Dante Alighieri, Inferno
Villaroel G. (cur.); Davico Bonino G. (cur.); Poma C. (cur.)
Mondadori, Nuovi Oscar Classici, 1989
Pagine 352
L. 12.000/ Euro 6,20
a misura esatta dellInferno dantesco [prima cantica della Commedia che il favore popolare ha voluto Divina] come ha acutamente notato Baránski è data dal suo immediato e conosciutissimo incipit: «Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura»; inizio che immette subito il lettore, secondo i canoni più classici, in medias res, e, soprattutto, trasmette la sicura padronanza della materia da narrare da parte dellautore che deve attingere dalla propria memoria, dalla propria esperienza vissuta, dal ricordo di un viaggio cominciato nella primavera del 1300 fuori le mura di Gerusalemme.
Dunque, lo scrittore fiorentino offre subito gli elementi della "storicità" per questa discesa lungo la voragine che si spalanca nel sottosuolo della città santa, lungo questo immenso imbuto che per nove giganteschi scalini fa discendere autore e lettore fino al centro della terra, a quella «natural burella», laddove era caduto Lucifero, angelo scagliato dal cielo da Dio nei tempi immemorabili, prima che la storia stessa avesse il suo inizio.
Il percorso, come è noto, si organizza in ferree divisioni (i nove cerchi) secondo colpe e pene che, con principi di logica quasi matematica sincontrano e si annullano nel «contrappasso», in forza del quale si commisurano pene antitetiche o analoghe al peccato commesso in vita.
Ma questa geografia fantastica dettata dal male e dal suo castigo, pur in parte ereditata dalla letteratura oltremondana medievale e classica (e addirittura dalla cosmologia araba, secondo la tesi di Asin Palacios) nel suo ordine rigoroso corrisponde al bisogno di definire, di storicizzare quella «varietà della vita» che tutto il poema sacro vuole rendere, che il poeta, in forza del suo status, secondo Dante, era tenuto a rappresentare.
Una visione che lo scrittore matura soprattutto negli anni dellesilio, il primo decennio del Trecento, quando lo stesso Inferno comincia a essere redatto. La cultura fiorentina e Firenze non determinavano più la produzione del poeta, altre realtà e territori si aprivano: colui che usciva dalla propria patria ne avvertiva tutta la ristrettezza, e tale percezione coinvolgeva tutta unepoca che doveva fare i conti con se stessa e evolversi: al letterato era confidato dunque il ruolo universalistico di questo superamento.
Per tale rivoluzione e missione intellettuale gli occorreva uno strumento letterario che abbracciasse tutto lo scibile: filosofia, scienza, cosmologia, teologia, che divenisse la summa di un sapere epocale e che non poteva dimorare come deposito assoluto a cui attingere, ma come conditio sine qua non, attraverso la quale luomo medievale potesse conoscersi e progredire; e il paesaggio di questo percorso non poteva che coinvolgere tutto il cosmo conosciuto.
LInferno inaugura dunque tale progressione in cui ogni aspetto della realtà dei tempi di Dante è inserito e guida ne è proprio Virgilio, lautore classico che si è cimentato con tutti i generi letterari della sua epoca.
La lingua stessa è lavorata in uno sforzo di ambizioni universali: sulla base del toscano si succedono dialetti di ogni parte dItalia, il provenzale, il latino come larabo e il plurilinguismo dantesco si arricchisce enormemente anche di neologismi, tutto sulla bocca del poeta protagonista o dei personaggi dellattualità sociopolitica che si succedono negli orrori infernali.
Eppure non si cade mai nel catalogo: tutto resta vivido, in un clima fortemente drammatico, perché non è unenciclopedia filosofica a cui Dante mira, ma a una poesia viva, sempre presente al lettore.
Questo è il mezzo che il poeta possiede per andare oltre, per conciliare la felicità terrena con quella ultraterrena e, in questo caso, i luoghi infernali, il caos della dannazione non possono essere evitati: anzi essi costituiscono lo specchio grazie al quale luomo può conoscersi e, attraverso il quale, sperare di superarsi.
