scoperta degli illuministi e della letteratura americana.

Per due volte rimandato alla visita di leva, la terza è considerato idoneo al servizio militare ed è assegnato ai servizi sedentari, anche se non viene richiamato alle armi. Nel 1941 supera l’esame per diventare maestro elementare.

Nello stesso anno lo scrittore è assunto all’ammasso del grano di Racalmuto dove resterà fino al 1948: un’esperienza che gli permette di conoscere il mondo contadino siciliano. Nel 1944 sposa Maria Andronico, maestra nella scuola elementare di Racalmuto. Da lei Sciascia avrà le sue due figlie, Laura e Anna Maria. Pochi anni dopo, nel 1948, il suicidio del fratello Giuseppe lascia un segno profondo nell’animo dell’autore. Nel 1949 inizia ad insegnare nella scuola elementare nel suo paese.

È del 1952 la pubblicazione del «primo lemma di Leonardo Sciascia» (Scalia): si tratta di Favole della dittatura, ventisette testi brevi di prosa assai studiata. Sempre nel 1952, esce la raccolta di poesie La Sicilia, il suo cuore, illustrata con disegni dello scultore catanese Emilio Greco. Sciascia vince nel 1953 il Premio Pirandello per un suo importante intervento critico sull’autore di Girgenti (Pirandello e il pirandellismo).

Dal 1954 si trova alla direzione di «Galleria» e di «I quaderni di Galleria», riviste antologiche dedicate alla letteratura e agli studi etnologici. Frequenta in quegli anni la Caltanissetta di Luigi Monaco e del suo omonimo Salvatore Sciascia, ricavandone forti stimoli che si traducono in frequenti collaborazioni con diversi giornali e riviste letterarie. Nell’anno scolastico ‘57-’58 viene distaccato a Roma, al ministero della pubblica istruzione. Al suo ritorno si ristabilisce con la famiglia a Caltanissetta, ma interrompe l’attività di insegnamento per lavorare in un ufficio del Patronato scolastico. Nel 1956 esce il primo libro di rilievo Le parrocchie di Ragalpetra, a cui seguono nell’autunno del ’58 i tre racconti della raccolta Gli zii di Sicilia: La zia d’America, Il quarantotto e La morte di Stalin. Nel 1960 è pubblicata la seconda edizione de Gli Zii di Sicilia, a cui s’è aggiunto un quarto racconto, L’antimonio. Del 1961 è invece Il giorno della civetta, il romanzo sulla mafia che porterà a Sciascia la maggior parte della sua celebrità: e proprio l’impegno civile e la denuncia sociale dei mali di Sicilia saranno uno dei tratti più pertinenti per la definizione della fisionomia dello scrittore e intellettuale Leonardo Sciascia.

Oltre a Il consiglio d’Egitto (1963), gli anni Sessanta vedranno nascere alcuni dei romanzi più sentiti dallo stesso autore, dedicati proprio alle ricerche storiche sulla cultura siciliana: A ciascuno il suo (1966) un libro bene accolto dagli intellettuali e da cui Elio Petri ha tratto un film nel 1967; e Morte dell’Inquisitore (1967), che prende spunto dalla figura dell’eretico siciliano Fra Diego La Matina. Nello stesso anno esce per l’editore Mursia un’Antologia di narratori di Sicilia, curata da Sciascia insieme a Salvatore Guglielmino. Lo scrittore tenterà anche di applicare al teatro la propria propensione alla scrittura fortemente dialogata, ma l’incontro/scontro con la mediazione operata dal regista gli appare come "devastatrice" dei testi e lo induce ad abbandonare il proprio impegno teatrale. Sul finire del decennio Sciascia si trasferisce a Palermo in una casa zeppa di libri e d’estate torna a Racalmuto per scrivere.

Il 1970 è l’anno del pensionamento e dell’uscita de La corda pazza, una raccolta di saggi su cose siciliane nella quale l’autore chiarisce la propria idea di "sicilitudine" e dimostra una rara sensibilità artistica espressa per mezzo di sottili capacità saggistiche. Il 1971 è l’anno de Il contesto, libro destinato a destare una serie di polemiche, più politiche che estetiche, alle quali Sciascia si rifiuta di partecipare ritirando la candidatura del romanzo al premio Campiello. Tuttavia si fa sempre più forte la propensione ad includere la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca nera: gli Atti relativi alla morte di Raymond Roussel (1971), I pugnalatori (1976) e L’affaire Moro (1978) ne sono un esempio.