Luogo |
Dannati |
Pena |
Figure |
Canto |
Vestibolo o Antinferno |
ignavi
(pigri, mancanti di volontà) |
corrono nudi punti da vespe e mosconi inseguendo una bandiera |
Caronte
Papa Celestino V |
III |
Primo cerchio
Limbo |
virtuosi non battezzati o nati prima di Cristo |
desiderano invano di veder Dio |
Grandi spiriti dell'antichità |
IV |
Secondo cerchio
Incontinenti |
lussuriosi |
travolti dalla bufera |
Minosse;
Paolo e Francesca; Semiramide;
Didone;
Cleopatra;
Elena;
Achille;
Paride;
Tristano |
V |
Terzo cerchio
Incontinenti |
golosi |
flagellati dalla pioggia e straziati da Cerbero |
Cerbero;
Ciacco;
Tegghiaio Aldobrandi;
Arrigo (Fifanti?);
Mosca dei Lamberti |
VI |
Quarto cerchio
Incontinenti |
avari e prodighi |
spingono pesi e si insultano |
Pluto |
VII |
Quinto cerchio
Incontinenti |
iracondi e accidiosi |
immersi nella palude dello Stige |
Flegiàs
Filippo Argenti |
VII
VIII |
Sesto cerchio
Città di Dite |
eretici |
giacciono in tombe infuocate |
Epicuro;
Farinata degli Uberti;
Cavalcante dei Cavalcanti;
Il messo celeste;
Federico II di Svevia;
Ottaviano degli Ubaldini;
Papa Anastasio II |
IX
X
XI |
Settimo cerchio
Violenti
Girone I |
violenti contro il prossimo |
tuffati nel fiume di sangue bollente Flegetonte |
Minotauro;
Centauri;
Alessandro Magno;
Alessandro di Fere;
Dionigi di Siracusa;
Ezzelino da Romano;
Guido Montfort;
Obizzo d'Este;
Attila;
Pirro;
Sesto Pompeo;
Rinieri da Corneto;
Rinieri de' Pazzi |
XII |
Violenti
Girone II |
violenti contro sé stessi
suicidi e scialacquatori |
mutati in piante (suicidi)
inseguiti da cagne (scialacquatori) |
Arpìe;
Pier della Vigna;
Lano da Siena;
Giacomo da Sant'Andrea |
XIII |
Violenti
Girone III |
violenti contro Dio e la Natura
bestemmiatori
sodomiti
usurai |
giacciono in diverse maniere sotto una pioggia di fuoco |
Capaneo;
Brunetto Latini;
Gerione;
Prisciano di Cesarea;
Francesco d'Accorso;
Andrea de' Mozzi;
Guido Guerra;
Tegghiaio Aldobrandi;
Iacopo Rusticucci |
XIV
XV
XVI
XVII |
Ottavo cerchio
Malebolge
Fraudolenti in chi non si fida.
Bolgia I |
ruffiani e seduttori |
sferzati dai demoni |
Venedico Caccianemico
Giasone |
XVIII |
Bolgia II |
adulatori e lusingatori |
immersi nello sterco |
Alessio Interminelli;
Taide |
XVIII |
Bolgia III |
simoniaci
(venditori di cose spirituali) |
confitti a testa in già con i piedi in fiamme |
Papa Niccolò III;
Papa Bonifacio VIII;
Papa Clemente V |
XIX |
Bolgia IV |
maghi e indovini |
camminano con la testa torta all'indietro |
Tiresia;
Manto;
Michele Scotto;
Anfiarano;
Arunte;
Euriplio;
Guido Bonatti;
Asdente |
XX |
Bolgia V |
barattieri |
sommersi nella pece bollente e uncinati dai diavoli |
I Malebranche;
Ciampolo da Navarra;
Frate Gomita;
Michele Zanche;
L'anzian di Santa Zita |
XXI
XXII |
Bolgia VI |
ipocriti |
coperti di cappe di piombo |
Catalano
Loderingo
Caifas |
XXIII |
Bolgia VII |
ladri |
si trasformano in rettili |
Vanni Fucci;
Caco;
Agnolo Brunelleschi;
Cianfa Donati;
Francesco de' Cavalcanti;
Puccio (Sciancato) de' Galigai |
XXIV
XXV |
Bolgia VIII |
consiglieri fraudolenti |
girano in forma di fiamma |
Ulisse e
Diomede;
Guido da Montefeltro |
XXVI
XXVII |
Bolgia IX |
scismatici e seminatori di discordia |
straziati a colpi di spada |
Maometto
Alì
Pier da Medicina
Curione
Mosca dei Laberti
Bertran de Born
Fra Dolcino
Geri del Bello |
XXVIII
XXIX |
Bolgia X |
falsari |
lebbrosi e scabbiosi (falsari di metalli)
corrono rabbiosi (f. di persone)
idropici (f. di monete)
febbricitanti (f. di parole) |
Gianni Schicchi
Mirra
Maestro Adamo
Grifolino d'Arezzo
Capocchio
Albero
Stricca
Nicolò dei Salimbeni
Caccianemico d'Asciano
Bartolomeo dei Folcacchieri
Moglie di Putifarre;
Sinone |
XXIX
XXX |
Pozzo dei Giganti e Nono cerchio
(Cocito);
Sfidanti nei confronti delle divinità e Fraudolenti in chi si fida
(Caina) |
Giganti e traditori di parenti |
I giganti condannati all'immobilità nel pozzo, i traditori dei parenti immersi nel ghiaccio col viso rivolto in giù |
Giganti:
Nembrot
Fialte
Anteo
Briareo
Tizio
Tifeo
Mordret
Alessandro e Napoleone degli Alberti
Camicione de' Pazzi
Vanni Focaccia
Sassolo Mascheroni
Carlino de' Pazzi |
XXXI
XXXII |
Antenora |
traditori della patria |
immersi nel ghiaccio col viso rivolto in su |
Gano di Maganza;
Conte Ugolino della Gherardesca;
Arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini;
Bocca degli Abati;
Buoso da Duera;
|
XXXII
XXXIII |
Tolomea |
traditori degli ospiti |
immersi sotto il ghiaccio con gli occhi congelati |
Frate Alberigo
Branca d'Oria |
XXXIII |
Giudecca |
traditori dei benefattori |
interamente sommersi nel ghiaccio;
Giuda, Bruto e Cassio sono continuamente maciullati tra le mascelle di Lucifero |
Lucifero
Giuda Iscariota
Bruto
Cassio |
XXXIV |
A cura della Redazione Virtuale
09 luglio 2001
© Copyright 2001 italialibri.net, Milano - Vietata la riproduzione, anche parziale, senza consenso di italialibri.net |