Nel 1974, nel clima del referendum sul divorzio e della sconfitta politica dei cattolici, nasce Todo modo, un libro che parla «di cattolici che fanno politica» (Sciascia) e che viene naturalmente stroncato dalle gerarchie ecclesiastiche. Alle elezioni comunali di Palermo nel giugno ’75 lo scrittore è candidato come indipendente nelle liste del partito comunista: eletto con un forte numero di preferenze Sciascia si dimette da consigliere già all’inizio del 1977. La sua contrarietà al compromesso storico e il rifiuto per certe forme di estremismo lo portarono infatti a scontri molto duri con la dirigenza del partito comunista. Significativamente, quell'anno pubblicherà Candido. Ovvero, un sogno fatto in Sicilia.

In questi anni aumenta la frequenza dei suoi viaggi a Parigi e si intensificano i contatti con la cultura francese, da lui sempre tenuta come essenziale punto di riferimento. Nel 1979 accetta la proposta dei radicali e si candida sia al Parlamento europeo sia alla Camera. Eletto in entrambe le sedi istituzionali opta per Montecitorio, dove rimarrà fino al 1983 occupandosi quasi esclusivamente dei lavori della commissione d’inchiesta sul rapimento Moro. In seguito a nuovi contrasti con il PCI di Berlinguer Sciascia abbandona l’attività politica, ma non rinuncia all’osservazione delle vicende politico-giudiziarie dell’Italia, in particolare per quanto riguarda la mafia. In un articolo sul «Corriere della sera» dal titolo I professionisti dell' antimafia, nel 1987 Leonardo Sciascia afferma che in Sicilia, per far carriera nella magistratura, nulla vale più del prender parte a processi di stampo mafioso.

La memoria, privata e collettiva, restano però al centro della produzione letteraria sciasciana. Dalla collaborazione con la casa editrice Sellerio di Palermo origina una collana chiamata appunto "La memoria", che si apre con un suo libro, Dalle parte degli infedeli (1979), e che con le sue Cronachette festeggia nel 1985 la centesima pubblicazione. Per un ritratto dello scrittore da giovane è un’opera considerata “minore” di Leonardo Sciascia. In realtà, ci troviamo di fronte a un altro importante scritto che aiuta a cogliere l’ispirazione più profonda dell'autore, attraverso la letture di pagine e la scoperta di luoghi letterari ancora poco frequentati.

Gli ultimi anni di vita dello scrittore sono segnati dalla malattia che lo costringe a frequenti trasferimenti a Milano per curarsi. Sia pure a fatica prosegue la sua attività di scrittore, mentre i continui attacchi di una sinistra opportunista e ideologizzata lo impegnano in sempre più taglienti e ironiche reazioni. Carichi di dolenti inflessioni autobiografiche sono i brevi racconti gialli Porte aperte (1987), Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (in libreria il giorno stesso della sua morte), in cui si scorgono tracce di una ricerca narrativa all'altezza della difficile e confusa situazione italiana di quegli anni.

Pochi mesi prima di morire pubblica Alfabeto pirandelliano, A futura memoria (pubblicato postumo), e Fatti diversi di storia letteraria e civile edito da Sellerio. Opere nelle quali si ritrovano le principali tematiche della produzione sciasciana, dalla "sicilitudine" a quell’impegno civile che lo aveva caratterizzato lungo tutta la sua vita intellettuale, di cui rimane una testimonianza anche nelle numerose interviste rilasciate durante tre decenni della storia nazionale italiana.

Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989, salutato da numerose parole di stima, fra cui quelle del grande amico Gesualdo Bufalino. Il suo corpo riposa all’ingresso del cimitero di Racalmuto.

© Copyright 2000-2001-2002 italialibri.net, Milano - Vietata la riproduzione, anche parziale, senza consenso di italialibri.net





Novità in libreria...
AUTORI A-Z
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
Z

OPERE A-Z
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
Z



Per consultare i più recenti commenti inviati dai lettori
o inviarne di nuovi sulla figura e sull'opera di
Leonardo Sciascia

|
|
|
|
|
|
|
I quesiti
dei lettori




IN ALTO

I commenti dei lettori


I nuovi commenti dei lettori vengono ora visualizzati in una nuova pagina!!

Gent.ma Luisa, l'articolo da lei citato, I professionisti dell'antimafia, è pubblicato nella sezione Dossier. Buona lettura. La Redazione, 18 ottobre 2004.


Luisa Russo, Napoli, 17/10/'04

Mi sembra grave che non abbiate citato il famoso articolo sui professionisti dell'antimafia che uscì sul corriere della sera, se non sbaglio, negli anni Ottanta .


Andrea Della Vecchia, La Louvière (Belgio), 12/10/'04

Ho letto Kermesse, tra le parole e gli sopranomi, le frase e gl'espressioni, ho scoperto la lingua e la voce di un grande autore. Ho letto Morte dell'inquisitore, tra le parole e gl'indicazioni, le frase e le ricerche, ho scoperto il talento e l'umanismo di un grande autore.


Victor Nualart, Barcelona (Catalunya-Spagna), 30/09/'04

Quest'estate ho fatto il mio primo viaggio in Sicilia e posso dire che non avrebbe stato lo stesso senza la lettura di "Il Giorno della Civetta". Adesso, ritornato a Barcelona, cerco tutte le sue opere perche sono diventato un vero tiffoso della sua maniera di capire la litteratura. Grazie, Leonardo. P.S: Scusate il mio italiano, so che non 'e proprio buono...


Salvatore Picone, Racalmuto (Agrigento), 13/09/'04

Scriveva Sciascia: "C'è gente che scrive, e pubblica sui giornali (o sulle pagine web, aggiungiamo noi) quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere". Ogni riferimento è puramente casuale...


Gustavo Hashella (GustavoHashella@tin.it), Bisceglie (Mi), 26/05/'04

Mi piace di SciaScia la poesia Un posto al sole perke ci parla di quando lui appoggiava mussolini e poi si trova in ambienti antifascisti


Machu, 17/05/'04

Leonardo Sciascia ha saputo descrivere nei suoi romanzi con molta veridicità la condizione dei contadini italiani del meridione, i quali si facevano soggiogare da persone appartenenti alla malavita organizzata che conoscevano la loro condizione solciale e i loro desideri. Vi consiglio di leggere un brano intitolato "Il lungo viaggio" tratto dal romanzo "Il mare color del vino".


Felix Sotomayor (felixsotomayorvazquez@hotmail.com), Siviglia, 09/02/'04

Un magnìfico escritor y una persona comprometida con su tiempo. Lo admiro.


Elena Tartaglini (elenatart@hotmail.com), 22/02/'04

Salve, sono Elena Tartaglini, volevo semplicemente dire che il romanzo narrativo di Sciascia è un libro molto particolare capace di far entrare (e partecipare) il lettore alla storia mantenendo però un forte attaccamento alla realtà. La fine, per quanto personalmente mi abbia deluso, rispecchia però l'impotenza delle forze dell'ordine davanti ad un sistema ben organizzato come il sistema mafioso. Diciamola tutta: questo libro mostra proprio quanto il sistema mafioso funzionava meglio di qualsiasi governo attuale....specialmente in Italia.


Martina Ferracane, Marsala, 06/01/2004

Ho solo 13 anni ma grazie ha L. sciascia ho capito quanto é grande la potenza della mafia, e che bisogna come ha fatto lui far capire l'importanza di combattere contro questa associazione.


Nicola Costantino (info@nicolacostantino.it), Massa Carrara, 3/11/'03

In Leonardo Sciascia si integrano la cronaca, la tensione civile e la passione letteraria, sicché la narrativa si intreccia con la saggistica e la riflessione filosofica. La sua predilezione per l'Illuminismo francese, che si esprime pienamente in uno degli ultimi romanzi famosi, Candido, è il sogno della forza critica e della laicità e libertà della ragione sempre inquieta e controcorrente. Proprio per questo orizzonte illuministico, egli ha fatto della produzione letteraria uno strumento di conoscenza e di analisi della realtà, che è in primo luogo quella siciliana come specchio esemplare di un mondo più vasto. La Sicilia diventa così la metafora di ogni società e di ogni potere occulto sul quale si svolge la storia degli uomini: una vera trappola da cui la ragione lotta per uscire con dignità e verità.


Francesco Damiano (francesco.damiano@libero.it), Milano, 15/10/'03

La vicenda di Sciascia, prima osannato e candidato dai comunisti, poi isolato e osteggiato per disaccordi sugli estremismi e infine riabilitato con una cancellazione di tutte le polemiche la dice lunga sulla "cultura" di sinistra e del trattamento riservato a un personoggio troppo lucido ed acuto e poco disposto all'obbedienza supina


Luigi, Mandanici (Me), 9/09/'03

Secondo me L. Sciascia è stato un grande scritore siciliano. Il più bel romanzo è senza dubbio il giorno della civetta,di questo libro mi è piaciuto molto il modo in cui ha descritto la Sicilia degli anni '50 e in questo libro secondo me il personaggio principale è un personaggio autobiografico perché anche lui si è impegnato contro la mafia e contro l'omertà.


Andry Maccarone, New York, 29/05/03

Sciascia è l'unico e inimitabili dei narratori siciliani,che supera di gran lunga Quasimodo e altri. La sua capacità di unire parole dialettali e parole raffinate,per me lo rende il più grande letterato siciliano e italiano


Ramòn Yanes (RARTALEJO11@MI.MADRITEL.ES), Getafe (Madrid), 10/05/03

No dejo de leer a Leonardo desde hace màs de 25 anos. Tengo casì todo lo publicado en Espana. Es un gozo y un privilegio la lectura de sus libros. Siempre que regalo alguno, tengo por costumbre


Salvatore Ferruggia (salvief@gte.net), New Jersey (Usa), 28/02/03

Greetings, my mother, Vincenza Trento, was born in Racalmuto, Sicily in 1903. She was named after her grandmother, Vincenza Sciascia. I would like to know if Leonardo Sciascia has any information on being related to the Trento family from Racalmuto. I appreciate the opportunity to be able to communicate. Thank you.

I just realized that Leonardo Sciascia is deceased. My humble apologies


Hedhit Moro (bebydino@coyspu.com.ar), Marcos Juarez ( Argentina), 13/01/2003

Non faccio altro che meravigliarmi, ogni volta che leggo e rileggo Sciascia, mi affascina incontrare in ogni battuta già letta, uno strano modo, diverso, di segnalarmi il fatto, solo Lui poteva scrivere così.


Giuseppe Rao (attiliorao@libero.it), Palermo, 01/01/2003

L'ultimo, in ordine di tempo, grande scrittore siciliano, rappresenta ancora oggi, il vero spirito dei Siciliani. Quando ci imporranno di scordarlo?


Camilla Catalfamo, Basiglio, Milano, 09.11.2002

Un grande della letteratura senza precedenti.Il periodo della lettura de "Il giorno della civetta" Ë stato tra i più belli di cui ho ricordo.


ilaria, faro (www.sa.faro.@tiscalinet.it), troina (enna), 18.10.2002

SCIASCIA UN AUTORE PASSIONALE EMOZIONANTE UN AUTORE DEI TEMPI D' OGGI CHE CON LE SUE OPERE RISPECCHIA LA VITA DEI NOSTRI GIORNI E SOPRATUTTO LA"MAFIA". IO SONO RIMASTA MOLTO COLPITA DI LUI E PENSO CHE POTREI LEGGERE TUTTE LE SUE OPERE SENZA MAI STANCARMI ANNOIARMI.


Damiano Quarta (damrta@libero.it), Brindisi, 07.10.2002

Amo Sciascia perché la sua Sicilia è tutto il Sud, come la mia Puglia. Come lui "sono talmente soddisfatto del mio intelletto, da credere di doverne pagare il contrappasso nella follia!"


Stefano Riela, (eurorunner@yahoo.com), Palermo, Milano, Londra, 20.06.2002

Sciascia è stato un siciliano che ha amato la sua terra e in questo amore ha formato la sua grammatica e la sua critica. L'aspetto letterario è infatti il primo movente dell'opera di Sciascia. Giudizi di valore impliciti ed impegno politico non hanno mai eclissato l'obiettivo principale: la bellezza delle parole e la ricchezza che da questa ne deriva. Ricchezza strumentale all' «esercizio critico della ragione». Questo il messaggio dello scrittore.


Ramesh Kumar, (swamiramesh1@rediffmail.com), Delhi, India, 14.06.2002

Non c'e' dubbio che Leonardo Sciascia e' stato letto con un'opinione prefabbricata collegato al mondo mafioso. Questo pensiero impoverisce la sostanza culturale della sua opera e crea l'immagine di uno scrittore monotono. Ma la letteratura di Sciascia è piena di sfide e contraddizioni, e di una tensione perenne che da tempo storico fino ad oggi tormenta l'umanità e sconfigge la ragione. La letteratura sciasciana sottolinea il suo grande amore per la condizione umana che è minacciata dal sopruso e dal intolleranza sia politica che religiosa. "La morte dell'inquisitore" è ottimo esempio dell'intolleranza religiosa e nel suo best-seller "Il giorno della civetta" si trova la vittoria del torto (politico-mafioso) e la scofitta della ragione.


Nibaldo Mosciatti (nibaldo@laradio.cl), Santiago, Cile, 19.03.2002

Sciascia, siciliano pero tanto universale. Unico.


Domenico Mastrapasqua (domanzo@libero.it), Trani, Bari, 27.02.2002

Che dire di Sciascia: semplicemente geniale. Ebbene sì, voglio soprattutto rispondere a quegli ignorantoni che bestemmiano la genialità di Sciascia. Il suo modo di raccontare oscuro e superficiale ci lascia immaginare meglio le ambientazioni. E poi i suoi racconti non sono fini a se stessi. La critica verso un degrado sociale è evidente. Concludendo considero Sciascia un illuminista moderno, spregiudicato e attaccato al bene del proprio paese.


Ilenia Campanelli (campanelli62@libero.it) Moie, Opera, 9.02.2002

L'inizio mi sembrava molto più avvincente dell'altra opera "Il giorno della civetta", ma il finale mi ha lasciata perplessa. Mi ha fatto illudere fino in fondo che questa volta sarebbe stata quella buona per sconfiggere la mafia, ma in realtà ha di nuovo dominato facendo le sue solite vittime necessarie per non far trapelare la verità. Il libro mi è piaciuto e come sempre Sciascia è molto bravo a descrivere questo strano mondo.


Anonimo studente (anomimostud.ente@tiscali.net), 17.1.2002

Caro Sciascia, i tuoi romanzi sono uno schifo, perché grazie a te devo dare un esame che segnerà per sempre la mia vita di studente universitario. Ringrazio anche Onofri, il mio prof., che ha scritto tanto su di te, ma non se ne capisce un tubo e ora mentre cerco chiarimenti, incomprensibili da leggere, mi accorgo di non trovar nulla, grazie, grazie sul serio. Ma perché non sei morto ammazzato tu dalla mafia? Facevi un gran favore.


Angela Grossi (albert.grossi@libero.it), Rovigo, 22.10.2001

Grazie al carissimo Leonardo Sciascia ho dovuto rovinarmi l'estate per leggere "Il giorno della civetta"!


Carlo De Frede (edefred@tin.it) Napoli, 29.06.2001

In questo scrittore siciliano, lucido e spregiudicato osservatore della realtà, c'è una perenne tensione o un conflitto tra la fiducia nella ragione e la constatazione della sua continua sconfitta. La sua volontà di denunzia dei compromessi e delle ambiguità del Potere si accentua in opere come Il contesto, 1971, Candido, 1977, e poi specialmente ne Il giorno della civetta, con sempre più pessimistici accenti. E' stato uno scomodo compagno di partiti politici, avendo egli denunciato nei suoi libri l'ineliminabile ipocrisia della politica.


Chiara Terzaroli (chiaraterzaroli@libero.it) Castiglione del Lago (Perugia) 04.04.2001

Penso che sia uno dei migliori autori del nostro secolo. Ha scritto molti libri, ma il migliore, secondo me, è sicuramente A porte aperte; soprattutto perchè tratta degli argomenti molto toccanti (gli abusi di potere dell'epoca).





http://www.italialibri.net - email: - Ultima revisione Gio, 20 lug 2006

Autori | Opere | Narrativa | Poesia | Saggi | Arte | Interviste | Rivista | Dossier | Contributi | Pubblicità | Legale-©-Privacy